“ … noi qua stiamo tutti bene”. Lettere di emigranti bergamaschi 1959-1972

A partire dal primo decennio del Novecento si ha “il rapido declino prima e il sostanziale ristagno poi degli indici di crescita della popolazione di montagna”[3] nel bergamasco; a fronte di tale situazione, si registrano forti incrementi nella popolazione delle zone collinari e della pianura. La prima guerra mondiale segna profonde fratture nel contesto economico-sociale del suddetto territorio, ove si registrano novità e squilibri nel settore agricolo: al massiccio reclutamento della manodopera maschile dei campi fa da contraltare uno sviluppo industriale – indotto dalle commesse militari – che contribuisce ad alterare difficili equilibri tra l’area pianeggiante e collinare della provincia e quella montana. Interessanti i dati dei censimenti anagrafici del 1911 e del 1921 riportati da Buttarelli e Maltone: al 19,2% di addetti all’agricoltura censiti nel 1911, occorre aggiungere un altro 5% di popolazione residente che integra il proprio reddito agricolo con attività saltuaria nell’industria edile e tessile. Nel 1921, si registra una forte diminuzione percentuale di mezzadri e coloni e un aumento dei braccianti giornalieri e degli avventizi, nonché dei fittavoli. Altri dati che emergono dopo il primo conflitto mondiale riguardano lo sviluppo dell’industria del cotone e la notevole differenziazione tra area delle basse-medie valli – contrassegnate dalla cerealicoltura – e territorio delle alte valli, a tessuto prativo e boschivo, scarsamente popolato[4].

Le alte valli bergamasche costituiscono dunque terra d’emigrazione, sia definitiva sia temporanea, verso zone d’Italia più ricettive e sviluppate o verso destinazioni straniere. Profondissimi sono, ad esempio, i legami che uniscono i lombardi e il territorio svizzero. L’emigrazione lombarda in Svizzera diventa un fenomeno di massa negli anni tra Ottocento e Novecento. Molti lombardi lasciano la terra d’origine già a partire dal 1870 per i lavori alla ferrovia del Gottardo: impiegati principalmente come operai edili danno un contributo fondamentale alla costruzione dei trafori alpini. Anche nei primi decenni del XX secolo quest’emigrazione è diretta essenzialmente verso le imprese che costruiscono strade e ferrovie. Dopo la fine della seconda guerra mondiale una nuova ondata migratoria raggiunge la Svizzera trovando impiego principalmente nei settori dell’edilizia, dell’industria metalmeccanica e nel settore alberghiero. Almeno fino alla metà degli anni ’50 del secolo scorso il flusso dei lombardi che emigrano verso i Grigioni è significativo. E tra le zone della Lombardia in cui l’emigrazione è stata più consistente, occorre ricordare la Valtellina, la Valchiavenna, la Val Camonica e le Valli bergamasche[5].

Sono, d’altronde, le stesse zone verso le quali ancora oggi molti “frontalieri” lombardi si recano per attività e per compensi che difficilmente gli Svizzeri accettano, suscitando così – nei cantoni più vicini alla frontiera italiana – reazioni non dissimili da quelle xenofobe riscontrabili in Lombardia nei confronti degli “estranei”, di altri stati, di altre regioni o di altre province.

Argentina “Argentina, gennaio 1959

Caro genitore:

dandovi mie notissie e di salute sto bene come spero sara di voi tutti in famiglia … Per forsa dovete averci qualche cosa contra me perché altrimenti io non capisco ma non so neanche cosa avete. sara forse perche non vi o dato risposta della ultima lettera che mi anno scritto ma e strano. sara perche mi lamentavo delle mie male condissioni di lavoro e tuttavia non volevo accettare i soldi per rimpatriarmi come voi mi consigliato. Per noi tutto e uguale un posto non e diverso da l’altro lavoro e sempre lavoro sapete anche voi. solo che qui lavoro non manca conviene continuare cosi nella speransa che le cose cambiano. Al paese giovani ce ne sono ancora o tutti per il mondo …”.

Australia “22-4-57 Enfield (Australia)

Caro fratello e Famiglia

Ieri laltro o ricevuto vostre notizie al quale aprendo che vi trovate discretamente bene, e vi lamentate del nostro silenzio, forse avrete anche ragione ma vi avrei augurati di trovarsi qui fra noi in questi giorni e poi avreste visto dove potevo trovare il tempo per scrivere. Come gia sapete di Isa che era stata operata ora si trova a casa ma a passato momenti brutto dopo loperasione stava bene e sembrava fosse tutto passata … dovette andare allospedale di nuovo e la fu esaminata un giorno intero da specialisti la quale … le diedero una cura da fare e per di piu deve andare ogni giorno allospedale per fare iniezioni e ora ancora per 7 giorni … e cosi mi costava una sterlina per volta senza le medicine dato che qui mutua non c’è, c’è solo l’infortunio, pero giornata credo di non averne perso … fortuna volle che almeno di lavoro mi trovo bene e che lasistente anche se manco un giorno me lo nota ugualmente … Lospedale per Isa non so se lo paghero o no avrei speransa di no dato che o un amico Inglese che da anni lavora in Ospedale e a gia parlato in mio riguardo e an promesso che forse non paghero … o levato i soldi dalla Banca perche qui si e controllati e questo è il male che c’è qui anche se sucede una malattia se ai soldi devi pagare, speriamo mi vada bene altrimenti dovro pagare 3 sterline al giorno.

Tullio si è fatto grande e gia parla molto specialmente Inglese dato che dove noi abitiamo sono tutti Inglesi e cosi ogni giorno impara qualcosa. Tutti rimangono meravigliati al sentirlo perche quello che parla lo parla assai chiaro … Qui ora c’e molto lavoro Io lavoro non in bottega ma fuori a mettere mobili Bar e qualsiasi mobilia grande che si usa oggi che va da una parete allaltra, un lavoro magnifico si lavora poco e prendiamo di piu dato che siamo calcolati specialisti, anche a non essere … abbiamo giusto finito di montare i mobili di un ufficio di lusso in citta … certo che in principio o fatto delle sgobate che non puo immaginare ma quando o saputo spiegarmi cio che ero capace di fare mi provarono e per primo montai in grandissimo bar lo quale furono assai sodisfati del mio lavoro ed da quel giorno o sempre fatto i migliori lavori, o imparato tante cose che da noi non si facevano avevo intensione di comperare la pialla ma sono in deciso, lavoro ne avrei mà… se casualmente ti capitasse di saper che c’e qualche macchina da falegname in vendita fammi sapere qualcosa, che sia pero di ferro perche qui sono assai care e io non pagherei dugana dato che son venuto tramite governo …”.

“Enfield 30-10-58

Caro fratello e Famiglia

Mi dovrete scusare se solo oggi mi faccio vivo … devi pensare che dal Natale scorso o riposato un giorno ed oggi perche sono ammalato altrimenti o lavorato sempre anche la Domenica e anche la sera dopo il lavoro. Non vi o mai detto che io o comperata la pialla di ferro … Nuova lo comperata a Pasqua e ora o finito di pagarla tutta con i soldi che o guadagnto fuori della mia giornata … ora pero mi bisognerebbe la pulitrice quella mi sarebbe proprio utilissima dato che qui piccole non se ne trovano … Io la vorrei discretamente bella pero non da spendere centinaia di mille lire … Credo di essermi spiegato bene dunque mi intendo una pulitrice da pulire mobili e serramenti quella per compensati si trova pure qua … Dunque … la puoi comperare e magari usarla un po e far fare dal sindaco una dichiarazione che e roba mia … finora cio che o fatto mi fu di ottimo risultato e percio il proverbio dice che rischia guadagna e cosi io o fatto …”.

“Perth (Australia), 5-12-66

Carissima zia e cugini,

Pur non volendo il tempo passa ugualmente veloce e siamo ormai alle ultime settimane del calendario … Avete la neve o non ancora? Da quanto si apprende dai giornali l’Europa in genere ha avuto un ondata di neve e freddo intenso. Qui la stagione estiva è molto in ritardo … Il mondo si rivoluziona tutto ogni cosa cambia e così penso che anche il tempo e le stagioni cambiano …”.

“Adelaide (Australia), 22-7-67

Carissimi cogniati e famiglia

Mi decido io a rispondervi alla vostra lettera perche come vedo che Piero per scrivere non si decide mai unpo è la pigrizia e un po mancansa pure di tempo da che a cominciato a lavorare per conto suo pure alla sera a sempre qualcosa da fare o se no non si sente bene e cosi tira avanti …

La nostra vita e sempre la solita Piero lavora sempre pero sta poco bene da tenpo, dottore le disse che e il nervoso interno e lavora troppo duro e cosi tutto ci si cumola ascieme e ci da molto disturbo … non arrivo a dimenticarmi l’Italia spero sempre di vincere qualche soldi e di ritornare ma chissa quando? …”.

“Perth (Australia), 8-12-67

Carissimi,

Innanzi tutto voglio sperare che la presente vi trovi tutti in buona salute … Di quando in quando guardo la fotografia dei tuoi figli, proprio una bella famiglia che puoi essere orgoglioso, peccato che nei nostri paesi per ragioni di lavoro bisogna separarsi dai figli troppo presto. Mi piace l’Australia per una cosa sola che qui se si vuole si può stare tutti uniti il lavoro si può dire di averlo sulla porta … e ci dico sempre alle mie figlie che son fortunate senza saperlo … In paese niente di nuovo? … mio fratello Pierì era andato a lavorare circa sei mesi fa nella Nuova Zelanda ma non si trovava tanto bene e proprio in questi giorni ho ricevuto lettera che sarà di ritorno in Perth la vigilia di natale, di quando in quando gli piace di cambiare ormai lo conoscete. Sono tornati diversi nostri conoscenti dopo qualche mese di vacanze in Valle, e cosi abbiamo avuto occasione di parlare e saper notizie dei nostri paesi …”.

“Perth (Australia), 8-12-67

Carissima Angelina e famiglia,

La ruota del tempo gira; siamo di nuovo alla vigilia di natale … Tutti bene in famiglia? … quanto pare tanto lei come quelli di Vilminore non sono tornati tanto entusiasti dei nostri paesi dicono che la gente la maggioranza è via e son contenti di trovarsi ancora in Australia …

Unisco quatro dollari per un brindisi alla nostra salute …”.

“Walkerville (Australia) Natale 1968

Carissimi

Nellavvicinarsi alle feste natalizie ci torna caro il ricordarsi dei propri cari lontani, quando sarà mai quel giorno che ci si veda ancora? chissa speriamo la speransa e il pensiero non mi scappa mai … Piero lavora senpre per conto suo da carpentiere pero da mesi a sotto un uomo che lavora per lui, a senpre molto daffare. Ringrasiando Dio perche tanti sono stati sensa lavorare per parecchio tempo perche cera un po di sobbuglio per il nuovo governo, pero ora le cose si sono messe abbastansa bene e il lavoro non manca … certo sarebbe bello almeno passare Natale una volta ascieme dopo quasi tredici anni che siamo qui … noi vi ricordiamo sempre benche scriviamo poco Piero spece credo che si e dimenticato come si scrive litaliano …”.

“Walkerville (Australia) 18-8-69

Carissimi cognati e nipoti,

proprio ieri abbiamo ricevuto linvito di Silvia che si sposa … Quando ho visto che era Silvia che si sposava mi e venuto proprio le lacrime agli occhi pensando che labbiamo lasciata che era piccola ancora … e noi siamo qui ancora! …”.

“Adelaide (Australia) 9-12-69

Carissimi tutti,

… Abbiamo ricevuto le foto del matrimonio di Silvia … ci siamo meravigliati a vedere i nipoti tutti cosi grandi e rubusti non mi senbra vero che sia passati tanti anni … si desidera senpre vedervi ma chissa quando… la lontanansa e troppo e specie ora che i figli sono nelle scuole alte sarebbe davvero un peccato a rovinarli …”.

“Perth (Australia), 30-4-1970

Carissima,

solo ieri l’altro abbiamo ricevuto le partecipazioni di nozze di Placido … Ieri pure ho spedito tramite banca qualche sterlina dovrebbe arrivarvi circa 10mila lire, veramente poco ma date di cuore … come un piccolo ricordo che favorirai consegnare a Placido … non so in Italia ma qui c’è una forte percentuale di matrimoni falliti e molti anche nella comunità italiana seguono l’ondata della separazione e divorzi. In oltre qui c’è anche la possibilità che s’incontrano con persone di diversa religione è quello è un altro guaio che almeno nei nostri paesi non c’è. Le mie intanto non ne parlano ma non posso aspettare che si sposano a 28 anni come ho fatto io! perché qui la maggioranza si sposano tutte giovani, naturalmente io non le spingo perché arrivano sempre a tempo …”.

Brasile “Brasile, dicembre 1968

Prezado Reverendo,

Non posso lasciar passare il Natale senza ricordarmi di lei … mia filia l’ultima Italia oggi e stata promossa a scuola … Carmen che è la seconda a incominciato a lavorare per aiutare in famiglia a solo 12 anni ma sembra che vada volentieri. Giovanni il più vecchio 15 anni mi aiuta a me in officina. Anche qui la vita e dura come sò chè anche li in Italia …”.

“Brasile, novembre 1971

Carissima Maria,

sai che cosa ho ricevuto in questi giorni? … Venerdi il nastro che mi hai mandato e sabato la tua lettera. Finalmente ho potuto sentire dopo due anni la vostra voce. Piangevo come un bambino e nello stesso tempo ridevo ascoltando le vostre voci… ho capito che volevate dire tante cose e ne avete dette tante ugualmente anche se al momento vi trovavate impacciati, succede proprio così improvvisando. Siete riusciti a farmi rivivere ore di intimità impressionanti. Ero talmente attento che l’impressione provata era che mi sembrava seduto con voi ora ascoltando uno ora l’altro … Senza accorgermi vi rispondevo e vi parlavo, insomma stavo tra voi e tutte le volte che metto il nastro sono con voi. Non pensate che lo metta da parte, lo sentirò tante volte che alla fine lo imparerò a memoria, anche senza volere. Le distanze si riducono e l’oceano di mezzo e i tanti chilometri sembrano non esistere”.

Canada “Canada, gennaio 1970

… A proposito di quello che le avevo accennato nella mia precedente lettera I vorrei sapere se il nostro ministro degli Esteri, attualmente On. Moro, in cui è stato qui ad Ottawa, a discusso di tutto con il Canada allinfuori della cosa più importante che a noi Emigranti e cittadini Italiani di 2 e 3 Categoria non ha discusso niente al riguardo! … Le volevo far presente almeno i nostri Parlamentari Bergamaschi potrebbero sollecitare qualcosa per noi in Parlamento. Riguardo alla previdenza Sociale ed il riconoscimento in Italia delle marche assicurative che ora è 3 anni che il Canada sono in vigore e che noi paghiamo e il nostro ministro degli affari Esteri pensa appena alla sua poltrona???? … Ora come vi dico siamo un gruppo che ci siamo interezzarsi alla faccenda, se i nostri ministri non faranno niente di concreto raccoglieremo delle firme per una legge sulla emigrazione …”.

Francia “Francia, dicembre 1968

… o ricevuto i vostri giornali con molto piacere ma dato le mie condizione che mi trovo non posso pagarli non so se voi sapete che mi trovo al Ricovero di Montauban, da 17 anni, e coi soldi che mi danno non posso soddisfare che poco dei miei bisogni personale, mi dispiace molto perche mi faceva passare un buon momento per leggere le vostre notizie e le notizie della Italia … o scritto gia che non potevo pagare ma voi avete mandato l’ostesso, ma se non potete mandarmeli gratuiti non fa gnente vi ringrazio anticipato”.

“Francia, luglio 1970

Signor … Mi scusera se rispondo un po in ritardo e vala le mie condizioni me avevo domandato se avevo diritto a una pensione causa che da giovine avevo lavorato in Italia … e non o più diritto causa che non avevo versato abastanza, dunque riguardo alla pensione volontaria non so se potro averla perché noi in famiglia siamo natoralisati Francesi … Me qua di pensione prendo 41 mille franchi ogni 3 mesi perché o elevato 5 bambini. Insoma Signor o paura essendo natoralisata di non avere dirito, ma lei vedra e mi dira suo parere …”.

“Francia, agosto 1970

… un po in ritardo a respondere alla sua ultima lettera … e lui mi disse che me prendere quella pensione li mi leverebbero quella che prendo qua in Francia, cioè 41 mille ogni 3 mesi e quella del Italia sarebe più poco, non posso comprendere come marciano le cose, siamo qua alla grazia di Dio …”.

“Albi Noel 1970

Carissimo cugino …

Proprio con sincera è stata accolta la tua o piuttosto gli auguri di Natale. Io divento vecchio come voi certo, sono in pensione, non faccio nulla solo che fare la partita a bocce e qualche partitina a carte, ed ecco perché non faccio nulla … Anfine sono contento del vostro biglietto perché vedo che siete in buona salute e certamente sur l’orbita terrestre … certo la vita è dura, in ispecie per noi che abbiamo perso il Ch. de G. …”.

“Francia, giugno 1972

… E poi vorei domandarle a lei un favore per mio marito lui a 84 anni feci la guerra e a ricevuto qua la medaglia di oro e la Croce del Ordine di Cavalliere di Vittorio Veneto e poi mi anno fatto firmare delle carte per una picola pensione di combatente 5 mille lire al mese, ma vala che non o ancora da ricevere niente. ma sa Signor che noi siamo natorasilati ma labiamo detto al Console e lui mi rispose che l’Italia a combatuto a fianco della Francia avevo diritto ma vala che aspetto tutti giorni e quasi due anni che aspettiamo …”.

Germania “Germania, genn. 1970

Mia cara moglie,

C’ho quasi paura a iniziare questa lettera perché nonostante tutte le promesse che ti avevo fatto sono partito anche quest’anno. Sono tanti anni che ti scrivo e poi ti dico che non partiro ma poi vado sempre. Tu lo sai Luisa che non vado volentieri che e tanto triste stare qua … Anche sul lavoro mi siete sempre in mente … la sera in baracca poi non faccio altro. Certe volte batterei la testa contra i muri per non continuare a pensarci.

Ogni anno quando torno in Italia per le feste mi dico che è l’ultima volta che non saltero più su nessun treno … ma tu lo sai che tutte le volte non sono riuscito a trovare lavoro al paese … dobbiamo pensare per primo ai bambini … Per loro la vita sara bella perche il mondo deve per forza cambiare, non può andare avanti cosi …”.

Nigeria “Nigeria, gennaio 1972

Reverendo,

dirle che abbiamo gradito la sua stampa e gli auguri natalizi è poco! … Qui in Nigeria non ci troviamo male, però la nostalgia di casa è forte … insomma si lascia un pezzo del nostro cuore, e per un pezzo di pane quante rinunce! …si vive sempre in attesa di una lettera… e ci si chiede se questa è una vita da fare… ma poi pensandoci bene cè gente che sta peggio di noi, e cosi si tira avanti, in attesa del ritorno in Italia …”.

Rodesia “Kariba (Rodesia), 29-7-57 *[6]

Mamma cara,

oggi ho ricevuto la tua lettera nella quale dici di esserti fatta una pessima impressione del mio lavoro ma guarda che non è proprio come lo immagini tu, si non è il Paradiso ma non è neppure l’inferno che dici – forse sarà perché io mi sono abituato ma a me pare di non starci male; va bene il lavoro è grande pure un po’ forzato ma ognuno fa solamente quello che puo anche per il sole che batte forte … Per me non sta in pena che non ho voglia di morire in Africa e appena non mi sentissi in forza di starci lo sò che a casa di Olimpia c’è ancora il mio letto vero… che non l’hai venduto …

Di una preghiera per me tutti i giorni che io quasi  tutte le sere mi ricordo di dire qualcosa ma immagina che preghiere quando vado a letto stanco tutte le sere e difficilmente finisco di dirle perché m’addormento …”.

“Kariba (Rodesia), 11-8-1957 *

Mamma carissima,

ieri ho ricevuto la tua lettera e sono contento che i soldi non sono tanti ma però sono un buon gruzzolo; per me non temere che di fame non ne patisco. Qua in Kariba soldi non me ne restano ma per quelli per comperarsi il necessario li ho …

Io stò benone come spero e sento di voi il caldo comincia a farsi sentire ma io che lavoro in alto c’è quasi sempre un po’ d’aria e quindi non ci stò male … a riguardo della chiesetta che ha visto alla TV non so siano andati a pigliarla perché non ne esiste e la S. Messa la dicono in casa del Prete e quindi chiese nemmeno l’ombra …”.

“Kariba, 8-9-1957 *

Carissimo fratello,

… Di me ti posso dire che non sono pentito di essere venuto giù anche se i soldi potrebbero essere di più con le ore che si fanno perché sono undici tutti i giorni e 5 alla domenica ma dora in avanti quelle 5 non ci saranno più perché ho deciso alla Domenica riposo e son convinto che ci occorra perché arrivi al sabato sera stanco sfinito e lavorar anche alla domenica è uno strapazzo  che non va. Poi un’altra cosa che non mi va è il capo che non è mai contento e poi continua a gridare tutto il giorno ma vedrò se è possibile mi farò cambiare …”.

“Kariba, 10-10-1957 ore 23 *

Mia carissima mamma,

sono tornato ora dal lavoro perché dopo cena siccome c’era un lavoro urgente sono tornato di nuovo ma prima di coricarmi eccomi a te dopo che ieri ho ricevuto la tua lettera. Vedo che Bueggio si stà spiccolendo forte perché tutti emigrano e con questo ti puoi fare un po’ d’animo anche te pensando che pure altre mamme hanno via i figli ma non temere che io stò benone e per il caldo non impressionarti che non mi dà tanto fastidio come hai paura …”.

Spagna “Spagna, aprile 1964

Cara mamma,

sono tuo figlio, qui va tutto bene, io sto bene come spero di tutti voi. Mamma le valigie non me le hanno ancora date, perché non può un italiano mandare roba molto costosa ad uno o a una spagnola … allora qui bisogna fare una bella cosa. ASCOLTA BENE. innanzi tutto voglio sapere se il mio organo a più di tre anni se non li ha addio organo. O altrimenti devi andare da Ghisleri chiedendogli per favore, e spiegandogli la cosa se ti fa un certificato in regola che quell’organo è stato acquistato di seconda mano … se per favore ti fa tutto in regola altrimenti io l’organo non lo vedo più … O altrimenti ancora tutto in regola falsificare la data dell’acquisto dell’organo … ora sta a voi, fatemi sapere qualcosa al più presto.

N.B. RICORDA I CERTIFICATI DEVONO ESSERE TUTTI IN REGOLA ANCHE SE FALSI … Saluti tuo figlio Juan”.

“Spagna, agosto 1966

Cari genitori … a Valencia stò facendo l’impianto di un altro capannone di un altro socio. Ora stò aspettando cosa dice il consolato italiano per la documentazione e residenza in Spagna … Quando torno in Italia non lo so ancora qui mi trovo bene anche sul mangiare quasi quasi o imparato a parlare spagnolo è molto facile. La moto si trova a Madrid perché sono ancora senza documenti allora è meglio stare calmo e sempre accompagnato … Ho letto nella lettera che papa a solo pochi giorni di ferie, io speravo di aspettarlo qui in Spagna con i suoi amici. Qui fa molto caldo al sabato e la domenica vado alla spiaggia. Ora aspetto cosa dice il consolato poi scrivo altre notizie. come va la B.M.W. …”.

“Spagna, giugno 1967

Cari genitori … ho ricevuto le vostre fotografie che me an gustado mucio con la nonna … me gusta mucio stare qui che non mi ricordo neanche di scrivere a nessuno a me pare di stare uguale come in Italia la moto va molto bene e io uguale … Ti mando queste foto e non pensare male perché io non sono uno stupido e non vado con nessuna altra solo con la mia fidanzata quanita che tieni la foto e vado a mangiare nella sua casa e cosi risparmio … Quando tenete le ferie venite qui a fare una girata la strada e molto bella … Mi piacerebbe molto venire io in Italia e fare una girata ma io penso che non mi lasciano tornare … Io vi saluto a tutti Walter”.

“Spagna, gennaio 1968

Cari Genitori … Qui il tempo è bastante bello … e si sta molto bene. A proposito di bene ora che teniamo molto lavoro … a partire dal primo dell’anno mi danno al posto di 200.000 mi danno 150.000 io non so che contratto che si sono messi in testa … vedrò più avanti se possono darmi qualche cosa di più io per ora non dico niente. per mè è meglio stare qua con 150.000 Lire … io sto bene qua e metto via il più che posso … Muchos saludos a todos”.

“Spagna, febbraio 1968

Cari Genitori io sto bene come spero di tutti voi … Quasi tutta Madrid è infestada di influenza per il tempo nella fabbrica stanno a casa 3 o 4 con influenza il lavoro va molto bene. A proposito ora mi stanno dando il conto vecchio un poco ogni mese tu non ti preucupare per i soldi che stanno in buone mani … e metto tutto in banca circa 1 milione e 800 mila. Al mese posso mettere via 110 mila … Per me è meglio qui che a fare il soldato. saluti a tutti Walter”.

“Spagna, novembre 1968 **[7]

Caro mio Piergiacomo finalmente miai scritto siamo contenti che ti trovi bene e stai bene come tutti noi, ai trovato un lavoro che ti piace e non ti stanchi quando saria grande avrai un mestiere migliore … fai il bravo tieni un po i soldi stretti nelle mani di non ridurti in boletta, coi soldi che ti danno puoi stare bene … senti Piergiacomo spiegami essere lontano da casa alsarsi presto per recarti al lavoro tu che lo detestavi il lavoro e stato cosi in fretta che quella mattina che sei partito mi e sembrato che tu andassi a una gitta turistica … senti Piergiacomo … pensa un po al lavoro perche sei giovane e cerca di fare il tuo dovere sul lavoro di farti volere bene da tutti se vuoi che il lavoro continui cosi e bene non solo il divertimento ai capito se puoi mandami una foto con i tuoi compagni spero che avrai scritto anche a tuo fratello Walter …

cerca di essere guidato un po anche da mamma un giorno non ti troverai pentito prendi esempio di tuo fratello che è in spagna come e contento lui mi ascolta sempre. ora ti salutiamo tutti di vero cuore, ancora noi non siamo sicuri che tu sei lontano per lavoro … ciao e bacioni infiniti tua mamma”.

“Spagna, novembre 1968 **

Caro Piergiacomo sono la tua mamma io spero che tu stai bene come noi tutti. ora sono quasi persuasa che sei lontano per lavoro non trovi un attimo per scrivermi se vai bene o male … senti Piergiacomo cerca di metterti in testa che ora ti sei fatto un uomo ormai sei aviato sulla strada di lavorare più si va avanti si avicina la tua fatica fin che si a vita poi col tempo si forma la famiglia … cerca di essere un po sveglio e svelto sul lavoro ai capito … cosa ti danno al l’ora non me lo anno detto … spero di saperlo la prossima volta però se sei un po svelto e bravo forse te lo danno 1.250 a meta mese di dicembre lo so quanto ti danno le ore straordinarie te le mandano li a te e tu non spenderle in vano … pero se puoi mandami un biglietto di cansonissima da roma lo gradirei molto chissa che abbi fortuna di vincere 150 miglioni … giacomo tu ti diverti tropo io lo so non essere sagerato perche alle volte la merica si finisce presto tu non rifletti ascolta un po la tua mamma … ora ti saluto e ubidisci che sei giovane ai molto bisogno di tanta guida …”.

“Spagna, dicembre 1968 **

Caro Giacomo, senti non ti scoragiare …  la vita e molto dura tu eri abituato molto bene la vita e tutto un sacrificio … se tu lasci quel posto e finita la merica, e dove vai al lavoro ci sono pochi giorni a Natale poi ci vediamo e ne parleremo guarda tuo fratello Walter quanti anni che è via lontano e a saputo lottare a tutte le cose oggi è felice si è fatto una compagna e presto faranno una casa … tu cerca di non darmi dei dispiacere non lasciarti prendere dal panico …”.

“Spagna, dicembre 1968 **

Caro Giacomo, sento che stai in Roma lavorando e come vedo pare che ti trovi bene, se ti piace questo lavoro di elettricista di quadri è un buon lavoro che si guadagna soldi senza lavorare molto e sporcarsi come un meccanico però bisogna fare le cose bene … come faccio io in spagna con questa gente che non capisce un fico, che se le dice di fare una cosa e dopo fa un’altra se vogliono, se no non fanno niente tutto il giorno. Loro dicono come abitudine quando stanno facendo una cosa, e che non tengono voglia –magnana – che vuol dire domani. Tu non fare come questa gente tu fai il tuo lavoro e bene … Adesso ti saluto sperando che ti vadi tutto bene. Adios Giacomo Buen Año Nuevo Adios Walter”.

“Madrid, 6-12-68

Cari Genitori noi stiamo tutti bene … tiriamo avanti come siempre come quando stavate qui voi in spagna. Fra qualche giorno andiamo io e la guana a Madrid per vedere tutto che sta tutto illuminato per le feste che verranno di natale è uno spettacolo a vedere le strade in Madrid in questi giorni …

L’altro giorno mi a scritto il Giacomo da Roma mi dice che va molto bene …

Comunque mi saluta a tutti y buenas fiestas

Walter”.

“Spagna, gennaio 1972

Carissimi Genitori;

come state? Io sto bene, come lo spero di voi … Bene come avete passato le feste … questanno avevo una voglia di venire però non potevo per mancanza di mezzi (L.) o (PTSAS). In aprile devo pagare l’ultima cambiale di 400 mila, e poi ad ammobiliare la mia casa e poi Dios salva. La casa la penso ammuebilare allo stile moderno … Qui va tutto bene, Io e Walter andiamo abbastanza bene … adesso lavoro piu libero perche sono il capo e nessuno mi dice niente … però ciò sempre preoccupasioni e responsabilità però non mi preoccupo perché il mio posto lo occupo abbastansa bene …”.

Sud Africa “Sud Africa, gennaio 1970

Carissima mamma

Dopo tanta attesa ho ricevuto la tanto attesa lettera … Ormai comincio a contare i giorni che mi rimangono da rimanere qua in S.Africa dato che ho gia prenotato il viaggio per la fine di marzo. Ho una grande voglia di tornare a casa per potere abbracciare tutti …”.

“Sud Africa, marzo 1971

Cara mamma e sorelle,

Ho ricevuto la vostra cara lettera giorni fa … Gia da un po di giorni il pensiero e la gioia di tornare a casa non mi lascia dormire e passo lunghe ore con la mente e col pensiero avvolto di una grande nuvola di tante belle e brutte cose che sono passate in questi due lunghi anni lontano da tutti voi cari.

Lascio questo paese con belli e brutti ricordi di gente che ho conosciuto che mi ha aiutato e che mi ha voluto bene …”.

“Kempton Park (Sud Africa), 26-1-71

Cara zia

ho ricevuto con molto piacere la tua cara lettera … Sabato prossimo vado a GioannesBurg a vedere a correre il Bergamasco Agostini in moto … Io di salute sto bene e anche come lavoro non posso lamentarmi perche qui non e posto di ammasarsi del lavoro perche il lavoro piu pesante lo fanno i neri. Piu e la vita un po dura perche se esci devi essere capace di parlare invece io non sono capace di dire neanche una parola Come il tempo a Bueggio? Ce ne sono ancora di belle ragazze perche quando verro a casa io o poi intensione di fare la fidanzata …”.

“ROUXVILLE. LI. 25.5.72. I.H.B./S.A.

Carissima Moglie,

scusami se vengo a te in un pò di ritardo, alla risposta della tua ultima lettera, molto contento che siate tutti buona salute cosi pure io al presente, sto bene. Bepina non ti devi prenderla se non riceverai due assegni al mese, perché vedi come è qui, piu di 100 Rand al mese non li puoi mandare in Italia, ti permettono solo questa cifra 100 Rand e finisc, se poi dopo trovi una persona che ti vuola fati un piacere quello è un’altra cosa e allora ecco che al posto di 100 ne mando 200, cento a te e cento alla Carmen, ma ti torno a dire che è difficile trovare una persona che ti manda soldi in Italia. Orrait comunque sia la situazione i 100 Rand al mese li riceverai sempre oh te oh la Carmen …”.

“ROUXVILLE. LI. 17.8.72. I.H.B.

Moglie carissima,

mi dovrai scusare se vengo con questa mia cosi in ritardo, ma ti spiego subito che non è colpa mia e ti voglio dire subito il perché, e il perché è sempre di questi sporchi soldi che qui giusto 2 mesi fa sono andati ancora giù, poi dicevano che forse sarebero andati ancora su aspetta I.2.3.4.5. settimane e i soldi sono più andati su, e come sento forse dicono che vanno giù ancora, ed eccomi io allora spetto piu niente mano che li piglio li spedisco ma che vuoi piu di 100 Rand non posso mandare …

Bepina appena posso se posso ti mandero 300 perche se mi pescano la passo brutta pasiensa è meglio rischiare che tenerli qui a calare sotto gli occhi. Da quando oh cominciato a metterli in Banca oh gia perso più di 400000 mila L. Bepina e forse prima di Natale o a Natale vengo a casa perche non vale piu la pena a restare qui. Vedi appena che ero arrivato qui 2 anni fa era orrait, adesso non vale più la pena a rimanerci, perche vedi se ci penso, (mutua pensione vengo a prendere quasi quasi come li, e allora perche devo stare lontano dalla mia casa, non so come la pensi ma fammelo sapere al piu presto …”.

Svizzera “Svizzera, giugno 1970

Egregio Mon Signor,

… noi ringraziamo per i bei libri che lei mi manda e noi siamo contenti perche vediamo che siamo ricordati da qualcuno, perché noi Italiani qua in Svizzera non siamo ben accettati e cercano di tutto per mandarci via e speriamo anche noi di venire presto nella nostra bella terra … Per noi qua la vita è sempre la solita ma non ci lamentiamo e per altro che qualcosa da tutte le parti c’e ne saranno di emigranti forse trattati piu male di noi qua …”.

“Svizzera, ottobre 1971

Cara Angela,

questa sera in baracca non cè verso di starci dentro; la stufa non vuole tirare e fa un fumo del laltro mondo. Sono arivato qua alle otto bagnato come un pulcino dopo dieci ore di naia al cantiere … Ha piovuto tutto il santo giorno senza smetterla un minuto. Anche il mangiare che mi avevo portato dietro era tutto bagnato … Certe volte ti viene una voglia di bestemiare contro questa naia di una vita ma poi pensi che si è venuto qua per lavorare e per guadagnare due palanche. Certo che è una bella ingiustisia che noi si tira avanti cosi e tanti si godono tutto. Ma tanto …”.

“Vicosoprano (Svizzera) 3-1-72

Cara Angelina

Finalmente abbiamo ricevuto vostre notizie … Noi intanto tiriamo avanti giorno per giorno perché ci ànno scritto da Coira che essendo stranieri non possiamo gestire un tale impegno[8], sono più di tre mesi che triboliamo per carte e ora abbiamo una tale sorpresa, adesso che si à la pratica del lavoro e poi si sperava avere sempre più clienti!

Com’unque abbiamo la speranza che ci assumano come operai; ma per ora niente di sicuro, eravamo cosi contenti … Fedele à finito anche il permesso di soggiorno e se non ci danno il permesso di questo lavoro deve rimpatriare … ora stiamo nelle mani della Divina provvidenza sperando che si mettano in ordine le cose …”.

“Svizzera, maggio 1972

Carissimi,

Ci scuserete tanto del nostro ritardo a scrivervi … Quando siamo venuti qui non si imaginava cosi dura e invece è forse sempre peggio. Che brutta la vita … Qui abbiamo molto brutto tempo e penso che sarà cosi anche da voi …”.

“Svizzera, settembre 1972 ***

Carissimi,

Incomincia a fare freddo al mattino quando mi reco al lavoro e alla sera quando ritorno lo sento … fra un po farò una scappattina a casa. Pensando a questo mi sembra che il tempo sia piu breve.

Riguardo a Gianni avrai già sbrigato le cose per la scuola … Segui con passione i tuoi compiti con puntualità e ordine ne seguira la passione per l’arte che ti sei scelta per un domani migliore …

Prima che brini cercate di raccogliere i fagioli e l’altra verdura vi serviranno per l’inverno …”.

“Italia, ottobre 1972 Piazza Brembana *** [9]

Carissimo

Eccomi a te nuovamente con uno scritto … Ti dico subito stiamo bene. Gianni va a scuola cioè ha incominciato un nuovo anno scolastico. Nella nuova scuola ha ancora d’ambientarsi ma comunque spero si troverà bene col tempo … Le scuole superiori sono sempre impegnative.

Incomincia a fare freddo fuori stagione … Forse avrà brinato anche lassù ti raccomando riguardati dal freddo … Ci pensiamo tanto sarebbe bello vivere tutti assieme, ma come si fa? Qui c’e la casa ma non c’è il lavoro. In Svizzera invece c’e il lavoro ma non la casa per mancanza di alloggi. E un sacrificio enorme lo sò ma dobbiamo adeguarci. Il tuo sistema di fare una scappata a casa ogni tanto riesce ancora a tenerci affiatati e poi ormai fra pochi mesi avrai le ferie invernali cosi potrai gustare con gioia la tua famiglia la tua casa.

Ti ricordo ancora; ricordati che sei all’estero comportati sempre bene perché non abbiano a dire; gli Italiani sono poco di buono benché siano dei cattolici. Scusami se di tanto in tanto ti ricordo questo, ma è forte di me ricordartelo. E per il momento possiamo ancora essere riconoscenti alla Svizzera che da ancora lavoro a tanti italiani. Qui le cose non sono tanto floride. Hanno chiuso parecchie fabbriche per mancanza di lavoro. Possiamo quindi ancora ringraziare Iddio del guadagno che abbiamo malgrado la lontananza …”.

Venezuela “Venezuela, giugno 1971

Carissima zia Gina,

… noi qui stiamo tanto bene … i clima è molto bello specialmente per i bambini crescono sani e robusti, Mariska … proseque bene gli studi come sai qua parlano Spagnolo noi le faciamo prosequire le scuole Italiane ma va anche alle scuole Spagniole, tu la sentissi zia a parlare, lo Spagniolo, sembra che sia nata qua … io invece sono un po dura a imparare ma ti dirò dove abitiamo noi sono tutti Italiani pure nei negozi dove vado a fare la spesa …”.

“Venezuela, gennaio 1972

Carissima zia Gina, come stai? … Io sto bene e sto a casa a fare la Signora ora dopo tanto lavoro che o fatto in Italia, sai qua le donne nessuna va al lavoro a parte le impiegate ma una donna quando si sposa non lavora più, è tutto diverso che da noi, però ci si sta molto meglio perché la gente fa ogniuno quello che a voglia e non criticano come da noi, loro sono come tutti fratelli se uno si trova in dificolta trova mille persone che l’aiutano da noi no …”.

“Venezuela, maggio 1972

Carissima zia Gina … stiamo veramente bene quà abbiamo fatto molti amici figurati che loro sono dai 15 ai 20 anni che sono qua e a l’Italia non ci pensano più, perché qua a lavoro, e puoi scegliere quello che vuoi, e poi non a freddo …”.

“Venezuela, luglio 1972

Cara zia Gina … noi stiamo molto bene … Vi è Nensi poi … parla pure lei lo spagnolo io faccio tutte le mie fatiche per farle imparare l’italiano non ce niente da fare, lei continua a parlare Spagnolo, Io le dico quando andremo in Italia chi ti capirà … e pensiamo che un giorno torneremo pure noi e Dio ci darà il conpenso per il sagrificio che ora stiamo lontani dai nostri cari …”.

“24/10/72 Maracai

… Cara zia noi qua stiamo tutti bene Mariska a incominciato la scuola e speriamo che prosequi sempre bene, sara molto faticoso ma lei a avuto sempre buona volontà nello studio. Nensi ormai si avicina ai 3 anni cosi anche lei si avia alla silo … Stefano va sempre bene con il suo lavoro peccato che questo posto in Italia non può avere, altrimenti sarebbe bello tornare in Italia, ma solo qua Stefano può prosequire bene, e farsi un avenire. Io cara zia sto in casa sai o anchio il mio d’afare perché la casa è molto grande e si sporca molto con questo clima. sai qui non piove quasi mai e la polvere non manca mai, però si sta bene, Stefano ora si è preso la macchina e alla domenica andiamo sempre al mare perché siamo molto vicini, e alle bambine le fa molto bene …”.

Ex contadini e minatori, addetti alle costruzioni dalle competenze non sempre assorbibili da un mercato interno del lavoro pur in espansione, questi migranti, non specificamente qualificati, sottolineano al dunque come la manovalanza periferica d’Italia – del Nord o del Sud – possa trovare precario sbocco solo oltre confine.

Pochi decenni ci separano da scritti che trasmettono sensazioni di distanza e d’incredulità per Italiani costretti a dividersi fra treni e baracche, freddo e solitudine, permessi di soggiorno e precaria assistenza sanitaria: quest’ “antologia” di lettere fotografa problemi e dolori di genti all’inseguimento del lavoro (“Per noi tutto e uguale un posto non e diverso da l’altro lavoro e sempre lavoro”), qualche anno dopo la tragedia di Marcinelle e prima di scoprire la penisola italiana divenire a sua volta terra d’immigrazione. Osservare minore drammaticità nelle lettere che provengono dalla Francia e dalla Spagna – e in genere dall’area ispanofona – rispetto alla zona svizzero-tedesca è allora solo un tassello di un mosaico da ricomporre e riproporre non solo come dovere della memoria ma anche come operazione politica propedeutica ad ogni scelta contemporanea di accoglienza, di confronto, di mediazione. E gli stessi elementi ricorrenti di queste lettere – errori lessicali e sintattici, deformazioni di termini stranieri, formule ripetitive al limite dello stereotipo, delusioni e incoraggiamenti espressi senza filtri apparenti, sotterfugi più o meno importanti, modesti autocompiacimenti, raccomandazioni di non essere “poco di buono” “benché cattolici”, insoddisfatta conoscenza d’un mondo estraneo, (dis)illuso ricordo del villaggio lasciato che non sarà mai più lo stesso –, al di là della curiosità che suscitano, sono altrettanti possibili stimoli a una cultura dell’incontro che non può non riconoscere comuni problematiche, comuni esigenze.


[1] Il faldone “Lettere Emigranti” da noi esaminato, raccolto da Angelo Bendotti, contiene 57 trascrizioni dattiloscritte di lettere, più una risposta – dell’ottobre 1972 – da Piazza Brembana. Per discrezione e per non personalizzare eccessivamente questo resoconto – che vuole mantenere un carattere “trasversale”, non legato alla singola persona citata – si è evitato di trascrivere i nomi che non fossero risultati indispensabili alla comprensione degli stralci di lettere presentati. L’elenco dei paesi da cui provengono tali missive permette di operare una prima suddivisione di tipo alfabetico-geografico: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Nigeria, Rodesia, Spagna, Sud Africa, Svizzera, Venezuela. Il faldone “Lettere Emigranti” è stato consultato in Bergamo presso l’Archivio dell’Istituto bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISREC), per gentile concessione del Presidente Angelo Bendotti. A quest’ultimo si devono alcuni rilevanti contributi sul tema dell’emigrazione dall’area bergamasca, tra i quali: L’autobiografia di un emigrante – Tomaso May racconta la sua vita, a cura di Angelo Bendotti, “Studi e ricerche di storia contemporanea”, 16 (1981), pp. 33-42; Id. – Eugenia Valtulina, Il pane degli altri. Emigrati ed immigrati nella provincia di Bergamo dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, Bergamo, Il Filo di Arianna, 1995; Da Collere a Colere. Una comunità alpina: storie e immagini, a cura di Id., Bergamo, Il filo di Arianna, 2000. Altri utili riferimenti in proposito risultano: Antonio Carminati – Costantino Locatelli 2006, Nel ferro e nel carbone. Percorsi e caratteri dell’emigrazione bergamasca nelle fabbriche e nelle miniere del Belgio, S. Omobono Terme (BG), Centro Studi Valle Imagna, 2006; Ettore Janulardo, Il Diario Grassi: un bergamasco in Africa, «Storia in Lombardia», 3 (2009), pp. 127-150.

[2] Aroldo Buttarelli, Appunti per una ricerca sui movimenti migratori nel territorio bergamasco in età contemporanea, «Studi e ricerche di storia contemporanea», 40 (1993), pp. 7-35.

[3] Ibidem.

[4] Aroldo Buttarelli – Carmela Maltone, La colonia agricola “S. Alessandro” a Blanquefort du Gers, Bergamo, ISREC-Il filo di Arianna, 1995.

[5] Per i legami lavorativi tra la Lombardia e la Svizzera si riprende qui Fabio Veneri, Lombardi nel mondo. Un’esperienza giornalistica che racconta una comunità, Mantova, Edizioni Mantovani nel Mondo, 2007, pp. 38-39.

[6] Particolarmente drammatiche, attraversate da premonizioni di morte, sono le quattro lettere provenienti dalla Rodesia, con un figlio impegnato a rassicurare la madre sulle proprie condizioni di vita e di lavoro, nonostante le 11 ore giornaliere di lavoro e le 5 della domenica. Il “non ho voglia di morire in Africa non scongiura la morte del giovane, impegnato nei lavori di costruzione della diga di Kariba. A conferma delle durissime condizioni di lavoro in Rodesia, non ignote alle autorità italiane, riportiamo quanto segue (Fonte: Atti Parlamentari Camera dei Deputati, CXXIV. SEDUTA DI MARTEDI’ 28 APRILE 1959, pp. 6719-6720):

“III LEGISLATURA – DISCUSSIONI – SEDUTA DEL 28 APRILE 1959

Segue l’interrogazione dell’onorevole Santi, al mjnistro degli affari esteri, «per conoscere se è al corrente del forzato rimpatrio dal territorio della Rodesia di un gruppo di lavoratori italiani addetti alla costruzione della diga di Kariba. In caso affermativo, l’interrogante chiede: 10) se il ministro è al corrente delle motivazioni della decisione delle autorità rodesiane e se, in caso negativo, è intervenuto per conoscerle; 20) inoltre, se gli risulta che le autorità del territorio abbiano chiesto informazioni alle autorità italiane sui lavoratori emigrati in Rodesia e, in caso affermativo, quali informazioni sono state comunicate; 30) quali interventi sono stati effettuati dalle autorità consolari italiane a tutela dei lavoratori espulsi; 40) quali misure intende adottare in confronto delle autorità rodesiane o eventualmente della impresa italiana dalla quale dipendevano i lavoratori interessati il cui contratto di lavoro è stato interrotto per cause non dipendenti dalla volontà dei lavoratori stessi per risarcire i nostri connazionali del danno ingiustamente subito. L’interrogante chiede infine di sapere se il ministro – in considerazione dei gravi disagi che incontrano i nostri lavoratori a Kariba – non ritiene opportune di sconsigliare l’emigrazione di manodopera italiana in Rodesia» (1056).

Poiché l’onorevole Santi non è presente, a questa interrogazione sarà data risposta scritta”.

[7] Questa lettera e le tre seguenti sono state scritte da una madre e dal figlio Walter, trasferitisi in Spagna, all’altro figlio Piergiacomo, ritornato in Italia per lavorare a Roma: l’apprensione e l’incredulità della madre scorgono nella capitale, luogo “eccentrico” e “sospetto” per lavorarvi, una fonte di eccessivi divertimenti e distrazioni.

[8] L’“impegno” citato è la gestione di una pompa di benzina.

[9] È la risposta alla lettera precedente.