If the Sidewalks of These Streets Could Talk

Gli italiani del Belgio. Storia e storie di due secoli di migrazioni

Anne Morelli, Gli italiani del Belgio. Storia e storie di due secoli di migrazioni, Foligno, Editoriale Umbra, 2004, 130 pp.

 

 Esce a cura della professoressa Anne Morelli dell’U.L.B. il quinto Quaderno del Museo dell’Emigrazione di Gualdo Tadino, in collaborazione con la Regione dell’Umbria. Il piccolo volume, dedicato alle migrazioni italiane in Belgio, riassume cronologicamente le vicende più importanti delle varie ondate migratorie italiane. In un primo momento viene descritta la comunità italiana pre-industriale per poi giungere alla storia dell’insediamento ottocentesco. In seguito viene affrontata la situazione del nuovo secolo e del ventennio fascista. Un capitolo importante riporta le molteplici storie personali avvenute durante la seconda guerra mondiale e il periodo di resistenza per arrivare infine alla grande “deportazione” economica post-bellica.
Dalla presenza dei grandi mercanti e banchieri toscani del Quattrocento si prende in considerazione l’inizio delle relazioni tra le due popolazioni. Durante l’Ottocento, anche se poco numerosa, la colonia italiana fa sentire il suo peso politico ed intellettuale, partecipando attivamente ai moti insurrezionali e alla rivoluzione belga che porterà all’indipendenza dai Paesi Bassi nel 1830. Molti esuli risorgimentali italiani trovano così rifugio nel nuovo stato belga, particolarmente aiutati dai gruppi liberali e socialisti belgi. Esiste anche una colonia parallela di lavoratori, artigiani e artisti di strada che rimane tuttavia distante dalle personalità più impegnate sia intellettualmente che politicamente.
La prima guerra mondiale vede le colonie italiane sostanzialmente unite alle sorti del popolo belga, in nome dell’alleanza che legava i due stati. Inoltre alcune truppe italiane, stanziate in Belgio, contribuirono attivamente alla liberazione del paese. Negli ultimi anni del primo conflitto, si denota la presenza di molti soldati italiani nei campi di prigionia tedeschi presenti in Belgio.
Particolarmente ricco di dettagli è il capitolo dedicato al ventennio fascista e al periodo della seconda guerra mondiale. In questo lungo periodo infatti l’emigrazione italiana assume un duplice valore, politico e lavorativo. Chi espatria per lavorare e sopperire alla mancanza di mano d’opera in seguito alle pesanti perdite militari belghe e chi fugge dal travagliato regime italiano si trova spesso unito nel condividere le difficili condizioni di vita. I “fuoriusciti” italiani rimangono in ogni caso sotto stretta sorveglianza politica e poliziesca sia da parte dello stato belga sia di quello italiano. Ricordiamo a questo punto l’importante volume dell’autrice dedicato in passato proprio all’analisi approfondita del Fascismo e antifascismo nell’emigrazione italiana in Belgio (1922-1940) (Roma, Bonacci, 1987).
Gli ultimi due capitoli prendono in esame il periodo post-bellico. Un periodo indubbiamente interessante se non altro dal punto di vista strettamente quantitativo. Quasi 300.000 italiani dal 1946 al 1960 trovano lavoro in Belgio. Una vera diaspora operaia derivante dall’accordo bilaterale del 1946 firmato tra i due stati in pieno clima di ricostruzione. Diaspora effettuata in tali condizioni di disagio e povertà che richiede l’uso della parola “deportazione”, unica realtà che possa rendere tutto il senso drammatico a questi enormi movimenti umani.
Il lungo periodo storico preso in considerazione mette in risalto le molteplici problematiche legate alla presenza dei nostri connazionali in Belgio. La significativa presenza degli emigrati italiani si iscrive a pieno titolo all’interno di un fenomeno storico di “lunga durata” e dall’importanza numerica sempre crescente. Una serie di vicende non sempre lineari, ma che in ogni momento storico evidenziano la complessità delle tematiche dell’arrivo in una nuova realtà territoriale. Gli Italiani del Belgio intreccia dunque l’analisi politica, economica e sociale alla storia contemporanea del Belgio. Le grandi vicende migratorie trovano così posto nel complesso quadro storico contemporaneo europeo.