Milwaukee 1917. Uno scontro tra italoamericani

Milwaukee 1917. Uno scontro tra italoamericani

Robert Tanzilo, Milwaukee 1917. Uno scontro tra italoamericani, Foligno, Editoriale Umbra, 2006 (I Quaderni del Museo dell’Emigrazione 7), 148 pp.

Milwaukee 1917. Uno scontro tra italoamericaniQuesto piccolo volume avrebbe potuto offrire uno spaccato importante non soltanto sulla vita della comunità di origine italiana nel Wisconsin durante la prima guerra mondiale, ma anche sul ruolo delle Chiese protestanti fra gli emigrati. Tuttavia l’autore si perde progressivamente nella massa dei dettagli che ha raccolto e alla fine non ha ben chiaro cosa voglia raccontare.
In primo luogo ci offre una biografia di August (Agostino) Giuliani (Vignanello, 1881 – Milwaukee, 1929), entrato nell’ordine dei Carmelitani, quindi convertitosi al protestantesimo, infine sposatosi e trasferitosi a predicare negli Stati Uniti. In secondo luogo, ci presenta una serie di informazioni sulla presenza protestante fra gli emigrati italiani di Milwaukee, prima, dopo e durante la permanenza di Giuliani. In terzo luogo, ci narra l’evoluzione delle missioni protestanti fra gli italiani di quella città, anche dopo la morte del protagonista. In quarto e ultimo luogo descrive la crescita del movimento anarchico italo-americano e il suo conflitto con Giuliani.
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Presenze in terra straniera. Esiti letterari in età moderna e contemporanea

Presenze in terra straniera – Parole e sangue

Presenze in terra straniera. Esiti letterari in età moderna e contemporanea, a cura di Graziella Pagliano, Napoli, Liguori, 2005, 156 pp.

Arturo Giovannitti, , a cura di Martino Marazzi, Isernia, Cosmo Iannone, 2005, 380 pp.

Presenze in terra straniera. Esiti letterari in età moderna e contemporanea Parole e sangue

L’accresciuta attenzione per tutti i risvolti culturali dell’emigrazione italiana ha ultimamente favorito un enorme recupero della letteratura italiana d’ambito migratorio. La raccolta poetica di Giovannitti Parole e sangue, uscita originalmente nel 1938 e oggi curata per il pubblico italiano da Martino Marazzi, ci permette di riscoprire un personaggio molto interessante: pastore protestante dopo la traversata oceanica, quindi agitatore sindacale e leader socialista, nonché oratore e giornalista, infine combattente antifascista, ma anche poeta, uomo di teatro e romanziere. E soprattutto, per quanto qui ci riguarda, autore politico e letterario in due lingue, anzi bilingue: con fenomeni di auto-traduzione e di elaborazione parallela nelle due lingue, che rendono quanto meno curiosa un’operazione per altro destinata al fallimento letterario, come da tempo lo stesso Marazzi ricorda (cfr. il suo Misteri di Little Italy, Milano, Franco Angeli Editore, 2001, pp. 87-90).

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John Fante. Storie di un italoamericano

Storie di un italoamericano – La babele americana

Gianni Paoletti, John Fante. Storie di un italoamericano, Foligno, Editoriale Umbra, 2004, 195 pp.

Sara Antonelli, Anna Scacchi, Anna Scannavini, , a cura di Anna Scacchi, Roma, Donzelli, 2005, 280 pp.

John Fante. Storie di un italoamericano La babele americana. Lingue e identità negli Stati Uniti d’oggi

Per quanto l’insediamento italo-statunitense sia ormai di vecchia data, alcuni recenti studi offrono importanti elementi per comprendere la questione della sua integrazione. La riflessione di Antonelli, Scacchi e Scannavini sviscera il problema della lingua (gli Stati Uniti sono un paese anglofono o plurilingue e che spazio vi hanno e vi hanno avuto gli idiomi degli immigrati). Al proposito Scacchi ricorda nel primo capitolo come Henry Louis Mencken, innocentista nell’affaire Sacco e Vanzetti e autore di uno dei primi voluminosi trattati sull’anglo-americano, abbia scritto che i due anarchici erano stati condannati soltanto perché parlavano male l’inglese: in caso contrario, qualsiasi giudice avrebbe immediatamente capito l’assurdità delle accuse rivolte loro. Paoletti ricostruisce invece un caso di studio letterario nel sesto quaderno del Museo Regionale dell’Emigrazione di Gualdo Tadino: le difficoltà incontrate da John Fante nel venire a patti con la sua nuova patria e con la famiglia e il gruppo d’immigrati nel quale era cresciuto.

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