Recensione: In memoria: Nunzio Pernicone (1941-2013)

Tuttavia lo studio dell’anarchismo italiano, che ha reso Pernicone il principale esperto statunitense sull’argomento, è stato soprattutto una premessa per la ricerca che lo ha assorbito per larga parte della sua carriera intellettuale: la stesura della biografia di Carlo Tresca. Sviluppo ultimo di una relazione che Pernicone aveva steso nel corso del suo programma di dottorato all’Università di Rochester alla fine degli anni Sessanta e preceduto da numerosi saggi preparatori e voci enciclopediche, il volume Carlo Tresca: Portrait of a Rebel, uscito nel 2005 e ripubblicato in una versione rivista e accresciuta cinque anni più tardi, si configura come una vera e propria opera di una vita, se non altro per i tempi pluridecennali di elaborazione, oltre a risultare probabilmente il lavoro definitivo sull’anarchico italo-americano ((Nunzio Pernicone, Carlo Tresca: Portrait of a Rebel, New York, Palgrave Macmillan, 2005 (II ed. Oakland, CA, AK Press, 2010). Per il riferimento alla relazione per il dottorato, cfr. ivi, p. i. Per i precedenti lavori su Tresca, Idem, Carlo Tresca. A Brief Sketch, “La Parola del Popolo”, 29, 147 (1978), pp. 52-53; Idem, Carlo Tresca: Life and Death of a Revolutionary, in Italian Americans. The Search for a Useful Past, a cura di Richard N. Juliani e Philip V. Cannistraro, Staten Island, NY, American Italian Historical Association, 1989, pp. 216-35; Idem, Carlo Tresca (1879-1943), in Encyclopedia of the American Left, a cura di Mari Jo Buhle, Paul Buhle e Dan Georgakas, New York, Garland, 1990, pp. 780-82; Idem, Carlo Tresca, in Encyclopedia of New York City, a cura di Kenneth T. Jackson, New Haven, CT, Yale University Press, 1995, pp. 1198-99. Prima del volume di Pernicone una biografia di Tresca era già stata redatta dalla giornalista Dorothy Gallagher, All the Right Enemies. The Life and Murder of Carlo Tresca, New Brunswick, Rutgers University Press, 1988. Alle conclusioni di Pernicone, alle quali è in parte indebitato anche per l’identificazione dell’esecutore materiale dell’omicidio di Tresca (Carmine Galante) e del mandante (il boss della malavita newyorkese Frank Garofalo), non aggiunge molto il recente studio di Stefano Di Berardo, La poesia dell’azione. Vita e morte di Carlo Tresca, Milano, Angeli, 2013.)).

Proprio il ruolo di ribelle, a cui si richiama il sottotitolo del libro, è la caratteristica che, agli occhi di Pernicone, ha reso l’esistenza di Tresca degna di un’approfondita indagine storica. Infatti, il principale motivo dell’interesse suscitato in Pernicone non sono stati i velleitari ideali rivoluzionari di Tresca. A destare l’attenzione di Pernicone, e probabilmente anche la sua ammirazione, è stato piuttosto l’indefesso spirito di combattente – piegato solo dall’assassinio di cui cadde vittima l’11 gennaio 1943 – che Tresca seppe mostrare nel tentativo di tutelare la dignità dei lavoratori in quanto esseri umani e, conseguentemente, nei suoi sforzi in difesa della libertà e della giustizia sociale contro lo sfruttamento dell’individuo sull’individuo che raggiunse una delle sue manifestazioni più endemiche nel modello capitalistico statunitense. A Tresca viene così riconosciuta quasi una missione universale, che trascende per rilevanza perfino le espressioni concrete del suo attivismo politico, come nel caso specifico dell’impegno antifascista, che – per stesso riconoscimento di Pernicone ((N. Pernicone, Carlo Tresca: Portrait of a Rebel, cit., 2005, p. 135.)) – finì di fatto per monopolizzarne la militanza a partire dall’avvento al potere di Benito Mussolini.