Oltre il mito

Marta Petricioli, Oltre il mito. L’Egitto degli italiani (1917-1947), Milano, Mondadori, 2007, 499 pp.

La completezza della trattazione e la profondità dell’analisi rendono il volume di Marta Petricioli un modello di riferimento che gli storici dell’emigrazione italiana e della presenza degli italiani all’estero, anche gli studiosi le cui attenzioni sono rivolte a contesti diversi da quello egiziano, non potranno non prendere in considerazione.
Lo studio, frutto di un meticoloso lavoro di ricerca svolto presso l’Archivio Storico del ministero degli Affari Esteri, l’Archivio Centrale dello Stato ed i National Archives britannici, ricostruisce la storia della colonia italiana in Egitto tra la prima guerra mondiale e l’immediato secondo dopoguerra. Sullo sfondo della vicenda vengono opportunamente collocati i passaggi, molto delicati, che durante questo periodo segnano la storia dell’Egitto, d’Italia e dell’area mediterranea e medio-orientale. Il volume esamina infatti le dinamiche interne alla comunità italiana assumendo una molteplicità di punti di vista che permette di cogliere a pieno la complessità dell’argomento, e inserisce sapientemente la vicenda degli italiani in Egitto nel quadro delle relazioni internazionali che investono la regione del Mediterraneo orientale, ricostruendo i rapporti diplomatici tra Inghilterra, Francia, Italia ed Egitto al centro dei quali la colonia è collocata.
Particolare rilievo è dato al rapporto tra la storia della comunità e le vicende politiche italiane, nell’ambito del quale si evidenzia il ruolo della colonia come strumento della politica estera italiana nei confronti dell’Egitto.
Le quattro parti in cui è strutturata la narrazione (società, economia, cultura e politica) consentono di condurre il discorso in maniera chiara e lineare, esprimendo allo stesso tempo la complessità del rapporto tra i temi trattati.
Nella prima parte del volume si esaminano le caratteristiche della comunità italiana in Egitto partendo dalle origini e osservando l’organizzazione della vita civile: dall’associazionismo, ai momenti festivi e di celebrazione, alle varie forme di assistenza e di beneficenza sorte durante la prima guerra mondiale, fino al tema del lavoro.
L’autrice dedica particolare attenzione alla questione dei rapporti tra gli ebrei italiani ed il resto della comunità che iniziano a deteriorarsi progressivamente a partire dal 1933, a causa della diversità di posizioni espresse dalla comunità ebraica e dal “Giornale d’Oriente”, principale organo degli italiani in Egitto, in merito alla politica antisemita di Hitler. La posizione degli ebrei peggiora ulteriormente quando si diffondono le notizie provenienti dalla Palestina relative al carattere filo-ebraico della politica britannica, che orientano gli ambienti musulmani d’Egitto, condizionati anche dalla propaganda tedesca, verso un atteggiamento di crescente preoccupazione per l’influenza ebraica, e allo stesso tempo li spingono a manifestare la loro simpatia per i musulmani di Palestina. I rapporti tra le autorità italiane e la comunità ebraica tornano buoni durante la guerra d’Etiopia, quando gli ebrei italiani versano cospicue donazioni alle opere di beneficenza del Fascio, ma precipitano definitivamente in seguito alle leggi razziali del 1938.
Quindi l’analisi si sposta sugli aspetti economici osservando l’elevato grado di inserimento degli italiani nell’economia egiziana, delle banche, la creazione delle Camere di commercio, le difficoltà nei traffici commerciali con l’Italia e le iniziative diplomatiche messe in piedi nel tentativo di superarle, e le attività nel settore industriale, mettendo in luce il ruolo particolarmente significativo svolto dai commercianti, dagli industriali ed in particolare dai costruttori italiani nel garantire il benessere della colonia.
Nella terza parte l’autrice esamina la vita culturale della comunità italiana, il sistema scolastico e universitario, nonché le altre forme di espressione culturale, quali il cinema, l’opera, il teatro e il giornalismo, analizzando se e come questi ambiti di attività culturale rispondono alla politica della madrepatria di affermazione della influenza culturale italiana in Egitto. A tal proposito sono emblematici i provvedimenti assunti durante il fascismo da Roma per sviluppare le scuole italiane nel tentativo di rispondere alla concorrenza degli istituti scolastici francesi, dalla riduzione delle tasse, alla gratuità dei materiali scolastici, alle borse di studio per proseguire gli studi superiori in Italia, fino a giungere alla politica del “rastrellamento” dei ragazzi italiani. Questo impegno produce dei progressi che però interessano soprattutto i sudditi italiani e non quelli stranieri. Alla metà degli anni trenta, comunque, le scuole italiane superano quelle greche per numero di iscritti e giungono al secondo posto, sempre distanziate, però, da quelle francesi.
Attraverso l’analisi della vita culturale, ci si avvicina al tema della fascistizzazione della colonia, ampiamente trattato nell’ultima parte del volume. Il movimento fascista in Egitto comincia ad organizzarsi intorno ai primi anni venti, ma necessita di un periodo piuttosto lungo per stabilizzarsi. L’autrice ricostruisce le vicende inerenti la costituzione dei Fasci di Alessandria d’Egitto e de Il Cairo, osservandone le turbolenze e le divisioni interne, superate in entrambi i casi negli anni trenta. Il processo di fascistizzazione ebbe successo e anche tra gli italiani d’Egitto il regime raggiunse il massimo grado di consenso con la guerra d’Etiopia. Significativa di questo consenso è la raccolta dell’oro organizzata proprio in occasione della crisi italo-etiopica, che, svolta in un’atmosfera di grande entusiasmo, raggiunse un ottimo risultato. All’elevato grado di adesione al fascismo fa riscontro una diffusione limitata dell’antifascismo, soprattutto grazie al servizio di sorveglianza gestito dalla Legazione e dai consolati, reso più efficace dal regime delle capitolazioni che consente alle autorità consolari italiane di controllare in maniera diretta e capillare l’intera comunità.
Il volume si conclude con la descrizione delle delicate vicende che riguardano gli italiani in Egitto durante la guerra d’Etiopia e nel corso della seconda guerra mondiale, quando il timore da parte inglese che la comunità italiana possa costituire una quinta colonna in grado di favorire l’intervento italiano in Egitto, mettendo a repentaglio i loro interessi nella regione, spinge gli inglesi all’elaborazione e all’attuazione, allo scoppio del conflitto, del piano per l’internamento degli italiani ritenuti pericolosi e del sequestro dei loro beni che hanno conseguenze catastrofiche sia dal punto di vista economico che sociale sulla comunità italiana.