L’Archivio della Chiesa di Nostra Signora di Loreto della Nazione Italiana di Lisbona

Al primo piano della chiesa di Loreto, chiesa degli italiani di Lisbona, situata nella piazza del Chiado, cuore della capitale portoghese, all’angolo con Rua da Misericordia, si trova l’archivio della confraternita di Loreto che, dal 1518 – anno dell’inizio della costruzione della Chiesa – raccoglie la documentazione sulla vita e le attività degli italiani a Lisbona. I mercanti italiani, che da tempo risiedevano nella città e vi avevano costruito un loro percorso economico e sociale, stabilirono di comprare un terreno per edificare una propria chiesa in cui incontrarsi, parlare la propria lingua e trattare dei propri affari. Il terreno fu donato alla basilica di S. Giovanni in Laterano cui vennero richiesti privilegi per l’edificazione della chiesa. Da questo atto traspare la peculiarità che contraddistingue la chiesa degli italiani: la sua dipendenza diretta dalla Santa Sede e, di conseguenza, la sua esenzione dall’autorità del patriarca di Lisbona. Le motivazioni che portarono gli italiani a dedicare alla Madonna di Loreto il loro tempio non sono conosciute, ma possono essere messe in relazione con la tradizione lauretana che dal secolo XIV fu oggetto di forte devozione in Italia[1]. La documentazione custodita nell’archivio ha subito gravi perdite a causa di avvenimenti, anche di natura catastrofica, che hanno segnato la storia della chiesa nel corso dei secoli. Nell’agosto del 1580, in seguito all’invasione di Filippo II di Spagna (che si accingeva a incorporare il regno lusitano nella monarchia iberica, diventando Filippo I di Portogallo), le truppe spagnole saccheggiarono tutto ciò che incontrarono sul loro cammino: anche la Chiesa di Loreto non venne risparmiata. Per questo, parte della documentazione anteriore a questa data è andata perduta, come si legge nel Livro Mestre da Receita e Despesa de 1616 a 1651, che presenta un riassunto per gli anni anteriori al 1580: “Un conto generale di tutte le spese della Chiesa, cominciando da offitiali del n. 21 che fu l’anno 1580 sino al n. 57 ano 1616, et non si fa notta specificatamente dell’amministratione del n. 1 sino al numero 20 per quanto alcuni di essi quaderni furono smarriti nel tempo del sacco che fu a 24 d’agosto 1580”. Successivamente, altre calamità colpirono la chiesa e causarono ulteriori danni alla documentazione dell’archivio. Nel 1651 si sviluppò uno spaventoso incendio che la danneggiò notevolmente, tanto che rimase inagibile fino al 1676, anno della sua riapertura. Possiamo leggere la descrizione delle preziosità che andarono perdute in un documento del 1668 prodotto dall’allora Provveditore della chiesa nel tentativo di ricostituire gli statuti che governavano la confraternita: “(…) l’ano de 1651 a 29 di marzo fu tutta dal foco abrugiata e distrutta con tutte quelle preciose richesse che nel discorso di piu di uno secolo de anni furno giontate dalle liberali mani della detta nacione italiana, fra quali tutte le pinture di molta stima e alcune di esse del grande Thiciano che restavano colocate nel altare della capela magiore; tutti li ornamenti di brocato; li argenti, lampade, candelieri et altre molte peze; e finalmente il tetto fabricato de grossi travi dal famoso arquiteto Filippo da Treso, e tutte le supeletili che in essa ci herano; e l’arquivio delli papeli di molta importanza che restava custodito nella casa e oratorio di detta chiesa, per le bolle e privilegi da somi pontefici concesi, con altre molte scriture antiche  e moderne (…)”[2]. La tenacia e la volontà della Nazione Italiana fecero in modo che la chiesa di Nostra Signora di Loreto tornasse a splendere nel centro di Lisbona. Un altro cataclisma, però, si sarebbe abbattuto sulla capitale portoghese e sulla chiesa degli italiani. Il terremoto del 1755 avrebbe risparmiato pochi monumenti della città, crollati per le scosse, sommersi dal conseguente tsunami o divorati dalle fiamme sviluppatesi in seguito. Fu, infatti, ancora un incendio a colpire la chiesa di Loreto danneggiando profondamente la struttura interna. Tuttavia, nonostante tutte queste calamità, il suo archivio conserva un notevole fondo composto da libri e documenti sciolti, fondamentali sia per lo studio delle relazioni culturali, economiche e sociali fra Italia e Portogallo, sia per lo studio della storia portoghese.

La documentazione è racchiusa in 4 armadi con porte di vetro. I volumi, molti manoscritti, raccolgono le relazioni e le deliberazioni delle riunioni della Giunta, detti Livros das actas das Sessões da Junta, in sei volumi dal 1651 al 1944; gli atti di acquisto e i relativi emolumenti pagati alla chiesa per i beni immobili che le appartenevano, detti Livros dos Traslados das escrituras de compras e Reconhecimentos dos foros que os Irmãos de Nossa Senhora do Loreto compraram à Câmara desta Cidade de Lisboa; le entrate e uscite, sotto la denominazione di Diários dos conhecimentos de receita da Igreja italiana, Diários de receita e despesa, Livros Mestres, Diários das obrigações de Missas e Ofícios e certidões do Cumprimento, Livros das Obrigações das Capelas. Sono invece imprescindibili per studiare la comunità italiana a Lisbona i registri di stato civile: di battesimo, sette volumi dal 1749 al 1952; di matrimonio, un volume dal 1809 al 1952; di morte, tre volumi dal 1679 al 1944. Oltre a questi, i sette volumi dei Rol dos Confessados – dal 1724 al 1883 – ci forniscono notizie preziose sulle relazioni di parentela fra le famiglie italiane, sullo stato civile, sulla data di arrivo a Lisbona e sulla residenza di coloro che assolvevano il precetto pasquale, rendendo così possibile una mappatura dei quartieri italiani nella capitale portoghese.

I documenti sciolti, raccolti in 28 casse di legno numerate da I fino a XXIII e da A fino a E, sono stati suddivisi per argomento. La natura diversificata di tali documenti rappresenta uno scrigno di gran pregio da cui poter attingere informazioni sulla storia della Chiesa e sulle diatribe avvenute con i confratelli, sulle feste e riti ecclesiastici, sulle questioni con il Patriarcato di Lisbona, sulla tassa obbligatoria che i mercanti italiani erano obbligati a pagare alla loro chiesa per ogni transazione commerciale, sugli statuti che governavano la Confraternita. La notevole quantità di testamenti e di inventari di beni è altresì preziosa per documentare la ricchezza dei nostri antenati in terra lusitana e rappresentano un fondo importante anche per gli studiosi di storia economica, in quanto spesso al loro interno vengono specificati il valore e il prezzo delle merci presentate e la riconversione in moneta portoghese o viceversa. Altri documenti sciolti sono contenuti in 25 faldoni di cartone, che racchiudono un numero imprecisato di conti e ricevute relativi agli anni 1619-1834, il cui indice, manoscritto, si trova nel primo faldone.

Se la consultazione dei vari libri risulta abbastanza agevole, al contrario è ancora difficile orientarsi fra i documenti custoditi nelle 28 casse di legno. Di fatto, il prezioso inventario dattiloscritto redatto nel 1983 da padre Sergio Filippi[3], che descriveva minuziosamente ogni documento, si è rivelato completamente obsoleto dopo l’intervento effettuato nell’anno 2000 da una studiosa italiana che, a lavoro compiuto, non ha lasciato alla chiesa il nuovo inventario.

Per questo motivo l’attuale Giunta si è trovata nella necessità di proibire l’entrata in archivio agli studiosi sia per ragioni di sicurezza, sia per motivazioni legate alla conservazione dei documenti. Nel giugno 2014 il sostegno della Fundação Calouste Gulbenkian è stato determinante per recuperare l’archivio e i suoi preziosi documenti attraverso l’elargizione di un fondo che prevede la riorganizzazione, la catalogazione e la digitalizzazione di parte della documentazione. Il progetto, coordinato da chi scrive, avrà la durata di otto mesi, da ottobre 2014 a maggio 2015[4]. I lavori, già iniziati, hanno portato alla luce altra documentazione che era finora conservata in armadi chiusi a chiave e poco visibili. Si tratta, per la maggior parte, di libri di musica del secolo XVIII che vanno ad arricchire il fondo musicale della Chiesa e si aggiungono ad una delle “perle” dell’archivio, il Te Deum (manoscritto) di António Teixeira del 1744.

Obiettivo prioritario del progetto è mettere a disposizione degli studiosi, in questa prima fase, la documentazione dei secoli XVI e XVII, in modo tale che i documenti siano preservati, ma, allo stesso tempo, possano essere utilizzati per approfondire lo studio delle relazioni tra Portogallo e Italia, mettendo in luce il ruolo agglutinante della Chiesa di Loreto che riuniva italiani provenienti da diverse regioni della penisola, costituendo un ante litteram di quello che sarebbe avvenuto secoli dopo.

[1]           Nunziatella Alessandrini, A alma italiana no coração de Lisboa: a Igreja de Nossa Senhora do Loreto, “Estudos Italianos em Portugal” (Istituto Italiano de Cultura de Lisboa), n.s., 2 (2007), p. 167, n.8.

 

[2]           Archivio Chiesa di Loreto, Cassa V, doc. 15.

 

[3]           Recentemente è stata pubblicata la storia della Chiesa di Loreto, redatta esclusivamente con documentazione estrapolata dall’archivio: Sergio Filippi, La Chiesa degli Italiani – Cinque secoli di presenza italiana a Lisbona negli archivi della Chiesa di Nostra Signora di Loreto, Lisboa, Fábrica da Igreja Italiana da Nossa Senhora do Loreto, 2013.

 

[4]           500 anos de história luso-italiana: o arquivo da Igreja dos Italianos de Nossa Senhora de Loreto em Lisboa. 1ª Fase: Catalogação geral e digitalização dos documentos dos séculos  XVI e XVII.