L’epoca della Grande Emigrazione III° Parte

Monsignor Gaetano Bedini e l’emigrazione verso le Americhe

Il primo contatto di Gaetano Bedini con gli immigrati europei nel Nuovo Mondo avviene per caso. Dopo essere stato uditore della nunziatura di Vienna dal 1838, è promosso internunzio in Brasile il 28 ottobre 18451. Ritorna quindi a Roma, riceve le istruzioni per la sua missione e si imbarca a Civitavecchia2, dove in extremis Propaganda lo incarica d’indagare sulle accuse di eccessiva venalità rivolte al clero brasiliano3. Sbarca in Brasile nella seconda metà del gennaio 1846 e si dedica alle indagini sul clero locale e sulle missioni dei cappuccini4. Inoltre tiene Roma costantemente informata sulla guerra tra Argentina e Uruguay5.

Durante una visita ai dintorni della residenza estiva della corte imperiale, scopre a Petropoli una colonia tedesca appena insediata. Non essendovi nella zona sacerdoti tedeschi, Bedini, che conosce quella lingua, celebra di persona la messa per gli immigrati e cerca di capire cosa si possa fare per loro6. La situazione del piccolo insediamento gli appare disperata. I nuovi arrivati non sanno difendersi dagli insetti e non sopportano il clima e il vitto. Hanno strappato alla foresta un lembo di terra, ma vivono in capanne costruite alla meno peggio7. Il 23 aprile 1846 l’internunzio scrive una relazione al cardinale Luigi Lambruschini, nella quale sottolinea che la colonia di Petropoli è diretta da un protestante, ma che la maggioranza degli immigrati è cattolica8. In seguito a ripetuti contatti con i coloni, Bedini giudica che la Chiesa deve essere presente tra gli emigrati tedeschi, perché i protestanti stanno tentando di convertirli9, come hanno già fatto nella colonia di San Leopold (Rio Grande do Sul)10.

Nel luglio 1846 Bedini riesce a coinvolgere Emanuele di Monte Rodriguez d’Araujo, vescovo di Rio de Janeiro11, ma questi non può garantire l’aiuto necessario. Nel mese di settembre l’internunzio scrive quindi a Propaganda che si corre il rischio di perdere gli immigrati tedeschi, se i missionari in Brasile badano ai soli “selvaggi”. I cattolici tedeschi infatti non sono assistiti, mentre i protestanti sono bene organizzati12. Bedini chiede perciò a più riprese l’invio di missionari13 e ottiene infine l’appoggio di Giusto da Camerino, prefetto del Collegio dei Missionari Cappuccini14, che convince Propaganda15. Nel dicembre 1846 la Congregazione prega Michele Viale Prelà, nunzio a Vienna, di mettersi in contatto con Bedini16.

Quest’ultimo nel frattempo ha sensibilizzato anche il clero argentino e cileno, come egli stesso segnala al cardinale Pasquale Gizzi, nuovo segretario di stato17. Inoltre ha fatto pressione sul governo brasiliano18 e richiamato l’attenzione dell’impero austriaco. Il 28 novembre 1846 il nunzio a Vienna riferisce a Gizzi che Metternich gli ha letto un rapporto sugli attacchi dei protestanti contro Bedini. Il cancelliere austriaco si è dichiarato disposto ad aiutare l’internunzio a Rio, purché questi agisca con prudenza19. Il segretario di stato di Pio IX scrive quindi a Viale Prelà e a Bedini, affermando che le cose si mettono al meglio, ma che è necessaria molta cautela20. Il cardinale ricorda inoltre a Bedini la pericolosità dei protestanti21.

Intanto anche Propaganda ha contattato Bedini e palesato l’apprezzamento per l’iniziativa presa. Tuttavia la Congregazione ha aggiunto di non sapere come aiutarlo, poiché versa in gravi difficoltà finanziarie22. Bedini prosegue comunque a occuparsi delle missioni presso gli indigeni23 e della colonia tedesca, ma per mesi i suoi dispacci sono improntati a un nero pessimismo. Il 13 febbraio 1847, per esempio, esprime le proprie paure in ben due lettere a Gizzi. Nella prima afferma che il governo brasiliano appoggia i protestanti24 e nella seconda descrive il piano per la colonizzazione tedesca che Julius Köller, direttore della colonia di Petropoli, e Luigi Federico Kalkmann, mercante di Brema, hanno presentato all’imperatore. I due sono protestanti e hanno chiesto l’eguaglianza tra le due religioni e l’introduzione del matrimonio civile. Bedini conclude che cedere ai protestanti sarebbe un suicidio, data “la somma ignoranza, l’inerzia” del clero brasiliano, che non è in grado di opporsi alla propaganda anti-cattolica. Secondo l’internunzio si deve scoraggiare l’emigrazione tedesca in Brasile e impedire che la presenza protestante si rafforzi25.

Infine gli sforzi di Bedini sono coronati dal successo. Il 4 ottobre 1847 riporta, trionfante, che ha insediato a Petropoli un parroco proveniente da Strasburgo. Aggiunge che Köller ha rinunziato alla direzione della colonia tedesca ed è stato sostituito da un cattolico26. Quando Bedini redige questa lettera, la sua missione in Brasile è sul punto di terminare. Il 16 agosto 1847 gli è stato infatti ordinato di rientrare e di mettersi a disposizione della Segreteria di Stato27. Alla fine del 1847 Bedini parte, soddisfatto di quanto era riuscito a fare a Petropoli28.

Prima di imbarcarsi per l’Europa, Bedini mette per iscritto alcune riflessioni sull’immigrazione tedesca. A suo parere essa è legata alla crescita di Petropoli, che da semplice residenza estiva dell’imperatore sta divenendo un polo commerciale e industriale, nonché uno snodo della rete di comunicazioni. Dato che questi sviluppi gli paiono destinati a continuare, egli è sicuro che gli immigrati aumenteranno in fututo. Ribadisce quindi la necessità di lavorare tra loro per mitigare gli effetti della propaganda protestante, tollerata, se non appoggiata, dalle autorità brasiliane. Sottolinea infine che si è di fronte a una questione di primaria importanza e conclude: “Chi può dire che continuando la detta emigrazione non si debba pensare alla creazione di un Vicariato apostolico tedesco da queste parti? E che qui possa risiedere un vescovo di detta nazione, come appunto si vedono nel dì d’oggi nella sola città di Leopoli tre arcivescovi e tutti tre con propria particolare giurisdizione?”29.

Nel 1848 Bedini è a Roma, dopo un viaggio di tre mesi, ed è nominato sostituto della Segreteria di Stato il 10 marzo30. In breve si trova nell’occhio del ciclone e diventa, sia pure per brevissimo tempo, pro-segretario di stato, pro-ministro dell’interno, pro-ministro delle armi, pro-presidente del Consiglio dei ministri31. La situazione non è, come è ovvio, di suo gradimento e a settembre chiede di ripartire per il Brasile. Il 12 novembre riesce a farsi nominare internunzio a Rio de Janeiro, nonché a farsi autorizzare una tappa negli Stati Uniti32. Tuttavia la sua fama di abile diplomatico poliglotta impedisce ai superiori di farlo partire33. Rimane dunque ancora a Roma come sostituto della Segreteria di Stato e nel 1849 è a Bologna. Deve essere una missione temporanea e invece resta in quella città sino al 1852 in qualità di Commissario Straordinario delle Quattro Legazioni34.

Tra il 1849 e il 1852 Bedini non cessa di sollecitare il proprio ritorno in Brasile e la diplomazia vaticana non smette di vagliare tale possibilità. Tra le carte di Bedini si trova a questo proposito il lungo rapporto anonimo sulla nunziatura del Brasile, che abbiamo analizzato nel primo capitolo della prima parte. In esso si ricorda che le città brasiliane, Rio in testa, sono molto popolate a causa della continua emigrazione, anche politica. Il nunzio deve dunque controllare il Brasile, l’Uruguay, il Paraguay, l’Argentina e il Cile e deve badare al popolo “indigeno” e agli immigrati, tra i quali sono numerosi i francesi, gli inglesi e i tedeschi.

L’autore del rapporto aggiunge alcune considerazioni sugli Stati Uniti. Rammenta i buoni rapporti diplomatici e le simpatie americane per Pio IX e consiglia la creazione di una nunziatura negli Stati Uniti. Si deve, però, sondare la disponibilità statunitense, anche se non si può mandare un legato straordinario da Roma, perché sarebbe troppo caro, mentre inviarvi il nunzio in Messico sarebbe offensivo, visto quello che gli americani pensano dei loro vicini. La scelta migliore è che Bedini, recandosi in Brasile, faccia tappa negli Stati Uniti. Bedini infatti conosce alcuni vescovi americani e “d’inglese alcun poco ne sà”. Inoltre all’ “Americano del nord” piace chi ha già fatto lunghi viaggi.

Sulla base di questo ragionamento Bedini è nominato nunzio in Brasile e incaricato di recarsi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Come abbiamo già scritto, il suo viaggio è drammatico. A New York si imbatte in Alessandro Gavazzi che lo accusa della morte di Ugo Bassi. La violenza dell’attacco spaventa Bedini, che si rifugia in Canada. Nel settembre del 1853 il nunzio rientra negli Stati Uniti, dove inizia un nuovo tour ed è attaccato dagli emigrati tedeschi. Per questi ultimi è infatti il simbolo della reazione europea, causa prima della loro fuga dalla madrepatria, nonché colui che ha bocciato le richieste dei cattolici di lingua tedesca nelle città di Filadelfia e di Buffalo. Nel febbraio 1854 Bedini ubbidisce a Giacomo Antonelli, segretario di stato di Pio IX, e rientra a Roma senza passare per il Brasile35.

Durante la sua odissea Bedini incontra più volte emigranti europei. Da una parte, ha a che fare con la protesta degli esuli politici italiani e tedeschi; dall’altra, si interessa alle sorti dell’immigrazione economica nelle maggiori città del Canada e degli Stati Uniti. A Montréal visita e assiste emigrati tedeschi, italiani, francesi e portoghesi36. Lamenta di non aver potuto seguire gli irlandesi quanto voluto e scrive che essi potrebbero dare nerbo al cattolicesimo canadese, minacciato dai protestanti. A Bytown (l’odierna Ottawa) è inoltre è affascinato dal miscuglio di razze e di religione offerto da questa città nuova37. A New York infine visita “lo stabilimento per gli emigranti”, dove, a suo dire, su 2400 persone in attesa almeno 2000 sono cattoliche38.

Nelle lettere dagli Stati Uniti Bedini sembra colpito soprattutto dal numero e dalla minacciosità degli esuli politici. È evidente la sua paura degli esuli italiani39, nonché la delusione perché gli emigrati tedeschi hanno fatto lega con i rifugiati politici40, definiti dal nunzio la feccia della Germania rivoluzionaria41. In genere Bedini distingue fra esuli ed emigrati. Questi ultimi sono per lui onesti lavoratori, anche se talvolta si fanno traviare. I primi sono invece la causa delle sue disavventure: “Sono i forestieri politici che ordiscono e consumano tanta perfidia, italiani a Nuova York, tedeschi a Cincinnati, pagando per tal maniera la ospitalità che lor offre generosamente quel libero paese”42. Talvolta Bedini contrappone alla pochezza dei “tedeschi infedeli” il coraggio di quei cattolici tedeschi o irlandesi, che si offrono di difenderlo armi alla mano43.

Queste sparse note di viaggio, acquistano corposità nel rapporto finale. Bedini ha infatti ricevuto istruzione di interessarsi alla sorte dei “Cattolici di diversa provenienza”, cioè degli emigrati44. Il nunzio incentra la sua relazione sulla crescita straordinaria del cattolicesimo negli Stati Uniti. Quest’incredibile successo è a suo parere frutto dell’emigrazione, soprattutto di quella irlandese. Tuttavia lo sforzo irlandese non basta a garantire la vittoria della Chiesa di Roma negli Stati Uniti. Molti emigrati perdono infatti la fede, a causa della propaganda dei rinnegati europei, ma anche perché non tutte le diocesi soccorrono i nuovi arrivati.

Secondo Bedini si deve quindi reclutare e istruire un clero più numeroso. Tuttavia non si può continuare a far arrivare sacerdoti dall’Europa. Il clero degli Stati Uniti gli sembra già per lo più europeo, in primo luogo irlandese e poi tedesco e francese, e questa presenza ha, secondo lui, perpetuato le barriere linguistiche. In particolare i fedeli di lingua tedesca vogliono che le loro parrocchie e le loro scuole siano rette soltanto da sacerdoti dei loro paesi. Il nunzio non nega a tale proposito che la lingua sia importante, ma non reputa possibile sdoppiare chiese e parrocchie, in particolare nelle diocesi più povere. Inoltre crede che la seconda generazione di immigrati tedeschi parlerà in inglese. Suggerisce quindi di non esportare il clero europeo negli Stati Uniti, ma di formare a Roma, in un apposito collegio, giovani sacerdoti nati negli Stati Uniti. A suo dire un collegio prestigioso, soprattutto se sostenuto da un nunzio permanente a Washington, può stimolare le vocazioni americane e inoltre correggere lo spirito nazionalistico che cresce tra i pochi sacerdoti veramente originari degli Stati Uniti45.

Bedini ha qualche difficoltà a farsi ascoltare a Roma. La Curia non condivide il suo entusiasmo per il Nuovo Mondo e i suoi rivali, in particolare alcuni vescovi americani, gli attribuiscono parte della colpa per i tumulti anti-cattolici scoppiati durante il viaggio. Tuttavia l’appoggio di Pio IX, suo concittadino e protettore, gli vale ben presto il segretariato di Propaganda, dove può far circolare il suo rapporto nel 1856, in appendice a una ponenza sui Concili provinciali di Baltimora, Cincinnati, St. Louis e New Orleans46. In seguito lo stesso Bedini invia copia della sua relazione ai cardinali assenti alla discussione47. Inizialmente Propaganda recepisce soltanto l’idea di un Collegio americano, ma lentamente si fa strada quella di una nunziatura permanente negli Stati Uniti48. Quest’ultimo progetto è tuttavia realizzato soltanto nel 1892 e sotto forma di una delegazione49.

Nel frattempo non sono dimenticati i moniti di Bedini sulla necessità di difendere e di dare ascolto ai gruppi di emigrati negli Stati Uniti, nel Canada e nel Brasile. Dal 1860 in poi i carteggi fra Roma e la nunziatura brasiliana danno sempre più spazio a tali problemi. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’attenzione agli immigrati è in parte scelta autonoma dei vescovi locali e in parte richiesta dalla Santa Sede. Nel 1861 il cardinale Costantino Patrizi, ascritto a Propaganda, ribadisce le parole di Bedini e sottolinea che la Chiesa statunitense trascura gli emigrati50. La stessa accusa è ripresa da Germano Straniero, quando nel 1886 si reca negli Stati Uniti51. La stessa gerarchia statunitense è preoccupata per tale situazione e ne ha approfonditamente discusso nel terzo Concilio Plenario (Baltimora 1884). La preparazione del Concilio vede inoltre il coinvolgimento di Propaganda, che sullo slancio di quella iniziativa delibera nel 1887 a favore delle “quasi-parrocchie distinte per nazionalità”52.

Non è possibile affermare che tutti questi sviluppi dipendano dall’opera e dagli scritti di Bedini. Tuttavia la magmaticità della burocrazia e della diplomazia vaticana non va sottovalutata, soprattutto per il periodo durante il quale Propaganda è responsabile delle faccende americane. I funzionari e gli inviati della Congregazione hanno infatti la tendenza a giudicare ogni nuovo evento partendo dai documenti già presenti nel loro archivio. In particolare Bedini ispira a Roma la paura della penetrazione protestante tra gli immigrati. Giacomo Martina ha mostrato quanto tale timore sia esagerato nel caso del Brasile53, ma è proprio grazie a esso che delegazioni e nunziature prestano tanta attenzione agli emigranti nelle Americhe.

Bedini è inoltre il primo a far riflettere Roma sui problemi linguistici e sulle parrocchie nazionali. Le sue conclusioni non sono particolarmente originali rispetto a quanto già si scriveva nelle Americhe e in Italia. Tuttavia egli cerca di fare tesoro delle esperienze dirette e mostra una certa duttilità. In Brasile favorisce la formazione di parrocchie nazionali e arriva addirittura a chiedere un vescovo nazionale per gli emigrati tedeschi. Negli Stati Uniti invece suggerisce di valutare lo sforzo economico necessario per formare tali parrocchie e si dice certo che la seconda generazione delle comunità immigrate si integrerà pure dal punto di vista linguistico. Sempre negli Stati Uniti Bedini consiglia inoltre di non tollerare le tradizioni che ledono la supremazia del vescovi, quali il ruolo attribuito al consiglio dei parrocchiani dai cattolici tedeschi54. La posizione di Bedini in quella contingenza è forse troppo rigida, ma non si può dimenticare che la questione delle parrocchie tedesche di Buffalo e di Filadelfia nasce dal tentativo di trasferire nella struttura ecclesiastica modelli di vita civile che non sono del tutto compatibili con la tradizione della Chiesa. Si tratta di un problema che si ripresenta più volte nel corso dell’evoluzione del cattolicesimo nordamericano55.

In conclusione le carte di Bedini contengono in nuce gran parte dei problemi che Roma deve in seguito affrontare. Esse sono quindi molto utili per comprendere la genesi di molte decisioni di Propaganda nei decenni successivi. L’influenza di alcuni suggerimenti di Bedini ha in effetti una discreta durata, mentre i suoi rapporti contribuiscono a gettare le fondamenta dell’attenzione prestata dalla Congregazione alle iniziative di Scalabrini.

Note

1 Giuseppe De Marchi, Le nunziature apostoliche dal 1800 al 1856, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1957, p. 76.

2 Archivio di Stato di Roma, Tesorierato generale della Reverenda Camera apostolica, busta 593, posizione n. 952; APF, Lettere, vol. 332 (1845), f. 728rv.

3 APF, Lettere, vol. 333 (1846), ff. 126-127.

4 Arlindo Rubert, A Propaganda e o Brasil no seculo XIX, in Memoria Rerum, III, 1, pp. 637-674; APF, Lettere, vol. 333 (1846), ff. 215-217; APF, Congressi, America meridionale, vol. 7 (1843-1846), ff. 863-865, 877, 887-888.

5 ASV, Segr. Stato, 1846, rubr. 7, ff. 5-8v, 13rv, 65-66v.

6 APF, Congressi, America meridionale, vol. 9 (1854-1856), ff. 717-757.

7 ASV, Segr. Stato, Spogli dei Cardinali e degli Officiali di Curia, Bedini, busta 4, fasc. H, non foliato: “Relazione intorno alle cose di Rio de Janeiro”.

8 ASV, Segr. Stato, 1847, rubr. 7, fasc. 3, ff. 3-6.

9 ASV, Segr. Stato, 1847, rubr. 7, fasc. 3, ff. 79-82.

10 ASV, Segr. Stato, Spogli dei Cardinali e Officiali di Curia, Bedini, busta 4, fasc. H, non foliato: “Relazione intorno alle cose di Rio de Janeiro”.

11 ASV, Segr. Stato, 1847, rubr. 7, fasc. 3, ff. 146-155.

12 APF, Congressi, America meridionale, vol. 7 (1843-1846), f. 891rv.

13 APF, Congressi, America meridionale, vol. 7 (1843-1846), ff. 891-894.

14 APF, Congressi, America meridionale, vol. 7 (1843-1846), ff. 918-919.

15 Annotazione sul retro della lettera citata alla nota precedente.

16 APF, Lettere, vol. 334 (1846), ff. 1164v-1165.

17 ASV, Segr. Stato, 1847, rubr. 7, fasc. 3, f. 214rv.

18 ASV, Segr. Stato, Spogli dei Cardinali e degli Officiali di Curia, Bedini, busta 4, fasc. H, non foliato: 8 ottobre 1846, Bedini al barone di Cayru.

19 ASV, Segr. Stato, 1847, rubr. 7, fasc. 3, f. 222rv.

20 ASV, Segr. Stato, 1847, rubr. 7, fasc. 3, ff. 225-226, 227-228.

21 ASV, Nunziatura apostolica in Brasile, fasc. 97, ff. 12-13.

22 APF, Lettere, vol. 336 (1847), ff. 973-974v.

23 APF, Congressi, America meridionale, vol. 8 (1847-1853), ff. 8-11v, 39-40v, 41-44v, 49rv, 71rv, 109-111.

24 ASV, Segr. Stato, 1847, rubr. 7, fasc. 3, ff. 229-230.

25 ASV, Segr. Stato, 1847, rubr. 7, fasc. 4, ff. 20-21. Il progetto dei due tedeschi è ai ff. 22-31. Nel corso del 1846 Bedini ha intrattenuto una lunga corrispondenza con Köller (ASV, Segr. Stato, Spogli dei Cardinali e degli Officiali di Curia, Bedini, busta 3, fasc. E, non foliato), con il quale si è scontrato a proposito delle scuole per gli emigrati (ibid., busta 4, fasc. H, passim).

26 APF, Congressi, America meridionale, vol. 8 (1847-1853), ff. 113-114.

27 ASV, Nunziatura apostolica in Brasile, fasc. 97, ff. 104-105.

28 ASV, Segr. Stato, 1848, rubr. 251, f. 7rv.

29 APF, Congressi, America meridionale, vol. 8 (1847-1853), ff. 41-44v.

30 ASV, Segr. Stato, 1848, rubr. 31, f. 45v.

31 Lajos Pásztor, La segreteria di stato di Pio IX durante il triennio 1848-1851, “Annali della fondazione italiana per la storia amministrativa”, 3 (1966), pp. 308-365.

32 L. Pásztor, La segreteria, cit., pp. 311-312.

33 Augusto de Liedekerke de Beaufort, Rapporti delle cose di Roma, a cura di Alberto M. Ghisalberti, Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 1949, p. 110.

34 Stuart C. Hughes, Crime, disorder and Risorgimento. The Politics of Policing in Bologna, Cambridge, Cambridge University Press, 1994.

35 Matteo Sanfilippo, Tra antipapismo e cattolicesimo: gli echi della Repubblica romana e i viaggi in Nord America di Gaetano Bedini e Alessandro Gavazzi (1853-1854), in Gli Americani e la Repubblica Romana nel 1849, a cura di Sara Antonelli, Daniele Fiorentino e Giuseppe Monsagrati, Roma, Gangemi, 2001, pp. 159-187.

36Canadà – visita fattavi da Monsig. Gaetano Bedini, “La civiltà cattolica”, n.s., IV (1853), pp. 471-476.

37 ASV, Segr. Stato, 1854, rubr. 251, fasc. 2, ff. 57-82.

38 ASV, Segr. Stato, 1854, rubr. 251, fasc. 2, ff. 149-152v.

39 ASV, Segr. Stato, 1854, rubr. 251, fasc. 2, ff. 86-91.

40 APF, Congressi, America centrale, vol. 16 (1852-1854), ff. 697-700

41 ASV, Segr. Stato, 1854, rubr. 251, fasc. 2, ff. 219-222v.

42Stati Uniti d’America – 1. Tumulti in Nuova York contro Mons. Bedini 2. Altro tumulto contro lo stesso in Cincinnati, “La civiltà cattolica”, n.s., V, 5 (1854), pp. 383-384.

43 ASV, Segr. Stato, 1854, rubr. 251, fasc. 2, ff. 234-237.

44 APF, Lettere, vol. 343 (1853), ff. 315v-317.

45 ASV, Segr. Stato, 1854, rubr. 251, fasc. 1, ff. 9-50v.

46 APF, Acta, vol. 220 (1856), ff. 373-532, in particolare ff. 488-532. Il ponente è il cardinale Alessandro Barnabò, prefetto della Congregazione, che introduce personalmente nella discussione il testo di Bedini.

47 APF, Congressi, America Centrale, vol. 17 (1855-1858), f. 609rv.

48 APF, Acta, vol. 225 (1861), ff. 1-54, vol. 245 (1877), ffl 39-40; APF, SOCG, vol. 1010 (1879), ff. 23-144.

49 Matteo Sanfilippo, L’affermazione del cattolicesimo nel Nord America. Elite, emigranti e chiesa cattolica negli Stati Uniti e in Canada, 1750-1920, Viterbo, Sette Città, 2003.

50 APF, Acta, vol. 225 (1861), f. 7.

51 ASV, Segr. Stato, 1902, rubr. 280, fasc. 10.

52 APF, Acta, vol. 257 (1887), ff. 186-217.

53 Giacomo Martina, Documenti vaticani sulla chiesa brasiliana dell’Ottocento, “Archivum Historiae Pontificiae”, 29 (1991), pp. 311-352.

54 David A. Gerber, Modernity in the Service of Tradition: Ante-Bellum Catholic Lay Trustees at Buffalo’s St. Louis Church and the Transformation of European Communal Traditions, 1829-1855, “Journal of Social History”, 15 (1982), pp. 655-689.

55 M. Sanfilippo, L’affermazione del cattolicesimo, cit.