Emigrazione italiana: il dibattito storiografico nel 2003-2004

L’ultimo biennio di lavori sulle migrazioni ha confermato quanto già registrato all’inizio del millennio e cioè che gli studiosi italiani stanno cercando di raccordare il loro oggetto di studio alla storia generale della Penisola1. Da un lato, dunque, mostrano maggiore attenzione verso origine, cause e sviluppi dei flussi, nonché verso la circolarità del movimento e il fenomeno dei ritorni2. Dall’altro, provvedono a comparare le dinamiche politiche delle comunità all’estero con quelle degli italiani rimasti in patria. Essi dunque producono indubbiamente di più, come dimostra questa breve rassegna di studi usciti tra la seconda metà del 2002 e i primi del 2004, e forse producono anche meglio. Per confermare quest’ultima valutazione aspettiamo di vedere cosa accadrà nei prossimi anni; nel mentre ci impegniamo a offrire ogni dodici mesi una rassegna informativa in modo di sostenere lo sforzo dei nostri recensori.
L’accrescersi senza sosta di una letteratura, un tempo di nicchia e quindi relativamente scarsa, comporta oggi anche una certa difficoltà nel catalogarla3. Negli scorsi decenni, infatti, gli storici seguivano alcuni filoni ben cartografati. Ora le proposte sono multiple e spesso rincorrono il crescente numero di incroci tra ricerca storica propriamente detta e produzione delle scienze sociali interessate ai fenomeni migratori. Questi ultimi sono esplosi su scala planetaria ed hanno attirato l’attenzione di specialisti di aree anche molto lontane le une dalle altre, spingendoli a chiedersi in che modo sia possibile costruire modelli capaci di comparare, o distinguere tra loro, le esperienze passate e quelle presenti4. Inoltre alcuni critici hanno notato come il farsi largo degli studi migratori ponga nuovi problemi di delimitazione dei confini sia tra storia e scienze sociali, sia tra le branche tradizionali della storiografia europea. Serenella Pegna ha sottolineato, per esempio, quanto la storia delle migrazioni stia divenendo una sorta di erede della vecchia storia sociale, pur avendo caratteristiche spesso diverse5. Infine il sociologo Giuseppe Sciortino ha obiettato che gli storici stanno producendo un immenso lavoro, ma non riescono a correlare la storia del passato (l’emigrazione) e la realtà del presente (le comunità o comunque gli italiani inseriti nelle varie società). Ha aggiunto, direi a ragione, che questa difficoltà potrebbe essere frutto della loro improvvisa chiusura alle scienze sociali o comunque di una errata percezione di ciò che esse hanno fatto6.
In effetti la letteratura storica sull’emigrazione italiana soffre di problemi “psicologici” non piccoli. In primo luogo l’eccessivo risentimento di alcuni autori per essere stati a lungo tenuti ai margini dell’accademia e del dibattito politico. Essi quindi sottolineano troppo l’infine conquistata autorità e invadono gli orti altrui, mettendosi in concorrenza con i giornalisti, gli esperti di scienze sociali, i politici e gli amministratori. In compenso altri studiosi sfruttano la nuova congiuntura per ripensare la propria relazione con gli studiosi della storia nazionale. Con questi ultimi, va infatti detto, non c’era mai stata reciprocità di scambi o armonia di intenti, pur se alcuni storici tradizionali, in primis Renzo De Felice ed Ernesto Ragionieri, hanno più volte proposto di raccordare la vicenda degli italiani dentro con quella degli italiani fuori d’Italia.
Alcuni punti fermi dei nuovi studi sull’emigrazione sono comunque entrati a far parte del senso comune storiografico, come dimostrano recenti imprese collettive, prima fra tutte la Storia dell’emigrazione italiana curata da Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi ed Emilio Franzina7. Tale silloge ha goduto di una buona accoglienza commerciale, ma ha anche ricevuto critiche sferzanti8. In effetti il progetto originario è stato penalizzato dai tempi editoriali e dalle difficoltà legate alla committenza pubblica: i singoli volumi sono stati ideati, redatti e collazionati in pochi mesi; inoltre una parte dei tomi inizialmente previsti, in particolare il volume sulla circolarità delle esperienze migratorie e il dizionario conclusivo, non ha potuto vedere la luce. Comunque quanto uscito ha riorganizzato gli studi sui motivi delle partenze e dei rientri e avviato un primo approccio comparato alla storia delle comunità “derivate” all’estero.
Va aggiunto che la squadra di ricercatori coinvolti ha continuato a lavorare sulle stesse linee guida, come dimostra pure la nascita di questo nostro “Archivio storico dell’emigrazione italiana”: è stata così perfezionata la questione dei rapporti tra storia d’Italia e storia dell’emigrazione italiana e quest’ultima è stata inquadrata nella complessa vicenda della mobilità moderna e contemporanea9. Il bilancio di tali imprese comuni, che hanno visto interagire molti storici, evidenzia le potenzialità del lavoro collettivo. Queste sono state inoltre sfruttate al meglio dalle autrici che hanno cercato di collegare le dimensioni politiche transnazionali della diaspora italiana e le specificità di genere10. Questi temi sono tra l’altro oggetto di sempre nuove ricerche, come indica Donna Gabaccia in questo primo numero della nostra rivista.
Dalla riuscita di tante joint ventures non si può comunque decretare che ogni inchiesta a più mani è destinata al successo: simili imprese funzionano soltanto quando nascono da un progetto coeso ed omogeneo. Proprio tale difficoltà è stata esemplificata da un numero monografico di “Quaderni Storici” e da un volume sulla mobilità interna nell’Italia moderna e contemporanea11. In entrambi i casi il raccordo tra modernisti e contemporaneisti non ha funzionato in modo soddisfacente, evidenziando come ancora non si riesca a elaborare un approccio complessivo allo studio delle migrazioni di antico regime e novecentesche. Al di là di un problema di fonti (più scarse per l’epoca preindustriale) e quindi di analisi delle stesse (i modernisti devono gioco forza puntare sull’interpretazione qualitativa), sembra che si parli di due fenomeni diversi e non di tempi e modalità diverse nell’ambito dello stesso fenomeno. Peccato, perché il duplice tentativo ha opportunamente indicato due questioni irrisolte degli studi migratori in Italia (la necessità di una prospettiva lunga e quella di considerare con la dovuta attenzione la mobilità interna alla penisola) e soprattutto ha portato alla pubblicazione di alcuni saggi di notevole spessore, ma purtroppo non bene coordinati tra loro. Bisogna anche dire che i curatori hanno pagato lo scotto di una aporia più vasta, quella che di solito trova i modernisti in forte difficoltà nel dialogo con medievisti e contemporaneisti e che comunque li vede impegnati in una ricerca di identità non ancora conclusa12. Inoltre i collaboratori che hanno dato vita ai due tentativi ora menzionati si sono misurati con una questione, quella già ricordata delle migrazioni interne alla Penisola, sulla quale la letteratura non è delle più complete, neanche per epoche a noi più vicine nel tempo13. Tra l’altro manca per il momento anche un bilancio storiografico di quanto si è già fatto relativamente almeno a singoli periodi.
L’insieme dei vari contributi sin qui elencati ha indicato come si potrebbe forse cercare una via di uscita approfondendo i casi regionali e le loro radici di antico regime. Molte sintesi hanno suggerito di studiare le cause e gli effetti delle partenze da una data regione, nonché di verificare se la diaspora regionale abbia in qualche modo concorso a creare una rete internazionale. Altrove, in questa rivista, viene dato conto di alcuni studi recenti sui veneti e sugli emiliani, ma non andrebbero dimenticate nemmeno le indagini riguardanti altre regioni14. Tra l’altro la prospettiva regionale si è rivelata in alcuni casi importantissima per riscoprire la specificità dell’emigrazione femminile e per sfatare tanti miti, come, ad esempio, quello della partecipazione passiva delle donne ai grandi esodi15. Nell’ambito degli approcci regionali, infatti, non si è riflettuto soltanto sulle prospettive di lungo periodo dei modelli locali di partenza e ritorno, ma si è prestata anche molta attenzione all’incrociarsi in determinati momenti tra caratteristiche geografiche e congiunture politiche16.
In tal senso si sono mossi anche i numerosi lavori sui rapporti tra politica estera italiana, azione e desideri delle comunità emigrate, politica interna ed estera delle nazioni ospitanti durante il ventennio fascista17. Varie opere, sulle quali non è il caso che m’intrattenga adesso, hanno già suscitato interessanti dibattiti al riguardo. Vorrei solo notare quanto la prospettiva regionale sia utile per far meglio comprendere alcuni fenomeni di quello stesso periodo, per esempio quelli collegati all’espansione italiana d’oltremare18. In effetti sui legami tra emigrazione e colonizzazione c’è ancora moltissimo da dire, magari risalendo anche agli avvenimenti e alle discussioni di fine Ottocento19. Tornando comunque al periodo tra le due guerre, bisogna ancora ricordare le piste dell’emigrazione ebraica italiana verso la Palestina20. Quest’ultimo tema richiama l’attenzione sulla necessità di studiare le scelte di espatrio di quegli emigranti italiani che paiono più legati, nel compierle, a confessioni religiose per così dire “minoritarie”21.
Sinora siamo riusciti a seguire alcuni percorsi in qualche modo rettilinei, ma ampliando di poco il nostro raggio d’analisi della produzione comparsa tra la fine del 2002 e gli inizi del 2004 ci imbattiamo in una serie di aperture destinate a portarci assai lontano. In parte esse sono legate a iniziative prese da determinate istituzioni (per esempio il Museo dell’emigrazione di Gualdo Tadino ha prodotto una serie di quaderni dedicati all’esplorazione di vari aspetti del fenomeno22); in parte nascono dallo studio tradizionale delle aree verso le quali si emigra23. In parte, infine, si concentrano sulla presenza siciliana negli Stati Uniti24: ma in questo caso l’attenzione è dovuta da un lato, di nuovo, alle ricadute di certe iniziative museali e da un altro alla congiunzione di strategie editoriali e cinematografiche, nonché alla fascinazione televisiva per i fenomeni mafiosi al di qua e al di là dell’oceano25.
A fianco a queste direttrici maggiori sono apparsi non pochi contributi sparsi che indicano talvolta piste suggestive da seguire: l’emigrazione politica26, l’assistenza religiosa agli emigrati27, le autobiografie e le scritture romanzesche di emigranti in America Latina28, la presenza italiana negli Stati Uniti e nel Canada29, infine la reazione contro gli immigrati in molti dei paesi che hanno costituito una meta per gli italiani30. Ognuno di questi temi e di questi lavori meriterebbe, come si capisce, un distinto e approfondito commento, ma lo spazio e la quantità delle opere stampate impedisce qui di accordare loro il giusto tributo. Lo stesso vale comunque anche per altri argomenti, quale quello dell’esodo istriano e giuliano-dalmata collegato da una recente sintesi a uno dei più spinosi problemi del nostro secondo dopoguerra31.
Da queste sparse note spero si realizzino i meriti e le potenzialità della produzione più recente sulle migrazioni italiane. Resta tuttavia ancora resta da fare: come s’è già accennato, bisogna rimeditare la saldatura tra i flussi di epoca moderna e quelli di epoca contemporanea, riprendere in esame la dinamica delle migrazioni interne e infine, come suggerisce Sciortino, elaborare un più deciso approccio agli avvenimenti del secondo dopoguerra e alle condizioni odierne delle comunità italiane fuori d’Italia32. Si devono quindi risolvere le questioni “di confine” con la storiografia relativa alla Penisola e reimpostare o ripensare le relazioni con gli storici italiani che non si occupano di emigrazione, per poter poi affrontare un po’ meglio i rapporti con gli studiosi e gli specialisti di altre discipline.

Note

 

1 Per la letteratura tradizionale sull’emigrazione italiana e per la svolta nel nuovo millennio, cfr. Matteo Sanfilippo, Problemi di storiografia dell’emigrazione italiana, Viterbo, Sette Città, 2002, e Id., Emigrazione italiana: il dibattito storiografico nel nuovo millennio, “Studi Emigrazione”, 150 (2003), pp. 376-396. Per un confronto tra letteratura italiana e statunitense, vedi Anna Maria Martellone, La storia d’Italia e le storie di emigranti, la storia degli Stati Uniti e le storie delle etnie, in L’emigrazione italiana transoceanica tra Otto e Novecento e la storia delle comunità derivate, a cura di Marcello Saja, I, Messina, Trisform, 2003, pp. 49-62.
2 In questo secondo caso è stato importante l’apporto di studiosi operanti all’estero, cfr. Graciela Bromuglia e Mario Santillo, Un ritorno rinviato: discendenti d’italiani in Argentina cercano la via del ritorno in Europa, “Altreitalie”, 24 (2002), pp. 34-56. Inoltre lo studio di alcuni spartiacque cronologici ha offerto nuove piste: Giovanni Favero, Interventismo statistico: i rimpatri per causa di guerra tra agosto 1914 e maggio 1915, in Specchio della popolazione. La percezione dei fatti e dei problemi demografici nel passato, a cura di Andrea Menzione, Udine, Forum, 2003, pp. 137-146.
3 A tal proposito voglio sottolineare come diverse opere qui discusse mi siano state segnalate da amici caritatevoli: in primo luogo Federica Bertagna, Michele Colucci, Ferdinando Fasce, Emilio Franzina, Stefano Luconi, Giovanni Pizzorusso e Leonardo Rapone. Senza il loro aiuto avrei mancato contributi di rilievo.
4 Cfr. Giovanni Gozzini, Migrazioni di ieri e di oggi: un tentativo di comparazione, “Passato e Presente”, 61 (2004), pp. 35-63.
5 Serenella Pegna, Malessere e ambizioni della storia delle migrazioni, “Storica”, 24 (2002), pp. 75-89.
6 Giuseppe Sciortino, L’emigrazione italiana e i suoi fantasmi, “Polis”, XVII, 1 (2003), pp. 125-149.
7 Storia dell’emigrazione italiana, a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi ed Emilio Franzina, I, Partenze, Roma, Donzelli, 2001, e II, Arrivi, Roma, Donzelli, 2002.
8 Per le critiche, vedi il già menzionato saggio di Sciortino e le recensioni di Enrico Pugliese, “Il Manifesto”, 26 febbraio 2002, p. 12; Stefano Luconi, “Studi Emigrazione”, 146 (2002), pp. 503-506; Guido Tintori, “Altreitalie”, 25 (2002), pp. 94-98; Antonio Perotti, “Studi Emigrazione”, 151 (2003), pp. 644-650; Antonio Canovi, “900”, 8-9 (2003), pp. 179-181. Per il progetto iniziale, vedi l’intervista a Emilio Franzina in “Novecento”, 3, 2003, pp. 122-127.
9 Per la dimensione internazionale, cfr. Emilio Franzina, Le grandi migrazioni, in Storia dell’economia mondiale, a cura di Valerio Castronovo, 4, Tra espansione e recessione, Roma-Bari, Laterza, 2000, pp. 303-327 (ora ripreso in Id., Traversate.Le grandi migrazioni transatlantiche e i racconti italiani del viaggio per mare, Foligno, Editoriale Umbra, 2003); Paola Corti, Emigranti, esuli, profughi. Origini e sviluppi dei movimenti migratori nel Novecento, Torino, Paravia Bruno Mondadori, 2001, e Storia delle migrazioni internazionali, Roma-Bari, Laterza, 2003. Per quella italiana, cfr. la traduzione di Donna Gabaccia, Emigranti. Le diaspore degli italiani dal Medioevo a oggi, Torino, Einaudi, 2003, nonché Emigrazione e storia d’Italia, a cura di Matteo Sanfilippo, Cosenza, Pellegrini, 2003, e Ludovico Incisa di Camerana, Il grande esodo. Storia delle migrazioni italiane nel mondo, Milano, Corbaccio 2003.
10 Italian Workers of the World. Labor Migration and the Formation of the Multiethnic States, a cura di Donna Gabaccia e Fraser Ottanelli, Urbana – Chicago, University of Illinois Press, 2001, e Women, Gender, and Transnational Lives. Italian Workers of the World, a cura di Donna Gabaccia e Franca Iacovetta, Toronto, University of Toronto Press, 2002. Ferdinando Fasce discute approfonditamente queste ricerche in Migrazioni italiane e lavoro negli Stati Uniti fra Otto e Novecento. Una nuova stagione di studi?, “Contemporanea”, VII, 1 (2004), pp. 145-153.
11 Migrazioni, a cura di Angiolina Arru, Josef Ehmer e Franco Ramella, “Quaderni Storici”, 106 (2001) e L’Italia delle migrazioni interne. Donne, uomini, mobilità in età moderna e contemporanea, a cura di Angiolina Arru e Franco Ramella, Roma, Donzelli, 2003.
12 Cfr. Matteo Sanfilippo, Dentro e fuori l’antico regime. Nuovi studi tra storia moderna e contemporanea, “Il Veltro”, XLVII, 5-6 (2003), pp. 499-507.
13 Enrico Pugliese, L’Italia fra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Bologna, Il Mulino, 2002; Quelli di fuori. Dall’emigrazione all’immigrazione: il caso italiano, a cura di Luigi Di Comite e Anna Paterno, Milano, Angeli, 2002; Oliviero Casacchia – Salvatore Strozza, Migrazioni interne e migrazioni con l’Europa degli italiani nel XIX e XX secolo. L’Italia da paese d’emigrazione a paese d’immigrazione, in Movilidad y migraciones internas en la Europa latina, a cura di Antonio Eiras Roel e Domingo L. González Lopo, Santiago de Compostela, Universidade de Santiago de Compostela, 2002, pp. 161-204; La vita altrove, a cura di Ilaria Ceccon, Roma, l’Unità, 2004. Comunque la letteratura sui movimenti interni alla Penisola si è andata arricchendo, vedi: Agostino Picicco, Meridione ed emigrazione. Da Giovinazzo a Milano: un itinerario culturale, s.l., Ed. Insieme, 2002; Il cibo dell’altro. Movimenti migratori e culture alimentari nella Torino del Novecento, a cura di Marcella Filippa, Roma, Edizioni Lavoro, 2003; Maria Rosa Protasi ed Eugenio Sonnino, Politiche di popolamento: colonizzazione interna e colonizzazione demografica nell’Italia liberale e fascista, “Popolazione e storia”, 1/2003, pp. 91-138; Matteo Ermacora, I minori al fronte della grande guerra. Lavoro e mobilità minorile, “Il Calendario del Popolo”, 682 (gennaio 2004). Quest’ultimo è legato alla mostra didattica Suonatori girovaghi e lavavetri. Emigrazione e immigrazione dei minori nella storia d’Italia, curata da Bruna Bianchi, Matteo Ermacora e Nicoletta Giovi e distribuita da Teti Editore.
14 Per la Sicilia: Giovanni Raffaelli, Siciliani nel mondo, in Storia della Sicilia, a cura di Francesco Benigno e Giuseppe Giarrizzo, Roma-Bari, Laterza, 2003, pp. 113-133; da confrontare con l’importante contributo di Linda Reeder, Widows in White: Migration and the Transformation of Rural Italian Women, Sicily, 1880-1920, Toronto, University of Toronto Press, 2003. Per la Calabria: Renzo Carmine, Carpanzano. L’emigrazione calabrese e il Mezzogiorno. Spopolamento ed emigrazione di una comunità, Cosenza, Orizzonti Meridionali, 2003. Per il Molise: Renato Cavallaro, Archivi, lettere, storie. Studi su una regione del meridione italiano, Milano, Guerini, 2002. Per il Piemonte: Donato Bosca, La Merica che non c’era. L’utopia della terra promessa nelle storie degli emigranti piemontesi in Argentina, Torino, Priuli & Verlucca, 2002; Adriana Grassano, Aspetti dell’emigrazione italiana in Argentina in un settimanale socialista alessandrino: “L’Idea Nuova” (1897-1922), “Miscellanea di Storia delle Esplorazioni”, XXVIII (2003), pp. 175-187. Per la Liguria: Francesco Surdich, I problemi dell’emigrazione nella rivista genovese “Il Faro”, portavoce degli interessi degli agenti marittimi (1888-1901), ivi, XXIX (2004), pp. 142-160. Per l’Emilia, oltre ai libri recensiti in questo numero: Lorenza Servetti, Vado nella Merica. È lì di là delle colline, Venezia, Marsilio, 2004. Per il Trentino: la traduzione di Egon Sinz, Kennelbach 1871-1900. L’immigrazione, Trento, Provincia Autonoma di Trento, 2003; Gianni Poletti, Emigrazione trentina in Nord America. Il caso di Storo, Trento, Provincia Autonoma di Trento, 2003.
15 Amoreno Martellini, Da comparse a comprimarie. Le donne marchigiane nella grande migrazione, “Proposte e ricerche”, 50 (2003), pp. 252-265.
16 Emigranti a passo romano. Operai dell’Alto Veneto e Friuli nella Germania hitleriana, a cura di Marco Fincardi, Verona, Cierre, 2002.
17 Claudia Baldoli, Exporting Fascism. Italian Fascists and Britain’s Italians in the 1930s, Oxford, Berg Publishers, 2003; João Fabio Bertonha, Italiani nel mondo anglofono, latino e germanico. Diverse prospettive sul fascismo italiano?, “Altreitalie”, 26 (2003), pp. 40-62, e Fascisti e antifascisti dell’Emilia Romagna in Brasile (1919-1945), in Gli emiliano romagnoli e l’emigrazione italiana in America Latina. Il caso modenese, Atti del convegno tenutosi a Modena e a Concordia sulla Secchia, 26-27 ottobre 2001, Modena, Grafica e Stampa Provincia di Modena, 2003, pp. 153-160; Gianfranco Cresciani, The Italians in Australia, Cambridge, Cambridge University Press, 2003 (cap. 4); Stefano Luconi, Mussolini’s Italian-American Sympathizers in the West: Mayor Angelo J. Rossi and Fascism, in Italian Immigrants Go West. The Impact of Locale on Ethnicity, a cura di Janet E. Worrall, Carol Bonomo Albright ed Elvira G. Di Fabio, Cambridge MA, Italian American Historical Association, 2003: pp. 124-133; Stefano Luconi e Guido Tintori, L’ombra lunga del fascio: canali di propaganda fascista per gli “italiani d’America”, Milano, M&B Publishing, 2004; Matteo Pretelli, Propaganda fascista negli Stati Uniti: gli anni Venti. Un quadro d’insieme, in L’Italia fascista tra Europa e Stati Uniti d’America, a cura di Michele Abbate, Civita Castellana-Orte, Ce.Fa.S.S., 2002, pp. 93-131, e Tra estremismo e moderazione. Il ruolo dei circoli fascisti italo-americani nella politica estera italiana degli anni Trenta, “Studi Emigrazione”, 150 (2003), pp. 315-328; Stefano Santoro, La propaganda fascista negli Stati Uniti. L’Italy-America Society, “Contemporanea”, 6, 1 (2003), pp. 69-92; Il fascismo e gli emigrati. La parabola dei Fasci italiani all’estero (1920-1943), a cura di Emilio Franzina e Matteo Sanfilippo, Roma-Bari, Laterza, 2003.
18 Cfr. Daniela Serio, Il lavoro italiano nelle colonie. Il Molise e l’Africa orientale, Isernia, Iannone, 2002. Sull’argomento, cfr. inoltre La colonia italiana in Eritrea, a cura di Alessandro Triulzi, numero monografico di “Quaderni storici”, 109 (2002): Nicola Labanca, Oltremare, Bologna, Il Mulino, 2002; Paolo Borruso, L’Africa al confino. La deportazione etiopica in Italia (1937-1939), Manduria, Lacaita, 2004.
19 Cfr. La presenza italiana in Africa 1870-1943, a cura di Manlio Bonatti. Parma, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 2003, e, Tra i palazzi di via Balbi. Storia della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Genova, a cura di Giovanni Assereto, Genova, Società Ligure di Storia Patria, 2003. Vedi inoltre Mark I. Choate, Defining “Greater Italy” Migration and Colonialism in Africa and the Americas, 1880-1915, tesi di dottorato, Yale University, 2002.
20 Arturo Marzano, Una terra per rinascere. Gli ebrei italiani e l’emigrazione in Palestina prima della guerra (1920-1940), Genova-Milano, Marietti, 2003.
21 Si vedano gli accenni in I Valdesi a Torino. Nascita e storia di una comunità protestante, a cura di Giuseppe Platone, Torino, Claudiana, 2003. Precedenti contributi sul tema sono schedati in Regione Piemonte, Emigrazione piemontese all’estero. Rassegna bibliografica, a cura di Mauro Reginato, Patrizia Audenino, Carlo A. Corsini, Paola Corti, “Quaderni della Regione Piemonte”, supplemento al n. 29, II semestre 1999. Per l’Ottocento, vedi Riccardo Ponti, Le colonie agricole valdesi in Uruguay e Argentina (1856-1914), “Studi Emigrazione”, 150 (2003), pp. 277-302.
22 Dino Renato Paolini, Tullio Seppilli, Alberto Sorbini, Migrazioni e culture alimentari, Foligno, Editoriale Umbra, 2002; Per terre assai lontane. Dalla storia delle migrazioni ad una nuova idea di cittadinanza, a cura di Dino Renato Nardelli, ivi, 2002; Emilio Franzina, Traversate, cit.). Per maggiori informazioni http://www.emigrazione.it/pubblicazioni/pubblicazioni.htm.
23 Cfr. le analisi dedicate all’Europa (Paola Corti, L’emigrazione italiana in Francia: un fenomeno di lunga durata, “Altreitalie”, 26 (2003), pp. 4-24; Michele Colucci, Chiamati, partiti e respinti: minatori italiani nella Gran Bretagna del II dopoguerra, “Studi Emigrazione”, 150, 2003, pp. 329-349, e La Gran Bretagna e l’immigrazione italiana, in Racconti dal mondo, a cura di Emilio Franzina, Verona, Cierre Edizioni, 2004, pp. 225-241) e all’America latina (gli interventi di Fernando Devoto, Vittorio Cappelli, Luigi Guarnieri Calò Carducci, Mónica Bertolucci ed Elisa Pastoriza, Bettina Alejandra Favero, “Altreitalie”, 27, 2003).
24 Cfr. Mario Pintagro e Franco Lannino, Americani di Palermo. Due cronisti fra i «palermitani» d’oltreoceano, Palermo, Hombre, 2003; Giovanni Russo, I cugini di New York (da Brooklyn a Ground Zero), Milano, Scheiwiller, 2003.
25 Si vedano, in ordine, i due volumi L’emigrazione italiana transoceanica tra Otto e Novecento, scaturiti da un convegno eoliano presso il nascente Museo dell’Emigrazione di Salina; Roberto Olla, Padrini. Alla ricerca del DNA di Cosa Nostra, Milano, Mondadori, 2003, tratto da un programma televisivo dello stesso, nonché la riedizione di alcuni articoli degli anni Cinquanta di Gian Carlo Fusco, Gli indesiderabili, Palermo, Sellerio, 2003, che hanno ispirato l’omonimo film di Pasquale Scimeca (2003). Sulla scia di queste confluenze da piccolo e grande schermo abbiamo anche l’autobiografico e assai ben scritto Vincent Schiavelli, Bruculinu, America, Palermo, Sellerio, 2003.
26 Moltissime schede del Dizionario biografico degli anarchici italiani, I, A-G, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2003, ricostruiscono vite caratterizzate dalle esperienze migratorie, ma lo stesso tema traspare dalla lettura di due volumi statunitensi: The Lost World of Italian American Radicalism. Politics, Labor, and Culture, a cura di Philip V. Cannistraro e Gerald Meyer, Westport, CT, Greenwood, 2003, e The Autobiography of Carlo Tresca, New York, John D. Calandra Italian American Institute, 2003.
27 Per esempio l’agiografico Lucetta Scaraffia, Francesca Cabrini. Tra la terra e il cielo, Milano, Paoline, 2003, e l’ottimo Peter R. D’Agostino, Rome in America. Transnational Catholic Ideology from the Risorgimento to Fascism, Chapel Hill and London, The University of North Carolina Press, 2004. Antonio Perotti, cui dobbiamo un saggio su Monsignor Scalabrini, vescovo di Piacenza, e l’assistenza missionaria agli emigrati, in Gli emiliano romagnoli, cit., pp. 142-152, ha evidenziato la necessità di approfondire questo tema nella sua già citata recensione alla Storia dell’emigrazione italiana. Sul versante americano, ma con molto anche sull’Italia, abbiamo infine Edward C. Stibili, What Can Be Done to Help Them? The Italian Saint Raphael Society, 1887-1923, New York, Center for Migration Studies, 2003.
28 Bortolo Belli, Storia di un colono, a cura di Emilio Franzina, Dueville (Vicenza), Agorà & Factory, 2003 (prima edizione in volume, introdotta e commentata dal curatore, di un romanzo comparso a puntate, in appendice all’ “Avanti!”, giornale socialista di San Paolo, nel 1900 con il racconto indiretta e “dal basso” di una storia d’emigrazione di gruppo tra Veneto, viaggio per mare, arrivo in fazenda e fuga nella metropoli paulista); Camilla Cattarulla, Di proprio pugno. Autobiografie di emigranti italiani in Argentina e in Brasile, Reggio Emilia, Edizioni Diabasis, 2003; Michele Petochi, Storici loro malgrado: i coloni italiani di Pedrinhas Paulista, “Studi Emigrazione”, 150 (2003), pp. 253-275. Per un possibile paragone con l’America settentrionale, cfr. Pietro Corsi, Halifax. L’altra porta d’America, Isernia, Cosmo Iannone Editore, 2003, e Ilaria Serra, A Story Never Told. An Italian Immigrant in South Florida, in Italian Americans & Florida, a cura di Gary Mormino e Ilaria Serra, Boca Raton, FL, Dorothy F. Schmidt College of Arts and Letters, 2003, pp. 26-47.
29 Per gli Stati Uniti e per il Canada è stato approfondito il problema delle’inserimento nelle grandi aree metropolitane: Public Spaces, Private Lives. Race, Gender and Citizenship in New York, 1890-1929, a cura di William Boelhower e Anna Scacchi, Amsterdam, VU University Press, 2004; Giuseppe Losacco, Wop o mangiacake. Consumi e identità etnica: la negoziazione dell’italianità a Toronto, Milano, Angeli, 2003.
30 Vedi in particolare Patrizia Salvetti, Corda e sapone. Storie di linciaggi degli italiani negli Stati Uniti, Donzelli Editore, Roma 2003. Questo libro deve essere letto in parallelo con la relativa letteratura statunitense: Clive Webb, The Lynching of Sicilian Immigrants in the American South, 1886-1910, “American Ninenteenth Century History”, 3 (2002), pp. 45-76, e Joseph P. Cosco, Imagining Italians: The Clash of Romance and Race in American Perceptions, 1880-1910, Albany, State University of New York Press, 2003. Non bisogna, però, dimenticare gli studi innovativi, appena apparsi in Francia (Laurent Dornel, La France hostile. Socio-histoire de la xénophobie (1870-1914), Paris, Hachette, 2004, e Vincent Viet, Histoire des Français venus d’ailleurs de 1850 à nos jours, Paris, Perrin, 2004), né i lavori sul versante svizzero (Das Jahrundert der Italiener in der Schweiz, a cura di Ernst Halter, Zürich, Offizin, 2003).
31 Raoul Pupo e Roberto Spazzali, Foibe, Milano, Bruno Mondadori, 2003.
32 Al proposito nuove e importanti piste sono percorse da Gianmario Maffioletti e Alberto Colaiacomo, Gli italiani nel mondo. Dinamiche migratorie e composizione delle collettività, “Studi Emigrazione”, 153 (2004), pp. 169-194: si tratta del primo saggio prodotto da una tornata di ricerche su tutte le comunità italiane coordinata dal Centro Studi Emigrazione di Roma. Sono innovativi anche alcuni contributi del fascicolo monografico Mobilità, migrazioni, identità, “900”, 8-9 (2003). In particolare i saggi di Andreina De Clementi (“Curare il mal di testa con le decapitazioni”. L’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra. I primi dieci anni, pp. 11-27), Federica Bertagna (Il movimento “Fede e famiglia”. La fuga dei fascisti italiani in Sud America, pp. 47-61), Michele Colucci (“Uomini o mattoni?” Politiche migratorie e immigrazione italiana in Gran Bretagna, 1945-1960, pp. 63-72), Marina Montacutelli (Smagliature del Paradiso. Il voto degli italiani all’estero tra etnia, nazione e cittadinanza, pp. 99-104). Infine Ercole Sori, La politica migratoria italiana, 1860-1973, “Popolazione e storia”, 1/2003, pp. 139-169, propone un taglio secolare che andrebbe meglio raffinato, ma che fa intravedere sorprendenti continuità fra le politiche dei governi liberali, fascisti e democratici.