Le riviste sulle migrazioni nel Brasile

Nella sua opera classica più celebre, Casa grande e senzala (1933), l’antropologo pernambucano Gilberto Freyre descriveva il Brasile come una specie di precursore del mondo futuro dove, inevitabilmente, varie razze e culture si sarebbero fuse tra loro [1]. Se prima dell’Ottocento i tre elementi fondativi della società brasiliana erano costituiti dai colonizzatori portoghesi che occupavano un ruolo guida sugli indigeni e sugli schiavi provenienti dalle colonie africane, con l’Indipendenza (1822) e la consolidazione dell’Impero il quadro si fece più complesso per l’inizio di nuove politiche immigratorie. Numerose iniziative governative che in maniera altalenante e con una maggiore distribuzione in determinate regioni del Sud e del Sud-Est, fin dalla prima metà dell’Ottocento ambirono ad attrarre immigrati, perlopiù europei, considerati “ideali” all’interno del progetto civilizzatore che mirava alla colonizzazione di alcune aree restituite all’agricoltura, e più in generale, alla modernizzazione sociale ed economica del paese. Con l’avvento della Repubblica (1889), il cui inizio coincideva, di fatto, con l’abolizione definitiva della schiavitù (1888), il peso dell’immigrazione di manodopera a basso costo divenne sempre più sostanzioso con incentivi predisposti all’accoglienza di individui non più esclusivamente provenienti dall’ Europa. Particolarmente elevati furono gli ingressi di italiani, che nel 1920 ammontavano a più di 1.200.000 [2], corrispondenti a circa il 40% del totale dei flussi migratori, tra cui erano considerevoli quelli dal Portogallo, Spagna, Germania, Siria, e Giappone. L’entrata di stranieri declinò sensibilmente dopo la Grande Guerra, e ancor più con le misure restrittive applicate nel periodo della “nazionalizzazione” degli anni Trenta. Nel secondo dopoguerra la curva cominciò a crescere di nuovo, sebbene in maniera assai più timida rispetto al passato. I piani di sviluppo che negli anni ‘50 non ebbero grande successo, e ancor più l’instabilità politica del decennio successivo, con il colpo di Stato militare del 1964, allontanarono l’emigrazione tradizionale verso il Brasile. Continuarono, però, ad entrare africani di paesi lusofoni, così come i “vicini” sudamericani di Argentina, Paraguay, Colombia, Bolivia e Perù. Negli ultimi trent’anni con la globalizzazione sono aumentati i flussi da altre regioni africane, così come è cresciuto il numero di rifugiati in conseguenza di disastri naturali – il caso degli haitiani – o a causa di conflitti o dittature, come nel caso di siriani, afgani, venezuelani e angolani. Solo per farsi un’idea più precisa, sono illustrativi i dati raccolti dall’Osservatorio delle Migrazioni Internazionali, organo ministeriale che registrava tra il 2011 e il 2021 un milione e 400 mila nuovi stranieri in Brasile, con i venezuelani al primo posto, seguiti dagli haitiani (https://portaldeimigracao.mj.gov.br/). Molte altre informazioni sui processi di mobilità umana incisivi nella composizione demografica e sociale del Brasile odierno, sono registrate nel portale Observatório das migrações em São Paulo (https://www.nepo.unicamp.br/observatorio/). Legato all’Università di Campinas, questo organo riunisce con abbondante disponibilità digitale, i risultati delle ricerche di specialisti interessati soprattutto, ma non solo, al contesto dello Stato di São Paulo, tradizionalmente il cuore pulsante di tali dinamiche immigratorie, anche per la sua connotazione produttiva e industriale.
Non possiamo ignorare, poi, l’incidenza che il fenomeno migratorio ha evidenziato anche “in uscita” negli ultimi 40-50 anni. Secondo i dati ufficiali del Ministero degli Esteri relativi al 2021, circa 4,4 milioni di brasiliani risiedono all’estero, più del 40% di questi negli Stati Uniti, seguiti da nazioni vicine come il Paraguay e più distanti come Portogallo, Regno Unito e Giappone. In Italia si contano circa 162.000 brasiliani [3].
Forse proprio in virtù del peso effettivo e trasversale che tali dinamiche hanno esercitato nella composizione dell’intero tessuto sociale, l’analisi dei fenomeni storici e contemporanei di mobilità umana, non risulta oggi necessariamente concentrata in riviste scientifiche specifiche sul tema. Se con l’inserimento di parole chiave utilizziamo uno dei più accreditati portali brasiliani per la ricerca in periodici scientifici (Portal de periodicos da CAPES-Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nivel Superior: www.periodicos.capes.gov.br) ci rendiamo conto che i numerosi articoli relativi a questioni migratorie sono distribuiti in una miriade di riviste indicizzate, perlopiù legate ai principali dipartimenti universitari di storia e scienze umane, che spaziano dalle questioni sociali ed economiche, a quelle politiche e culturali. Il vantaggio consiste nel fatto che, quasi tutti i periodici scientifici brasiliani, permettono di scaricare gratuitamente i loro contenuti.
Nel caso specifico dell’emigrazione italiana si segnalano poche riviste storiche che hanno dedicato interi numeri monografici al fenomeno. Esempi virtuosi risultano il Dossiê Imigração Italiana, 14, 2 (2008) del periodico semestrale Locus-revista de história, organizzato da Marcos Olender con contributi vari di studiosi italiani e brasiliani, su questioni storico-culturali e politiche legate all’immigrazione italiana nell’intero paese, con uno spazio maggiore riservato allo stato del Minas Gerais, da cui proviene la stessa rivista (https://periodicos.ufjf.br/index.php/locus/index);più specifico sulla mobilità storica nello stato del Rio Grande do Sul e in altri stati meridionali brasiliani, è invece il monografico Brasil-Itália Travessias della rivista semestrale “História: Debates e Tendencias”, 5, 1 (2004). Anche in questo caso gli articoli spaziano dalle questioni di transculturalismo linguistico-letterario, agli aspetti più generali politico-identitari [4]. Un altro numero tematico più recente è Italianos no Brasil: e-imigração e retorno della rivista “Navegar”, 2, 2 (2016) (http://www.labimi.com.br/navegar/). Interamente digitalizzato e di libero accesso, questo periodico semestrale vincolato al Laboratorio di Studi Migratori (LABIMI) della Università Statale di Rio de Janeiro (UERJ), nacque nel 2015 come una delle poche riviste storiche brasiliane interamente dedicate al tema della mobilità umana. Nonostante il prestigio internazionale del suo consiglio editoriale e la buona struttura generale, la rivista si è bruscamente interrotta nel 2017, lasciando i quattro numeri disponibili online. Sempre per il caso italiano, tra i periodici, invece, più divulgativi e non strettamente accademici – anche se regolarmente indicizzato –, merita di essere segnalata la “Revista Casa d’Italia”, una pubblicazione mensile digitale di accesso libero (https://casaditaliajf.com.br/). Dal 2020 organizza edizioni monografiche pubblicando articoli brevi di specialisti e ricercatori, con l’intento principale di fomentare discussioni con uno sguardo attento ai legami storici tra il Brasile e l’Italia e i suoi riflessi sull’organizzazione della società brasiliana.
Sono relativamente poche, anche se in crescita in ambito sociologico, le riviste scientifiche con focus esclusivo sul tema migratorio. La più accreditata, in chiave di valutazione accademica, risulta la quadrimestrale “REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana” (www.remhu@csem.org.br), legata al Centro Scalabriniano di Studi Migratori di Brasilia e finanziata dalla Congregazione delle suore missionarie di San Carlo. Il periodico è interdisciplinare e pubblica in differenti lingue (inglese, portoghese, spagnolo, italiano) articoli totalmente accessibili in forma gratuita, risultanti da studi originali relazionati al tema delle mobilità internazionali contemporanee. Dal 2006 ogni numero è composto da una sezione monografica specifica, alla quale si aggiunge uno spazio per articoli vari, nell’intento di promuovere una circolazione di studi che favoriscano la difesa e la promozione di diritti umani delle persone e dei popoli in movimento. Una visione anche superficiale dei principali titoli, può essere sufficiente per illustrare la ricchezza degli argomenti trattati in prospettiva globale con un’attenzione particolare alle dinamiche più recenti, senza escludere, sebbene con frequenza assai più sporadica, le esperienze storiche, sempre inserite in un quadro internazionale.
Un’ altra rivista specifica, legata al Centro de Estudos Migratórios (CEM) di São Paulo (inserito nella rete più estesa degli Scalabrini Migrations Study Centers – SMSC), è la quadrimestrale “Travessia: revista do imigrante”, interamente digitalizzata e accessibile gratuitamente online (https://www.revistatravessia.com.br/travessia). Dal 1988, in prospettiva interdisciplinare, riceve articoli in varie lingue, analizza le dinamiche delle migrazioni nazionali e internazionali cercando di articolare un dialogo proficuo tra il mondo accademico e i movimenti popolari, sindacali e pastorali, interpretando il fenomeno migratorio come un “fatto sociale totale”. Per la sua longevità e la ricchezza delle tematiche analizzate, rimane uno dei riferimenti principali a disposizione degli studiosi.
Di accesso libero è anche la rivista scientifica semestrale “Périplos” (https://periodicos.unb.br/index.php/obmigra_periplos/index) nata nel 2017 per impulso di un gruppo di ricercatori di Studi Comparati in Scienze Sociali dell’Università di Brasilia. Con l’obiettivo di stimolare uno spazio di riflessione e dibattito, promuove la pubblicazione di numeri tematici con articoli originali che, in prospettiva critica, analizzano i fenomeni più recenti di mobilità Nord-Sud, Sud-Nord e soprattutto Sud-Sud. Di approccio interdisciplinare, i contributi fino ad oggi raccolti offrono discussioni interessanti su questioni di genere, sistemi di protezione internazionale, fenomeni di transnazionalismo, emigrazione qualificata, con un occhio di riguardo al tema dei rifugiati politici.
Sulla stessa linea si è mossa per un breve periodo dal 2018 al 2021 la “Revista Limiares: migração vista pelo sul”, un semestrale organizzato da studenti, ricercatori e professori dei dipartimenti di Economia, Relazioni Internazionali e Giurisprudenza della Università Federale del Rio Grande del Sud. I pochi numeri, comunque tutti interamente disponibili online (https://www.ufrgs.br/grigs/revista-limiares/), forniscono spunti interessanti di riflessione sulla geopolitica dei movimenti migratori in Sudamerica, con una enfasi sul tema del rifugio e dei sistemi di tutela legislativa degli immigrati.

[1] Gilberto Freyre, Casa grande & senzala: formação da família brasileira sob o regime da economia patriarcal, São Paulo, Global, 2003 (1933).

[2] Angelo Trento, Do outro lado do Atlântico, São Paulo, Nobel, 1989.

[3] Secretaria de Assuntos Consulares, Cooperação e Cultura, Comunidade brasileira no exterior, Brasília, Ministério das Relações Internacionais, 2022.

[4] Questa rivista storica, che afferisce al Programa de Pós Graduação em História dell’Università di Passo Fundo nel Rio Grande do Sul, dedica frequentemente spazio a questioni relazionate al tema dell’immigrazione europea in generale, negli stati più meridionali del Brasile. Purtroppo non tutti i numeri sono digitalizzati e disponibili online (http://seer.upf.br/index.php/rhdt/index).