Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese

In tempi in cui al dilagante euro-ottimismo si oppone un euro-scetticismo altrettanto convinto, in un’epoca in cui proprio la globalizzazione e l’integrazione europea paiono estremamente caratterizzanti, non può sfuggire l’importanza che questo processo assume nei riguardi delle nuove generazioni: Europa come nuova frontiera, come contesto di integrazione, conoscenza e sviluppo; Europa come prospettiva, quindi, ma anche come orizzonte ricco di incognite. Da qui, la necessità di restringere il campo di indagine a due contesti ben precisi, in ogni caso protagonisti del processo di integrazione e capaci di portare alla causa europea un “patrimonio nazionale” spesso agli antipodi. Non solo da un punto di vista geografico, Italia e Finlandia rappresentano i due poli opposti dell’Europa, e forse proprio per questo mostrano un crescente interesse reciproco. Mancando studi approfonditi in materia, se descrivere le nuove emigrazioni porta a parlare di Europa, e se l’Europa richiama il sogno di una nuova frontiera, perché non andare ad analizzare proprio quelle che, a detta di molti, rappresentano le due facce più lontane di questa realtà?

Sono tanti gli interrogativi che caratterizzano questo fenomeno: fino a che punto le nuove migrazioni possono essere considerate come un momento di aggregazione e di rafforzamento della nascente identità europea? E in che misura, al contrario, vanno osservate come un segno di disagio, evidenziato da situazioni controverse come, per esempio, la cosiddetta “fuga di cervelli”? Si tratta di problematiche ancora irrisolte, che spingono a tenere alta la guardia contro il rischio di una progressiva perdita di capitale umano.

Allo stato attuale, la questione può essere descritta da due approcci opposti e complementari:

1. Prospettiva europea / visione positiva: nuove migrazioni come risultato di un’identità comunitaria e sovranazionale, finalizzata all’estensione delle opportunità di scambio e condivisione per uomini, idee, merci e culture.

2.  Prospettiva nazionale / visione negativa: nuove migrazioni come frutto di squilibri interni ai singoli sistemi nazionali, che determinano una progressiva perdita di capitale umano[2].

L’unica chiave di lettura attendibile arriva direttamente dalla “voce” dei protagonisti. Ovvero, dalle parole di giovani che, pur così diversi dai loro antenati, hanno saputo trovare il coraggio per spingersi fino al polo opposto del continente. Nell’ambito europeo, questi giovani emigrati sono i veri protagonisti di una storia che pare ancora lontana dai suoi passaggi decisivi; in ogni caso, si tratta di una vicenda che già nel suo prologo presenta tracce originali e appassionanti, sicuramente degne di essere approfondite.

L’indagine, durata 4 mesi, si è avvalsa della collaborazione di diversi enti, a partire dall’Institute of Migration di Turku, che ha sostenuto e finanziato il progetto. Proprio da Turku è partito un lungo viaggio che ha svelato l’esperienza migratoria di giovani connazionali nella fredda e lontana terra di Suomi. A loro, fanno da contraltare i tanti finlandesi che proprio nel Belpaese hanno individuato la terra dei sogni, culla di speranze e ambizioni. Qualcuno ce la fa davvero, poi, a sentirsi “italiano”, anche se per pochi mesi. Grazie a progetti di cooperazione, magari, o sfruttando competenze professionali specifiche. In ogni caso, si tratta di interpreti moderni e attivi della società di oggi, che vivono in presa diretta l’esperienza migratoria,  spostandosi verso un nuovo Paese e sperimentandone tutte le tappe, anche quelle più complicate: il distacco, la rinuncia alla stabilità, la partenza, l’incontro con una cultura nuova e sconosciuta, il processo di integrazione, le difficoltà linguistiche, sociali, magari anche economiche[3]. In un certo senso, si trovano ad affrontare lo stesso percorso dei protagonisti delle grandi migrazioni tradizionali. Ma le differenze sono molte: oggi, con l’Unione europea, la globalizzazione e la rivoluzione tecnologica, tutto è profondamente cambiato. Nella nuova Europa del XXI Secolo, il tradizionale spostamento di persone e manodopera viene gradualmente cancellato e superato da una nuova idea di scambio, integrazione e condivisione[4]. In questo panorama, sebbene il fenomeno non abbia ancora raggiunto livelli quantitativamente rilevanti, il “caso” italo-finlandese può rappresentare un passaggio emblematico e anticipatorio delle future dinamiche.

2. Linee guida della ricerca

La ricerca è strutturata in due sezioni. Nella prima, l’emigrazione viene analizzata da un punto di vista prettamente storico, con l’accento posto sulle trasformazioni occorse a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; nella seconda parte, lo studio assume invece una prospettiva tipicamente sociologica. Definita la piattaforma teorica, l’attenzione si sposta sull’analisi diretta di un gruppo di italiani e finlandesi di età compresa tra i 18 e i 35 anni, che vantano una significativa esperienza di studio o lavoro all’estero. Escludendo periodi di permanenza troppo brevi, abbiamo fatto riferimento a esperienze migratorie di durata non inferiore a 7 mesi.

Per quanto riguarda la metodologia adottata, se la parte storica e sociologica richiama la vasta bibliografia resa disponibile dall’Institute of Migration e dall’Università di Turku, nella sezione sperimentale ci siamo avvalsi di un approccio qualitativo (interviste semi-strutturate e in profondità) che ha permesso di scandagliare al meglio le esperienze dei 30 giovani emigrati. Questo strumento di indagine, agile e aperto, si è adattato perfettamente a raccogliere punti di vista significativi sul fenomeno delle nuove migrazioni.

3. L’emigrazione italiana nel mondo

È una storia densa e appassionante quella dell’emigrazione italiana nel mondo. Una vicenda lunghissima, che ha portato milioni di persone a spostarsi dalla terra d’origine, facendo sì che oggi una parte considerevole del Paese si trovi a risiedere fuori dai confini nazionali. Per comprendere la rilevanza straordinaria che l’emigrazione ha assunto nel Paese, basta pensare ad un semplice dato: se i connazionali residenti oltre confine, secondo una stima del Ministero degli Esteri, sono oggi circa 4 milioni, gli oriundi, ovvero tutti gli individui che vantano una origine italiana (anche se non in possesso della cittadinanza) superano i 58 milioni. Una cifra enorme, che ha portato molti a parlare di due Italie[5]. Siamo quindi di fronte ad un vero e proprio caso di sdoppiamento: oltre a quella residente nello Stivale, esiste un’altra Italia nel mondo. Magari multiforme, ricca di sfaccettature, molto meno omogenea rispetto alla versione “certificata”. In ogni caso, si tratta dell’altra metà di un Paese che non può certo essere ignorata.

Chi sono e dove vivono oggi gli italiani nel mondo? L’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), entrata in vigore con la Legge n. 470/1988, raccoglie le generalità di tutti i connazionali che si trasferiscono all’estero per un periodo superiore a 3 mesi. Un’altra fonte di informazione è costituita dai registri consolari, che fanno capo al Ministero degli Esteri. Tuttavia, per molti anni questi elenchi non sono stati aggiornati, mostrando delle profonde discrepanze e restando spesso indietro rispetto alla situazione reale. Si tratta cioè di strumenti che per lungo tempo non sono stati in grado di fornire una fotografia realistica di quella che era la presenza dei cittadini italiani oltre confine. Le cose sono significativamente cambiate negli ultimi anni: in concomitanza con la nuova legge sul voto degli italiani all’estero, che nell’aprile 2006 ha portato migliaia di connazionali a partecipare per la prima volta alle elezioni politiche, governo e comuni hanno provveduto ad una riorganizzazione degli archivi. Molto si è discusso sulla loro effettiva rispondenza alla realtà, e ad oggi non è ancora possibile stabilire fino a che punto questi dati siano attendibili. In ogni caso, si tratta delle uniche fonti disponibili per fornire un quadro sulla presenza degli italiani nel mondo.

Da un’analisi incrociata dei dati dell’AIRE e delle anagrafi consolari, realizzata dal Centro Studi Emigrazioni di Roma, emergono elementi fondamentali: con circa 3,5 milioni di cittadini sparsi in 201 paesi del mondo, l’Italia è lo stato europeo che presenta il più alto numero di emigrati e, a livello mondiale, è il Paese industrializzato con la più alta incidenza di emigrati rispetto alla popolazione residente. Il 7% della cittadinanza risiede all’estero, e questo valore è pari al 2,5% del totale degli emigrati nel mondo. Bastano queste cifre per comprendere fino a che punto il problema “emigrazione” sia ancora oggi fondamentale per il Paese.

È molto difficile tracciare un identikit dell’italiano all’estero, dal momento che la situazione varia moltissimo da un Paese all’altro: in ogni luogo l’emigrazione ha seguito un percorso particolare. Un elemento interessante arriva però dai dati sull’istruzione, su cui si sofferma i Rapporti sugli italiani nel mondo (2006-2009), realizzati dalla Fondazione Migrantes[6]. Il livello di scolarizzazione degli emigrati risulta in media più basso rispetto a quello dei cittadini residenti in patria, e questo probabilmente si spiega col fatto che in Italia l’istruzione di massa è un fenomeno relativamente recente. Anche qui però non mancano situazioni molto diverse, a seconda del Paese di destinazione: se infatti in Australia oltre un terzo degli emigrati non va oltre la licenza elementare, in Brasile il livello di istruzione risulta molto più elevato, con il 44% dei connazionali che possono fregiarsi di un diploma o di una laurea.

L’età media degli italiani all’estero è piuttosto elevata, e nella maggior parte dei casi gli anziani prevalgono nettamente sulle nuove generazioni. Non mancano però delle significative eccezioni: il forte incremento di emigrati italiani in Gran Bretagna registrato dagli archivi consolari e ministeriali dal 1995 ad oggi, può essere considerato come una conseguenza diretta delle nuove emigrazioni. La bassa età media dei nuovi iscritti all’AIRE, in questo caso, è infatti da imputare alla straordinaria capacità di attrazione esercitata dalla Gran Bretagna sui giovani italiani (spesso laureati e professionisti), che negli ultimi anni si sono riversati soprattutto a Londra a caccia di nuove opportunità di lavoro. E proprio qui si concentrano le prime, significative indagini del settore[7].

4. L’emigrazione finlandese nel mondo

Sono circa un milione e duecentomila i finlandesi emigrati all’estero negli ultimi 150 anni. Un dato che da solo basterebbe a chiarire la natura “migratoria” di questo popolo. Se pensiamo che appena un terzo ha fatto successivamente rientro in patria, è chiaro che una “perdita” di ben 800.000 tra uomini e donne rappresenta un contraccolpo non indifferente per un piccolo Paese come la Finlandia. Se l’emigrazione non avesse avuto luogo, si stima che oggi la popolazione raggiungerebbe 7 milioni di unità, ovvero quasi due milioni in più rispetto al dato reale[8]. Per comprendere le reali dimensioni del fenomeno, basta pensare che dal dopoguerra furono oltre 550.000 i finnici a partire per la Svezia. Sfruttando la vicinanza tra i due paesi, circa la metà di loro in seguito avrebbe fatto ritorno in patria, specialmente negli anni 1980. Oggigiorno in Svezia vivono 190.000 finlandesi di prima generazione e altri 280.000 di seconda: in generale, si tratta di circa la metà dei cittadini residenti all’estero. A Stoccolma è ancora oggi attivissima una importante comunità finlandese, perfettamente integrata nel tessuto sociale locale.

Per una serie di fattori storici e geografici, i flussi sono stati meno consistenti nel resto d’Europa, ma anche in questo caso non mancano elementi di grande interesse. Soprattutto a partire dagli anni 1960, l’Europa centrale ha rappresentato un importante polo di attrazione: in Germania, in particolare, risiedono più di 15.000 finlandesi, generalmente donne che hanno sposato cittadini tedeschi. È importante sottolineare che ancora oggi, per motivi legati al mercato occupazionale, si assiste ad un consistente spostamento di finlandesi in Germania. Nel resto d’Europa, presenze rilevanti si registrano soprattutto in Gran Bretagna (6.000) e Svizzera (4.000). Le “nuove migrazioni” verso paesi come la Germania e la Gran Bretagna assumono tratti ben diversi rispetto ai tradizionali spostamenti di massa del passato. Soprattutto dopo l’adesione all’Unione Europea (1995), la Finlandia ha definitivamente smesso di esportare manodopera generica: i nuovi emigranti sono in genere giovani professionisti qualificati, studenti e ricercatori[9]. Curioso è il dato relativo alla Spagna, dove risiedono più di 10.000 finlandesi. Al contrario della Germania, però, questa nuova emigrazione non è affatto legata a motivazioni professionali. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta infatti di persone anziane, che decidono di godersi proprio al sole della penisola iberica gli anni del meritato riposo.

I grandi flussi migratori dalla Finlandia all’estero hanno cominciato a scemare inesorabilmente già dagli anni 1980. Parallelamente, il Paese ha iniziato ad attrarre immigrati provenienti dalle aree più povere del mondo. Anche se il numero di stranieri residenti è ancora piuttosto basso (2,3% della popolazione alla fine del 2006, con gli immigrati russi a rappresentare il gruppo più consistente), la società sta gradualmente acquisendo gli stessi tratti multiculturali già tipici di tanti altri paesi europei.

Emigrazione 1860-2004

Paese di destinazione 1860-1944 1945-2004
Svezia 45.000 555.000
Resto d’Europa 55.000 150.000
USA 300.000 20.000
Canada 70.000 24.000
America Latina 1.000 6.000
Asia 500 8.000
Africa 1.500 5.000
Oceania 3.500 22.000
TOTALE 476.500 790.000

(Fonte: Jouni Korkiasaari, Institute of Migration of Turku, 2005)

Finlandesi residenti all’estero (aggiornato al 2004)

Paese Prima generazione Seconda generazione
Svezia 190.000 280.000
Resto d’Europa 55.000 80.000
USA 20.000 80.000
Canada 19.000 40.000
America Latina 1.000 1.000
Asia 2.000 2.000
Africa 1.000 1.000
Oceania 8.000 20.000
TOTALE 296.000 504.000

(Fonte: Jouni Korkiasaari, Institute of Migration of Turku, 2005)


 

5. Le dimensioni del fenomeno

Tornando al focus della nostra ricerca, ovvero al cosiddetto caso italo-finlandese, innanzitutto è necessario definire le reali dimensioni del fenomeno. Quanti sono i giovani italiani giunti in Finlandia a partire dal 1995, anno di nascita dell’Europa a 15? Che andamento ha seguito il fenomeno nel periodo successivo? E che dire dei giovani finlandesi in Italia? Le informazioni riportate nelle seguenti tabelle sono tratte dagli archivi dell’Istituto nazionale di statistica finlandese[10].

Emigrazione dalla Finlandia all’Italia (Età: 15-34)

1993                   36

1994                   86

1995                   88

1996                   88

1997                   75

1998                   74

1999                   99

2000                 124

2001                 135

2002                   97

2003                 107

2004                 121

2005                 103

2006                 108


(Fonte: Statistics Finland)

La prima tabella riporta il numero complessivo di finlandesi (15-34 anni) che, tra il 1993 e il 2006, si sono trasferiti in Italia per un soggiorno non inferiore ai 12 mesi. In generale, non è possibile rilevare una crescita significativa dopo il 1995. Ovvero, quello che a detta di molti avrebbe dovuto rappresentare l’anno della svolta, il momento di vera esplosione dell’euro-ottimismo tra i giovani finlandesi, almeno nel caso della destinazione italiana non ha sortito particolari effetti. Al contrario, il dato rimane pressoché costante (con variazioni di scarso rilievo) fino al 1999, quando registriamo un balzo del 30% (da 74 a 99 unità). È bene ricordare che proprio il 1999 è l’anno della definitiva ripresa dell’economia finlandese dopo la crisi dei primi anni ‘90. Il dato continua quindi a crescere anche negli anni successivi, superando abbondantemente quota 100, fino a raggiungere il picco nel 2001, con 135 espatri. Dal 2002 in poi, registriamo invece una leggera flessione, con il valore che si stabilizza intorno alle 100 unità.

Sebbene i numeri non siano particolarmente consistenti, è interessante notare come dal 1998 al 2001 l’incremento complessivo di giovani finnici in Italia è pari all’80% (da 74 a 135 unità). Inoltre, considerando l’intero periodo di riferimento (1993-2006), lo stesso valore è esattamente triplicato (da 36 a 108). Questa tendenza, almeno in parte, sembra suggerire che il momento della svolta non può essere individuato nel 1995, anno di adesione della Finlandia all’Unione Europea, quanto piuttosto nel periodo successivo, e quindi proprio in coincidenza con la ripresa economica del Paese.

Per quanto riguarda i giovani italiani, anche in questo caso facciamo riferimento ai dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica finlandese, prendendo in considerazione soggiorni di durata non inferiore ai 12 mesi:

Emigrazione dall’Italia alla Finlandia (Età: 15-34)

1993                   42

1994                   56

1995                   76

1996                   81

1997                   61

1998                   72

1999                   77

2000                 104

2001                 116

2002                 115

2003                 120

2004                 126

2005                 146

2006                 184

(Fonte: Statistics Finland)

La mobilità dei giovani italiani verso la terra di Suomi risulta più consistente rispetto a quella dei finlandesi emigrati in Italia. In questo caso, però, non è possibile rilevare un vero e proprio momento di svolta: né il 1995 e né gli anni successivi registrano discontinuità particolarmente significative. L’unico aspetto che balza agli occhi è la costante crescita del valore di riferimento: dal 1993 al 2006, cioè, gli italiani espatriati in Finlandia sono aumentati in modo progressivo. L’incremento più evidente si registra proprio negli ultimi due anni, con un balzo del 50%. In generale, dal 1993 al 2006, il valore è più che quadruplicato, passando da 42 a 184 casi.

Anche se i numeri non sono rilevanti come quelli, per esempio, che riguardano gli espatri nel Regno Unito (ma in tal caso si parla di un mercato molto più grande di quello finlandese), i giovani italiani mostrano un crescente interesse verso il Paese scandinavo. Ovvero, anche se l’euro-entusiasmo italiano trova nel Regno Unito il suo sbocco privilegiato, i giovani cominciano ad individuare anche nella piccola Finlandia una nuova, interessante frontiera. Dal momento che la Finlandia, almeno fino a pochi anni fa, era praticamente sconosciuta agli italiani, il fatto che oggigiorno centinaia di giovani scelgano proprio il polo opposto dell’Europa come nuovo Paese di residenza, è un elemento che non va sicuramente sottovalutato.

A questi giovani ufficialmente censiti dalle indagini statistiche, si potrebbero aggiungere le centinaia di studenti che ogni anno raggiungono il Paese scandinavo grazie ai numerosi programmi di scambio universitari. Ragazzi che restano esclusi dai dati ufficiali in quanto la loro permanenza è limitata a pochi mesi, ma il cui numero è in forte crescita. Anche questo, in fondo, può essere interpretato come un segnale del crescente interesse degli italiani verso la terra di Suomi. Secondo i dati forniti da Statistic Finland, il numero complessivo di studenti italiani in Finlandia dal 1997 al 2005 infatti è più che triplicato, passando da 154 ad oltre 500. Attualmente, per numero di universitari, l’Italia è seconda solo a Francia e Germania. Allo stesso modo, gli studenti finlandesi che hanno scelto il Belpaese per i progetti di scambio sono passati da 79 (2001) a 301 (2005). Nel 2006, le tre università di Turku hanno accolto complessivamente oltre 1.500 studenti stranieri, una cifra ragguardevole per una realtà che, seppure antica e prestigiosa, era praticamente sconosciuta fino alla prima metà degli anni 1990.

6. Il questionario

Al campione, costituito da 15 cittadini finlandesi e 15 italiani, è stato somministrato un questionario volto a raccogliere informazioni qualitative sull’esperienza all’estero. Lo strumento è suddiviso in blocchi: ad eccezione della prima sezione, finalizzata a rilevare le caratteristiche personali del soggetto, le parti successive rientrano nella categoria delle cosiddette interviste in profondità. Ovvero, l’intervista si articola su spunti ben precisi che i rispondenti hanno sviluppato liberamente. Lo studio in profondità di un numero limitato di esperienze, rispetto ad una raccolta statistica di dati su larga scala, sembra più efficace per tratteggiare quelle che sono le tendenze tipiche delle nuove migrazioni giovanili[11]. Tutte le interviste sono state realizzate via e-mail nell’estate del 2007 (luglio-settembre). In sede di campionamento, si è deciso di assegnare un peso maggiore alla qualità delle esperienze. In nessun caso sono stati presi in considerazione soggiorni di durata inferiore a 7 mesi.

I soggetti sono stati rintracciati grazie a un lavoro preliminare di ricerca. Utili indicazioni circa la presenza di italiani in Finlandia e di finlandesi in Italia sono giunte da Università, Istituti di cultura, associazioni, Enti pubblici e privati. Anche le segnalazioni personali hanno giocato un ruolo decisivo per il reperimento di elementi significativi. In particolare, soprattutto per quanto riguarda gli italiani in Finlandia, molti nominativi sono stati forniti direttamente dai primi giovani contattati, spesso a conoscenza di altri casi di nuova emigrazione simili al loro. Dopo aver raccolto 60 nominativi (30 italiani e 30 finlandesi), si è proceduto ad un lavoro di scrematura, eliminando tutti i soggetti che, per esempio, avevano trascorso all’estero un periodo troppo breve; in altri casi, la selezione è stata operata a seguito di una indagine conoscitiva preliminare (colloquio diretto, raccolta di notizie da altre fonti), che ha portato l’intervistatore a non ritenere sufficientemente significative alcune esperienze. Da qui, siamo quindi giunti alla selezione dei 30 componenti del campione finale. Per comodità di esposizione in sede di analisi dei risultati, ad ogni rispondente è stato assegnato un codice numerico da 1 a 15, preceduto da ITA per gli italiani, e da FIN per i finlandesi.

Il primo blocco di domande (Dati anagrafici e personali) è finalizzato a raccogliere informazioni sul profilo personale degli intervistati. I risultati sono stati sintetizzati nelle seguenti tabelle:

Sigla Età

Sesso

 

Residenza Titolo di studio Esperienze lavorative Occupazione attuale
ITA-1 29 M Turku Laurea Generiche Dottorando
ITA-2 29 F Milano Laurea N/N Dottoranda
ITA-3 28 M Helsinki Laurea Ind. Designer Ind. Designer
ITA-4 32 M Pescara Laurea Editoria/ giornalismo Ricercatore/editoria
ITA-5 24 F Treviso (prov.) Laurea N/N Studentessa
ITA-6 32 M Milano Dottorato Generiche Ricercatore
ITA-7 27 M Turku Laurea N/N Ingegnere
ITA-8 24 M Brescia (Prov.) Laurea Generiche Studente
ITA-9 24 M Turku Diploma Generiche Studente
ITA-10 32 F Belluno (prov.) Laurea Insegnante Dottoranda
ITA-11 30 M Turku Laurea Chimico Ricercatore/chimico
ITA-12 29 M Turku Laurea Generiche Marketing/ software
ITA-13 33 F Kaarina Dottorato Ricercatrice Ricercatrice
ITA-14 31 F Tampere Laurea Assistente legale Consulente legale
ITA-15 28 M Helsinki Laurea Generiche Marketing
Sigla Età

Sesso

 

Residenza Titolo di studio Esperienze lavorative Occupazione attuale
FIN-1 28 F Roma Diploma Generiche Generiche
FIN-2 34 F Perugia Laurea Assistente universitaria Generiche
FIN-3 23 F Turku Diploma Generiche Studentessa
FIN-4 27 F Helsinki Laurea Impiegata Impiegata
FIN-5 30 F Turku Diploma Generiche Disoccupata
FIN-6 25 M Turku Laurea N/N Dottorando
FIN-7 34 F Kaarina Diploma Generiche Turismo/affari
FIN-8 26 F Milano Laurea Generiche Generiche
FIN-9 28 F Turku Laurea Generiche Disoccupata
FIN-10 35 F Ascoli (prov.) Laurea Traduttrice/marketing Impiegata rel. internazionali
FIN-11 35 F Chieti (prov.) Laurea Segretaria/

Interprete

Insegnante
FIN-12 30 F Chieti (prov.) Laurea (2) Insegnante Impiegata rel. internazionali
FIN-13 31 F Torino Laurea Traduttrice/ insegnante Impiegata rel. Internazionali
FIN-14 28 F Milano Laurea N/N Studentessa
FIN-15 30 F Turku Diploma N/N Studentessa

Il gruppo di italiani è composto da 10 maschi e 5 femmine. Tra i finlandesi, invece, sono le donne a prevalere, con ben 14 rappresentanti. Questa distribuzione, evidentemente poco omogenea, non è affatto casuale. Al contrario, riflette molto bene la situazione reale: al momento di selezionare un campione di giovani immigrati italiani in Finlandia, è stato molto più semplice trovare uomini che donne. Questo fatto è dovuto sia a ragioni professionali (la Finlandia attira soprattutto studenti e laureati in discipline tecnologiche e scientifiche, che generalmente in Italia sono appannaggio degli uomini) che personali/affettive. Sul versante finlandese, non deve sorprendere che ben 14 rappresentanti su 15 siano esponenti del gentil sesso. Anche qui, pesano sia fattori personali/affettivi che professionali (l’Italia tende ad attirare in misura più consistente soggetti impegnati nel settore artistico/umanistico, che in Finlandia vede una nettissima prevalenza femminile). In entrambi i casi, si tratta dunque di distribuzioni solo in apparenza disomogenee. In realtà, i campioni selezionati rispecchiano piuttosto fedelmente le tendenze generali del fenomeno.

Per quanto concerne la distribuzione geografica degli intervistati, è opportuno chiarire alcuni aspetti. In fase di campionamento sono stati presi in considerazione sia soggetti la cui esperienza migratoria fosse già conclusa e sia ragazzi ancora residenti all’estero. Si tratta di una scelta mirata, che permette di analizzare questa esperienza secondo un prospettiva più ampia, rendendo maggiormente diversificato il vissuto del campione. Il fatto di poter disporre di un campione con esperienze migratorie eterogenee, rende quindi lo studio più approfondito e favorisce la disamina di punti di vista e situazioni anche molto distanti tra loro. Per quanto riguarda la Finlandia, considerato che le principali attività economiche si concentrano soprattutto nella zona sud-occidentale del Paese, la maggior parte dei giovani italiani sono stati localizzati proprio nelle aree urbane di Helsinki e Turku. Inoltre, queste stesse città ospitano dipartimenti universitari che ormai da anni propongono corsi di lingua e cultura italiana. Anche per questo, è stato molto più semplice rintracciare giovani coinvolti nell’ideale itinerario italo-finlandese. La situazione cambia sul versante italiano: a causa delle sue differenti caratteristiche geografiche e demografiche, il Paese favorisce una distribuzione molto più diversificata dei rispondenti.

Molto interessante è la voce relativa ai titoli di studio. Com’era già stato rilevato in sede di analisi teorica, la fenomenologia in esame riguarda soprattutto soggetti dall’alto profilo culturale. Il campione selezionato conferma in pieno questo aspetto: in 14 casi su 15, infatti, i giovani italiani sono in possesso almeno di una laurea triennale. Molto alta è inoltre la percentuale di soggetti con una formazione post-laurea: oltre a 3 dottorandi, altri 2 hanno già conseguito un dottorato di ricerca e attualmente lavorano come ricercatori universitari. In riferimento ai settori di studio, le aree scientifiche (10) prevalgono nettamente su quelle economiche e sociali (5, suddivise tra sociologia, economia e giurisprudenza). Il fatto che ben 2 rispondenti su 3 hanno alle spalle una formazione scientifica porta a ipotizzare che la Finlandia sia molto più ambita da questi profili. La buona reputazione del Paese scandinavo in settori come la scienza e l’alta tecnologia probabilmente costituisce un elemento di forte attrattiva per studenti, ricercatori e lavoratori italiani. Per quanto concerne il campione finlandese, il quesito sulla formazione scolastica e universitaria delinea un quadro sostanzialmente diverso. Anche se il livello di educazione superiore è similmente elevato, con 10 laureati, un dottorando e 5 diplomati, la differenza più rilevante rispetto al gruppo di italiani riguarda il settore di studi. In questo caso, infatti, a prevalere sono le discipline umanistiche (4 laureati in lettere, una in discipline artistiche e una doppia laurea in Lingue e in Pedagogia musicale). Se le lauree conseguite in discipline economiche e sociali sono sostanzialmente le stesse (4), stupisce la mancanza di rappresentanti dell’area scientifica, che al contrario costituiva la voce prioritaria tra gli italiani. Il fatto che in questo gruppo non siano presenti laureati in materie scientifiche non deve certo portare a credere che il settore sia secondario nel sistema universitario scandinavo; al contrario, le facoltà tecnologiche e scientifiche rappresentano i percorsi di studio maggiormente frequentati dai giovani finlandesi, garantendo tra l’altro un più veloce inserimento nel mondo del lavoro. Il fatto che nel campione di riferimento il settore sia poco rappresentato, può indurci piuttosto a pensare che proprio tra i giovani finlandesi impegnati nelle aree artistico/umanistiche sia molto più probabile la maturazione di interessi verso l’Italia. Ovvero, verso un Paese che è da sempre ammirato per i suoi aspetti storici, culturali, linguistici ed architettonici.

Per concludere l’analisi del primo blocco, andiamo quindi a verificare la posizione lavorativa degli intervistati al momento della somministrazione del questionario. Tra gli italiani, oltre a 3 studenti universitari (tutti impegnati nel settore scientifico) e a 3 dottorandi di ricerca (uno in campo scientifico, due in discipline economiche e sociali), troviamo 2 ricercatori (sempre nel settore scientifico), un ingegnere, un chimico, un industrial designer; quindi, altre attività legate al marketing (2), all’editoria (1) e agli affari legali (1). Anche qui, in linea con il dato relativo alla formazione scolastica e universitaria, tra gli italiani in Finlandia prevale nettamente l’impiego in settori scientifici. Tra i finlandesi, invece, il campione include un dottorando di ricerca (discipline socio-politiche), 3 studenti universitari (lingue, belle arti e scienze politiche/sociali), 5 impiegati in ufficio (amministrazione, marketing e turismo) e un’insegnante di scuola superiore (lingue). Si conferma anche qui la tendenza già osservata alla voce “formazione scolastica e universitaria”: a differenza degli italiani, l’occupazione dei finlandesi generalmente converge su discipline estranee all’area scientifica.

Il secondo blocco di domande (Aspetti generali) mira a chiarire questioni generiche come la durata della permanenza all’estero, i motivi della scelta, la valutazione personale dell’esperienza e l’intenzione di vivere stabilmente in un Paese straniero. In alcuni casi, l’esperienza migratoria è una parentesi già chiusa; in altri, invece, i soggetti (pur conservando la cittadinanza originaria) risiedono ancora (al momento della somministrazione del questionario) nel Paese di accoglienza. Abbiamo quindi deciso di includere nel campione sia chi ha già archiviato l’esperienza all’estero che chi, per motivi professionali o affettivi (per esempio, il fatto di aver contratto matrimonio con un cittadino italiano o finlandese), vive ancora oltre confine. Questo, perché si ritiene estremamente interessante confrontare le esperienze “temporanee” con quelle di chi, al contrario, ha deciso di dare una svolta radicale alla propria vita. Se il limite minimo di permanenza oltre confine è stato quindi fissato a 7 mesi, non è invece previsto alcun “tetto” massimo.

Il blocco successivo (Sogni, speranze e aspettative di vita), mira a definire le prospettive e le visioni future degli intervistati. Queste domande permettono di verificare, per esempio, se i soggetti siano più orientati verso aspetti materiali/strumentali (come il lavoro, la formazione, il denaro) o se invece propendano più per la dimensione personale/affettiva. In tal senso, è interessante confrontare la posizione degli emigrati italiani con quella dei finlandesi.

Il quarto blocco (Motivazioni), punta a fare luce in modo più esplicito sulle ragioni che hanno spinto i ragazzi a vivere questa esperienza. In questo senso, abbiamo chiesto di spiegare cosa li ha portati a trascorrere una parte rilevante della loro vita in un Paese straniero, evidentemente così lontano e diverso dal proprio.

Il blocco numero 5 (Identità nazionale) vuole misurare il grado di identificazione del soggetto col Paese di origine: fino a che punto ci si sente italiani o finlandesi? Ai rispondenti è stato quindi chiesto di esprimere un giudizio sul proprio Paese, indicandone gli aspetti positivi e quelli negativi. L’ultima domanda del blocco prova a definire il livello di soddisfazione professionale e personale dei soggetti in relazione al percorso di vita nella terra d’origine.

Nella sezione successiva (Percezione del cambiamento) i ragazzi sono stati chiamati a descrivere i cambiamenti più importanti occorsi dopo il trasferimento all’estero.

Il settimo blocco (Percezione del Paese ospitante) richiede agli intervistati di indicare quale idea avevano del Paese ospitante prima di partire e in che modo questa visione si è modificata dopo la concretizzazione dell’esperienza. Tutto questo consentirà di verificare la presenza di eventuali pregiudizi o stereotipi iniziali, valutandone la possibile evoluzione dopo l’esperienza di vita reale.

L’unico quesito di cui si compone l’ottavo blocco (Vita quotidiana nel Paese ospitante) invita i soggetti a descrivere un episodio o una situazione che li ha particolarmente colpiti nel periodo trascorso all’estero. Questa domanda, oltre a rappresentare un significativo strumento di raccolta di aneddoti, risulta utile anche per verificare a quale genere di situazioni i soggetti tendono a dare maggior peso descrivendo la loro permanenza all’estero (lavoro, relazioni sociali, vita quotidiana).

L’ultimo blocco (Identità europea) rappresenta un passaggio-chiave della ricerca. Con queste ultime domande (che non a caso sono state collocate alla fine del questionario) si mira a definire il rapporto tra la “nuova generazione di migranti” e il contesto europeo. Cosa significa per loro l’idea stessa di Europa? Fino a che punto si sentono parte di questa realtà? Infine, in che misura ritengono che questa esperienza all’estero abbia inciso sul loro sentirsi “europei”?

Dopo aver ricevuto via e-mail i questionari compilati, si è proceduto ad un attento lavoro di rilettura, trascrizione e analisi dei testi, riportando fedelmente tutte le espressioni usate dagli intervistati, senza nessun tipo di aggiunta o alterazione. Ed è su questo materiale che è stato quindi realizzato il rapporto finale: di volta in volta, in linea con l’approccio qualitativo di riferimento, commenti e conclusioni sono stati tratti direttamente dalle risposte formulate dagli intervistati. Oltre ad avvalersi del supporto di grafici e tabelle illustrative, infatti, la natura qualitativa della ricerca risponde in via prioritaria proprio all’analisi semantica delle risposte.

La ricerca include una interessante appendice, dove Leena Lander, famosa scrittrice finlandese recentemente assurta ad una dimensione europea, affronta tematiche quali l’integrazione, l’immagine della Finlandia all’estero e le nuove generazioni. In linea con i passaggi chiave della ricerca, l’intervista a Lander si presenta come un momento di ulteriore definizione dei valori comunitari nella società finlandese[12].


[1] Cristiano Caltabiano, Indagine sui giovani italiani all’estero, Roma, IREF-CGIE, 2004.

[2] Anthony Giddens, Sociologia, Bologna, Il Mulino, 2001.

[3] C. Caltabiano,  Indagine sui giovani italiani all’estero, cit.

[4] Giulio D’Orazio, Lineamenti di sociologia dell’emigrazione, Roma, Istituto Bibliografico Napoleone, 1987.

[5] Luciano Segafreddo, Giovani italiani nel mondo. Una indagine svolta nei cinque continenti, Padova, Edizioni del Noce, 1996.

[6] Fondazione Migrantes, Rapporto italiani nel mondo, 4 voll., Roma, Idos, 2006-2009.

[7] C. Caltabiano, Indagine sui giovani italiani all’estero, cit.

[8] Olavi Koivukangas, Finns abroad – A short history of Finnish emigration, 2003, http://www.migrationinstitute.fi.

[9] Ibid.

[10] Statistics Finland , http://www.stat.fi/index_en.html

[11] Kenneth Bailey, Methods of social research, New York, Free Press, 1992.

[12] Il rapporto finale è disponibile sia in inglese che in italiano. Il testo in lingua inglese può essere scaricato gratuitamente dal sito dell’Institute of Migration  (www.migrationinstitute.fi/pdf/webreports.htm). Per la versione italiana, è possibile richiedere informazioni scrivendo a solarisaps@yahoo.it.