Intervista a Maddalena Tirabassi e Alvise del Pra’

Con notevole eco è uscito da poco il volume di Maddalena Tirabassi e Alvise del Pra’ La meglio Italia. Le mobilità italiane nel XXI secolo (Torino, Accademia University Press, 2014) dedicato alla ripresa dell’emigrazione italiana verso l’estero negli ultimi anni. I due studiosi, rispettivamente direttore e ricercatore del Centro Altreitalie di Torino, sono da tempo impegnati a studiare il problema. Del Pra’ si occupa in particolare della partenza di giovani, nonché dei rientri in Italia, mentre Tirabassi è una specialista di musei sulle migrazioni in Europa e autrice di numerosi volumi, che studiano le comunità emigrate negli Stati Uniti e in Argentina, nonché la storia e la storiografia della diaspora italiana. In questo volume hanno cercato di identificare i tratti distintivi delle nuove partenze dalla Penisola analizzando i dati statistici e l’autodefinizione degli stessi emigranti attraverso le storie di vita pubblicate su siti web e blog. Abbiamo approfittato della loro gentilezza per interrogarli su questa ultima fatica

1) Quale è l’importanza oggi dell’emigrazione giovanile e soprattutto di quella qualificata?

Innanzitutto bisogna porre l’accento sul fatto che oggi si parla più di mobilità che di emigrazione, in particolare se si tratta di giovani. La globalizzazione e l’unificazione europea hanno creato opportunità di movimento, basti pensare ai programmi Erasmus, che aiutano a familiarizzare con la vita all’estero, a imparare le lingue ecc. Ciò ha portato a una cultura della mobilità che viene utilizzata anche in fasi successive della vita, dando adito a forme migratorie plurime e fluide, caratterizzate da ritorni frequenti ai luoghi d’origine. Occorre poi non dimenticare che anche nel passato erano i giovani a emigrare, perché in grado di inserirsi più facilmente nel mercato del lavoro. Detto questo, l’attuale crisi economica in Italia ha avuto le più pesanti ripercussioni occupazionali proprio sui giovani, e i giovani adulti che già si trovavano in una situazione dettata da precarietà lavorativa e remunerativa, rendendo così di fatto la scelta di espatriare più allettante e contribuendo a un’accelerazione del fenomeno.

D’altra parte, sarebbe riduttivo circoscrivere i movimenti migratori contemporanei ai giovani. A lasciare il paese sono esponenti di tutte le fasce anagrafiche inclusi i rappresentanti delle cosiddette retirement migration (le migrazioni dei pensionati).

Per quanto riguarda le migrazioni cosiddette qualificate, diversi studi dell’OCSE già in passato segnalavano che nei paesi con economie avanzate vi è una maggiore predisposizione all’emigrazione tra i soggetti altamente qualificati, laureati o con un dottorato. In questo senso le migrazioni qualificate italiane si inseriscono all’interno di un fenomeno abbastanza comune tra paesi industrializzati. Il problema nasce quando vi è una mancanza di circolazione di competenze e qualifiche e un conseguente saldo negativo. La situazione attuale italiana è caratterizzata da numerose partenze di soggetti altamente qualificati che spesso non contemplano il rientro, mentre restano insufficienti gli ingressi di immigrati qualificati da altri paesi ocse.