Le politiche migratorie italiane, ieri ed oggi. Strategie e problemi a confronto

Il 15 maggio scorso si è tenuto presso il CSER di Via Dandolo l’incontro di “letturE dialoghi” dedicato alle politiche migratorie italiane. Occasione è stata la recente pubblicazione di due studi di argomento affine, (Michele Colucci, Lavoro in movimento. L’emigrazione italiana in Europa (1945-57), Roma, Donzelli editore, 2008; Luca Einaudi, Le politiche dell’immigrazione in Italia dall’Unità ad oggi, Roma-Bari, Laterza 2007) ma differenti per ottica disciplinare e per il periodo considerato.
Il quadro dell’attualità centrato sul tema “immigrati-sicurezza” ha offerto lo spunto per alcune considerazioni con cui P. Lorenzo Prencipe, Presidente del CSER ha aperto il pomeriggio. Si tratta in primo luogo di tener conto del divario spesso elevato esistente tra realtà e percezione dei fatti, come ampiamente dimostrato da sondaggi recenti sul tema della sicurezza: divario che compromette l’efficacia delle soluzioni e che dovrebbe essere tenuto nel debito conto. Di fronte al crescente numero di persone disposte a partire e ad una disponibilità all’accoglienza sempre più limitata, sono necessarie politiche migratorie mirate, che adottino “un approccio integrato e non la repressione poliziesca”.

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Settimana dell’Argentina


La Fondazione Casa America desidera ricordarLe i prossimi appuntamenti nell’ambito della

Settimana dell’Argentina
(12-21 maggio 2008)

lunedì 19 maggio
Villa Rosazza – h 17.00
I Titanosauri della Patagonia
Immagini e filmati di presentazione delle campagne scientifiche condotte nell’ambito della cooperazione paleontologica tra la rete PANGEA e la provincia del Rio Negro.
Intervengono: Claudio Rissicini, Coordinatore della Rete Museale PANGEA; Walter Landini, Università di Pisa e Responsabile scientifico di PANGEA.
Celebrazione della figura di Fiorentino Ameghino (1854-1911) a cura di Francesco Surdich, Università di Genova.

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Per una storia politica dell’emigrazione

Emigrazione italiana e antifascismo in esilio

Agli specialisti è ben noto, sin da quando il tema incominciò ad essere oggetto di indagine storiografica al principio degli anni Cinquanta, che il tratto distintivo dell’emigrazione antifascista italiana, subito evidenziato da un’analisi comparativa delle migrazioni politiche novecentesche, è la rilevanza del nesso tra esilio politico e diaspora economica, determinato da due distinti fattori1.
In primo luogo va ricordata la composizione dei flussi in uscita dall’Italia nei primi anni Venti, caratterizzati dalla nutrita presenza di lavoratori la cui decisione di spostarsi all’estero nasceva non solo da ristrettezze economiche patite in Italia, ma anche, e in molti casi soprattutto, dal bisogno di “cambiare aria”, di abbandonare luoghi di residenza nei quali la vita si era fatta rischiosa ed insostenibile a causa degli attacchi dello squadrismo fascista e la possibilità stessa di conservare o trovare un’occupazione era compromessa dalle intimidazioni, dall’emarginazione sociale e dai veri e propri “bandi” con cui i fascisti, divenuti padroni del territorio, colpivano i militanti più in vista, sul piano locale, della sinistra politica e sindacale.

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