La Nunziatura apostolica in Spagna trasferì in Vaticano nell’autunno 1999 il suo archivio relativo agli anni 1962-1967, ottemperando, come nel passato, all’obbligo del versamento pe-riodico del proprio materiale documentario all’Archivio Segreto Vaticano. Insieme all’archivio del nunzio Antonio Riberi pervenne nell’Archivio centrale della Santa Sede l’importante e an-tica serie dell’Abreviaduría, nonché alcuni archivi aggregati il più vasto dei quali è sicuramente quello del Pontificio y Real Hospital de Italianos de Madrid, comprendente sia l’ospedale, sia la chiesa dei SS. Pietro e Paolo. Nel 2013 Patricia Nieto Martin, diplomata in archivistica alla Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, ha proceduto a riordinare e de-scrivere i quasi cinquecento pezzi tra registri, volumi, fascicoli, pergamene e carte sciolte che compongono il fondo archivistico 1 .
Nel redigere l’introduzione all’inventario di Nieto Martin, collazionando i documenti de-scritti nel suo lavoro con l’inventario originale del 1833 per assegnare il definitivo numero di corda ai singoli pezzi archivistici, si è potuto finalmente aggiornare e chiarire la storia di questa antica istituzione che per circa tre secoli fu punto di riferimento per gli italiani residenti alla Corte di Madrid. I pochi lavori che hanno cercato negli ultimi centocinquanta anni di tracciare le linee della storia dell’ente non poterono utilizzare la documentazione originale dell’archivio. Infatti l’anonimo autore della Noticia razonada y acompañada de documentos ácerca de la Iglesia y Hospital de los Italianos de Madrid del 1871 denunciava l’impossibilità di consultare i documenti dell’antico archivio dell’ospedale “traspordados hoy al de la Nunciatura, donde yacen inaccesibles á todo mortal” e “como quiera que los que el archivo del establecimiento encerraba han encontrado la suerte de lo Libros Sibillinos, custodiados por las antiguas sacerdotisas e invisibles para los profanos” 2 . Ma anche il lavoro più completo sulla chiesa e sull’ospedale degli italiani pubblicato fino ad oggi, quello di Hortensia Lo Cascio Loureiro del 1932, si basa su documenti rintracciati nell’Archivo del Ministerio de Estado, poiché il segreta-rio della Nunziatura, mons. Crespi, negò che vi fossero in Nunziatura documenti dell’archivio originale della chiesa 3 .
1. STORIA DELLA CHIESA E OSPEDALE DEI SS. PIETRO E PAOLO DELLA NAZIONE ITALIANA IN MADRID
La fondazione si fa risalire al 4 novembre 1579 quando in casa del nunzio a Madrid, mons. Filippo Sega, nove “cavalleros” 4 , in nome dei residenti italiani in Madrid, decisero di erigere un ospedale per i poveri infermi e i pellegrini della nazione italiana 5 . Nominarono quindi procuratore il genovese Stefano Grillo con l’incarico di comprare il sito per la costruzione. Individuarono un gruppo di casupole, alcune già in precedenza sede dell’ospedale dei “niños expósitos”, di proprietà di Juan de Calatayud nella carrera de S. Jerónimo nella par-rocchia di S. Sebastian e le acquistarono 6 . Anche il re Filippo II, in seguito alla supplica del nunzio, inviò il 13 febbraio 1580 una cedola reale ai viceré di Napoli e Sicilia nonché al governatore di Milano, per raccogliere offerte nei vari Stati d’Italia per la realizzazione dell’opera. Frattanto il papa Gregorio XIII con breve del 25 luglio 1581 concedeva alla confraternita di san Pietro e san Paolo, grazie e indulgenze.
Il re si mosse nuovamente tramite il Consiglio d’Italia (cedola reale del 28 gennaio 1596) e così fu avviata la fabbrica per la sistemazione definitiva della chiesa e dell’ospedale che si compì alla fine del secolo. Fu merito del nunzio Camillo Caetani trasformare a perfezione il sito di “povere casuccie con una chiesiola indecente alla grandezza d’Italia” 7 , restaurando e completando la sala degli infermi e la chiesa 8 .
Nel corso del Seicento il complesso fu lo spazio cerimoniale proprio della comunità ita-liana e del Consiglio d’Italia 9 , che nel secolo vide spesso tra i governatori della fondazione uno dei suoi reggenti. La partecipazione alla fondazione del nunzio, del re, del Consiglio d’Italia, forse anche dell’arcivescovo di Toledo, della nazione italiana rappresentata dalla giunta di governo dell’ospedale, diede vita sin dall’inizio a conflitti di interessi e di competenza sulla gestione e sul governo dell’istituzione. Diverse modalità di governo e congregazioni si sussegui-rono fino a quando, il 22 novembre 1627, il nunzio Giovanni Battista Pamphili (futuro Inno-cenzo X), per porre fine ai dissidi tra le diverse componenti nazionali 10 , riunì una congregazio-ne generale della nazione italiana e fece redigere una nuova costituzione che limitò il numero dei governatori, portandolo da dodici a sei: uno in rappresentanza di Roma (solitamente l’uditore del nunzio), uno in rappresentanza del regno di Napoli, uno del regno di Sicilia e uno di Venezia o dello Stato di Milano – tra questi spesso veniva scelto uno dei reggenti del Consiglio d’Italia – e infine un rappresentante per la repubblica di Genova e uno per la Toscana. Da questo momento risulta predominante il ruolo del nunzio come protettore dell’ospedale e della chiesa, con poteri di visita e giurisdizionali non solo ordinari e spirituali, ma anche straordinari. Seguirono ulteriori riforme delle costituzioni (1647/1653; 1706; 1731), ma rimase ferma la direzione nelle mani della giunta dei governatori e di un amministratore ecclesiastico di nazionalità italiana. Da quest’ultimo dipendevano i salariati della chiesa-ospedale: maggiordomo e tesoriere, cappellano infermiere, medico, chirurgo, collettore e sacrestano maggiore, infermiere, cuoco e serva, ulteriori cappellani. L’asserito ed effettivo predominio del nunzio nella gestione della chiesa-ospedale non eliminò i contrasti tra parte “pontificia”, che rivendicava la dipendenza diretta dalla Santa Sede, l’esenzione dall’autorità dell’arcivescovo di Toledo e l’immunità ecclesiastica da un lato e la parte “nazionale o reale”, che rivendicava invece il ruolo diretto della nazione italiana e la protezione del re dall’altro. Non mancarono per questo motivo seri conflitti giurisdizionali tra i governatori e il nunzio, spe-cialmente nel 1660 e nel 1780 innanzi al Consiglio di Stato il primo e alla Camera reale di Castiglia il secondo. Tra gli amministratori si ebbero anche personaggi che ebbero una fortunata carriera ecclesiastica successiva 11 , ma già nei primi anni di vita famosi “italiani” furono coinvolti nella vita dell’istituzione, come il celebre “caballero de gracia” Jacobo de Grattis 12 .
Il Seicento fu sicuramente il secolo d’oro della fondazione, che ricevette numerose do-nazioni e lasciti, grazie ai quali fu possibile l’allargamento dello stabilimento. Nel 1646 l’oratoriano Giovanni Battista Ferruzza fondò la prima Scuola di Cristo, che ebbe sempre una stanza per le sue riunioni presso la sacrestia della chiesa 13 .
Ai primi del Settecento lo stabilimento venne restaurato, ma l’istituzione conobbe una prima diminuzione delle sue rendite: in un memoriale del 1709 inviato al nunzio si legge che i letti per gli infermi, per le riduzioni delle elemosine, da dodici sono stati ridotti a sei 14 . Nel 1793 fu comunque costruito il nuovo campanile della chiesa.
L’Ottocento segnò il definitivo declino della fondazione: i debiti contratti portarono ad un profondo ridimensionamento e alla vendita dei titoli e delle rendite in suo possesso. Le costitu-zioni e i regolamenti redatti nel corso del secolo introdussero la figura del rettore e legarono indissolubilmente la chiesa-ospedale al nunzio, nonostante alcuni conflitti di giurisdizione con i governi d’Italia in piena Restaurazione. Nella terza decade del secolo si assistette alla ispa-nizzazione dell’amministrazione, in mancanza di sacerdoti italiani, e nella seconda metà lo stabilimento, oramai in stato “ruinoso”, venne trasformato – nella parte che serviva da ospe-dale – in casa d’affitto, per soddisfare i debiti contratti e gli interessi relativi; mentre i dipendenti della chiesa si erano ridotti ad un numero minimo di sacerdoti spagnoli.
Al tempo della guerra civile in Spagna e dopo l’occupazione di Roma e la caduta dello Stato della Chiesa, il sacerdote italiano Guglielmo Guglielmi rivendicò il ritorno del governo della oramai derelitta istituzione nelle mani della colonia italiana, misconoscendo i titoli della Nunziatura. Nel marzo del 1873 il governo civile di Madrid, in nome della Repubblica, sospese il governo della fondazione e occupò lo stabilimento, riconoscendo la sola giurisdizione spiri-tuale del nunzio, ma separando la gestione temporale. La chiesa e la casa annessa vennero sottratte alla Nunziatura e la casa venne data in possedimento al governo italiano, promettendo alla Santa Sede la restituzione della sola chiesa. La colonia italiana inaugurò quindi un nuovo ospedale in calle de la Princesa, nel rione de Argüelles. Nel 1875 venne ri-conosciuta alla Nunziatura l’amministrazione della chiesa, e venne intanto istituita una com-missione liquidatrice per coprire la situazione debitoria e provvedere al riparto tra governo ita-liano e il Vaticano. Solo nei primi mesi del 1879 il nunzio acconsentì alla riapertura al culto della chiesa, mentre l’architetto Jareño ne studiava il restauro 15 . Ma lo stato avanzato di rovina fece propendere il governo spagnolo per la definitiva demolizione, prospettata già nel maggio 1883 e portata a compimento con l’abbattimento della struttura nell’anno successivo.
Nel 1887 la regina reggente accordò una rendita che pose fine alle difficoltà della Legazione italiana (chiamato “Fondo Ospedaliero”), mentre da parte pontificia nel 1890 il nunzio ottenne come chiesa della Santa Sede (e non più degli italiani) la chiesa de SS. Justo y Pastor (y S. Miguel), in sostituzione di quella un tempo sita nella carrera de S. Jerónimo. Finiva dopo tre secoli l’avventura della chiesa e casa ospedale degli italiani, con un conflitto che separò definitivamente lo spirituale (sulla chiesa) dal temporale (sulla casa ospedale), e terminava una unione che era stata, tra alti e bassi, la caratteristica della sua storia.
2. L’ARCHIVIO
L’archivio della istituzione sembra essersi sedimentato con una certa continuità solo dalla seconda metà del Seicento. Ne è testimonianza la continua lamentela sulla mancata conservazione delle carte, frutto di una concezione patrimonialistica delle stesse, riportata nei libri degli accordi della giunta di governo della chiesa ospedale: “Supplicò il Signor Administratore nuovo a tutti li governatori che facessero una nota in scritto delle noticie che tenevano et de’ negotii per sua instruttione che promisero di farla et restituissero scritture all’Archivio se n’havevano” e ancora “Archivio si consegni per inventario”. “Fece […] ancora detto signor Administratore come haveva finito di formare et compore l’archivio delle scritture dell’Hospedale facendo instanza che dellegassero persona a consegnarglielo per inventario acciò et lui et novi successori ne dovessero dar conto, et non si perdessero più le scritture come si era fatto per il passato, et fu approvata l’instanza et dellegato don Giacinto Gradigna-ni a detto negocio” 16 . E ancora si legge nel 1673 che “Primieramente le nostre regole e costitu-tioni non si trovano autentiche nel nostro Archivio, né avvalorate da alcuna firma o legalità”. I documenti fondativi dell’istituzione e le regole antiche, nonché quelle nuove del 1627, già a quell’epoca erano andate perdute e in parte sono state reperite nell’archivio come copie successive 17 .
Le lacune della documentazione d’archivio furono addebitate nei secoli successivi al conflitto giurisdizionale che contrappose i governatori al nunzio nel 1780 o a eventi particolari successivi 18 , ma in realtà la documentazione più antica, con le dovute eccezioni, come ab-biamo visto già non si conservava nel XVII secolo. Si devono al segretario della giunta di governo, Manuel María Febrer 19 , il riordino e la descrizione dell’archivio. Febrer notò che l’archivio “ha sido lastimosamente hace muchisimos años objeto del mas inconcebible descuido y abandono” e, ottenuto il permesso dal nunzio, mons. Tiberi, di portarsi le carte dell’archivio dell’ospedale a casa, terminò il suo lavoro “archi-vistico” firmando il 18 maggio 1833 il suo Inventario de los papeles existentes en el Archivo del Pontificio y Real Hospital de Italianos de Madrid 20 .
Il segretario riordinò “los papeles” che aveva trovato “hacinados á granel en los tableros del armario con una mala cinta, mezclados heterogeneamente unos con otros, corroidos de polvo, sin una cubierta, en suma llenos de immundicia” in ventidue “carpetas”, suddivise per materia (segnalate con diverse lettere dell’alfabeto) numerando i singoli pezzi o gruppi di do-cumentazione da 1 a 279 (per le sole prime quindici carpetas relative all’archivio).
Oggi sono a disposizione degli studiosi sia l’inventario originario di Febrer che l’attuale riordinamento di Nieto Martin 21 , operato quest’ultimo sui rimaneggiamenti successivi elaborati nel corso del mezzo secolo che passò tra il lavoro di Febrer e la fine dell’istituzione. La collazione tra i lavori di Febrer e di Nieto Martin ha evidenziato la presenza di quasi tutte le unità archivistiche schedate nel 1833, e ha reso manifesto che a questo segretario ottocentesco di un istituto “morente” dobbiamo la salvezza di quel che resta oggi della sua storia e della sua memoria.
Febrer divise la documentazione ponendo al primo posto nella “carpeta I” le materie relative ai diritti e alle rendite dell’ospedale, nonché ai documenti pontifici, segnandole con le lettere da A a F: Juros, Efectos de Villa, Bulas y Breves Pontificios, Autenticas de Reliquias, Capitales de Venecia, Censos. Eccettuati due brevi originali di Clemente X del 1621, tutta questa prima parte di documentazione data dal 1653 e arriva al 1881, con aggiunte successi-ve quindi all’inventario di Febrer.
Nella carpeta successiva Febrer inserì il legajo relativo ai Testamentos, Fundaciones, Capellanías dell’ospedale segnato con la lettera G. Qui si rintraccia, tra l’altro, la copia auten-ticata nel 1780 dell’atto di vendita di Juan de Calatayud rogato il 13 novembre 1579 davanti al notaio Juan del Campillo, e dell’atto di procura per Stefano Grillo rogato il 4 novembre 1579 davanti al notaio apostolico Lorenzo Baptista e inserto nell’atto di di vendita 22 . Si trova anche il documento originale più antico dell’archivio, il testamento di Antonio Giuseppe Visconti, “chirurgico milanese” che l’11 gennaio 1597 nominò erede universale l’ospedale, cui lasciò tra l’altro una casa “en la calle de Alcalá” per la fabbrica della chiesa 23 ; sempre tra i testamenti vi è un fascicolo rilegato di originali “Testamentos y declarazionez de distintos sujetos que han dejado algunos legados de bienes muebles a este santos ospittal de los italianos”, il cui più antico documento è del 1601.
Tra i pezzi riordinati da Febrer nel legajo H, relativo a carte varie di indeterminata classi-ficazione, si segnala solo un fascicolo che inizia con una scrittura del 23 settembre 1614 tra il parroco di san Sebastiano (che aveva la giurisdizione sul territorio della chiesa ospedale) e il governatore Antonio Franco, nel quale il parroco concede la licenza di interrare i defunti e ce-lebrare messe, offici e memorie nella chiesa degli italiani.
ll successivo legajo I contiene l’importante documentazione relativa alle visite che il nunzio, come protettore della chiesa e ospedale, effettuava. Sono registrati gli atti delle visite dei nunzi per gli anni 1667-1780 24 : dal cerimoniale per l’ingresso del nunzio, alla visita succes-siva alla sacrestia, alla Scuola di Cristo, all’infermeria e poi all’appartamento dell’amministratore dove, a volte, presiedeva la riunione della giunta di governo. Nei giorni e nei mesi successivi un procuratore del nunzio continuava la visita, incontrando i dipendenti dello stabilimento e verificando le carte dei conti e le rendite dell’ospedale. Gli atti delle visite venivano poi registrati nell’archivio del Tribunale della Nunziatura 25 .
La carpeta III contiene tutta la documentazione relativa alla “Fundaciones de Morelli”, cioè all’eredità testamentaria del 1763 di don Juan Nicolás Morelli e alle fondazioni, doti e cappellanie che si radicarono per sua volontà nell’ospedale 26 .
La carpeta IV contiene la documentazione forse più interessante per ricostruire la storia e gli avvenimenti dell’ospedale, a partire dai Libros de acuerdos relativi ai decreti deliberati nelle giunte di governo. Partono con una certa continuità dal 1630 ed arrivano al 1831. Manca però – e mancava già al tempo di Febrer – il Libro relativo alle giunte per il periodo 1756-1809. Nelle decisioni approvate nelle giunte troviamo le nomine dei dipendenti, gli acquisti e gli in-grandimenti dello stabilimento, i lavori di restauro e abbellimento, le notizie sulle opere d’arte commissionate, e via dicendo.
Seguono tre volumi contenenti informazioni, notizie e costituzioni dell’istituzione, il primo è un volume di Noticias del Hospital y sus Consituciones che raccoglie e rilega nel 1776 “per ordine dell’eminentissimo signor cardinal Luigi Valenti Gonzaga nunzio apostolico […] varie no-tizie dell’origine, stabilimenti e costituzioni dell’ospedale degli italiani in Madrid”. Dall’esame di questo documento è emerso che si tratta di uno dei trentotto tomi dati per “perduti” dell’Archivio della Nunziatura di Madrid, che non vennero né versati in Vaticano né rintracciati a Madrid nel lontano 1928. Probabilmente composto per risolvere i problemi di giurisdizione tra nunzio e nazione italiana, venne conservato con il numero 122 nell’Archivio della Nunzia-tura 27 e in una data imprecisata prima del 1833 consegnato all’archivio dell’ospedale. Il volu-me successivo è lo “Scartapaccio di diverse notizie toccanti all’hospitale delli italiani”, che, tra le altre cose, contiene soprattutto le memorie più antiche sulla fondazione e storia dell’ospedale, redatte nel 1654 da don Giovanni Battista Ferruzza, che all’epoca ricopriva la carica di amministratore e contiene tra l’altro la trascrizione del breve di Gregorio XIII del 1581, il cui originale non si conserva nell’archivio. Vi è anche la nota di una Tabella che è nella sacrestia dell’Hospitale, dove risulta che la prima messa per un defunto registrata nell’ospedale è “per l’anima della signora Margarita Beltrami italiana che morse del primo agosto dell’anno 1582”. Infine il terzo volume è un libro di memorie “ridotte ad annali” degli amministratori Villani e Viglioni in cui sono riportati gli eventi che caratterizzarono la vita dell’ospedale e della chiesa degli italiani dal 1659 a 1699. Segue un Borrador del Libro Mastro che dovrebbe risalire al 1756 e segnala, tra l’altro, alcuni libri conservati nell’archivio a quella data 28 . Si continua con la serie degli Inventarios che partono dal 1657 per arrivare alle prime decadi dell’Ottocento (e utilissimi per ricostruire i beni mobili dell’istituto e le sue opere d’arte). Chiudono questa essenziale carpeta la serie dei libri relativi agli infermi e quella dei libri relativi ai defunti, la prima serie parte dal 1654 e arriva con lacune al 1843, la seconda se-rie parte anch’essa nel 1654, sempre con lacune, e arriva al 1872.
Nelle carpetas V-X si conservano i fascicoli relativi ai conti generali dell’ospedale, in maniera continuativa dal 1719 al 1831. Si conservano poi frammenti e registrini precedenti dal 1650 e soprattutto due pezzi relativi agli “Introiti” ed “Exiti” ordinari e straordinari “del nostro Hospitale incominciando dal mese di novembre 1616 essendo amministratore di esso il signor don Fabricio Antinori, cappellano di Sua Maestà”, che conservano le registrazioni delle entrate e delle uscite dal 1616 al 1620. Posteriori all’inventario di Febrer del 1833 sono i registri dei conti, di entrata e uscita, e i giustificativi per gli anni dal 1832 fino al 1873.
Alle carpetas XI-XV si trovano i libri di Colecturía con le elemosine percepite dal collet-tore tra il 1661 e il 1820 e i libri con le anotaciones del cumplimiento de Misas de Capellanias dal 1736 al 1824. L’inventario di Febrer segnalava altre sette carpetas contenenti stampati re-lativi alla Confraternita di san Pietro e san Paolo, che non sono però pervenuti.
Le carte inaccessibili a tutti i mortali e invisibili ai profani 29 , che un segretario di Nunzia-tura non volle o non seppe cercare 30 , sono oggi rese disponibili a tutti gli studiosi, che potranno finalmente ricostruire la storia di un’antica istituzione e delle sue relazioni con la Corte di Ma-drid, il Consiglio d’Italia e la Nunziatura in Spagna. Potranno altresì delineare la vita dei resi-denti italiani a Madrid e i rapporti di forza tra le diverse nazionalità presenti 31 .
Di Luca Carboni
1 Per una storia dei versamenti e riordinamenti degli archivi delle rappresentanze pontificie in Vaticano, si veda il recente Luca Carboni, Gli archivi delle rappresentanze pontificie nell’Archivio Segreto Vaticano: versamenti e nuovi riordinamenti, in Religiosa Archivorum Custodia. IV centenario della fondazione dell’Archivio Segreto Vaticano (1612-2012). Atti del convegno di studi (Città del Vaticano, 17-18 aprile 2012), Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2015, pp. 273-303.
2 La Noticia va probabilmente attribuita all’abate Guglielmo Guglielmi o comunque della sua cerchia filo-italiana.
3 Hortensia Lo Cascio Loureiro, Historia de Madrid: episodios 1561-1932 e Historia documentada de la antigua Iglesia Hospital de S. Pedro y S. Pablo de Madrid, titulada de los Italianos, Madrid, Imprenta de comercio, 1932, in particolare p. 121 per i contatti tra l’autrice e la Nunziatura. La storia della chiesa ospedale è alle pp. 121-175.
4 L’atto di procura (cfr. infra nota 6) e Manuel Marqués riportano i nomi dei nove cavalieri: il priore dell’ospedale don Francesco del Pozzo, Ludovico Orsini, Nicola Caetani, Fabrizio Savelli, il cavaliere Biondo, Ottavio Affaitati, Stefano Grillo, il tesoriere Ettore Picamilio e don Luciano Rosso cappellano di Sua Maestà, cfr. Manuel Marqués, Cofradía de san Pedro y san Pablo, primitiva fundacion del Pontíficio y Real Hospital de Italianos en 1579, Madrid, oficina de D. Francisco Martinez Dávila, 1825, pp. 6-7.
5 La memoria pìu antica sull’origine dell’ospedale è datata al 1654: Dell’origine et fundatione dell’Hospitale de S. Pietro et Paulo delli Itagliani et altre noticie di esso et suo stato fatto per l’amministratore don Giovanni Battista Ferruzza della Congregazione di san Filippo Neri, riporta anche che la decisione fu presa “con el aplauso y acuerdo del Supremo Consejo de Italia y concurso de 289 confrades italianos todos cabessa de casa con sus familias” (f. 24r).
6 Come risulta dall’atto di vendita di Juan de Calatayud rogato il 13 novembre 1579 davanti al notaio Juan del Campillo, e dall’atto di procura per Stefano Grillo rogato il 4 novembre 1579 davanti al notaio apostolico Lorenzo Baptista e inserto nell’atto di vendita. Cfr. la copia autenticata nel 1780 conservata nel fascicolo Titulos de propriedad de la Iglesia y Casa Hospital de Italianos en Madrid. Alcune memorie fanno risalire la fondazione all’11 ottobre 1579 allorché sembra sia stata data l’approvazione e licenza dall’arcivescovo di Toledo, ma non ho trovato la prova documentaria.
7 Dal Libro de alcune memorie dell’Hospitale delli Italiani cominciato in tempo che entrò all’amministrazione il dottore don Giovanni Battista Villani […] (an. 1659 segg.), ff. 103v-104r. Laura Gori recentemente ha rintracciato e segnalato nell’archivio Caetani un documento del 1603 con le spese sostenute da Camillo durante la sua nunziatura in Spagna, dove risultano annotati 600 scudi a favore della “fabbrica dell’hopitale degli italiani et in riparare la chiesa della parrocchia”, cfr. Laura Gori, Una famiglia filospagnola tra Cinque e Seicento: i Caetani di Sermoneta. Dinamiche politiche e aspetti culturali, in I rapporti tra Roma e Madrid nei secoli XVI-XVII: arte, diplomazia e politica, a cura di Alessandra Anselmi, Roma, Gangemi, 2014, pp. 176-192.
8 Solache Vilela, sulla base di documenti notarili dell’Archivo Histórico de Protocolos de Madrid, fa risalire la sollecitazione per il rifacimento della chiesa della casa e dell’infermeria al 1596, cfr. Gloria Solache Vilela, La actividad arquitectónica de Patricio Cajés y la obra del Hospital de los Italianos de Madrid, “Madrid. Revista de arte, geografía e historia”, 3 (2000), pp. 413-432.
9 Cfr. anche Manuel Rivero Rodríguez, El Hospital de los Italianos de Madrid y el Consejo de Italia en el Reinado de Felipe IV: Consejos territoriales y representación de los Reinos, in Actas de la XI reunión científica de la Fundación Española de Historia Moderna. Comunicaciones, I, El Estado Absoluto y la Monarquía, a cura di Antonio Jiménez Estrella e Julián J. Lozano Navarro, Granada, Universidad de Granada, 2012, pp. 1141-1152.
10 In altra copia in spagnolo delle memorie di Ferruzza è detto che i tumulti del 1627, che portarono all’intervento del nunzio Pamphili, scoppiarono in seguito al fatto che i genovesi offrirono gran quantità di rendite per l’ospedale e circolarono voci contro di essi (cfr. supra nota 5, f. 34).
11 Ricordiamo l’oratoriano Giovanni Battista Ferruzza amministratore tra il 1645 e il 1654 poi vescovo di Trivento; il palermitano Simone Rau (Rao) amministratore tra il 1654 e il 1657, quando venne nominato vescovo di Patti; l’oriundo toscano Antonio Milón López amministratore tra il 1725 e il 1731, poi confessore della regina e arcivescovo titolare di Edessa; infine Ignazio Cadolino, amministratore tra il 1819 e il 1827, poi vescovo di Cervia.
12 Cfr. José María Sanabria, El Caballero de Gracia y Madrid, Madrid, RIALP, 2004, nel quale si fanno anche i nomi di san Francesco Caracciolo e Bernardino de Obregón come protagonisti della storia del primitivo ospedale.
13 La Venerabile Confraternita della Scuola di Cristo di Madrid ricevette la costituzione definitiva nel 1653. Ispirata all’Oratorio di san Filippo Neri, aperta a religiosi e laici uniti dal vincolo della preghiera personale e comunitaria, dalla pratica della carità e dall’impegno per la propagazione della fede cristiana, si diffuse presto da Madrid in tutta la Spagna e nell’America Latina, cfr. Fermín Labarga García, La Santa Escuela de Cristo. Una peculiar institución del Barroco hispano, “Anuario de Historia de la Iglesia”, 21 (2012), pp. 519-528.
14 Archivio Segreto Vaticano (ASV), Arch. Nunz. Madrid 63, f. IXr.
15 Cfr. Solache Vilela, La actividad arquitectónica, cit., che riporta i disegni dei progetti dell’architetto Jareño.
16 Cfr. Libro delle Constitutioni […] ordinationi delle giunte, f. 44r (16 febbraio 1659) e f. 45r-v (20 gennaio 1660).
17 Il passo è ricavato dall’interno 7: Notizie cavate dalle scritture mostrate a monsignor Nunzio Marescotti dall’abbate Viglioni amministratore dell’Ospitale degli Italiani di Madrid nel mese di novembre 1673, nel volume Noticias del Hospital y sus Constituciones.
18 Cfr. Libro de acuerdos del Pontificio y Real Hospital de san Pedro y san Pablo de Italianos de esta Corte, al f. 42 (26 novembre 1814): “Fue por noticias fidedignas, parece que algunos de los papeles extraviados deven existir en casa de monseñor nuncio, por portado a su secreteria de camara en tiempo del illustrisimo señor don Nicolas Colona; y que otros se consideran perdidos, por la razones que havia dado don Josef Parpatí, secretario que fué de la Junta y apoderado del hospital de haverlos sacado por orden del señor Scuditi, un italiano que estubo empleado en la casa de la China que vivia en la calle de Atocha con el pretexto de traducirlos al idiomo español y que despues no se havia vuelto à saver el paradero de dicho italiano”.
19 Nominato il 14 agosto 1827, cfr. Libro de acuerdos, cit., f. 130.
20 L’inventario originale è conservato in ASV, Arch. Nunz. Madrid 581, tit. I, rubr., II, sez. IV. I passi riportati sono presi dall’introduzione del Febrer al f. 4r-v.
21 Consultabile presso le Sale di Studio dell’Archivio Segreto Vaticano: ASV, Indice 1305, inventario a cura di Patricia Nieto Martin, introduzione di Luca Carboni, Città del Vaticano 2015.
22 Cfr. supra nota 6.
23 Tutto sembra confermare la costruzione definitiva della chiesa per la fine del secolo: la cedola reale del 1596, il presente testamento del 1597 e infine la lapide posta nel cortile dell’ospedale datata 1598 per il ruolo avuto dal nunzio Camillo Caetani.
24 Le visite ottocentesche dovrebbero rintracciarsi nell’Archivio della Nunziatura in Madrid (la visita del 1824 venne estratta dall’archivio per conto dell’incaricato di affari interino nel 1854), mentre alcune visite precedenti si trovano invece nel Libro delle Constitutioni […] ordinationi delle giunte, cit., dal f. 32 in avanti (le visite del 1649, 1657, 1658).
25 Che non si conserva all’interno dell’Archivio della Nunziatura in Madrid versato all’Archivio Segreto Vaticano.
26 La documentazione giunge sino al 1807.
27 Il contenuto si è potuto ricostruire prima della sua scomparsa – ed oggi comparare per certificarne il ritrovamento – tramite l’indice originario prodotto sotto la nunziatura di mons. Colonna (1776-1780), ritrovato nel 2010 da Benedetta Albani all’interno del materiale versato con la serie dell’Abreviaduría che stava riordinando, cfr. ASV, Indice 1272.
28 Sembra che, sebbene condizionati successivamente con l’accorpamento di più fascicoli in un unico volume, mancasse già all’epoca di Febrer il solo libro di entrate e uscite dell’amministratore Marco Antonio Spinola (1623-1625).
29 Cfr. supra nota 2, la Noticia razonada, cit., del 1871.
30 Cfr. supra nota 3.
31 Per un approfondimento puntuale delle vicissitudini archivistiche del fondo e per una storia più ampia e dettagliata dell’istituzione si rimanda alla mia introduzione all’Indice del fondo, cfr. ASV, Indice 1305, cit., cfr. supra nota 21. Desidero ringraziare Benedetta Albani per le piste segnate all’inizio di questo lavoro introduttivo e Dario Massimi, responsabile della Biblioteca della Fondazione Istituto Gramsci di Roma, per la consultazione del libro di Hortensia Lo Cascio Loureiro.