NUGAE – Riflessioni e ricordi di un vecchio emigrato.

(Ricordi e rondini si perdono lontano…. diceva una canzone che ascoltavo da piccolo. Ricordi ne ho persi molti, data la mia età. Rondini non ne ho più viste, nel paese dove sono emigrato.)
1)Homo insciens.
L’uomo chiamò se stesso homo sapiens, ma è stato troppo presuntuoso.
In un dizionario latino leggo, sapiens: intelligente, ragionevole, prudente, saggio e, pensandolo bene, nessuno di questi termini si addice all’uomo, oggidì.
Poi c’è l’altra definizione: re del creato. Ma se fino a qualche decennio fa non avevamo nemmeno un’idea dell’immenso universo che ci circonda e che le sonde spaziali non ci hanno ancora rivelato a sufficienza!
Non è neppure il caso di parlare dell’atomo, che oggi sembra essere costituito da un numero tanto grande di particelle che Fermi, un grande della fisica moderna, non poté trattenersi dall’esclamare: se l’avessi immaginato mi sarei dedicato alla botanica , riferendosi all’enorme numero di specie vegetali.
E sembra che il Creatore non avesse, neppure lui, molta stima delle nostre capacità. Ha dato all’uomo la ragione, ma non se ne è fidato per far funzionare l’organismo. Infatti gli apparati: respiratorio, circolatorio e tutti gli altri, che per milioni d’anni non abbiamo neppure sospettato che esistessero, sono autonomi.
A me capita, quando sono solo, di dover riscaldare o cucinare qualche vivanda e spesso, se sto leggendo o facendo qualcosa che mi interessa veramente, me ne ricordo solo quando sento odore di bruciato.
Cosa succederebbe se accadesse la stessa cosa con un apparato circolatorio, dipendente solo dalla mia volontà?
2)“Al di là del bene e del male”
La mia compagna mi ha lasciato, dopo cinquant’anni di vita in comune.
La senilità può dar origine a malattie terribili, che portano alla perdita della capacità di vivere degnamente. Ma io volevo che lei stesse ancora accanto a me. E quindi continui ricoveri in clinica e una quantità incredibile di medicine. Gli orari di una vita normale sostituiti dalla necessità di assumere pastiglie ad intervalli costanti.
È poi le necessità di alimentarla. Prima un sondino naso-faringeo, poi la sonda gastrica, completata dall’uso di una grossa siringa e l’istallazione di una guida centrale per l’idratazione mediante siero. E gli orari, la stanchezza crescente nei mesi successivi, il bisogno sempre presente di un sonno riparatore. È poi i medici sempre meno solleciti, dopo le prime visite, una volta che si sono resi conto della gravità della malattia.
Ma io la volevo accanto a me ancora per un po’ di tempo, sempre un po’ di tempo ancora. E, visto che non poteva parlare, volevo che almeno accennasse un sorriso. È pretendevo che le assistenti la facessero sorridere, anche se per poco. Era l’unico indizio che mi faceva pensare, che mi faceva sperare che fosse d’accordo con me, per vivere ancora un po’.
E la lotta era continua, giorno dopo giorno. Lotta contro chi? Contro cosa?
Lotta inutile. Però alcune volte lei sorrideva.

Mi hanno scritto che ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male. Chissà perché si cita con tanta frequenza Nietzsche, quando i suoi scritti sono così pesanti da leggere. Ma i titoli dei suoi libri sono splendidi: La gaia scienza, Così parlò Zaratustra, Il crepuscolo degli dei, Ecce homo.
3)Poesia, filosofia e speranza
Si può scrivere ciò che si vuole ma alla fine dello scritto ci deve essere sempre accennata una speranza. Nessuno vuole leggere scritti che non suscitino speranza. Anche i romanzi gialli, con il morto, suscitano speranza, perché l’assassino è sempre punito.
I canti di Leopardi sono poesia, pittura e musica, tutt’uno all’inizio, ma hanno sempre un finale amaro. Non c’è speranza.
Croce scrisse che la categoria poesia è una cosa e la categoria filosofia un’altra e che Leopardi le ha confuse.
Sarà… ma!
4)Intelligenza è capire
Sono passati più di quattro milioni d’anni da quando l’ardipithecus  ramidus  visse in Etiopia e, forse, diede origine a discendenti che a loro volta diedero origine all’homo sapiens. Viene il mal di testa quando si cerca d’immaginare un tempo così lungo, ma tutto questo tempo è stato necessario per arrivare ad un umano con un po’ d’intelligenza e qualche sentimento, che lo differenzi da tutti gli altri animali
Ma forse non è così.
Alcuni anni fa camminavo fuori città per una passeggiata e, se possibile, per cacciare qualche animale con un fucile di piccolo calibro che portavo con me. Non incontrai selvaggina degna di questo nome. Solo alla fine, già sulla via del ritorno, due grossi uccelli volarono da un albero all’altro, sul bordo della strada.
Quando sparai, uno dei due cadde al suolo. L’altro fuggi, volando sino all’albero seguente, lontano una decina di metri. A questo punto si voltò verso di me e cominciò a gridare. Sembrava che protestasse con tutto il fiato che aveva. E man mano che avanzavo lui volava sull’albero seguente, allontanandosi e gridando sempre più forte. Era disperato.
Non è questa intelligenza? Non è sentimento? Il povero uccello aveva capito che il suo compagno era morto e si ribellava e gridava. Era l’unica cosa che poteva fare. Non riesco a capire come Cartesio potesse affermare che il dolore, negli animali, non è vero dolore, ma solo un riflesso.
Sono stati necessari milioni di anni per l’uomo e sicuramente anche per quell’uccello, per arrivare all’intelligenza. E milioni di anni sono tanto, tanto tempo. Le matematiche che si usano per studiare il comportamento di particelle molto, ma molto piccole, oltre certe dimensioni, sembrano indicare che il tempo si confonde, a questo punto, con lo spazio. Chissà cosa significa. Forse, in queste dimensioni , milioni di anni non sono poi tanto tempo. Arrivati a questo punto meglio non pensare.
Io ho trascorso molto tempo della mia vita lavorativa a far calcoli con una calcolatrice manuale. Non c’era il PC ed ho passato altrettanto tempo a leggere. Ho osservato quanto appaiono semplici le cose che si sanno veramente. Tutto quanto è complicato e difficile da intendere ci dice che in realtà non conosciamo l’argomento. Sino a poco tempo fa si sorvolava su questo scrivendo in latino, per es.“vis vitalis” o “ipse dixit” o usando frasi fantasiose come “generazione spontanea”.
Ai nostri giorni il trucco non funziona più.
5)Serenità
H. Hesse ha scritto un piccolo libro che narra la vita di Siddharta, un eremita che si incontra con il Budda, l’illuminato. Questi promette insegnargli cos’è il dolore e come evitare il dolore, ma Siddharta, anche lui illuminato, gli risponde che lui non cerca questo.
Lui cerca la verità.
Poi Siddharta scopre la vita mondana, che abbandona per vivere nuovamente da eremita presso un fiume, in cerca della verità. È l’unica verità che scopre è l’unità. L’unità del fiume, con le sue sorgenti  tra le montagne, le acque correnti verso le pianure, la foce. E lui intende che c’è una unità del tutto. Ogni cosa fa parte di un tutto e anche l’uomo fa parte di un tutto.
Questa sembra essere la verità. Ma questa verità può dare la serenità ? L’uomo spera solo poter raggiungere la serenità. Ma è difficile.
Recentemente, Teresa di Calcutta rassicurava le sue consorelle dicendo loro che lei viveva serena e fiduciosa. Ma le lettere che scriveva al suo vescovo, rese note dopo la sua morte, e che lei non riuscì a far bruciare mentre era in vita, rivelano disperazione.
Perché Dio è silenzioso? E chiama Cristo “il grande assente”.
Dubbi…sempre dubbi!
Benedetto VI, visitando il campo di Auschwitz, ha esclamato: Signore… come hai potuto permettere questo?
Non dubbi ora, ma rimprovero.
Solo favole
Tutti gli organismi sopravvivono per merito dell’apoptosi. Le cellule vecchie e difettose ricevono l’ordine di morire e vengono sostituite da cellule giovani e sane.
L’organismo sopravvive , ma le singole cellule muoiono e sembrano non avere molta importanza. La stessa cosa avviene nell’ambito delle specie. La sopravvivenza degli individui sembra non avere importanza. È importante solo la sopravvivenza della specie. Ma poi, dopo un lungo tempo, anche le specie scompaiono.
Allora cos’è importante veramente?
La cellula, l’individuo, la specie sono parte di un tutto. Questo è importante. È questo che dice Siddharta? Se così, forse aveva ragione Budda ad insegnare cos’è il vero dolore e come evitarlo, perché è meglio evitarlo. Non possiamo far altro. E non si dovrebbe aver paura della morte e di un aldilà misterioso, che non è altro che il ritorno a quel tutto originario, che tanto spaventa l’uomo e forse anche ogni altro animale. È quello spavento ci induce ad accettare e dire di credere tante favole che , in fondo, sappiamo sono solo favole.
Bellissime favole quelle che gli antichi ebrei scrissero nei loro libri. Ma poi vennero i profeti , si organizzò una chiesa e la burocrazia, e tutto divenne un incubo per la vita quotidiana degli uomini. Dominare e non dare spiegazioni e serenità, divenne il fine.
6)“La cosa in sé”
Sant’Agostino, vescovo d’Ippona, nel Nord’ Africa, era un kantiano ante litteram.
Infatti mentre passeggiava sulla spiaggia, meditando sulla trinità, incontrò un fanciullo che, con una conchiglia, secondo un quadro del Botticelli, raccoglieva acqua dal mare e la versava in un buco nella sabbia. Quando Agostino chiese cosa stesse facendo, rispose:
-Voglio mettere il mare in questo buco.
-È impossibile… esclamò Agostino.
-E perché allora tu vuoi intendere il mistero della trinità? E il fanciullo scomparve.
Anche Kant afferma l’impossibilità di conoscere la “cosa in sé”. Si può conoscere solo come consentito dal modo di funzionare, dalla fisiologia del nostro cervello . Chissà quant’altre verità esistono nell’universo che noi non sappiamo, né possiamo immaginare. Un indizio ci è dato dalle radiazioni cosmiche che penetrano dappertutto, anche nelle rocce e che noi non sentiamo, né vediamo. Possiamo solo registrarle con apparati. E chissà quanti organi e quanti apparati ci mancano ancora per aver sentore di altre realtà. Che peccato non poter dormire per cent’anni e poi svegliarsi. Quante conoscenze nuove ci sarebbero!

7)Il vecchio…e la guerra civile.
Oggi ho incontrato un conoscente. Un emigrato molto vecchio. Da giovane non era molto alto, ma ora è rimpicciolito. Ed ha saputo dire solo: Buon giorno! Come sta? È la salute? È pensare che era una testa matta, fuggito dall’Italia nell’immediato dopoguerra perché seguace di Mussolini durante la Repubblica di Salò. Molto giovane ed entusiasta del fascismo, lui e i suoi compagni. E quanto fervore, quanto amor di patria! Quanta ricerca di avventure! Un vero guerriero. E che delusione, che dolore veder svanire i sogni, coltivati per tanti anni, d’un Duce guida, sempre vittorioso e d’una patria grande. Ora stava davanti a me, curvo e rimpicciolito, col passo esitante, incapace di sostenere una qualsiasi conversazione.
Questo è ciò che aspetta l’uomo alla fine della vita. E non è neppure il finale peggiore.
8)Gastronomia barbara.
Sul finire della guerra, la seconda guerra mondiale, le truppe americane occuparono Fabriano, nelle Marche e, tra le altre cose, si fecero carico dell’ospedale.
Un giorno ero andato a trovar mio padre che lavorava nell’ospedale e, nei corridoi, vidi i carrelli nei quali venivano portati gli alimenti agli infermi. Che sorpresa! Nei piatti c’erano spaghetti, ma erano stracotti, come si poteva osservare guardando il loro spessore. Noi diciamo: colla per manifesti . E, a lato, una buona porzione di marmellata.
Spaghetti con la marmellata! Una cosa inaudita, mai vista. Duemila anni di tradizioni culinarie stravolti tanto irresponsabilmente! Ebbero un bel dire, i medici, che gli infermi hanno bisogno di calorie e che…
Per me, questa sì, era una cosa da eretici.
Recentemente ho ascoltato che un sud-americano voleva mangiare la pizza con il pane e che, non essendocene in casa, uscì per andare a comprarne. Come è possibile, io dico! Credo che la scomunica debba contemplare questi casi e solo questi. Non gli altri.
9)Pirandello
Che voglia di vivere si ha quando si esce da una grave malattia!
Anni fa, mi ammalai, mi internarono in una clinica, mi operarono. La guarigione fu lenta e difficoltosa. E un giorno la mia compagna portò una nipotina a visitarmi.
-Povero nonno, come è mal ridotto! Prima aveva una casa grande ed ora questa è piccola. Non ha neppure la cucina…esclamò la bambina.
Come cambia la realtà, cambiando il punto di vista. Per lei, importanti erano la casa grande e la cucina, non l’infermo, che stava meglio.
Pirandello, che affermava questo, all’inizio del secolo scorso, merita una maggiore considerazione. Bisogna rileggere: Così (se vi pare).
10)Epigoni
Bisognerebbe studiare i sentimenti dei discendenti degli italiani che vivono in Argentina.
In alcuni casi si osservano grandi manifestazione d’amore per l’Italia. Altre volte un cupo risentimento, anche se raramente esteriorizzato.
È vero, i loro padri, i loro nonni furono obbligati ad emigrare. Lasciarono miseria e trovarono duro lavoro, nei vasti campi argentini. Alcuni sono riusciti ad emergere, molti no. Solo dopo una o due generazioni i discendenti si sono sistemati con un impiego, una professione o con una terra agricola. Ed i vecchi ne erano orgogliosi. Mio figlio, il dottore, era una frase che s’ascoltava spesso. L’Italia aveva abbandonato gli emigrati. Loro s’erano fatti strada da soli, in una forma o nell’altra. E i loro figli e nipoti si erano sistemati degnamente.
Ma figli e nipoti ricordano. E molti non amano che si rammenti  loro l’origine…le radici. Dicono di capire quando si parla loro in italiano. Ma non è così. L’Italia, con i suoi millenni di civilizzazione, con la sua cultura irripetibile, che lascia stupefatti quando ci si avviciniamo ad essa, non ha saputo far sì che i suoi epigoni conservassero la lingua d’origine.
11)“L’uomo, la bestia…ed il mantello”
Noè, il patriarca, fu ben consigliato e piantò la vite. Fu mal consigliato e si ubriacò. Noè era solo, ubriaco e nudo come un verme, in una stanza. Due suoi figli presero un mantello e, camminando all’indietro per non vedere la nudità del genitore, lo raggiunsero e lo coprirono.
Si ha l’impressione, leggendo il sacro testo, che il male consistesse nella nudità dell’uomo più che nella ubriachezza. Forse il vestito era, a quei tempi, ciò che rendeva più manifesta la differenza tra l’uomo, anche lui un animale, e la bestia.
Era l’evidenza della supremazia. Era l’evidenza dell’intelligenza.
12)“Perch’i’ no spero…”
Perch’i’ no spero di tornar giammai…
Neanch’io spero di tornar giammai a vivere quei giorni lieti, sereni: come quando c’eri tu…
Che differenza c’è tra un verso di Cavalcanti e quello di una canzone napoletana?
Cinquecento anni, sì, ma la stessa malinconia, la stessa voglia di piangere.
13)Breve storia dell’aratro.

L’agricoltura è nata tanto tempo fa. Forse 10.000 anni. Per prima cosa l’uomo riuscì a domesticare animali selvaggi e questo aiutò a renderlo sedentario. L’uomo, più o meno sedentario, iniziò ad osservare il ciclo delle piante, la loro crescita, la formazione dei fiori e dei semi, la risemina ed il nascere delle nuove piante, ed un uomo di genio se la ingegnò per raccogliere semi e nasconderli nel suolo ed aspettare la formazione di nuove foglie, semi e tuberi che in tal modo poteva ottenere nella quantità a lui necessaria e che poteva inoltre conservare per il resto dell’anno. Era nata la prima era dell’agricoltura.

Poi, un bel giorno, un altro genio immaginò di usare un residuo del tronco di un albero per aprire un solco e, per lavorare meno, fece trainare il tronco da uno dei suoi animali domestici o quasi. Era nato l’aratro di legno, che poi fu modificato in mille modi, col passare dei secoli.

Nell’età del bronzo si fecero aratri di metallo, che duravano più tempo ed erano qualcosa di simile a ganci che raschiavano la superficie della terra e, sempre col passare dei secoli, si unirono altre parti di legno, poi di metallo che rovesciavano il pane di terra, eliminando in tal modo le erbe spontanee dannose al raccolto. Passarono millenni e nel 1600-1700 DC gli aratri erano già quasi tutti di metallo e per di più potevano essere trainati da macchine a vapore e poi da trattori simili ai nostri moderni. Era la seconda era dell’agricoltura.

Poi, nei due secoli seguenti, l’agricoltura si sviluppò in maniera impensabile. Forse dobbiamo al genio di Mendel e di Pasteur, alle nuove specie vegetali venute dall’America, l’essere riusciti a rendere bugiarde le ipotesi di Malthus che promettevano fame, dovuta alle crescita in maniera geometrica della popolazione umana.

Oggi abbiamo l’ingegneria genetica e, presto, potremo fabbricare in laboratorio piante, o meglio organismi capaci di produrre gli alimenti a noi necessari, con le qualità che riterremo più opportune.

E l’aratro accompagnò sempre la crescita delle civilizzazioni. All’inizio realizzava un graffio sulla superficie del suolo, appena sufficiente a ricevere i semi. Poi l’uomo costruì aratri che lavoravano sempre a maggiore profondità, sino ad ottenere il taglio di una zolla sufficientemente profonda per essere rovesciata e seppellire così la vegetazione spontanea. Poi si volle ottenere una profondità di lavoro sempre maggiore per modificare la struttura naturale del suolo ed ottenere la penetrazione e conservazione delle piogge in profondità ed esporre all’aria, all’ossigeno e al calore dell’estate le zolle ed ottenere la loro disgregazione e la solubilizzazione delle sostanze nutritive. E In tal modo aumentava l’erosione del suolo e si andava verso la desertificazione e desertizzazione di sempre maggiori superfici.

Quanto accadde nella prima metà del ‘900, in America del Nord, generò un allarme mondiale e maggiore interesse per l’erosione eolica e finalmente si cominciò ad intendere che forse era meglio non modificare la naturale struttura del suolo e che le piogge potevano essere conservate in profondità mantenendo la superficie coperta con residui vegetali .

E si parlò di riduzione delle rimozioni del suolo con un minimo di lavori, e si usarono aratri di nuove forme, aratri a disco, erpici ed altri attrezzi, sempre con l’idea che il suolo doveva essere rimosso dall’uomo per fare infiltrare l’acqua della pioggia ed aumentare la fertilità.

Ma alcune semplici esperienze e l’uso di erbicidi per controllare la vegetazione spontanea, dimostrarono quanto fossero sbagliate quelle idee che dominarono per millenni l’agricoltura. La migliore struttura del suolo è la naturale, che permette, inoltre, la facile penetrazione delle radici. La migliore infiltrazione e conservazione dall’acqua di pioggia si ottiene lasciando in superficie i residui delle coltivazioni, come avviene nei boschi.

E nacque la semina diretta o labranza cero o no tillage o sod seeding che, con la fitotecnica, l’ingegneria genetica e la fitochimica domina l’attuale agricoltura.

14)Riscaldamento globale.

Riscaldamento globale, chiamano le irregolarità atmosferiche che stanno minacciando il mondo. E hanno dato un premio Nobel a un politico che fà propaganda per risparmiare energia e diminuire, solo diminuire, l’inquinamento. Case ecologiche, utilizzazione del vento e del sole, cattura dell’anidride carbonica e del metano, conservazione dei residui vegetali in superficie e tanti altri accorgimenti. Anche la semina diretta, in agricoltura, serve.
Non sarà questa una maniera di cambiare tutto, affinché tutto rimanga come prima, secondo una felice frase di Lampedusa?
È nessuno sembra accorgersi che il vero problema, quello di fondo, è un altro. Gli uomini che abitano questo nostro mondo sono ormai troppi. Settemila milioni sono molti. È tutti vogliono viver bene e, per ottenere benessere, causano molti danni. Contaminano la terra, l’aria e l’acqua.
Si può risparmiare energia e quindi petrolio, gas, carbone. Si può diminuire la contaminazione ma, in un prossimo futuro, aumenterà la popolazione. Aumenteranno i consumi, aumenterà di nuovo la contaminazione ed il problema sarà sempre più grave
È un circolo vizioso dal quale non si esce, se non si delimita bene la causa. Ma di questa causa si evita parlare, per motivi di fede e d’economia. Le principali fedi predicano la riproduzione, ora, come nei millenni trascorsi, quando il mondo doveva ancora essere popolato dall’uomo.
Ed in economia ci si domanda come si potrà dar lavoro, aumentare le produzioni ed i profitti con una popolazione in diminuzione. Che bel dilemma!
Ma le autorità deviano l’attenzione sul riscaldamento globale e sul risparmio del petrolio. Tutte cose che non limitano la crescita della popolazione mondiale e quindi dei consumi, e non infastidiscono le autorità religiose.
C’è qualcosa, nelle leggi economiche attuali, che porta alla distruzione.

15)Cavalieri dell’aria.

Hitler, un allievo di Mussolini, utilizzò la retorica ed il nazionalismo per ottenere il potere e porre ordine nel caos economico del dopoguerra, in Germania.
Ma c’è un fatto che raramente viene ricordato. Verso la fine della prima guerra mondiale, quando già tutti erano convinti della sconfitta, l’esercito tedesco era demoralizzato. Per  conservarne il controllo, il comando degli imperi centrali ebbe una grande idea. Scelse, tra i militari, persone capaci di parlare, capaci di convincere con il loro carisma. Diventati bravi retori, avrebbero dovuto sollevare l’animo dei soldati. E si insegnò loro la retorica che, nell’antica Grecia ed a Roma, aveva dato tanti buoni risultati.
Ma tra loro c’era un certo Hitler che, dopo la disfatta, continuò ad ad arringare la gente, nelle piazze, nelle birrerie, nei bar. È la retorica ancora una volta diede risultati. Nacque un movimento, poi un partito che conquistò il potere. Seguì  la guerra e la distruzione.
Tra i primi aderenti al movimento di Hitler c’erano molti militari ed anche un certo Goering  che era  stato il secondo del barone rosso , von  Richthofen, l’ eroe della nascente aviazione, che tutto il mondo  ammirò ed ammira ancor oggi. Un cavaliere dell’aria che, dopo aver abbattuto un aereo nemico, scese a terra e brindò con il vinto, rimasto in vita. Ed anche Goering fu un eroe, accettato come tale nel partito nazista, non più ammirato dopo la seconda guerra mondiale.
Come è possibile che siffatti eroi cambino col tempo e le circostanze, sino a divenire nemici dell’umanità?

16) Eterno ritorno.

Giambattista Vico affermò che la storia non fà progressi, ma è solo il ripetersi di corsi e ricorsi, sempre uguali. È l’eterno ritorno degli stoici greci.

Cesare distribuiva grano al popolo romano. Poi gli imperatori adottarono la pratica del panem et circenses, sempre con il proposito di mantenere tranquilla la popolazione.

Ai nostri giorni, in Argentina, lo stato ha assegnato una grossa somma di denaro al finanziamento delle  trasmissioni televisive di partite di calcio. Si è voluto assicurare lo spettacolo a tutta la popolazione, a ricchi e poveri. Sono i nuovi circenses. Al panem si provvede da sempre con continui piccoli aumenti delle mensilità.

Anche questo è un eterno ritorno

17) La ricerca.

Tutti gli anni la televisione italiana trasmette uno spettacolo per raccoglie fondi e sostenere la ricerca. Mi sembra ricordare che, alla fine della serie di trasmissioni di quest’anno, la cifra raccolta raggiungesse i trenta milioni di euro. Bene, molto bene, pensai immediatamente.

Ma quando, dopo qualche giorno, ascoltai delle trattative di una squadra di calcio per comprare un giocatore per una somma maggiore, mi arrabbiai.

No, così il mondo non  può andare avanti. Ci sono tanti problemi che affliggono l’umanità. Così non si può, non dico fermare, ma neppure frenare il degrado terrestre.

E  le magnifiche sorti e progressive?

Solo la ricerca può aiutare, ma è costosa. Risultati importanti si ottengono dopo decenni  e non sempre sono un buon affare. Ma, almeno per una volta, bisognerebbe dimenticare il denaro.

È poi c’è da studiare l’immensamente grande e l’ immensamente piccolo che, per ora, possiamo solo intravedere.

Quando nel 1969 la NASA riuscì ad inviare una capsula spaziale sulla luna, alcuni giornali affermarono che sarebbe stato meglio spendere l’enorme somma, investita nell’impresa, per costruire ospedali. Non è così. Meglio sarebbe stato utilizzare, per le ricerche spaziali, somme prelevate dai bilanci delle forze armate.

È una utopia, lo so bene. Ma le utopie aiutano a vivere.

18)Imperativa categorico.

Quando frequentavo il  secondo liceo avevamo un professore di matematica che era un ingegnere, dall’aspetto atletico e sempre elegantissimo.

Una volta lui ci raccontò lo sua storia. Da giovane, ancora studente, faceva atletica. Ed era molto bravo.

Finita la scuola secondaria dovette decidere. O iscriversi all’Università, o dedicarsi allo sport. Aveva intenzione di fare  sul serio e quindi non poteva fare le due cose. Non ne avrebbe avuto il tempo.

Alla fine scelse l’università ed entrò a lavorare in una fabbrica d’armi. Era giovane, la vita era bella, il lavoro ottimo ma, un giorno, provando un fucile, questo scoppiò e lui rimase quasi cieco. Salvò un poco della sua vista, ma nei suoi occhi si vedevano alcuni quadratini di tessuto inserito.

Riuscì ad avere un incarico d’insegnante. Ma quando scriveva sulla lavagna i numeri e le lettere erano molto grandi. E grandi erano i numeri  che scriveva sul registro, dopo un’interrogazione. Tutti gli alunni della classe sapevano quali erano i loro voti. Era sufficiente stare in piedi  a lato della cattedra per leggerli comodamente. Ma io lo ricordo soprattutto per alcune cose che ci diceva.

– Non bisogna comportarsi  bene per paura dell’inferno… Essere onesti non basta, perché anche i criteri dell’onestà possono  variare con il tempo e le società. Semplicemente si deve fare ciò che sappiamo di dover fare.

Era l’imperativo categorico di Kant spiegato al popolo. Ma noi non lo sapevamo. In filosofia non eravamo ancora arrivati a studiare Kant.

19)Cogito, ergo sum.

Cogito, ergo sum. Tutti conoscono l’intuizione di Cartesio.

Ma ho trovato un libro dal titolo: Sono, quindi penso.

Mi sembra più logico.

20) Il giardino zoologico.

Adamo ed Eva vivevano felici nell’Eden, insieme agli animali, tutti mansueti.

Poi Adamo ed Eva conobbero il bene ed il male. Si differenziarono dagli animali e furono cacciati.

Non so dove ho letto questa conclusione: allora, in origine, uomini e animali non erano diversi.

Il paradiso terrestre non era altro che un grande  giardino zoologico!

21)Giovanni Papini

Senza averne un particolare motivo, oggi mi sono ricordato di Giovanni Papini. Scrittore fiorentino della prima metà de ‘900, fece molto chiasso negli ambienti  letterari, sia da giovane che da vecchio.

Dapprima anticlericale, poi clericalissimo, dopo la seconda  guerra mondiale scrisse un libro   nel quale affermava che Dio avrebbe perdonato, alla fine, l’umanità intera e chiuso l’inferno.  Dopo più di cinquant’anni, credo sia stato chiuso il limbo, ma non ancora l’inferno.

Si sa, queste decisioni richiedono tempi lunghi!

Era un’epoca in cui la chiesa  dominava in Italia e, naturalmente,non poteva permettere tali affermazioni. Ricordo che molti ne parlavano. Una mattina vedemmo arrivare in casa un prete che aveva prestato a mio padre il libro condannato, per chiederne la restituzione immediata, molto preoccupato per il fatto che avremmo potuto averlo già letto.

Durante il fascismo anche Papini  era fascista. Scrittore di successo, stava dal lato sbagliato, politicamente, nel dopoguerra ed in contrasto con le autorità religiose.

Si ritirò in convento, dove terminò i suoi giorni.

22)“lo maté”. (*)

Nei primi anni della decade del ’60 lavoravo in una stazione sperimentale agricola in Argentina.

Stavo cercando di intendere e risolvere alcuni problemi relativi alla dinamica dell’acqua nel suolo.

Per caso, e solo per caso, osservai che i rendimenti delle colture erano pressoché uguali, in terreni  arati e non arati. Fu una grande sorpresa e fu la nascita della semina diretta o labranza cero o no tillage, come venne poi  chiamata. Era la soluzione di molti problemi di conservazione del suolo e dell’acqua. Ma era anche una pratica agricola completamente nuova e contraria alle opinioni diffuse in quei tempi. E non fu accettata, naturalmente.

Ma una decina d’anni dopo cominciò a diffondersi tra gli agricoltori, nel paese, e poi in America, in Africa e in Asia.

Ma ritorniamo ai primi anni del ’60.

Una mattina un mio aiutante di campo si precipitò in ufficio, senza molti complimenti, ed esclamò: -dottore, questa gliela devo raccontare!

-Lei sa che presto mi sposerò ed il prete ha voluto che, insieme ad alcuni altri, partecipassi ad un corso di preparazione al matrimonio. Quando fummo tutti riuniti in una piccola sala, a lato della chiesa, lui cominciò la lezione.

-Voi sapete che il matrimonio è questo,….significa quest’altro…., infine , come tutto ciò che si vuole riesca bene, ha bisogno di preparazione.

-E poi tra voi alcuni lavorano in una sperimentale agricola…. e voi che fate prima di seminare?

-Scegliete le semente, preparate il campo, lo arate…

A questo punto io l’ho interrotto alzando la mano e, in piedi, ho detto:

-Ma no…no, noi seminiamo senza arare il campo!

-E “lo maté”(*), perché il pover’uomo non capiva di cosa stessi parlando.

E l’aiutante diceva questo sorridendo, come persona partecipe della scoperta di cose nuove, ignorate dai più.

(*) L’ho lasciato senza parole.

23)Tutto cambia.

All’inizio della storia gli uomini vedevano una pietra, un albero o qualche altra cosa e nessuno metteva in dubbio che si trattasse di una pietra o un albero.

Poi San Tommaso d’Aquino regolamentò tutto questo: se l’organo era sano, la distanza appropriata e non so che altro, effettivamente si trattava di una pietra o di un albero così come si vedeva.

Poi Cartesio ebbe il coraggio di suggerire il dubbio sistematico e le cose si complicarono. Bisognava dimostrare che ciò che si vedeva o udiva era effettivamente così e non un inganno dei sensi.

È Hume andò molto più lontano. L’uomo poteva solo affermare che ad un determinato fatto seguiva un altro e, per ora, sempre lo stesso. Però nessuno poteva garantire che che anche domani la cosa si sarebbe ripetuta.

E Kant riprese questa idea sostenendo che la nostra mente operava secondo una categoria causa-effetto. La fisiologia della materia pensante operava in questa forma.

Ma ultimamente ho letto che la luce non sempre si propaga in linea retta. Anch’essa è soggetta alla forza di gravità e se questa è sufficientemente grande , il raggio luminoso si curva.

Nell’universo la fisica segue, forse, leggi diverse da quelle operanti nel nostro piccolo mondo.

24)Ricordi

Compiuti  tant’anni, ho alcuni ricordi, e credo siano i primi della mia vita, che non sono mai riuscito a cancellare. Un cavallo a dondolo di legno, più grande di me. Un regalo, ma io mi spaventavo perché si muoveva non appena lo toccavo. E poi un orologio. Aveva le lancette che si muovevano ed io mi arrabbiavo e piangevo perché non riuscivo ad aprirlo per vedere chi era che, da dentro, muoveva le lancette. Nessuno mi aveva ancora parlato del motore immobile!

Ancora una: eravamo a tavola ed io feci ridere tutti con una mia risposta. Mi avevano regalato un libro. Era grande, bello ed illustrato. Era la storia del Guerrìn Meschino. Me lo avevano letto. Io non sapevo ancora leggere. Era la storia di un cavaliere errante che cercava i suoi genitori e, a cavallo, con l’armatura d’acciaio, vinceva sempre tutte le sfide e le battaglie. Mio padre mi chiese:

-Perché il Guerrìn Meschino, vinceva sempre?

Ricordo che io pensai un poco. Che fosse il più forte non mi sembrava la risposta giusta. Se era nato più forte degli altri, lui che merito aveva? Non mi rimaneva che l’altra risposta:

-Era fortunato- dissi e tutti risero di cuore.

25)Tutto un mondo, nei libri.

In una stazione sperimentale, in Argentina, mi assegnarono un un giovane, laureato di recente, affinché si familiarizzasse con il lavoro che stavamo svolgendo.

Una volta, parlando del più e del meno, gli chiesi se gli piaceva Jack London.

-E chi è- mi rispose.

-È l’autore di Zanna Bianca, Martin Eden, Il richiamo della foresta. Li avrai letti, immagino.

Un secco no, fu la risposta.

-Ma allora cosa ti piaceva leggere, quando eri  ragazzo? Dostoievski, Tolstoi?

-No. Noi leggevamo giornaletti.

Non insistei. Però pensavo a quando io ero ragazzo e passavo gran parte del tempo libero leggendo.

Ci fu un anno in cui avevo preso l’abitudine di leggere prima di dormire ed ogni giorno leggevo qualche pagina in più del giorno precedente, sino ad arrivare a spegnere la luce ai primi chiarori dell’alba. Fu abbastanza difficile adattarmi di nuovo ad un orario normale.

Nel vecchio palazzo dove abitavamo, non lontano dal grande portone d’entrata, c’era un corridoio stretto che portava a due stanze indipendenti, nelle quali mio padre conservava i suoi libri. Mio padre si era laureato a Bologna nella prima metà del  novecento e, con i suoi amici, aveva l’abitudine di andare a teatro dopo cena. Tutte le volte che vedeva una nuova commedia comprava il libro corrispondente. Tutti quei libri, ora, erano conservati nelle due stanze. Quando li scoprii, cominciai a leggerli. Alcuni scomparvero immediatamente. Mio padre non riteneva fossero adatti alla mia età. Scomparve il De profundis  del dandy inglese Oscar Wilde, ma potei leggere Il suo Principe felice. E  scoprii Pirandello, con i suoi magnifici dialoghi. Splendido mi parve Liolà, ma non degno della sua bravura Il fu Mattia Pascal. Bello l’Enrico IV,  che deluse tanti spettatori che si aspettavano di vedere un dramma storico. Mi diedero molto da pensare i Sei personaggi in cerca d’autore e Così è(se vi pare). Ricordo Pel di carota, di Renard, Cyrano de Bergerac, di Rostand, Sly di Forzano e le bellissime opere scritte da Sem Benelli: La cena delle Beffe, l’Arzigogolo, L’amore dei tre re.

Il povero Sem Benelli, con i guadagni dei primi successi,  aveva costruito un castello a picco sul mare, che poi non poté mantenere e visse nella casetta destinata al custode.

È nell’immediato dopoguerra arrivarono i libri di Cronin, Galsworthy, Llewellyn. Degli ungheresi, come “l’amante dell’orsa maggiore” di Piasecki e di tanti altri di autori.

Non credo che tutte queste opere siano più presenti nelle librerie, oggidì. Solo i vecchi, possibilmente, le ricordino. Ma in quelle due stanzette, da ragazzo, trovai tutto un mondo nuovo, che arricchì la mia vita.

26)Gli indios Kilmes .

Tutti abbiamo letto, da giovani e visto al cinema le storie della conquista del Far West e delle guerre contro gli indios. Ma chi ha mai sentito parlare, in Europa, dei Kilmes? Ed erano tribù forti, guerriere, che vissero in Argentina e non sopportarono la dominazione straniera e, alla fine, si estinsero quasi completamente.

Gli spagnoli, invece di Kilmes, scrivevano Quilmes, e Quilmes è la marca di una birra molto diffusa in Argentina. È anche il nome di una città, vicina a Buenos Aires. E la birra si chiama Quilmes perché fabbricata nella città dello stesso nome, e la città si chiama così perché nella località furono deportati gli ultimi Kilmes.

Alla fine erano schiavi degli spagnoli e lavoravano nell’estrazione del materiale che si usava per preparare la calce e costruirono la città , che prese il loro nome. Dall’anno  1400 vivevano nel Nord-Ovest dell’Argentina. Erano guerrieri e si ribellarono più volte agli spagnoli. Finalmente furono vinti, non con le armi, ma solo con la sete e la fame. Erano assediati e gli spagnoli fecero in modo che non avessero più accesso all’acqua. Non avevano più alimenti e si arresero. Non tutti. Molte donne si gettarono nel vuoto dalle scogliere con i loro bambini, piuttosto che accettare la schiavitù.

Furono deportati. Dopo aver percorso, a piedi, più di mille chilometri, solo poche centinaia arrivarono a destino, vicino a Buenos Aires. I pochi rimasti oggidì, hanno perso la loro lingua e la loro religione. Adorano la Pacha Mama,o Madre Terra e credono in qualcosa che è un ibrido tra il loro credo originario ed il cristianesimo.

27)I cubani non sanno a sciare.

Eravamo nella decade del ’60.  Vivevo a Roma. Sul Terminillo c’erano buone piste di neve e si poteva sciare per vari mesi dell’anno. Da Roma a Rieti, alla base del Terminillo c’erano solo 70 chilometri, che si potevano percorrere facilmente il venerdì notte, terminato il lavoro, o il sabato mattina. Da Rieti autobus appositamente attrezzati, portavano i turisti sino ai campi di sci. Considerando il tempo necessario per il ritorno, rimaneva più di un intero giorno da passare sulla neve. Con frequenza, in inverno, trascorrevo così il fine settimana.

Una volta , sull’autobus che ci portava ai campi di neve, c’erano tre giovani, molto chiacchierini.

Erano studenti cubani. Dicevano che vivevano a Roma con borse di studio ed erano venuti al Terminillo per conoscere la neve che , a Cuba, non avevano mai visto. Ma non erano vestiti per stare sulla neve. Portavano scarpe basse, pantaloni  comuni ed una giacca. È neppure una sciarpa.

I passeggeri, seduti  vicino a loro, provarono a spiegare che non era prudente andare sulla neve vestiti così  ed ancora meno nei  giorni di vento o nevischio. Ma loro non si dettero per intesi.

Non volevano sciare, dicevano, ma solo giocare un po’ su quella superficie così bianca e soffice.

Arrivati a destino, scesero i primi passeggeri, poi i tre cubani che cominciarono a correre e saltare sulla neve recente. Quando ancora l’autobus non si era vuotato, i tre erano già di ritorno davanti all’entrata e chiedevano, per favore, che li lasciassero salire perché avevano freddo.  Avevano le scarpe piene d’acqua ed i vestiti zuppi.

Gli autisti li fecero entrare e conservarono il motore dell’autobus acceso per scaldarli un po’, ma li avvertirono che dovevano aspettare almeno  una mezz’ora  prima di arrivare in città, dove avrebbero potuto asciugarsi, per non prendersi un bel raffreddore. Dalle loro facce si notava che erano molto delusi. Tutti i presenti sorridevano e scherzavano parlando dell’accaduto.

28)Fascismo.

Il fascismo nacque in Italia, per opera di Mussolini, dopo la prima guerra mondiale. Era un periodo molto difficile politicamente ed economicamente. Da pochi anni era finito il conflitto che aveva diviso il paese in pacifisti ed interventisti. Nel dopoguerra nacque un movimento politico nazionalista e rivoluzionario e fu instaurata la dittatura. In ogni campo prevalse la violenza. Ai nostri giorni si denominano come fascisti i regimi dittatoriali più svariati.

Quando io frequentavo il ginnasio il regime di Mussolini trionfava in Italia e tutti gli studenti dovevano partecipare, il sabato pomeriggio, ad una parodia di esercizi militari, in divisa e con un moschetto di dimensioni ridotte, adatte a ragazzi di quell’età.

Uno di quei sabati, non ricordo per quale motivo, mi fu ordinato di andare in un cortile prossimo a quello nel quale noi eravamo. Il cortile era pieno di ragazzi in divisa, organizzati in plotoni. A lato di ciascun plotone c’era un caposquadra che dirigeva esercizi militari.

-“Uno, due, uno due”… “ avanti march”…” dietro front” e così via.

I ragazzi dovevano essere allineati e marciare all’unisono, al ritmo delle grida del caposquadra. Ma non tutti erano ugualmente bravi. In particolare uno, piuttosto grassoccio, ubicato sulle fila esterna del plotone, mostrava difficoltà nel seguire il ritmo della marcia. Il caposquadra si fermò e, quando il maldestro fu a suo fianco, fece due passi adeguandosi al suo ritmo e, contemporaneamente, prima con la mano sinistra, poi con la destra, lo colpì sul sedere, facendo seguire al tutto un bel calcio. Tutto fu tanto rapido che, si potrebbe dire, fu piacevole vedere tanta agilità. Sembrava un elegante esercizio ginnico. Ora, dopo tanti, tanti anni, quando leggo o ascolto la parola fascismo, non penso a definizioni politiche, ma solo a quella violenza. Mi risovviene, ben nitida, quella scena.

Questo per me è fascismo.

29)Plinio, il vecchio.

Mi hanno regalato un libro: “Storia Naturale” di Plinio. Sì, di Plinio il vecchio, che morì sulla sua nave, nella baia di Napoli nell’anno 79, per essersi troppo avvicinato al vulcano, per studiare meglio l’eruzione che distrusse alcune città. Ricordo di averlo tradotto, in parte, al liceo, tanti anni fa.

La “Storia Naturale è una specie di enciclopedia dei tempi degli antichi romani. Plinio dà informazioni su animali, vegetali, acque più o meno potabili. Accenna anche a malattie, medicine, magìa e parla molto male dei medici. La maggior parte di queste informazioni sono tratte da altri scritti. Molte anche da Aristotele, ed è fantastico constatare quante stupidaggini scrisse quest’ultimo per ciò che riguarda la biologia! Aristotele è Aristotele, un pilastro della filosofia, anche se vissuto più di duemila anni fa. Chi non ha letto “Il nome della rosa”?

Ma ritornando a Plinio, ho avuto alcune sorprese. In un capitolo l’autore parla di “generazione spontanea”. Ed io che credevo fosse un modo di dire per risolvere il problema dell’apparizione di organismi dei tempi di Lazzaro Spallanzani, che visse nel 1700! Ho anche appreso che Nerone faceva bollire l’acqua e la raffreddava nella neve, prima di berla. È certamente non sapeva nulla di microbi ed altri microrganismi che fanno venire il mal di pancia.

Plinio dice anche cose sorprendenti a proposito dei ferri di cavallo trovati per strada, cosa che anche ai miei tempi, quando ero ancor giovane, succedeva alcune volte. Se se ne trova uno e si raccoglie e conserva in qualche posto, si può stare tranquilli di non soffrire il singhiozzo, sempre che si ricordi il luogo dove il ferro è stato riposto. Io ho un ferro di cavallo , trovato per strada, appeso da tanti anni ad un ramo di un albero nel giardino e, pensandoci bene, in tutti questi anno non ho mai avuto il singhiozzo!

Sapienza degli antichi romani!

30)E nacque la scienza.

….e l’uomo cominciò a parlare e con la parola nacque il pensiero.

Ma alcuni dicono il contrario, perché esistono i pappagalli. Allora prima il pensiero, poi la parola. Ma il problema dei pappagalli rimane.

Gli uomini quando morivano non si muovevano e non parlavano più ed era difficile accettare l’idea che un uomo morto non esistesse più. Quindi si fece strada l’idea che almeno il pensiero appartenesse all’anima che, alla morte, come una nuvoletta, lasciava il corpo e ascendeva al cielo.

Ma gli uomini vivevano per un certo periodo di tempo(gli anni non erano stati ancora inventati) e vedevano un sacco di cose che non avrebbero neppure potuto immaginare. Come erano nate? Così nacque Dio, o meglio nacquero tanti Dei, ognuno con la sua specialità.

Ma queste erano idee solo di pochi privilegiati. Alcuni eletti si occuparono di riunire tutte queste buone idee in religioni e di predicarle alle masse ignoranti. E se alcuni, i più testardi, non volevano credere venivano eliminati in vari modi.

Nacque così la fede.

Le leggi della fede venivano predicate. Solo più tardi furono scritte, ma i libri erano pochi in quei tempi (mancava la carta!) e, nei buoni tempi antichi, erano poche anche le persone che sapevano leggere e scrivere.

Ma la fede dava soluzioni a tutti i problemi. Bisognava credere e basta.

Però col trascorrere del tempo ebbe origine la scienza. Molto lentamente e con qualche problema all’inizio. Bisognava andarci piano, con i piedi di piombo, perché si trattava di dare soluzioni razionali ad alcuni problemi che la fede affermava d’aver risolto.

E l’uomo apprese, con la scienza, innumerevoli cose, in particolare come è fatto e come si muove questo nostro mondo. (Infatti è andato anche sulla luna!).

Ma più cose apprendeva, più numerosi erano i nuovi problemi che si presentavano.

Ora si sanno tante, tante cose nuove, ma nascono anche difficoltà mai immaginate.

Il tempo e lo spazio, per esempio, erano cose semplici, come le avevamo studiate a scuola. Ma tempo e spazio infinito cosa significano? Si scrive anche che l’universo si espande, creando nuovo spazio-tempo. Difficile da capire.

Ma se lo dicono i nostri saggi, bisognerà crederlo.

Sembra anche che un determinato intervallo di tempo non sia sempre uguale in tutte le condizioni. In un campo gravitazionale, per esempio, due orologi, uno sulla terra e un secondo posto su un aereo che fa il giro del mondo, indicano tempi diversi. La fisica terrestre non è valida in tutto l’universo. Altro mistero incomprensibile.

Anche tra i matematici, solo alcuni intendono quelle benedette formule che lo dimostrano. Sono geometrie difficili. E di nuovo si dovrà aver fede?

Gli antichi testi religiosi erano scritti in lingue che solo alcuni conoscevano. Dicevano verità che la la maggioranza dei mortali non poteva leggere. E bisognava credere.

Ora di nuovo, la maggior parte dei comuni mortali non conosce quelle orribili matematiche che rivelano verità difficili da immaginare. Bisognerà credere a quello che i nuovi sapienti ci dicono?

Ci dicono anche che la luce è fatta di radiazioni, che sono onde di varia lunghezza o pacchetti di energia. E lo spettro delle radiazioni è grande, con onde di lunghezze chilometriche e lunghezze minori, microscopiche e la porzione dello spettro che noi possiamo vedere è solo una piccolissima frazione del tutto.

E come vedremmo questo nostro mondo se i nostri occhi fossero sensibili alle macro-onde o alle micro? Forse penseremmo che Gulliver era privo di fantasia.

Certo che se invece di spendere soldi per fabbricare carri armati e portaerei, li investissimo nella ricerca, quante belle cose potremmo scoprire nei prossimi tempi in questo nostro universo che, forse, non è neppure il solo esistente.

Ma bisognerebbe far presto, perché io sono vecchio e c’è il rischio che non riesca a vederle.

31)Ecclesiaste.

Bello, bello, bello. Io sono vecchio e mi rendo conto facilmente che il libro è stato scritto da un vecchio. Difficile che un giovane o un uomo maturo, ancora disposto ad affrontare mulini a vento, accetti tanto pessimismo. Tutto è vanità, afferma lo scritto, ed elenca tutto quanto è vano per l’uomo, in questo mondo.

A proposito, sto parlando del libro: Ecclesiaste, che ho appena letto. Direi che è leopardiano, se non fosse vero il contrario, considerando le epoche nelle quali furono scritte le opere dello sconosciuto e di Leopardi. E poi non è vero che sia solo pessimismo. Quello sconosciuto, che ha scritto il libro, era un re e ha anche scritto: “ va’, mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace”. Questo Leopardi non l’ha mai detto! E, per quello che ne so io, è quanto di meglio si possa fare nella vita.

E leggendo il libro ho avuto alcune sorprese. C’è scritto: “non c’è niente di nuovo sotto il sole”, ed io che l’ho sentito dire tante di quelle volte credendo fosse saggezza di coloro che parlavano.

Un altro versetto dice: “c’è un tempo per nascere e un tempo per morire”; anche in questo caso avevo sempre creduto che fosse il titolo del romanzo di Remarque

( veramente il titolo è: “Tempo di vivere e tempo di morire”, ma è lo stesso).

Il re letterato dev’essere stato una buona persona, ma era deluso e stanco della vita. Aveva provato a fare tante cose buone, ad insegnare tante cose belle, aveva ottenuto la ricchezza, aveva cercato la scienza, arrivando alla conclusione che: “la sorte degli uomini e delle bestie è la stessa; come muoiono questi muoiono quelle; tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere”.

E quello della polvere è vero. Lo dicono anche gli astronomi che studiano, ai nostri giorni, la formazione dell’universo. Anche il pianeta Terra non è altro che polvere condensata, creatasi dopo il big-bang.

Tutto il resto del libro non serve ad altro che a provare la vanità delle cose. “L’infinita vanità del tutto”, è il brevissimo riassunto del libro, fatto da Leopardi.

La vita è solo un correre dietro al vento. Ma c’è anche scritto: “Sta’ lieto, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù”.

È come un giorno d’allegrezza pieno”, dirà molto meglio, ancora il Leopardi.

Se non l’avete già fatto, leggete il libro. È bello, è breve ed è tanto pessimista che suscita una reazione contraria all’intento dell’autore, quando lo si legge. Una gran voglia di scoprire le cose belle della vita.

Poi, ad un certo punto, dice: “i libri si moltiplicano senza fine ma il molto studio affatica il corpo”.

È proprio quello che dicevo sempre io, quando andavo a scuola!

32)Ladri di biciclette.

Ladri di biciclette” è il titolo di un film che ha fatto molto chiasso nel dopoguerra, nel periodo del rinascimento del cinema italiano. Io non avrei mai creduto di poter essere partecipe di un fatto simile.

Nulla di avventuroso o tragico. In realtà, quello che rende il film importante e degno di apparire nella storia del cinema, è la maniera completamente nuova di raccontare l’accaduto.

Per quanto riguarda me, un giorno camminavo su un marciapiede tra tanta altra gente e, ad certo momento, ascoltai alcune grida:

-fermatelo, fermatelo…la bicicletta…

Effettivamente a lato mio, sul bordo della strada, un uomo spingeva una bicicletta, camminando tranquillo. Lo accompagnava un ragazzo. Nessuno parlava. Si ascoltava nell’aria quel rumorio di una strada affollata e niente più.

L’uomo della bicicletta era uno come tutti gli altri, che non aveva nulla che richiamasse l’attenzione ed io, dico la verità, non mi resi conto della situazione. Continuai a camminare e l’uomo con la bicicletta ed il ragazzino che lo seguiva continuarono il loro percorso.

Alle grida, nessuno si mise a correre, che era quello che io credevo dovesse accadere quando un ladro ascolta gridare: al ladro!

All’improvviso una donna, corpulenta e di bassa statura, si precipitò sulla bicicletta e la strappò dalle mani dell’uomo scomparendo tra la folla.

Io e le persone che mi erano attorno restammo fermi un breve tempo, meravigliati ed esitanti al vedere il comportamento del ladro che, senza scomporsi, si rivolse verso il ragazzo rimproverandolo:

-Stupido, incosciente… guarda cosa hai fatto – e, sempre tranquillamente, si allontanò tra la gente.

Nessuno dei presenti fece commenti. Tutti ripresero in silenzio il loro percorso.

La genialità umana consiste nel saper trasformare un fatto così, in un film.

33)Sette paia di scarpe…

-Sette paia di scarpe ho consumate

Di tutto ferro per te ritrovare:

Sette verghe di ferro ho logorate

Per appoggiarmi nel fatale andare:

Sette fiasche di lacrime ho colmate,

Sette lunghi anni di lacrime amare…

Sì, è la signora Lucia, del Carducci. Ricordi del ginnasio. Tra tante cose dimenticate col passar degli anni ce n’è sempre una che rimane nella memoria, magari non sempre ricordata esattamente.

E, in tutti questi anni, ho sempre avuto un dubbio: è lui o lei che cerca il suo perduto amore!

È lei, ora lo so. Ho ricevuto in regalo un libro: Storie di Amore e Psiche. Ce n’è per tutti. Ogni popolazione ha una storia di lui che, sotto mentite spoglie, incontra lei, che poi abbandona ed allora è lei che, con ferrea volontà, lo cerca e una volta ritornati insieme vivono felici e contenti. In alcune di queste storie si parla di lei che si fa preparare scarpe di ferro per andare in cerca del perduto amore. Ed ora so anche perché son sette paia. È per i sette anni di ricerca.

Sino ad ora ho sempre pensato che fossero sciocchezze, per le quali non valeva la pena di perder tempo, quando si è in ben altre faccende affaccendati. O forse no. Forse c’è qualcosa di sbagliato nella nostra maniera di vivere che, in fondo, è solo “correre dietro al vento”, come afferma Quohelet, quello di Ecclesiaste.

Ho dovuto aspettare d’avere ottant’anni, per trovare il tempo e la voglia di chiarire queste cose.

34)Alessandro e Aristarco.

Nel 300 a.c. Alessandro il Grande moriva dopo aver compiuto grandi conquiste.

Poco dopo la sua morte nasceva Aristarco che in molti abbiamo conosciuto a scuola come colui che disse: supponendo che il sole stia al centro e che la terra giri intorno al sole e non viceversa, questo spiegherebbe molte cose che riguardano la volta celeste.

Qualcosa di simile avevano pensato anche altri filosofi greci. Ma sono trascorsi ben più di 1500 anni, prima che il problema fosse riproposto da Copernico, probabilmente in seguito alla lettura di scritti di origine araba e solo come ipotesi di lavoro.

Alessandro fu il “grande”. Aristarco no. Ma di Alessandro resta solo il nome nei libri di storia e nei romanzi. Di Aristarco restano le idee che causarono tanti guai a Galileo e servono attualmente all’uomo per affacciarsi sull’universo.

35)Vino.

Sino al secolo XIX non si sapeva molto su microbi e animaletti vari presenti in ogni luogo e che son causa di malattie. E l’uomo aveva già inventato da molto tempo il vino.

L’acqua si comportava in maniera strana. Si beveva acqua dei fiumi, dei laghi e delle pozzanghere. E quando si vedeva l’acqua limpida tutto andava bene, in generale, però a volte anche quell’acqua faceva venire il mal di pancia. Ma il vino no.

Come è nato il vino? Non lo sappiamo. Forse l’uva rimasta sulla vite alcune volte fermentava quando gli acini si rompevano e qualche uomo goloso mangiò di quegli acini fermentati. Non è stata questa la prima volta che ci siamo messi nei guai mangiando frutta! E l’uva fermentata era buona e mangiando molti di quegli acini si diventava anche allegri!

Questo nel bacino del Mediterraneo. In altre regioni si imparò a far fermentare cereali o frutta o il succo di altre piante. E nacquero moltissime bevande alcoliche, tutte con le proprietà del vino, che mettevano allegria e non facevano venire il mal di pancia, come certe acque.

36)Darwin.

L’evoluzione delle specie, mediante selezione, è ferocia e quindi non può essere opera degli dei.

Ieri ho incontrato, in un supermercato, un giovane su una seggiola a rotelle, auto-mobile, con braccia e gambe legate all’attrezzo. La testa sembrava immobile e non ho potuto scoprire come dava gli ordini alla macchina, per farla muovere.

E questo è opera di un dio che, per di più, ama l’uomo? Certo è terribile pensare di non avere nessuno che ci protegga e ci segua dall’alto. Ma anche la selezione naturale di Darwin è ferocia, perché non è altro che l’eliminazione dei più deboli.

La selezione aiuta a migliorare la specie o meglio a adattarla all’ambiente, non c’è dubbio. La specie deve estinguersi se ha minore adattabilità di altre. Solo gli esseri che hanno maggiore capacità d’adattamento alle variazioni, ambientali, socio-economiche, psicologiche o di qualsiasi altro genere debbono avere la possibilità di vivere e riprodursi.

Sappiamo che tutti gli esseri viventi son costituiti da molti organi e da moltissime cellule che contengono cromosomi e geni, e gruppi di geni dai quali partono gli ordini per la nascita, la vita e la morte delle cellule. Ed i geni sono costituiti da molecole e queste da atomi che sono energia organizzata in particelle ed onde, forse.

Ed è nei geni che bisognerebbe cercare la volontà-possibilità di vivere e perpetuarsi nella specie e nelle specie che si susseguono (Dawkins insegna), e non negli immensi spazi celesti, che poi celesti non sono.

Il passaggio dal mondo inorganico all’organico non è poi tanto impensabile e gli organismi, microscopici o enormi, seguono una evoluzione di cui non intendiamo il fine.

Ciò che manca all’uomo è la capacità di immaginare tutta la realtà, nel suo insieme. Ce ne rendiamo conto quando leggiamo di spazi e tempi enormi di cui ci parlano gli astronomi, i quali non sanno però dirci cosa significhino spazi e tempi infiniti. C’è un racconto di Borges, l’aleph, che rende bene l’idea.

37)L’elogio più grande.

Avevo scritto un libro dal titolo non molto originale: ”Ricordi di un emigrato…” . Poche decine di pagine e ne avevo regalato una copia ad una signora, vicina di casa ed amica della mia compagna, che insegnava italiano.

Dopo qualche mese incontrai per strada la signora e mi fermai per salutarla.

-Ho letto il tuo libro- disse lei- ed arrivata all’ultima pagina, ho pensato: -Peccato sia finito!

La signora era una persona matura e intelligente che, resasi conto d’avere esagerato un po’, cambiò immediatamente discorso. Poi ci salutammo da buoni amici, come sempre.

La cosa mi fece piacere e, ricordando poi l’episodio, ho pensato: -Chi sa quanti scrittori “veri” si sarebbero rallegrati ascoltando una frase siffatta!

38)Eutanasia.

La “buona morte”è uno dei grandi problemi dei nostri tempi e forse lo è sempre stato. C’è sempre qualcuno che si arroga il diritto di decidere per noi su qualsiasi argomento e sull’eutanasia in particolare. Quando poi, finite le argomentazioni, si fa appello alle religioni, siano quelle che siano, addio ragionevolezza!

Ma c’è un’eutanasia che nessuno ci può negare. È l’eutanasia mentale dell’ INFINITO di Leopardi.

Basta immaginare: “interminati spazi”, “sovrumani silenzi”, “profondissima quiete” e “l’eterno”:

“Così tra questa immensità s’annega il pensier mio:

E il naufragar m’è dolce…”

Anche questa è vera “eu thánatos”

39)L’uso sviluppa l’organo…

Letto su un quotidiano italiano: l’uso intensivo del PC causa piccole variazioni della morfologia e delle capacità del cervello umano e, parallelamente, attenua capacità localizzate altrove. È lo stesso effetto della ginnastica sull’apparato muscolare.

Sono rimasto molto sorpreso di leggere la notizia, comunicata al giornale da alcuni neurologi, delle variazioni morfologiche e fisiologiche dell’apparato cerebrale dovute all’uso del PC. Eppure i medici mi consigliano sempre d’interessarmi ai fatti di tutti i giorni, invece di comportarmi come tutti i vecchi, riducendo attività fisica e mentale.

Solo questo sanno suggerire per ritardare…”dicono ritardare”… l’apparizione di sintomi non desiderati.

Quindi, signori vecchi, fate ginnastica (moderatamente) mentale e fisica. Studiate e sperate in Dio, se non volete ascoltare la voce tranquilla di un medico che vi comunica l’apparire di una di quelle sindromi i cui nomi ci terrorizzano!

“Altro dirti non vo’…”

40)Ascoltata alle TV.

In questo nostro strano mondo si parla di “ paesi in via di sviluppo” mentre ce ne sono altri già sviluppati. In quest’ultimi la produzione industriale di medicinali raggiunge cifre enormi.

È stata fatta una ricerca per verificare la quantità di prodotti medicinali che finiscono nelle acque che defluiscono dalle città. E la cosa è ragionevole, perché tutti noi compriamo medicinali che consumiamo solo in parte. La parte rimanente finisce, come logico e raccomandato, nella spazzatura e, con il tempo, si può ritrovare nelle acque di fiumi o ruscelli che abbandonano le città e penetrano nel suolo in profondità.

E questi residui rappresentano anch’essi quantitativi enormi. In alcuni casi sono il 50% di quei salvifici medicinali comprati in origine.

Questi dati fanno supporre che non sia vero che stiamo contaminando il mondo intero… forse solo il 50%.

41)Diagnosi e prognosi.

Oltre che in medicina questi sono termini hanno un uso anche nella storia, ho letto ultimamente.

Se la diagnosi è accertata, sappiamo anche come gli avvenimenti seguiranno.

Giambattista Vico? Può darsi.

E il libero arbitrio? Proprio per mettere in dubbio il libero arbitrio Galilei è finito in mano dell’inquisizione. Galileo, a Padova, studiava gli astri e si divertiva a fare l’oroscopo ad amici ma, quando poteva o ne aveva necessità, lo faceva anche ad estranei e a pagamento.

Un tipo di quelli che prendono le cose sempre in modo troppo serio, lo denunciò perché credere che l’avvenire sia scritto negli astri significa negare il libero arbitrio e questo è gravissimo, per molta gente.

Ma Galileo era un ficcanaso e continuò ad osservare come stelle e pianeti “per lo libero ciel fan mille giri”. Sulla sua testa pendeva sempre quella famosa denuncia, a Padova, di essere un astrologo che commerciava oroscopi e… non ci pagava le tasse. Per di più scriveva libri, nero su bianco, e quindi era necessario il processo.

Guarda un po’ quali sono le “cause della storia”, in certi casi!

 

42)Per salutare…

Dopo più di vent’anni di lavoro all’estero ritornammo, io e la mia compagna, in Italia.

Il periodo di vacanze passò rapidamente tra visite a parenti e amici.

Non so perché tutti si preoccupavano di tenerci occupati e ci portavano di qua e di là a visitare questa o quella meta turistica, esattamente come fanno per tutti i turisti, dimenticando che noi eravamo italiani, nati e vissuti in Italia. Ma era impossibile rifiutare tante attenzioni.

In una di queste gite visitammo una basilica con relativo monastero, molto famosa nel mondo cristiano. Naturalmente, essendo nato in quella regione, io la conoscevo. L’avevo visitata più volte da piccolo, ma erano trascorsi tanti anni!

I locali del santuario erano colmi di turisti di tutte le nazionalità. E c’erano tante cose da vedere, ognuna d’esse legata a una leggenda.

Tutto molto fantasioso e interessante.

Io rimasi particolarmente colpito da un dipinto di grandi dimensioni che, su una parete, attraeva gli sguardi per lo splendore del fondo. Un fondo d’oro, molto luminoso, anche per la sapiente disposizione delle lampade che l’illuminavano. Una cosa bellissima a vedersi. E rimasi fermo a guardare tutta quella luce d’oro per un tempo, finché mi sentii chiamare per continuare il percorso.

In quel preciso istante passavano accanto a me due frati, camminando lentamente.

-Sono venuto per salutare i pellegrini, diceva uno dei due all’altro, che rimaneva silenzioso, con la faccia seria.

-Solo per salutare. -Per salutare- ripeteva uno dei due.

Troppo facile intuire che c’era stata una disubbidienza e colui che parlava si scusava per essere venuto tra tutta quella gente, cosa che può risultare molto grata a che fa vita solitaria. L’altro, con la faccia seria, lo riaccompagnava fuori dalla folla. Quelle brevi frasi mi distrassero.

Ora, tutta quella luce, tutto quell’oro del dipinto che mi aveva affascinato mi sembrava un po’ meno splendido!

Avevo ascoltato due santi uomini che si comportavano come uomini…come noi.

Erano confratelli ed uno di loro era stato umiliato e allora che importanza aveva ciò che si prova per un dipinto, anche se molto bello!

 

 

43)Socrate, Aristide e le ostriche.

Nella Stazione Sperimentale Agricola nella quale lavoravo era consuetudine, ai miei tempi, lavorare anche il sabato. Per lo più il pomeriggio era utilizzato per conferenze o lezioni di inglese, utili ai più giovani che aspiravano ad una borsa di studio ed ai più anziani per rinverdire una lingua usata nelle ore passate in biblioteca.

So bene che dall’inizio del terzo millennio lo studio del greco antico non è più molto apprezzato. Ma noi, da giovani eravamo molto orgogliosi di frequentare il liceo classico, in Italia. C’erano sì gli studenti dello scientifico che cantavano: “noi del greco ce ne freghiamo”, ma il diploma del classico apriva le porte per entrare in tutte le facoltà, senza esami d’ammissione.

Questo per dire che, anche dopo tanti anni, ricordavo ancora qualcosa di Omero, di Lisia, di Eschilo ed anche della nascita della democrazia, che sembra diventata oggi una condizione necessaria per il  sopravvivere della società.

In una di queste conferenze l’oratore ebbe a citare Socrate. Non ricordo di cosa si trattasse, ma ricordo benissimo la frase usata: “Come scrisse Socrate….”

Non mi fu possibile lasciar correre lo svarione:

-Ma se Socrate non ha scritto niente- dissi a voce alta, creando non poco imbarazzo al dissertante che non capiva l’errore.

E questo fu uno dei miei peccati, dovuti al fatto d’aver frequentato il liceo classico.

Anche in un’altra occasione non seppi resistere alla tentazione di mostrare che non accettavo mi si parlasse con errori, di alcuni miei ricordi.

In una lezione d’inglese una professoressa, che per altro conosceva molto bene il suo mestiere, accennò ad un tal greco al quale era stata “presentata un’ostrica” ed era dovuto andare in esilio.

E questa volta ero io che non capivo. Certamente i greci conoscevano le ostriche e magari le apprezzavano molto, a tavola, non dovendo neppure pagare i prezzi esorbitanti dei nostri giorni!

Poi ricordai d’aver visto in un libro la foto di un pezzo di ceramica con incise le prime lettere del nome Aristide. Si trattava della “scheda” usata a quei tempi, per votare democraticamente l’esilio di qualcuno. Era l’esilio o meglio l’ostracismo, che era un esilio con regole particolari.

Ed ebbi uno scambio di parole con l’insegnante che non accettava i miei chiarimenti.

Certo “l’ostracon” era un pezzetto di ceramica di un vaso rotto e gettato nella spazzatura, ma era anche lo scudo delle tartarughe e delle ostriche, ma credevo dovesse essere difficoltoso scrivere sulle valve di un’ostrica!

Qualche giorno dopo l’insegnante mi chiese scusa. Poi trascorso del tempo dovetti chiederle scusa io perché in un libricino per bambini, aperto per caso, vidi un racconto sulla storia dei greci ed il disegno di un signore, con la toga bianca, che mostrava un’ostrica aperta ad un altro greco.

Quando un bambino vede e legge cose simili è difficile che poi, per tutta la vita, non faccia confusione tra molluschi e ostracismo.

44)Danni di guerra.

Noi, vecchi emigrati, possiamo legger, oggi, giornali italiani.

Sulla pagina semi-letteraria (ha per fine la pubblicità dei libri) ho letto un breve commento al “libretto” di Catullo. Nella mia piccola biblioteca ho ancora un vecchio “Carmina selecta” che risale all’epoca del liceo e, sfogliandolo, ho letto alcuni versi i cui frammenti ricordavo:

Lesbia… passer meae puellae…ebrioso acino…multa per gentes et aequora…advenio frater…

Iocundum mihi proponis amorem…

Erano anni di guerra e del primo dopoguerra quando studiavo queste cose. Erano anni molto giovani per noi ed era raro avere bravi professori, impegnati al fronte o dedicati anche ad altre attività per sbarcare il lunario, in quegli anni miserevoli.

Catullo ha scritto cose belle e noi ne abbiamo conosciute poche e male. E dal giornale ho appreso anche cose che non sapevo.

E quindi la nostra generazione ha perso anni e saperi importante perché poi, all’università di materia scientifiche, non si ha più tempo e voglia d’intrattenersi con il latino.

Cose così bisogna studiarle al liceo, negli anni giovani. E troppi di quegli anni sono stati di guerra.

E anche questi non sono “danni di guerra?”

45)“Come ti ammaestro il pupo.”

Si è parlato molto, últimamente, del bosone di Higgs.

C’era una volta…un non so che, e si verificò il big-bang. Nell’istante seguente…ma che dico istante… è troppo tempo. Meglio: seguì la creazione del campo di Higgs. Qualcosa come un campo elettro-magnetico.

Prima della creazione di questo campo c’erano particelle, o cose ed onde che si muovevano a grandissima velocità, come i fotoni o luce. Creatosi il campo di Higgs, alcune di queste cose diminuirono di molto la velocità e acquistarono peso o meglio massa (che si può pesare in chilogrammi, cioè è peso che non tiene conto della gravità).

-Chiaro?

Come si dimostra questo?

Nella scienza moderna, quando questa ha cominciato a rendersi indipendente dalla fede, si sono stabilite certe regole per accettare la verità di una teoria.

Una di queste è che ogni uomo possa ripetere gli esperimenti che provano la teoria.

Per esempio, uno afferma d’essere andato a caccia ed aver ucciso un raro uccello dalle ali dorate, al quale si può dare un nome e cognome secondo le regole stabilite da Linneo. Affinché la sua affermazione possa essere accettata come vera, dev’essere possibile, per qualsiasi di noi, andare a caccia e, con un po’ di fortuna, poter sparare a uno di questi uccelli, anche se solo in teoria, perché son volatili rari.

Ora come si applica tale regola alla ricerca del del campo di Higgs?

Facile. È sufficiente sparare con particelle subatomiche, a velocità altissime, su alcune di queste cose, in un punto dove esse hanno una maggiore densità, rompere tutto e studiare i frammenti della rottura. Come prendere un bicchiere di vetro, sbatterlo in terra e poi studiare i frammenti ottenuti sino a concludere che sono frammenti di un vaso. Semplice no?

Ed alla base di tutto questo c’è una matematica un po’ più difficile di quella che usiamo per pagare i conti della spesa e quindi non alla portata di tutti. Quindi è nostro dovere credere a ciò che ci dicono gli scienziati…aver fede nelle loro parole.

Stiamo cioè sostituendo una fede che crearono i nostri progenitori con la loro fantasia, quando cominciarono a domandarsi dove andava a finire un uomo dopo morto, con un’altra basata in formule piene di lettere greche e numeri arabi o indiani che siano.

Ma anche la matematica ha i suoi limiti e non sa spiegarci alcune cose in maniera comprensibile ai semplici mortali. Ne sa qualcosa Cantor che provò a percorrere cammini non accettati dalla scienza ufficiale e finì dritto in manicomio accusato dai suoi colleghi, professori universitari, di corrompere la logica degli studenti.

Certo che quando uno ti dice che in una retta di un centimetro ci sono infiniti punti e ugualmente infiniti punti sono presenti in un’altra retta della lunghezza di un chilometro …avrà pure ragione, ma io non capisco.

Non staranno costruendo grattacieli su fondamenta diciamo…incerte?

E di nuovo si cade nella fede che viene usata, per tranquillizzare gli uomini, da istituzioni che da millenni si occupano di fede.

Quando si dice: il progresso!

 

 

46)Dimmi la verità…

Pirandello fu un grande del primo novecento. Ricordo: Liolà, Pensaci Giacomino e L’uomo, la bestia e la virtù. Tutta un’altra cosa è : “Sei personaggi in cerca d’autore”, ma i titoli che mi hanno maggiormente colpito quando, ancora adolescente li ho letti, sono stati “Così è, se vi pare” e “Uno, nessuno, centomila”.

Vale a dire: una cosa può essere vista così, o diversamente. Dipende da ciò che più piace o concorda con le idee che abbiamo in mente. Un tratto irregolare del viso può essere osservato o no e contribuire a rendere una persona più o meno simpatica, etc. etc. e si può finire in manicomio se i dubbi si fanno molto insistenti. In conclusione si presenta il problema: esiste la verità assoluta?

La psicologia è nata come un capitolo della filosofia quando di queste cose si scriveva ancora in latino. Poi, alla fine dell’ottocento, diventò lo studio delle sensazioni, delle emozioni e dell’intelletto umano. Ora si è sviluppata tanto e non so quante altre definizioni siano state proposte e dalle università escono laureati in psicologia che aiutano i poveri mortali nel vivere quotidiano.

Ma non era così ai miei tempi quando, studente all’università, mi fu riferito che alcuni psicologi si erano messi a disposizione per chiarire le nostre attitudini. Era un novità ed anch’io partecipai ad un colloquio sull’argomento.

Non ricordo molto sulle domande e risposte che si susseguivano rapidamente. Ricordo che a un certo punto mi sentii chiedere a bruciapelo: – Ma la verità esiste o no?

-No- risposi, avendo in mente Pirandello ma, con mia sorpresa, il colloquio terminò bruscamente. A me sembrava che qualcuno avesse anche scritto che la verità non esiste; esistono solo le interpretazioni dei fatti.

Io me ne andai interdetto. Possibile che fossero state scritte scritte stupidaggini ed io me le fossi bevute?

Arrivai alla conclusione che quel professore non mi aveva dato il tempo di spiegarmi o che, forse, non conosceva tutto Pirandello o se ne era dimenticato.

Che peccato che non sia ancora vivo ai nostri giorni, quando si parla di quattro dimensioni dello spazio-tempo e noi non possiamo neppure immaginare dove diavolo si nasconda la quarta dimensione.

E forse son tutte cose vere che noi non abbiamo la capacità di intuire.

Incredibile! Altro che piccole verità assolute!

47)Il capo sono io…

Credo che in Italia, dopo la seconda guerra mondiale, non si sia mai vista una crisi o meglio un disorientamento generale, come l’attuale. Sono state fatte elezioni e un dirigente ben noto di un partito, risultato vincitore, ha dichiarato alla stampa la sua convinzione che la democrazia diventa più forte se i cittadini si interessano alla democrazia, questo è un bene per tutti, etc, etc… e che i politici fanno errori… e che il miglior garante della buona democrazia era lui.

Non ho potuto evitare di sorridere ricordando una vignetta vista su un giornale, nel primo dopoguerra (e sono trascorsi più di cinquant’anni), nella quale erano rappresentati alcuni banditi nel momento della loro fucilazione ed il fumetto di uno di loro diceva: “mirate al petto e risparmiate il capo! E soprattutto ricordate che qui il capo sono io!”

48)Dante era dei nostri.

«Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.»

Dante Alighieri. Paradiso.

I vecchi emigrati lo sanno già. I più giovani lo imparano rapidamente. Ma i politici non lo sanno e mai pensano che Dante fu, anche lui, un emigrante.

Ma Dante aveva maggiore libertà di scelta. Lui poteva farsi cacciare da Firenze per vari motivi: per essere guelfo invece che ghibellino o bianco invece che nero. Gli emigranti d’oggi hanno un solo motivo e sempre lo stesso.

49)Dio ha bisogno degli uomini.

È il titolo di un vecchio libro e di un vecchio film. Ma è proprio così. Quante persone lo credono e quante sono più papiste del Papa! E tutti parlano in nome di Dio. E in tutte le religioni. E coloro che hanno più potere decidono per tutti. E quante brutte cose si fanno in suo nome. Gli attentati e le attività kamikaze sono molte. Si direbbe che Dio sia un minorato che non sa “comunicare” o, come si dice un “diversamente abile” e gli uomini debbono aiutarlo a fare ciò che lui non può. Le conseguenze di queste decisioni, buone o cattive, non hanno molta importanza visto che tutto si fa per dare una mano a Dio!

50)E gli anni passano…

Uno dei primi esami che ho dato all’università è stato quello di genetica vegetale. Mendel, Morgan, geni dominanti e recessivi, cris-cros e crossing-over, incroci di piselli verdi e gialli, la drosophila melanogaster e un sacco d’altre cose. La genetica era allora un mondo poco esplorato che prometteva conoscenze che si potevano solo intuire.

In cinquant’anni abbiamo fatto progressi enormi. L’ingegneria genetica ci ha spalancato un enorme scenario di possibilità. Credo che Mendel, (che era un monaco e realizzò le sue esperienze nell’orto del convento del quale era custode e che con la sua mentalità matematica aveva saputo interpretare i suoi dati in maniera così semplice), avrebbe bruciato i suoi appunti se avesse potuto solo sospettare che saremmo arrivati a progettare nuove specie, creando tanti problemi, anche di natura etica, difficili da risolvere. Ora quei problemi esistono e non li abbiamo ancora risolti.

Ed io ho visto il dramma di alcuni ricercatori, in là con gli anni, che nel secolo scorso avevano dedicato la vita alla ricerca agricola e, pensandolo bene, avevano fatto grandi cose nel campo della fitotecnica dando pane a tante gente, ma che avevano lavorato con la fecondazione artificiale, con incroci interspecifici od anche intergenerici ed avevano ottenuto organismi diploidi o tetraploidi usando al massimo la colchicina. Ma non erano topi di laboratorio. Solo agronomi, sapienti di botanica, in paesi con prevalente agricoltura estensiva, e non usi a realizzare operazioni di sartoria: quei tagli e cuciture di geni e catene di geni come fanno oggi, con grande maestria, i più giovani.

Ma il mondo è cambiato rapidamente e dalle università sono usciti i nuovi agronomi . L’agronomia, che era stata principalmente botanica e fitotecnica, si è dispersa in tanti rami, e tutto è cambiato e cambia tanto rapidamente che i vecchi saggi sono rimasti irrimediabilmente sorpassati. E loro se ne sono resi conto, con molta tristezza.

51)Agricoltura.

È deprimente vedere quanta poca importanza si dà in Italia alla ricerca agricola. Certo, c’è la crisi che si sta rivelando più grave e complessa di quella del ’29 che ha dovuto aspettare la seconda guerra mondiale per essere finalmente vinta.

E negli ultimi decenni sono stati fatti, in agricoltura, tanti progressi e tanto rapidamente da far dimenticare Malthus e le sue infauste previsioni dovute alla progressione aritmetica e geometrica dell’aumento delle produzioni agricole e della popolazione umana, rispettivamente.

Ma recentemente sono apparsi su giornali e riviste articoli che parlano in modo entusiasta dell’impiego di cavallette, larve coleotteri nell’alimentazione umana. Si ha l’impressione di una campagna mondiale in atto per modificare la cognizione che gli insetti siano schifosi. Tutti affermano all’unisono che, al contrario, si tratta di alimenti per palati raffinati e si fanno esempi di paesi orientali nei quali è il loro uso alimentare è una tradizione plurisecolare che potrà aiutare a vincere la fame.

E poi ci si preoccupa dell’acqua necessaria in agricoltura. Si mostra l’enorme differenza che esiste tra i consumi idrici di diverse colture. Enorme è la differenza tra alcuni vegetali e le varie proteine animali. Forse un giorno dovremo diventare vegetariani. Nessuno parla di pesci e c’è da presumere che, in questo caso particolare, il problema non sia molto grave!

E poi quando si parla d’acqua in agricoltura si pensa quasi sempre a coltivazioni irrigue ed agli sprechi dell’elemento. Nessuno pensa che un campo di grano, durante la crescita consuma, per evaporazione e traspirazione, grandi quantità d’acqua che, generalmente, può essere riposta nel suolo solo dalle piogge. Non si pensa che esportando derrate da paesi agricoli grandi produttori, si “esporta acqua”. Chi ha lavorato in questa linea di ricerca lo sa molto bene.

Malthus è una leggenda strana. Gli si da ragione o torto, in differenti periodi, a seconda del fatto che in alcuni paesi si parli o meno della fame.

E l’acqua, e che l’acqua non serva solo per bere, è un argomento che sino ad ora non ha preoccupato molto. Ho ascoltato, tempo fa, un ministro giustificare la riduzione della spesa per la ricerca agricola con l’argomento che le piogge sono la “tecnologia di Dio”!

52)La fantasia.

L’uomo possiede la fantasia ma non immagina nulla che non abbia in qualche modo conosciuto o in qualche forma, intuito. Nulla dal nulla. Avete mai visto il teschio di un elefante? Qualcuno lo ha visto in tempi antichi e si chiese cosa poteva essere. Usò la sua fantasia e nacque la leggenda omerica dei ciclopi.

E, sempre in tempi andati, furono trovate parte degli scheletri di grandi animali che non esistono più e l’uomo immaginò mostri enormi e terribili, combattuti da cavalieri, alcune volte santi che liberavano fanciulle, come nel caso di san Giorgio. Poi, per caso, Becquerel fece la stupidaggine di lasciare in un cassetto, sopra una lastra fotografica, un minerale poco conosciuto, che causò l’apparire d’una immagine sulla lastra e Maria Curie, che studiò quella strana sostanza, ebbe le mani deformate orribilmente e poi morì probabilmente a causa delle radiazioni dell’uranio. Ci sono i raggi Röntgen, i raggi cosmici, che non si vedono neppure loro.

Raggi sì, come la luce…ma la luce si vede …e quindi esiste anche qualcosa come la luce…ma che non si vede. E noi immaginiamo onde, come quelle del mare, perché le onde possiamo disegnarle e giocarci conoscendo un poco di matematica e geometria. O forse le radiazioni sono pacchetti d’energia, perché anche con questi possiamo giocare con un po’ di matematica, un foglio di carta e una matita.

Quindi con la fantasia si possono immaginare cose molto strane che, in realtà, non troviamo nel nostro mondo.

E nello spazio esistono tante radiazioni che conosciamo solo mediante l’uso di apparati. Alcune di queste radiazioni possono attraversare la materia. In fisica si realizzano esperienze in laboratori scavati sotto molti metri di roccia, per non avere interferenze di neutrini… e cose simili.

Quindi esiste un mondo dell’invisibile che non vediamo, non tocchiamo, non udiamo semplicemente perché non abbiamo organi adatti. Dove comincia e dove finisce questo universo sconosciuto è difficile immaginare.

Certo è che alcuni esseri umani hanno saputo usare la fantasia, “ab antiquo”. Si sono dichiarati veri e propri professionisti in materia ed esercitano la loro professione trovando risposte adeguate a tranquillizzare le ansietà degli umani.

E poi ci sono i miti e leggende su cose avvenute tanto tempo fa che, per qualche motivo, sono state tramandate anche se trasformate e abbellite e che, alla fine, son risultate utili.

Quindi un aldilà certamente esiste. “Come, quando e perché” … queste son cose differenti! Sappiamo solo che non lo vediamo, né sentiamo, né udiamo e ciascuno di noi è libero d’immaginarlo come più gli piace. Certo alla fantasia noi associamo alcune matematiche che ci suggeriscono molto e ci danno un certo senso di sicurezza. Ma forse pretendiamo troppo dalla capacità dell’intelletto umano.

Bel risultato per millenni di ricerca!

53)La grande impresa.

Nel 1985 più di venti anni erano passati dal giorno in cui avevamo abbandonato l’Italia, e vi ritornammo.

La mia compagna aveva un fratello maggiore, molto maggiore. Era psichiatra.

Andammo a trovarlo in Italia. Io non lo conoscevo, ma i due si fecero festa. Poi andammo in un bar per parlare tranquilli. Ma sembrava che non avessero molto da dirsi :

-quello era morto..l’altro pure ..di un altro erano tanti anni che non se ne sapeva più niente.

Logico, dopo tanto tempo. Ma il fratello mostrava una faccia ridente, radiante direi.

-Sai, ripeteva, ho compiuto ottant’anni! Ottanta!

Sembrava dicesse d’aver compiuto una “impresa”, “qualcosa d’incredibile!”

Lui era psichiatra. Io no, e pensavo:

-Chissà cosa significa questo!

54)Il Re Travicello.

Ricordo d’aver ascoltato, da piccolo, la favola del Re Travicello che, più o meno , dice così.

Nel mezzo di un bel prato c’era uno stagno pieno di rane. Il regno delle rane era governato dal Re Travicello. Un re buono, timido, molto comprensivo, che non puniva mai i suoi sudditi.

Ma le rane erano cattive ed egoiste. Non tenevano in nessuna considerazione il loro re. Lo insultavano, lo prendevano in giro, saltavano sopra il travicello e lo insudiciavano.

La cosa era arrivata ad un punto tale che tutte le rane si misero d’accordo e deposero il loro Re.”Re per Grazia di Dio e volontà della Nazione”,come si usava scrivere sino all’ultima guerra.

Così nacque il problema: -Come sostituirlo?

Un altro travicello?Oh, no… con la brutta esperienza appena terminata!

Una rana…una di loro! Neppure. Non sembrava una buona idea.

Era necessario eleggere un Re giovane, energico, capace di mantenere l’ordine e farsi rispettare.

E tutte insieme decisero di inviare una delegazione ad uno stagno vicino, dove viveva un serpente d’acqua, per invitarlo a cambiare residenza ed assumere la corona.

Il serpente d’acqua accettò l’offerta e fu acclamato Re ma, appena cinta la corona, afferrò una rana e la mangiò.

Il popolo delle rane dello stagno rimase molto sorpreso e, quando il serpente afferrò una seconda rana, fuggì terrorizzato in tutte le direzioni.

Il serpente d’acqua rimase come Re, mangiando una rana ad ogni pasto. Ora non si udiva più, la sera,”il canto della rana rimota alla campagna”. Tutti rispettavano le regole. Tutto era in ordine.

Raccontai questa favola ad un ragazzo dell’età che avevo io quando l’avevo udita a mia volta.

“Che fai…mi racconti la metafora di quello che avverrà qui, con la politica d’oggi?”- mi sentii dire!

Siamo all’inizio del terzo millennio ed i ragazzi sono molto più svegli ed informati di quanto lo eravamo noi, alla loro età.

Tutta colpa di Internet. Noi vecchi facciamo certe figure!

55) Forbici e DNA.

È morto Sanger, il biochimico che aveva ricevuto due volte il Nobel.

Lo hanno riportato tutti giornali.

Lui scherzava sui premi e sulla sua capacità di fare ricerca. E giocava con aminoacidi, proteine, cromosomi e geni. Fu capace di mettere ordine nei cromosomi e di tagliare, come si fa con le forbici, catene di amminoacidi. L’uomo ha sempre guardato in alto per cercare ciò che lo interessa veramente. Ma, negli ultimi decenni, ci si è resi conto che nei cieli ci sono stelle, comete, asteroidi ed anche spazzatura dei satelliti, ma non quello che vogliamo sapere. E gli spazi sono immensi. E siamo riusciti a fotografare anche i confini dell’universo, che si espande verso…verso che? Non si sa.

Meglio lasciar stare! Ma oltre a ciò che è estremamente grande esiste ciò che è estremamente piccolo: il regno dei geni e della fisico-chimica. Ed è qui che sembra risieda la “Direzione Generale” delle cellule, degli organi e della vita.

Immaginare da dove viene la vita, non so se sta diventando più facile o difficile.

56)Gabriele D’Annunzio.

Poesie, imprese d’amore e di guerra di D’Annunzio non mi sono mai piaciute ma, una volta, ho letto una sua dedica:

“Ai medici d’Italia”

Gabriele D’annunzio

(Dottore di piaghe, dottore di stelle.)

Tra parentesi c’è una sintesi (delle umane cose) grandiosa, geniale.

Forse può essere apprezzata solo da vecchi, molto vecchi e rin…meglio: rim-bambiti, direbbe un maligno!

57)Crisi.

Siamo nel 2013. Anno di crisi in Italia. Non c’è occasione per litigare che i politici lascino passare. E manca lavoro per i giovani. Imprenditori si suicidano perché non possono pagare le tasse. I più grandi le tasse non le pagano.

Almeno tutto questo è ciò che leggo sui giornali e ascolto alla TV.

Oggi ho letto su un quotidiano un fatto che mi ha sorpreso. In un antico borgo quasi abbandonato,  in Toscana, si sono istallati cinque trentenni ritornati in Italia dopo essere fuggiti all’estero per lavorare. Ora lavorano per una società che costruisce case, attività abbandonata dalla popolazione locale e che dicono sia ora un buon affare per tutti.

La cosa strana è che la società che ha organizzato il tutto è tedesca.

E gli italiani che fanno? Sanno solo dedicarsi alla politica e litigare?

Siamo in Toscana…d’accordo. Dante, Machiavelli e tanti altri ci insegnano che litigare sino alla morte è possibile. E poi ricordo che quando studiavo a Pisa avevo notato che la città si animava solo all’ inizio dei corsi universitari. Quando gli studenti andavano in vacanza la città sembrava morta. Una città deserta. Quando camminavo sul lungarno vedevo solo qualche pescatore, annoiato, seduto sulla riva. E ho sempre pensato:

-com’è possibile che questa sia la stessa d’una volta, conosciuta come una delle città marinare padrone del “mare nostrum?”.

58)10 febbraio 2014.

È su tutti i giornali. Hanno ucciso una giovane giraffa, in presenza di bambini, in uno zoo in Danimarca, per evitare la consanguineità nelle seguenti generazioni. L’hanno squartata e data in pasto ai leoni.

Ci sono articoli e foto. Leggendo e guardando le foto si ha l’impressione che non si approvi il fatto, ma nessuno lo dice apertamente.

Già, sarebbe facile dire che è bestiale! Ma c’è il rischio di sentirsi dire che questo è esattamente ciò che tutti noi facciamo, giornalmente…cioè uccidere.

Ed è anche ciò che accade in natura nelle acque, nell’aria e sulla terra, con la massima indifferenza dell’umanità intera. È la legge della vita, dicono in tanti.

E ci dicono anche che l’uomo è buono, intelligente e amato dagli dei.

Che bello!

59)Istinto.

Spero che un giorno qualcuno sappia dirmi cos’è. Un neonato si nutre del latte materno. Lo fà per istinto e con l’aiuto della madre… mi dicono.

In questi giorni vengono trasmessi alla TV bellissimi documentari su temi svariati di biologia e ho visto e ricordo molto bene, le immagini della nascita di un canguro. Una cosina davvero molto piccola…un centimetro o due, di colore rosso mattone che, uscito dalla sede originaria, si arrampicava sulla parete esterna del marsupio e vi scompariva dentro, in cerca della mammella. E tutto questo avviene per istinto?

Ho avuto l’impressione che il neonato, che non riceveva nessun aiuto dalla madre canguro, seguisse le istruzioni di uno di quei programmi, tanto complicati, che noi utilizziamo nel PC.

E forse l’istinto è proprio questo!

60)Un aldilà c’è.

Son 20-30 mila anni che l’”homo sapiens” esiste e solo negli ultimi due o tre secoli abbiamo scoperto cose che non si vedono, non si ascoltano o toccano. L’elettricità; raggi X; raggi alfa, beta e gamma; raggi cosmici, che penetrano nelle nostre case e attraversano i nostri corpi e, negli ultimi anni, leggiamo continuamente di nuove ipotesi sulla vera natura della materia o energia e sulla nascita dell’universo, delle stelle, galassie ed altro. Una volta, di non corporeo, c’erano solo i fantasmi nei vecchi castelli.

E l’idea di qualcosa che sfugge ai nostri sensi esisteva già da molto tempo, ma era stata soddisfatta con l’aiuto della fantasia di quegli umani che ci parlavano e scrivevano di un’ombra che, dopo la morte, se ne andava nell’Ades, o non so dove.

Recentemente ho letto che sono riusciti a fotografare stelle alla distanza di 6000 anni luce (o forse 6000 milioni?… per me è la stessa cosa perché non so immaginare la differenza). C’è quindi, intorno a noi, uno spazio immenso solo in parte occupato dalla materia. Ed il resto cos’è. Materia oscura o energia oscura… dicono.

E questo non è un aldilà?…forse non proprio quello che si intende per oltretomba, ma aldilà alfine.

61)nullu homo vivente po’ skappare”

Pascal scrisse che è meglio credere nell’aldilà dato che vale la pena (anche se le probabilità della sua esistenza fossero poche, come una su un milione) perché credendo c’è da guadagnare se esiste veramente e non si perde nulla se il l’aldilà non c’è. Questo è quanto ho ascoltato nell’ora di religione, a scuola, tanti… tanti anni fa.

Cavour stava facendo l’Italia (e un po’ anche gli italiani), e sapeva molto bene che la capitale del nuovo stato doveva essere per forza Roma. Ma Roma era la capitale dello stato pontificio. Cavour era un uomo geniale, straordinario politico e un giorno, quando ebbe un malore, fece chiamare il suo confessore e chiese d’essere assistito, nelle ultime ore di vita, con i conforti usuali in tali circostanze. E li ottenne, nonostante la scomunica.

Lorenzo il Magnifico, è stato un “vero uomo rinascimentale”, signore di Firenze. Colui che scrisse: “chi vuol essere lieto sia, del doman non c’è certezza”. In punto di morte fece chiamare Savanarola e chiese l’assoluzione per i suoi peccati. Cosa che gli fu concessa.

Logico… ma non tanto, visto che si trattava di Savanarola!

Fellini, il nostro regista, non è stato mai troppo tenero con gli uomini di chiesa, almeno nei film che ho visto io ma, malato e cosciente d’essere a rischio vita, volle parlare con un vescovo.

Ma i quattro erano uomini straordinari, retti, a modo loro.

A me sembra che Pascal faccia un ragionamento da un uomo che si occupa di finanza mondiale, ai tempi nostri.

Cavour sembra essere stato troppo preoccupato di non lasciarsi distrarre da problemi estranei alla politica ed al buon vivere. Deve aver pensato che in ogni caso era meglio rimanere nella propria fede, anche se “scomunicato”.

Lorenzo il Magnifico, da buon fiorentino, sembra aver giocato tutta la vita a “rosso e nero”, pensando che un colpo di fortuna è sempre possibile all’ultimo momento.

Ai nostri giorni Fellini, in punto di morte, disse che la conversazione con il vescovo era stata come mettere sulle spalle di un altro una zaino molto pesante.

Tutto vero, tutto falso!

La verità è che ci sono problemi ai quali ”nullu homo vivente po’ skappare”.

62)“Tempi moderni!”

È tanto tempo che non vado al cine, ma oggi ho visto un film alla TV. Era un vecchio film che, a suo tempo, ebbe grande successo. Si trattava di corvi. Corvi buoni in questo caso, che di quando in quando apparivano in branchi e spaventavano per il numero, colore, dimensioni e quella loro cattiva fama di mangiare cadaveri. E poi c’erano i fantasmi.

Tutto si svolgeva ai nostri tempi, in una fattoria agricola.

Mi venne in mente che i fantasmi, una volta, abitavano castelli e palazzi antichi e non fattorie con trattori, grandi superfici coltivate con tecniche moderne e una casa con tutte le comodità. I nostri sono tempi moderni.. logico e poi i fantasmi furono citati anche da “storiografi molto seri” .

63)“Tempora et mores”.

Io appartengo al secolo passato quando i neonati si fasciavano, lasciando libere solo le braccia. Si temeva che si potessero spezzare o rompere come giocattoli appena usciti dalla macchina. Ai tempi d’oggi i neonati hanno indosso solo un vestitino

Tempora et mores”cambiano, è vero, ma solo per alcune cose. L’umanità continua a far guerre che sembrano necessarie per promuovere l’industria di guerra, indispensabile per evitare la disoccupazione.

In Europa, nel 1900, sono state combattute due guerre con stragi e distruzioni tanto grandi da preoccupare vari capi di stato i quali, come sempre, hanno trovato subito una soluzione. Fare gli Stati Uniti d’Europa.

Son passati più di sessant’anni ma questi Stati Uniti non appaiono.

Ci sono state troppe guerre dopo la caduta dell’Impero Romano e, dopo le società agricole e guerriere, sono nate le società industriali e guerriere. E se prima c’erano crisi agricole e crisi sociali dovute spesso a pandemie, ora c’è una grande crisi economica globale che, indirettamente causa “guerre a rate”.

Una volta la peste controllava le popolazioni: la peste d’Atene descritta da Tucidite, quella del Boccaccio del 1300 e quella de Manzoni nel 1600 e cose simili accadevano anche nel “nuovo mondo”, ancora da scoprire. La natura usava simili mezzi per controllare la densità delle popolazioni.  Anche la relazione tra prede e predatori contribuiva all’equilibrio. Ora sembra che questi meccanismi non siano più sufficienti, anche se in Italia si lamentano per la bassa natalità.

64)Olismo e individualismo.

Devo averlo letto da qualche parte: il primo termine intende dire che la società domina, in mille modi, sull’individuo. Il secondo, è l’individuo, genio o carismatico, che influisce in forma dominante sulla società.

Certo che in più di ottant’anni di vita, ho visto ed ascoltato dittatori, riconosciuti scienziati, politici che parlavano in modo ammirevole e convincente. Veri sofisti che potevano far fronte a Socrate!

Poi, finita la riunione o conferenza, ripensando tranquillamente alla sostanza di quanto udito, mi rendevo conto che non avevano detto nulla di molto interessante. Magari cose che tutti sanno inconsapevolmente. Ma le avevano dette tanto bene da meritare forti applausi.

65)Napoleone ci provò.

L’imperatore dei francesi (nato troppo tardi per essere italiano, perché la Corsica eragià stata ceduta) aveva ricevuto un cardinale che l’aveva fatto infuriare e gridò: io distruggerò la chiesa!

Il prelato sorrise benevolmente e rispose: noi non ci siamo ancora riusciti!

Vero o no, vale la pena non dimenticare l’episodio quando leggiamo o ascoltiamo certe notizie in questo nostro a.d. 2015.

66)La bomba d’acqua.

Io vivo all’estero ed ho ascoltato la frase: “bomba d’acqua” alla televisione italiana. Ho pensato che in Italia cominciano ad esagerare con l’uso di termini inesatti o stranieri. Neppure l’uso di “così tanto” mi piace molto. E poi, perché hanno quasi abolito i congiuntivi?

In ogni modo una sera,mentre camminavo per tornare a casa , ho sentito cadere alcune gocce di pioggia.

Feci appena in tempo a pensare: “devo affrettarmi” e lo scroscio fu tanto rapido e abbondante da rendere gli abiti completamente inzuppati e gocciolanti. Mi fermai, perché non vedevo un riparo a portata di mano e poi mi sembrò che non potessi bagnarmi più di quanto lo ero già. Intesi allora l’esatto significato di: “bomba d’acqua”. In più di ottant’anni di vita non mi era mai capitato.

67)Che spavento!

La TV. trasmette spesso documentari di biologia molto interessanti. Nell’ultimo che ho visto mostrava una cavalletta morta che, dopo poco tempo, si risollevava e camminava pian piano, in cerca di un qualsiasi contenitore d’acqua. Poteva essere anche acqua versata su un pavimento o in una piscina. Nell’acqua, l’insetto morto e di nuovo immobile, lasciava uscire dal suo corpo un filamento oscuro, molto sottile e molto lungo. Un verme parassita, evidentemente, che aveva svolto il suo ciclo vitale nel corpo dell’insetto e che ora doveva riprodursi. E per riprodursi aveva bisogno di acqua, nella quale deporre le uova.

Era accaduto, diceva il commentatore, che il parassita aveva ucciso il suo ospite e aveva preso il controllo del cervello della bestiola, obbligandola a camminare in direzione dell’acqua, che gli era necessaria.

Spero che tutto questo sia solo una ipotesi ed una interpretazione completata, con un po’ di fantasia, dal commentatore, perché l’idea che un cervello di un essere vivente possa controllare, anche a brevissima distanza, quello di un morto, insetto o no, mi spaventa.

68)Distruggeremo l’Isis!

“ Distruggeremo l’Isis”. L’hanno detto due capi di stato occidentali dopo la strage effettuata a Parigi, dai terroristi, alla fine del 2015.

E questa non è una nuova crociata?

È quello che vogliono farmi credere TV. e giornali, fingendo d’ignorare l’argomento ed evitando di ricordare quella parte della storia antica.

Certo, ci sono enormi differenze sulle cause e sugli avvenimenti attuali ed antichi. Un tempo il motivo prevalente era religioso… ora è il petrolio. Un tempo c’era anche la necessità di conquistare nuove terre e diminuire la disoccupazione tra guerrieri che non potevano ereditare il feudo paterno . Ai nostri tempi si potrebbe creare disoccupazione se diminuisse la disponibilità dell’energia, di cui abbiamo tanto bisogno, ma non dimentichiamo che, per più di mezzo millennio, il medio oriente e parte dell’Europa e dell’Africa sono stati un grande impero arabo-turco. E quindi è in gioco anche il ricordo e l’orgoglio di un antico passato.

E per dare maggior coraggio ai crociati veniva promessa loro la vita eterna nei cieli e, dall’altra parte, oggi, si lascia intravedere un altro tipo di residenza, sempre nei cieli… ed anche molto gradevole.

69)Attività scolastiche.

Il primo reattore nucleare fu costruito, durante la seconda guerra mondiale, nel 1942, sotto la superficie di un campo sportivo abbandonato, a Chicago. Ritirando barre di cadmio dalla pila,si attivava la reazione. Ponendole di nuovo si soffocava la reazione. Il cadmio, che si “mangiava” i neutroni, doveva far cessare felicemente l’esperimento.

Ma era la prima volta che si faceva una prova di quelle dimensioni e il campo sportivo, anche se abbandonato, era molto vicino a una città.

Quando frequentavo un istituto di fisica, per ottenere l’autorizzazione all’acquisto ed uso di alcuni nucleidi che erano necessari alla mia attività, uno dei professori ci raccontò che, nel dubbio, Fermi chiese la collaborazione dei suoi studenti. Questi dovevano essere presenti all’esperimento con secchi pieni di una soluzione di cadmio da versare sulla pila atomica, in caso di un qualsiasi incidente, per interrompere immediatamente la reazione nucleare.

Gli studenti erano molto orgogliosi dell’incarico e il solito spiritoso disse: “siamo lo squadrone della morte” e come tale furono denominati nell’ambito degli “addetti ai lavori”, perché quelle “attività scolastiche” si svolgevano nel massimo segreto.

70)…ai tempi di Galileo.

Sembra che Galileo non avesse molta voglia di mantenere corrispondenza scritta con studiosi, suoi contemporanei. E ne aveva i suoi buoni motivi.

Scrisse poche lettere a Keplero, in latino naturalmente ma ancora, ai suoi tempi, c’era troppa gente che poteva intendere benissimo il significato di pensieri o cose nuove osservate in cielo e scritte in latino.

Ed allora, sempre in latino, scriveva frasi che alludevano alla mitologia o poneva le parole in disordine. In tal forma il discorso era inteso correttamente solo da chi conosceva puntualmente il problema trattato.

E, mi sembra ricordare che, in frasi molto brevi rimescolava, senza alcun ordine, le singole lettere dell’alfabeto.

In conclusione, credo che anche l’invenzione della “settimana enigmisticapossa essere attribuita a Galileo.

71)Umor nero.

“Dio è morto, Max pure ed io non mi sento bene” ha detto un superuomo.

Ma già i greci avevano concluso che Dio non c’è, ma se c’è non si occupa degli uomini.

Max non l’ho mai letto. Ne ho sentito parlare e le sue idee non mi sembrano poi tanto originali.

Io ci sono. Mi sono conosciuto con “l’occhio della mente” ma…quasi certamente…morirò anch’io e non saprò più nulla.

A questo punto la battuta d’umor nero del superuomo non mi fà più sorridere.

72)Annibale e Scipione.

I pensionati, si sa, non hanno molte preoccupazioni ed una notte, prima di addormentarmi, mi è venuto in mente Annibale.

Sí, il grande generale Barca che alla fine perse la testa, tagliata e gettata nel campo romano da un re che si diceva suo amico, dopo la sconfitta subita ad opera di Scipione.

E mi sembrava strano che il generale punico avesse quasi sempre avuto il sopravvento sugli eserciti romani mentre combatteva in Italia, lontano dalla sua patria. Poi richiamato in Africa per difendere Cartagine, perse la battaglia definitiva proprio a “pochi passi” dalla sua città. E Scipione, che lo aveva come temibile nemico in Italia, anche lui “a pochi passi”, nel Sud, fosse andato a combatterlo e vincerlo in Africa.

Vero che, a forza di ripeterlo, tutti i romani avevano ormai in testa: “Cartago delenda”.

Forse se non ci fossero stati gli ozi di Capua!

Ma la storia è quella che è. Non ammette nessun se.

73) La calunnia.

Solo recentemente un “Pontifex Maximus” ha ricordato, parlando a una gran folla, che la parola può uccidere. Si riferiva evidentemente alla calunnia, così poco tenuta in considerazione in questo nostro tempo quando la si usa, senza pensarci molto, in comizi e discussioni politiche.

Rossini, e non solo lui, la musicò: “La calunnia è un venticello- un’ auretta assai gentile- che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia, incomincia a sussurrar…”

Talleyrand, il ben noto ministro di Napoleone, ex vescovo, diceva ai suoi agenti, a proposito dei suoi avversari: “parlatene male, parlatene male, qualcosa resta sempre”. Forse la frase fu detta da qualcun altro. Non so. Ma non importa, perché fà intendere bene la sostanza della calunnia.

Anche Botticelli, quel pittore grande, meglio unico, sapeva molto bene il significato della parola, perché la dipinse in quel quadro dal titolo, appunto: “La Calunnia”

Nessuno la nomina volentieri. Molti la praticano. Ed è soggetto non molto raro dell’oratoria, della musica e della pittura.

74)Nascere, vivere e morire.

Quante volte abbiamo ascoltato, come se fosse la cosa più logica e semplice di questo mondo: “si nasce, si cresce, s’invecchia e si muore”. Per tutti gli essere viventi, microbi, piante e animali è così.

L’ultima volta che ho ascoltato la frase, si trattava della risposta di un saggio ad una domanda sulla morte.

A me non sembra sia la risposta giusta. Qual’è la risposta giusta? Vattelapesca!

Certo che nessuno mi ha chiesto l’autorizzazione, prima di farmi venire al mondo. Molti, troppi e piuttosto vagamente, mi dicono cose molto diverse che mi aspettano dopo la vita. Ed io dovrei essere in gran parte responsabile di quanto mi accade in “questo piccolo atomo del male, che è il nostro mondo!

Non è giusto che altri abbiano deciso e decidano, per me.

Nel mio caso, nei tempi attuali, l’aldilà è stata una fantasia di uomini geniali, ma vissuti tanto, tanto tempo fa, che non sapevano nulla di ordinatori quantici, né di bosoni di Higgs ed onde gravitazionali, delle quali abbiamo alcuni indizi solo ai nostri giorni.

So bene che non è molto saggio lasciare scritti, nero su bianco, questi dubbi che ci assalgono quando abbiamo crisi di malinconia, ma ho ascoltato recentemente un’intervista fatta ad un vecchio che ha detto:

-ho novant’anni, ed ora sí che sono veramente libero. Non ho molto da vivere, la casa è mia, ho una pensione che, per legge, nessuno mi può togliere. Ora sì che sono libero e dico tutto quello che voglio.

Ed anch’io sono molto vecchio.

75)Grande e piccolo.

Cos’è grande e cosa è piccolo? Un bambino è piccolo e il padre è grande. Il Colosseo è grande, ma il nostro mondo lo è molto di più. Più grande ancora è quello che chiamiamo universo. Ma a questo punto la cosa si complica.

Dove comincia e dove finisce l’universo? Stiamo parlando di spazio o di spazi che non trovano posto nella nostra fantasia. Provate a immaginarli! E poi gli spazi si misurano col metro, ma per le stelle e le galassie si usano “anni luce”.

Un anno luce è lo spazio percorso dalla luce in un anno. E la luce corre a trecentomila chilometri al secondo.

Fate il conto. Non c’è niente da fare. Meglio accontentarsi di parole e numeri.

Passiamo alla parola piccolo. Abbiamo detto che piccolo è un bambino. Ma una sola cellula è molto, molto più piccola. Tanto è vero che non la vediamo ad occhio nudo. Il bambino sì. E una molecola è più piccola ed ancora di più lo è un atomo. Ma anche l’”a-temno” dei greci è fatto di particelle che alla fine sembrano essere solo energia.

Sono dovuto arrivare molto in là con gli anni per capire quanto limitato è il nostro intendimento. Tutte le dimensioni… parole quotidiane… non sono altro che parole, per noi.

Abelardo insegnava filosofia e diceva:”Stat rosa pristina nomine. Nomina nuda tenemus.”

Tutto questo fantasticare vuol solo essere un ricordo dell’autore di: “Il nome della rosa” che, tanto tempo fa, ci fece ricordare quella frase in latino.