Roma 5-8-1947

che purtroppo non sono confortanti; chissà fino al giorno d’oggi che cosa avrai combinato? Vorrei saperlo subito ma come è possibile? Mario dico la verità le notizie da te mandatemi mi hanno schiantato non avrei mai immaginato così, smanio terribilmente di poterti star vicino, certo lo so che allora penseresti diversamente. E’ duro lo capisco il principio di una vita laggù, ma era da star preparati come lo sono io nel raggiungerti, ma come già ti scrissi su di una mia, preferisco lottare lì avendo certezza di una riuscita, che quì. Cosa si spera quì? E’ sempre un manicomio, una corsa al tracollo, un caos senza fine. Se si dovesse vivere come prima, lo pensi che era da studiare con molta accortezza il modo di riuscire, ricordi che gli ultimi mesi potemmo andare avanti perché avemmo da aggiungere i soldi della cessione; oggi che non c’era altro, che mezzo si poteva trovare? Non mangiare, ecco cosa. Perché noi non si viveva altro che per il mangiare, e solo per quello non ci si arrivava. Non credere che è cambiato! Hanno riconcesso un aumento, ma quando ti dico che il gas è ancora aumentato e questo ce lo fanno pagare chiedendoci l’arretrato di Aprile. La luce uguale, l’affrancatura delle poste, e non parliamo neppure del vivere, quella è la cosa più sbalorditiva. Dunque come si riuscirebbe? Li invece da quanto mi dici intanto il vivere è assicurato, dell’altro per adesso tanto non c’importerebbe. Mario caro io ti sto parlando così, per darti maggior coraggio a tirare innanzi quel che abbiamo cominciato, ma io tremo pensando che tu avrai già deciso di ritornare. Certo caro mio non posso oppormi per nessun motivo perché penso che io rifletterò ancora così, perché non ho provato la vita lì, può darsi! Io pagherei chissà che per trovarmici. Le tue parole mi hanno fatto piangere prima di tutto pensando al tormento tuo, lo sento nel mio cuore, lo struggimento che passi; non puoi però rimproverarti niente no, Mario mio, l’hai fatto per il bene della famiglia, se il destino ha voluto che le cose si precipitassero, pazienza sappiamo tirarci fuori da questo imbarazzo. Lo senti di tirare avanti? Se è proprio impossibile ebbene fai pure come mi dici, ritorna; ma pensa bene che altro compito c’è da svolgere quì.

Caro Mario gl’imbarchi, anche quì ci dicono che sono provvisori. Tanto è vero che qualche giornale pubblicò, che l’emigrazione era chiusa totalmente. Ci fu allora una smentita dell’ambasciata Argentina, in cui affermava che non era affatto vero di quello che era pubblicato, e che quanto prima sarebbero state riprese. Io come ti dissi, mi rivolsi al Consolato ed anche lì mi dettero a ben sperare, perché ci sarebbe stato un imbarco destinato proprio per le famiglie. Mario devo dire che anche io sono diventata pessimista, che non credo a quello che si dice, ma te ne prego per un buon augurio fai come fo io, crediamo e crediamo in Dio.
Io sto aspettando che torna a Roma Gomez, che deve rientrare da Genova dove pare che c’è stata una partenza entro questi giorni. Lì proprio dalla Delegazione seppi che ci sono degli altri imbarchi il 18 c.m. ed il 3 Settembre. Sento che in uno di questi ci sia pur io. In questo frattempo che io aspetto tua risposta decisiva, certo io fo’ qualcosa quì non sto ferma, perché lo vedi prima che mi giungano tue notizie passano parecchi giorni. Mario voglio dirti una cosa. Ti parlai su una mia che andai a casa di una signora insieme alla moglie di Fernando il cui figlio partì con voi (Della Santa). Ti dissi mi pare pure, che le prime notizie mandate a casa erano tristissime. Ebbene sappi che ora lui si è messo a posto fuori Buenos Aires, ed ha una casetta proprio come la sognavamo noi con un giardino. Ammetto vedi, che lui si è incontrato a cominciare in unito alla moglie perché erano sposati da pochi giorni, ma lo vedi ha raggiunto la cima. E non può essere anche per noi? Dunque Mario prego iddio che all’arrivo di questa mia tu abbia già fatto i passi per una mia richiesta, io dal mio canto non mi fermo, no’ vo avanti. Si vedrà se si combina. Immagina come sto ora aspettando posta che mi porterà la decisione. Spero che quanto deciderai sia tutto in bene. Mario quel Cassinis che tu mi dici sai dove sò che sta? In confederazione ed è il capo servizio così è chiamato: in tutti i modi l’avrò presente. Ma come ti ripeto, la camera del lavoro mi potrà far partire, quando avrà l’autorizzazione da qualcuno. La richiesta che devi farmi, è per parte dell’autorità argentina, che a sua volta si rivolge alla delegazione argentina di Roma e questa dà l’autorizzazione alla camera del lavoro. Capito? Tua sorella come già ti ho scritto l’ho veduta, e poi ci sono riandata con i bambini; però Mario guarda che io non gli ho spiegato tutto quello che mi mandi a dire, perché tanto lei che zia non hanno approvato la tua partenza. Mario ti prego quanto ti ho detto resti fra me e te. Non
Tuo zio Peppino non l’ho visto; ossia io lovedo dalla finestra quando prende il tram, ma non mi fo vedere.
La domanda in ufficio l’ho presentata, fino ad oggi nessuna risposta. La scrivania e le sedie mi sembra di avertene parlato, l’ho già vendute in quel famoso momento. Le bambine in colonia non le mando più perché l’hanno destinate in montagna, e la roba non ce l’ho per quei posti, poi devo presentare parecchi documenti, dunque non ci penso più. Non mi importa niente, sò solo che non vedo proprio l’ora di riabbracciarti, di rivederti ma questo però lo spero che sia lì. Sogna Mario il nostro arrivo, che fo di tutto a pensare che sia fra poco. Mi sento proprio una certa sicurezza, che questo sia in settembre. Dio vorrà farci questa grazia?
Mario mio in questo momento che ti scrivo sono già l’1 di notte, tutti dormono ed io sono sola con i miei pensieri, amo scriverti di sera perché mi sento più vicina a te, ed è appunto in queste ore che il mio pensiero corre ancora più veloce in cerca di te. Mario quello che il mio cuore detta io scrivo e alfine quando ho finito e rileggo queste righe mi sembra che tu mi ascolti e rispondi a quanto ti descrivo. Maggiormente fantastico pensando che in quest’ora che io scrivo ed è notte, tu Mario starai per alzarti ed andare al lavoro. Parlami ti prego intanto di come trascorri la giornata. Fammi essere intanto più vicina a te, vivere in sogno la tua vita fino a che non mi diventi realtà. Io fo sempre la medesima cosa, esco solo quando devo andare per il fatto nostro, perché a misurare neppure vado fo venire a casa. Io ho sempre lavoro, ed appunto con questo mi aiuto, non voglio toccare quei soldi fino a che non saprò il preciso di quel che c’è in giro. Mio caro per oggi non ho altre notizie da darti. Noi stiamo sempre bene, e voglio assolutamente che sia di te, che mi fai stare in pensiero. I sogni dei tuoi figli sono senza meno per te, ti pensano tanto e non vedono l’ora di riavvicinarsi. Da me intanto ricevi mille baci affettuosi
Tua moglie Maria
Saluti da Zia – Evelina, i miei, Cesare, la sig Emilia sorella di Nazzareno, che incontrai mattine fa
Ciao a presto Maria
Mi accorgo che dietro queste ultime tue lettere hai messo un segno rosso. E’ forse per vedere se vengono aperte? Se è per questo stai tranquillo sono arrivate a posto
Baci, baci
Maria

21.

Al Sig
Piacentini Mario
Hotel degli Emigranti
Buenos Aires
Argentina

Spedisce Piacentini Maria
Via Saturnia 55
Roma
Italia

Roma 5-8-1947

Mario mio. Vengo immediatamente a risponderti alla tua del 23 e del 27. Sono arrivate come vedi molto in ritardo. Devi interessarti di quando parte l’aereo e combinarti a scrivere con la partenza appunto degli aerei. Quì a Roma partono il martedì ed il sabato ed con questa partenza vi è sempre una mia lettera. Caro Mario aspettavo con inquietudine tue notizie che purtroppo non sono confortanti; chissà fino al giorno d’oggi che cosa avrai combinato? Vorrei saperlo subito ma come è possibile? Mario dico la verità le notizie da te mandatemi mi hanno schiantato non avrei mai immaginato così, smanio terribilmente di poterti star vicino, certo lo so che allora penseresti diversamente. E’ duro lo capisco il principio di una vita laggù, ma era da star preparati come lo sono io nel raggiungerti, ma come già ti scrissi su di una mia, preferisco lottare lì avendo certezza di una riuscita, che quì. Cosa si spera quì? E’ sempre un manicomio, una corsa al tracollo, un caos senza fine. Se si dovesse vivere come prima, lo pensi che era da studiare con molta accortezza il modo di riuscire, ricordi che gli ultimi mesi potemmo andare avanti perché avemmo da aggiungere i soldi della cessione; oggi che non c’era altro, che mezzo si poteva trovare? Non mangiare, ecco cosa. Perché noi non si viveva altro che per il mangiare, e solo per quello non ci si arrivava. Non credere che è cambiato! Hanno riconcesso un aumento, ma quando ti dico che il gas è ancora aumentato e questo ce lo fanno pagare chiedendoci l’arretrato di Aprile. La luce uguale, l’affrancatura delle poste, e non parliamo neppure del vivere, quella è la cosa più sbalorditiva. Dunque come si riuscirebbe? Li invece da quanto mi dici intanto il vivere è assicurato, dell’altro per adesso tanto non c’importerebbe. Mario caro io ti sto parlando così, per darti maggior coraggio a tirare innanzi quel che abbiamo cominciato, ma io tremo pensando che tu avrai già deciso di ritornare. Certo caro mio non posso oppormi per nessun motivo perché penso che io rifletterò ancora così, perché non ho provato la vita lì, può darsi! Io pagherei chissà che per trovarmici. Le tue parole mi hanno fatto piangere prima di tutto pensando al tormento tuo, lo sento nel mio cuore, lo struggimento che passi; non puoi però rimproverarti niente no, Mario mio, l’hai fatto per il bene della famiglia, se il destino ha voluto che le cose si precipitassero, pazienza sappiamo tirarci fuori da questo imbarazzo. Lo senti di tirare avanti? Se è proprio impossibile ebbene fai pure come mi dici, ritorna; ma pensa bene che altro compito c’è da svolgere quì.
Caro Mario gl’imbarchi, anche quì ci dicono che sono provvisori. Tanto è vero che qualche giornale pubblicò, che l’emigrazione era chiusa totalmente. Ci fu allora una smentita dell’ambasciata Argentina, in cui affermava che non era affatto vero di quello che era pubblicato, e che quanto prima sarebbero state riprese. Io come ti dissi, mi rivolsi al Consolato ed anche lì mi dettero a ben sperare, perché ci sarebbe stato un imbarco destinato proprio per le famiglie. Mario devo dire che anche io sono diventata pessimista, che non credo a quello che si dice, ma te ne prego per un buon augurio fai come fo io, crediamo e crediamo in Dio.
Io sto aspettando che torna a Roma Gomez, che deve rientrare da Genova dove pare che c’è stata una partenza entro questi giorni. Lì proprio dalla Delegazione seppi che ci sono degli altri imbarchi il 18 c.m. ed il 3 Settembre. Sento che in uno di questi ci sia pur io. In questo frattempo che io aspetto tua risposta decisiva, certo io fo’ qualcosa quì non sto ferma, perché lo vedi prima che mi giungano tue notizie passano parecchi giorni. Mario voglio dirti una cosa. Ti parlai su una mia che andai a casa di una signora insieme alla moglie di Fernando il cui figlio partì con voi (Della Santa). Ti dissi mi pare pure, che le prime notizie mandate a casa erano tristissime. Ebbene sappi che ora lui si è messo a posto fuori Buenos Aires, ed ha una casetta proprio come la sognavamo noi con un giardino. Ammetto vedi, che lui si è incontrato a cominciare in unito alla moglie perché erano sposati da pochi giorni, ma lo vedi ha raggiunto la cima. E non può essere anche per noi? Dunque Mario prego iddio che all’arrivo di questa mia tu abbia già fatto i passi per una mia richiesta, io dal mio canto non mi fermo, no’ vo avanti. Si vedrà se si combina. Immagina come sto ora aspettando posta che mi porterà la decisione. Spero che quanto deciderai sia tutto in bene. Mario quel Cassinis che tu mi dici sai dove sò che sta? In confederazione ed è il capo servizio così è chiamato: in tutti i modi l’avrò presente. Ma come ti ripeto, la camera del lavoro mi potrà far partire, quando avrà l’autorizzazione da qualcuno. La richiesta che devi farmi, è per parte dell’autorità argentina, che a sua volta si rivolge alla delegazione argentina di Roma e questa dà l’autorizzazione alla camera del lavoro. Capito? Tua sorella come già ti ho scritto l’ho veduta, e poi ci sono riandata con i bambini; però Mario guarda che io non gli ho spiegato tutto quello che mi mandi a dire, perché tanto lei che zia non hanno approvato la tua partenza. Mario ti prego quanto ti ho detto resti fra me e te. Non
Tuo zio Peppino non l’ho visto; ossia io lovedo dalla finestra quando prende il tram, ma non mi fo vedere.
La domanda in ufficio l’ho presentata, fino ad oggi nessuna risposta. La scrivania e le sedie mi sembra di avertene parlato, l’ho già vendute in quel famoso momento. Le bambine in colonia non le mando più perché l’hanno destinate in montagna, e la roba non ce l’ho per quei posti, poi devo presentare parecchi documenti, dunque non ci penso più. Non mi importa niente, sò solo che non vedo proprio l’ora di riabbracciarti, di rivederti ma questo però lo spero che sia lì. Sogna Mario il nostro arrivo, che fo di tutto a pensare che sia fra poco. Mi sento proprio una certa sicurezza, che questo sia in settembre. Dio vorrà farci questa grazia?
Mario mio in questo momento che ti scrivo sono già l’1 di notte, tutti dormono ed io sono sola con i miei pensieri, amo scriverti di sera perché mi sento più vicina a te, ed è appunto in queste ore che il mio pensiero corre ancora più veloce in cerca di te. Mario quello che il mio cuore detta io scrivo e alfine quando ho finito e rileggo queste righe mi sembra che tu mi ascolti e rispondi a quanto ti descrivo. Maggiormente fantastico pensando che in quest’ora che io scrivo ed è notte, tu Mario starai per alzarti ed andare al lavoro. Parlami ti prego intanto di come trascorri la giornata. Fammi essere intanto più vicina a te, vivere in sogno la tua vita fino a che non mi diventi realtà. Io fo sempre la medesima cosa, esco solo quando devo andare per il fatto nostro, perché a misurare neppure vado fo venire a casa. Io ho sempre lavoro, ed appunto con questo mi aiuto, non voglio toccare quei soldi fino a che non saprò il preciso di quel che c’è in giro. Mio caro per oggi non ho altre notizie da darti. Noi stiamo sempre bene, e voglio assolutamente che sia di te, che mi fai stare in pensiero. I sogni dei tuoi figli sono senza meno per te, ti pensano tanto e non vedono l’ora di riavvicinarsi. Da me intanto ricevi mille baci affettuosi
Tua moglie Maria

Saluti da Zia – Evelina, i miei, Cesare, la sig Emilia sorella di Nazzareno, che incontrai mattine fa
Ciao a presto Maria

Mi accorgo che dietro queste ultime tue lettere hai messo un segno rosso. E’ forse per vedere se vengono aperte? Se è per questo stai tranquillo sono arrivate a posto
Baci, baci
Maria