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Il centenario di un cinquantenario: un’introduzione


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Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia (1911) e l’emigrazione

a cura di Giovanni Pizzorusso

 

Giovanni Pizzorusso

Il centenario di un cinquantenario: un’introduzione

 

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Oltre il loro aspetto celebrativo, gli anniversari hanno certamente l’effetto di far riflettere gli storici di professione e, auspicabilmente, i loro lettori e commentatori riguardo al passato del loro paese. In vista del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ci è venuta la curiosità di vedere come è stato considerato il fenomeno migratorio italiano nelle occasioni commemorative precedenti che, come è noto, seguono un ritmo cinquantennale. Il tema delle migrazioni da e in Italia, pur se attualmente risuona quasi quotidianamente nel bombardamento mediatico ed è senz’altro al centro del dibattito politico, non è di quelli che abbiano trovato nella storiografia patria una presenza costante, come è rivelato tuttora dai testi di storia per la scuola oppure dagli insegnamenti universitari. Un tema minore, si direbbe, ad onta della sua permanente centralità nella storia della società italiana. Inoltre la tradizionale, pur se ormai obsoleta, considerazione delle migrazioni come una fuga dalla povertà ne fa un tema poco attraente in un’occasione commemorativa, in un momento di esaltazione delle patrie glorie. Se però gli anniversari sono momenti di bilancio e di revisione storiografica, soprattutto nella prospettiva di valutare la diffusione di un tema nella coscienza storica collettiva, non ci pare allora inutile fare almeno un piccolo e limitato test per vedere se e quanto il tema migratorio sia stato presente nelle occasioni cinquantennali.

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Le fonti sulle migrazioni nell’archivio storico della congregazione per l’evangelizzazione dei popol

1. La Congregazione “de Propaganda Fide” fu ufficialmente istituita il 6 gennaio 1622 da papa Gregorio XV con lo scopo di coordinare e dirigere l’azione missionaria in tutto il mondo. Questa attività poteva assumere vari aspetti. Vi erano le missioni per la conversione degli “infedeli” o dei “pagani” nei territori dell’Estremo Oriente, dell’Africa o del Nuovo Mondo raggiunti dall’espansione europea; vi erano inoltre le missioni destinate alle minoranze cattoliche di rito orientale all’interno del mondo islamico e dell’Europa ortodossa e, infine, vi erano le missioni sui confini dell’Europa protestante. In generale, dunque, le direttive d’azione della Congregazione erano indirizzate nel duplice sforzo della diffusione e della difesa della religione cattolica in tutti i territori dove essa non si fosse saldamente stabilita oppure dove non vigessero accordi specifici tra la Santa Sede e l’autorità civile (come ad esempio nell’America spagnola a causa del sistema di Regio Patronato)1.
Questa competenza della Congregazione si perpetuò nei secoli successivi anche se ci furono degli importanti mutamenti nella sua competenza territoriale. Nel 1908 con la costituzione Sapienti Consilio Pio X tolse dalla giurisdizione di Propaganda l’Inghilterra, l’Irlanda, la Scozia, l’Olanda, il Canada e gli Stati Uniti. Già in precedenza nel 1862 Pio IX aveva distaccato, pur lasciandola sotto l’autorità del medesimo prefetto, la Congregazione de Propaganda Fide per gli affari del Rito orientale (rifondata in modo autonomo nel 1917 con la denominazione di Congregazione per le Chiese Orientali) che aveva un proprio archivio e sovrintendeva a tutte le questioni riguardanti l’unione con le Chiese orientali2.
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