Roma 1-10-1947 [10-7-47]

desiderosa di sapere qualche cosa di te. E dopo l’ho letta e riletta fino a stancarmi. Finalmente so che tu stai bene; avevo appreso dai giornali l’arrivo della nave dove ti trovavi, ma non era stato per me soddisfacente, avevo bisogno di notizie scritte di tuo pugno. Respiro sapendoti bene. Ora ho da raccontarti tante cose che non so da dove principiare, e dovrai scusarmi se salterò da un discorso all’altro perché non ho ordine nell’idee. Ti vengo a spiegare prima di tutto le condizioni in cui mi trovo. Sappi dunque che dopo 3 giorni della tua partenza da Roma ebbi da te la telefonata e poi l’espresso con quella carta. Come puoi dirmi ora tu che speri che io non l’abbia consegnata se tu stesso mi dicesti di consegnarla subito con i documenti. Difatti così ho fatto, sempre poi insieme alla Signora. Da quel giorno ho cominciato a vivere nell’apprensione, nei pensieri, nelle corse da un ufficio all’altro. Consegnata quella carta ci dicono di ritornare con le fotografie vidimate il giorno dopo, portiamo queste e ci dicono di procurarci i certificati di nascita dei figli in carta bollata. Passa qualche giorno portiamo questo e mi ci dicono di procurarsi il documento professionale. Questo documento ci ha fatto anche perdere del tempo, perché per qualcheduno che avevamo trovato, facevano caso a potercelo rilasciare, perché avevano paura che le fosse arrivata qualche tassa. Alla fine poi ho occasione di vedere mia cugina Iva, e lei ce lo procurò e sai in che modo? Con un atto notarile fatto in Pretura dove lei aveva delle conoscenze. Passa ancora qualche giorno finalmente ottenuto lo consegnamo. Credevamo di aver finito la Via Crucis. Torniamo spesso alla federazione, un giorno mi ricevono e mi dicono che non si sa niente, un giorno non ricevono perché sono in commissione, insomma sappi che ancora stiamo facendo avanti e indietro. La Signora poi ha dovuto fare ancora di più perché risultava signorina, e lì altri giri. Ora dunque mi trovo a questo punto, il passaporto è a posto e su in federazione giorni fa ci tornai con la Signora e ci siamo rivolte al dott. Casalegna che fa parte della commissione, ci siamo rivolti a lui spiegandogli le nostre condizioni, cioè che ci troviamo senza casa, avendo venduto tutto. Questo tale ci ha detto che la nostra pratica è stata discussa in commissione, però siccome i passaporti non erano pronti è stata lasciata in sospeso. Mario scusa se scrivo con la matita vedo che con l’inchiostro succede un pasticcio da non capirci niente, invece così mi sembra meglio. Dunque, ora sono a questo punto, aspettiamo che ci mettono in elenco per la partenza, ci avevano dato a sperare che fosse per l’imbarco del 28 c.m. Ma ora dopo quanto tu mi dici non so proprio come contenermi. Io e la Signora ci siamo subito viste e consultate sul da farsi. Certo ci farebbe piacere arrivare lì avendo già una casa, ma se questi ci assegnano alla partenza, noi partiamo. Non stare al sicuro che sia il 28, ma chissà può darsi. Come bramerei ora una tua decisione! Mi dibatto nelle angustie. Che fare partire? Oppure rimandare? E se poi non si vedesse più l’ora di farci partire? Mario mio non lo so. Voglio sperare che intanto non sia il 28, così tu puoi rispondermi in proposito. La partenza così alla svelta che mi avevi hai fatto fare, è stato come una mazzata in testa, non l’aspettavo dopo quanto ci eravamo detto. Tua zia pure non si rendeva conto del perché. Però devo dirti, che’ forse ho avuto un po’ di telepatia. Io avevo pensato da me, che tu mi affrettavi la partenza per aver saputo a Genova sicurezza della vita e della casa, e purtroppo è stato vero. Certo io ho dovuto fare come tu mi dicevi pensa mi avresti dato 5 giorni di tempo perché era stabilito per l’imbarco del 18. E non arriverai a comprendere come mi sono trovata. Riconsegnai il lavoro perché non avrei potuto farlo dovendo girare intanto passo parola per la casa. Iolanda non la prese perché a 200 non ci arrivava ed anche a 150 essendosi incontrata con altra spesa maggiore. Zia tua mi mandò una persona, che non combinò, Lino anche lui mi mandò la figlia di un suo amico, anche con quello niente. La Sig. Regina mi mandò una persona che arrivò a darmi 160, ma non si fece vedere. Don Giuseppe mi mandò altre 2 persone e niente, e poi dell’altre ancora di cui conoscenza. Insomma non ti dico arriverò mai a saperti spiegare che angoscia quei giorni. Il giorno della partenza si avvicinava, che poi non era il 18 ma bensì il 26. Mario termino di scrivere su questa lettera ma seguito su di un’altra che me la sono apposta procurata.

Ti bacio Maria

1-10-1947 [10-7-47]

Mario – sono a seguitare, dunque passavano i giorni e casa non riuscivo a darla via. Intanto scendevo di prezzo perché nessuno arrivava alla cifra che chiedevo. Tanta gente veniva, ma nessuno arrivava. Intanto si vede che qualcuno soffiò al padrone di casa il via vai, e avranno mangiato la foglia. Un giorno rientrando a casa trovo dentro al portone un cartello con la scritta in grande (non si accettano cessioni di appartamenti) Ebbi un colpo al cuore, mi vidi brutta la cosa, cioè di non riuscire all’intento di farci una somma; va bene che l’avrei potuta affittare come dicevi. Ma le spese per fare quello che necessariamente ci serviva, e poi, come si poteva andare avanti, noi lì e quì sempre l’impiccio della casa.

Insomma torna a vederla uno che mi dava 160.000 e che non gl’importava niente del cartello, disse che saremmo andati dal padrone ad aggiustare la cosa. Lui mi paga ed andiamo, però ebbi un pensiero, scrissi una carta bollata, facendo vedere che io avevo preso solo 100.000.

Difatti espongo a Strampelli la questione, e mi salta sulle furie dicendo che non avrebbe permesso, e qua e là, su e giù una discussione. Dopo tanto venne ad una decisione pretendendo 40.000, come aveva fatto cogli altri mettendo avanti la questione di certe tasse patrimoniali, che realmente sono arrivate, che era costretto a mettere l’ipoteca. Io feci del tutto per venire ad un accomodamento con una somma più bassa. Ma mai ci fu verso. Rimandai al domani la decisione. Mario passai una notte d’inferno, non ne potevo più non riuscivo a venir fuori in un modo migliore, riflettevo che la dovevo dar via perché non era tanto facile, avrei finito poi per affogarla man mano che i giorni passavano. Insomma in una parola lasciai le cose andare così, di più non potevo farci e ci aggiustammo come ti ho detto sopra. Credimi Mario che appena avuto in mano quella somma, ebbi un accesso di pianto presenti tutti da non spiegarmi. Pensando che non sarei più tornata a casa mia non avrei più avuto per me quei mobili uno schianto atroce mi colpì, e non è finito devi sapere che non ho più salito quelle scale, e se passo giù di sotto non so alzare la testa a rivedere le mie finestre. Piango tuttora non sapendo ancora darmi pace. Avrei desiderato partire subito, forse non mi avrebbe fatto così male. Ora io mi trovo a casa di mamma con la roba imbaullata. Senza più quelle nostre abitudini. Sono sempre triste e nervosa non sogno altro ora che andar via per non pensare a questo passato, ma pensare all’avvenire vicino a te. Riguardo le scuole, per le due femminucce feci in tempo ad avere le pagelle con la promozione di tutte e due, per Maurizio invece sono rimasta con un attestato rilasciato dalla scuola comprovante di aver seguito il III anno. Se non ci avevano promesso la partenza al 22 Giugno, Maurizio avrebbe dato i suoi esami, ed invece non li cominciò perché non avrebbe fatto in tempo neppure gli scritti. Ma è andata così è inutile starci far sopra congetture. Tutto però devo pur dirtelo è stato per questa tua furia a farci partire. Capisco bene il motivo ed anch’io come ti ripeto non vedo proprio l’ora. Ma vedi come si è presentata male? Almeno spero bene in seguito, voglio pensare come dice Don Giuseppe che vado spesso a trovare: una cosa per venir bene deve trovare degli ostacoli. Speriamo in Dio.

Mario mio è l’1 e mezza di notte i tuoi figli dormono e così i miei – io sono giù con te nel pensiero e come vedi ho riempito anche la seconda lettera se ne avessi una terza la riempirei perché ho ancora da dirti tante cose.

Ma stai tranquillo domani sera ti riscrivo. Io e i bambini stiamo bene così tua Zia, i miei, tua sorella per ora non lo so, andai a trovarla in occasione della partenza.

Domani mattina ho appuntamento con la Signora perché andiamo ad impostarle a S. Silvestro perché farebbero prima, e poi passerò da tua Zia che è in pensiero per te. Tralascio di scriverti, ma non lasciando di pensarti e augurare di esser presto vicini. Salutami Fernando.

Ricevi dai tuoi figli tanti baci e tanti tanti da me tua Maria

Saluti da casa mia

Su ogni lettera metto un dollaro, sapendoti senza denaro Maria

Volevo metterci qualche dollaro ma subito non l’ho trovati