If the Sidewalks of These Streets Could Talk

Altri modenesi – Temi e rappresentazioni per un atlante della mobilità migratoria a Modena

Antonio Canovi, Nora Sigman, Altri modenesi – Temi e rappresentazioni per un atlante della mobilità migratoria a Modena, Torino, EGA, 2005, 222 p.

 Questo volume offre allo stesso tempo un numero impressionante di informazioni, una riflessione, sia pure implicita, sullo studio globale dei fenomeni migratori e alcuni suggerimenti molto interessanti per lavori futuri.
Questi ultimi nascono in primo luogo dal carattere locale, provinciale, modenese del volume, malgrado i dati regionali o nazionali e malgrado l’ampiezza obbligatoriamente mondiale di qualsiasi studio dell’emigrazione italiana e, oggi, sull’immigrazione in Italia. Si possono immaginare pubblicazioni dello stesso tipo per altre o per tutte le altre province italiane, in modo da ottenere un quadro completo e di procedere a comparazioni sempre più illuminanti perché estremamente precise. Altri spunti possono sorgere dalla frustrazione per i limiti imposti dal lavoro editoriale, che impone una selezione delle informazioni perché l’oggetto globale è troppo vasto, o anche per qualche sbavatura dovuta al carattere pionieristico del lavoro.
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Presenze in terra straniera. Esiti letterari in età moderna e contemporanea

Presenze in terra straniera – Parole e sangue

Presenze in terra straniera. Esiti letterari in età moderna e contemporanea, a cura di Graziella Pagliano, Napoli, Liguori, 2005, 156 pp.

Arturo Giovannitti, , a cura di Martino Marazzi, Isernia, Cosmo Iannone, 2005, 380 pp.

Presenze in terra straniera. Esiti letterari in età moderna e contemporanea Parole e sangue

L’accresciuta attenzione per tutti i risvolti culturali dell’emigrazione italiana ha ultimamente favorito un enorme recupero della letteratura italiana d’ambito migratorio. La raccolta poetica di Giovannitti Parole e sangue, uscita originalmente nel 1938 e oggi curata per il pubblico italiano da Martino Marazzi, ci permette di riscoprire un personaggio molto interessante: pastore protestante dopo la traversata oceanica, quindi agitatore sindacale e leader socialista, nonché oratore e giornalista, infine combattente antifascista, ma anche poeta, uomo di teatro e romanziere. E soprattutto, per quanto qui ci riguarda, autore politico e letterario in due lingue, anzi bilingue: con fenomeni di auto-traduzione e di elaborazione parallela nelle due lingue, che rendono quanto meno curiosa un’operazione per altro destinata al fallimento letterario, come da tempo lo stesso Marazzi ricorda (cfr. il suo Misteri di Little Italy, Milano, Franco Angeli Editore, 2001, pp. 87-90).

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Itinerario di un «figlio del 1914». Fernando Schiavetti dalla trincea all’antifascismo

Itinerario di un «figlio del 1914»

Stéfanie Prezioso, Itinerario di un «figlio del 1914». Fernando Schiavetti dalla trincea all’antifascismo, Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita, 2004, XII-390 pp.

Itinerario di un «figlio del 1914». Fernando Schiavetti dalla trincea all’antifascismoRaramente si ha l’occasione di seguire la formazione politica e intellettuale dei responsabili dell’emigrazione antifascista. Sennonché la conservazione dell’archivio di Schiavetti in Svizzera, prima del suo trasferimento a Firenze, permette a Stéfanie Prezioso di studiare proprio il percorso formativo di un rappresentante della sinistra repubblicana, che capeggiò la scissione della Alleanza repubblicana socialista (ARS), poi confluita in Giustizia e Libertà. L’autrice completa così lo studio di Marina Tesoro ed Elisa Signori, imperniato sull’esilio (Il verde e il rosso. Fernando Schiavetti e gli antifascisti nell’esilio, fra repubblicanesimo e socialismo, Firenze, Le Monnier, 1987) e le memorie della figlia Franca Magnani (Una famiglia italiana, Milano, Feltrinelli, 1990). Prezioso ha voluto comprendere le contraddizioni di un personaggio complesso, nato nel 1892, studente della Scuola Normale, repubblicano interventista atipico, in rivolta contro l’ambiente familiare e il padre questore, ma anche intriso di un rivoluzionarismo che privilegia la piccola borghesia e di un umanitarismo paternalista.
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John Fante. Storie di un italoamericano

Storie di un italoamericano – La babele americana

Gianni Paoletti, John Fante. Storie di un italoamericano, Foligno, Editoriale Umbra, 2004, 195 pp.

Sara Antonelli, Anna Scacchi, Anna Scannavini, , a cura di Anna Scacchi, Roma, Donzelli, 2005, 280 pp.

John Fante. Storie di un italoamericano La babele americana. Lingue e identità negli Stati Uniti d’oggi

Per quanto l’insediamento italo-statunitense sia ormai di vecchia data, alcuni recenti studi offrono importanti elementi per comprendere la questione della sua integrazione. La riflessione di Antonelli, Scacchi e Scannavini sviscera il problema della lingua (gli Stati Uniti sono un paese anglofono o plurilingue e che spazio vi hanno e vi hanno avuto gli idiomi degli immigrati). Al proposito Scacchi ricorda nel primo capitolo come Henry Louis Mencken, innocentista nell’affaire Sacco e Vanzetti e autore di uno dei primi voluminosi trattati sull’anglo-americano, abbia scritto che i due anarchici erano stati condannati soltanto perché parlavano male l’inglese: in caso contrario, qualsiasi giudice avrebbe immediatamente capito l’assurdità delle accuse rivolte loro. Paoletti ricostruisce invece un caso di studio letterario nel sesto quaderno del Museo Regionale dell’Emigrazione di Gualdo Tadino: le difficoltà incontrate da John Fante nel venire a patti con la sua nuova patria e con la famiglia e il gruppo d’immigrati nel quale era cresciuto.

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Chicago's Italians. Immigrants, Ethnics, Americans

Chicago’s Italians. Immigrants, Ethnics, Americans

Dominic Candeloro, Chicago’s Italians. Immigrants, Ethnics, Americans, Charleston, SC, Arcadia, 2003, 160 pp.

 Chicago's Italians. Immigrants, Ethnics, Americans

La ricostruzione delle vicende di singoli insediamenti urbani di immigrati costituisce uno dei generi di monografie più diffusi nel campo degli studi etnici. In questo contesto, la comunità italo-americana di Chicago è stata oggetto di un cospicuo numero di ricerche che spaziano dalla pionieristica indagine di Giovanni E. Schiavo (The Italians in Chicago. A Study in Americanization, Chicago, Italian-American Publishing Co., 1928) al più recente libro di Thomas A. Guglielmo (White on Arrival. Italians, Race, Color, and Power in Chicago, 1890-1945, New York, Oxford University Press, 2003), passando attraverso il volume di Humbert S. Nelli (The Italians in Chicago, 1880-1930. A Study in Ethnic Mobility, New York, Oxford University Press, 1970) e la tesi di dottorato inedita di Rudolph J. Vecoli (Chicago’s Italians Prior to World War I, University of Wisconsin, 1963). A tutti questi lavori – eccetto lo studio di Guglielmo – attinge in maniera copiosa Dominic Candeloro per presentare una sintesi della presenza italiana a Chicago dall’arrivo alla metà dell’Ottocento dei fratelli Frank and August Lagorio, considerati i “pionieri” dell’insediamento italiano, all’elezione di Joanne Spata nel 2003 quale prima donna a presiedere il Joint Civic Committee of Italian Americans.
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