Gli organismi della Santa Sede

Durante il pontificato di Pio IX (1846-1878) la necessità di assistere i migranti cattolici inizia a essere discussa nelle stanze della Segreteria di Stato e della Congregazione “de Propaganda Fide”. La corrispondenza dal Nuovo Mondo e dalle nazioni europee più industrializzate palesa infatti quanto le migrazioni siano in crescita e stiano mettendo in difficoltà le chiese locali. Le testimonianze di quelle prime discussioni non sono molto numerose; inoltre sono disperse tra più archivi e fondi, come esemplificano la corrispondenza e le relazioni di viaggio di Gaetano Bedini (1806-1864), internunzio in Brasile, visitatore di Stati Uniti e Canada, infine segretario di Propaganda Fide. Questi indirizza le sue riflessioni, spesso incentrate sui problemi di gruppi emigrati, al cardinale segretario di Stato o al cardinal prefetto di Propaganda Fide: di conseguenza esse sono divise tra gli archivi dei due dicasteri[1].

Questa prima documentazione rivela subito due problemi che ritarderanno l’azione della Santa Sede. In primo luogo l’attenzione alla questione migratoria fiorisce parallelamente in enti diversi, generando risposte non coordinate. Di conseguenza, nel secondo Ottocento e per oltre un secolo, si produce nell’amministrazione pontificia una sovrapposizione di iniziative, che possono anche coinvolgere le stesse persone, ma in ruoli diversi e con finalità diverse, perché di volta in volta in nome di istituzioni diverse. In secondo luogo si rileva una discrasia fra la volontà di assistere chi è partito dalla Penisola italiana e l’opportunità di occuparsi di tutti i migranti cattolici, senza badare alla loro origine geografica. Nelle pagine che seguono cercheremo di illustrare i progetti della Santa Sede, papato per papato, e mostreremo come la loro realizzazione è stata spesso rallentata dalle due difficoltà appena segnalate. Inoltre segnaleremo dove sia possibile consultare i documenti relativi alle iniziative esposte[2].

Al tramonto dello Stato pontificio, Bedini insiste sull’importanza dell’emigrazione italiana nel suo complesso, nonché di quella dei cattolici di altri Paesi (Francia, Germania, Irlanda, Canada francese) per le strategie internazionali romane. Dopo la Breccia di Porta Pia la Santa Sede non abbandona questa impostazione: in particolare tenta di utilizzare gli emigrati italiani come testa di ponte nei Paesi anticlericali (Francia e America Latina) o protestanti (Germania, Canada e Stati Uniti). Al contempo inizia a chiedersi cosa fare per tutti i cattolici coinvolti nelle migrazioni continentali e intercontinentali.

Leone XIII (1878-1903)

Agli inizi del pontificato di Leone XIII le implicazioni e conseguenze dei movimenti migratori sono chiare alla Santa Sede, come risulta da numerosi documenti ufficiali[3]. Nella lettera apostolica Ubi primum del 25 ottobre 1884, che conferma l’erezione del Pontificio Collegio Americano del Nord fondato nel 1858, si accenna alle moltitudini giunte da tutto il mondo negli Stati Uniti. La lettera Libenter agnovimus del 25 novembre 1887 a Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), vescovo di Piacenza, tratta della fondazione di un istituto per formare i sacerdoti che devono seguire i migranti italiani. L’enciclica Paterna caritas del 25 luglio 1888 per la fondazione del Pontificio Collegio Armeno a Roma ricorda la diaspora di quel popolo. Infine la questione migratoria su scala mondiale è sintetizzata nella lettera Quam aerumnosa del 10 dicembre 1888, che presenta ai vescovi americani l’iniziativa del vescovo piacentino e suggerisce loro di aiutare tutti i migranti, possibilmente nella lingua che essi parlano, proprio come si apprestano a fare per gli italiani i sacerdoti formati nel Collegio di Piacenza[4]. In tale occasione si ribadisce che ormai le migrazioni, soprattutto transatlantiche, sono inarrestabili.

L’inevitabilità dei flussi migratori è ribadita nella Rerum novarum del 15 maggio 1891, mentre il bisogno di assistere i cattolici di rito orientale mossisi verso l’Europa occidentale e le Americhe è sottolineato nella lettera apostolica De disciplina Orientalium conservanda et tuenda del 30 novembre 1894 e quello relativo ai migranti transatlantici nella lettera apostolica De privilegiis Americae Latinae del 18 aprile 1897. Complessivamente, però, il pontefice e la Segreteria di Stato non prendono iniziative concrete e l’azione pratica è demandata ad altri dicasteri vaticani. Nel 1887 dunque è Propaganda Fide ad autorizzare le parrocchie nazionali, chiamate negli Stati Uniti anche personali o linguistiche. Queste devono integrarsi nel tessuto diocesano, ma hanno giurisdizione soltanto su una comunità immigrata e non su un quartiere[5]. Allo stesso tempo la Congregazione del Concilio si occupa dal 1890 dei flussi di clero (italiano e non) nelle Americhe, valutando periodicamente se servano realmente per assistere i migranti di varia origine.

Proprio tale questione è da tempo esaminata dalla Segreteria di Stato. Nel 1886, al ritorno dal viaggio per portare la berretta cardinalizia a James Gibbons (1834-1921), arcivescovo di Baltimora, mons. Germano Straniero redige un densissimo rapporto sulla Chiesa locale[6]. In esso ricostruisce la genesi del cattolicesimo statunitense e sottolinea quanto l’emigrazione lo stia rafforzando, pur se mancano i sacerdoti per i nuovi arrivati e quindi si rischia di perdere l’apporto di questi ultimi. A suo parere, la Chiesa dovrebbe formare in appositi collegi i missionari per i vari gruppi di migranti, esattamente quello che quasi contemporaneamente propone e ottiene Scalabrini per gli italiani.

Pio X (1903-1914)

Sotto il veneto Giuseppe Sarto aumenta l’attenzione per il fenomeno migratorio, d’altronde la sua regione natia nutre consistenti espatri verso gli Imperi centrali e l’America Latina[7]. Le carte della sua segreteria particolare mostrano il sostegno morale ed economico garantito a iniziative che, se non possono dirsi della S. Sede, si affermano grazie all’appoggio di questa e possono essere ricostruite tra le carte dell’AAV. In fondo è quanto il pontefice precedente e Propaganda avevano già attuato aiutando l’istituto scalabriniano.

L’Archivio particolare di Pio X custodisce significative testimonianze del sostegno ai Missionari di emigrazione, fondati da Gian Giacomo Coccolo (1862-1927), canonico della diocesi di Concordia, ma trasferitosi a Roma. Possiamo ricordare la lettera che il papa fa inviare a tutti i vescovi italiani perché permettano a quei sacerdoti “di accompagnare come assistenti ecclesiastici sui piroscafi gli emigranti nell’andata e nel ritorno dalle Americhe” e di promuovere collette (b. 42, f. 78), nonché l’assegno periodico corrisposto sui fondi del pontefice a Valentino Turchetta, amministratore dei Missionari (b. 130, n. 96). Da parte sua, Coccolo comunica a più riprese i progressi della sua istituzione (b. 204, ff. 330-332, e b. 205, ff. 673-693).

Nello stesso fondo sono conservati i rapporti sull’Opera di assistenza degli operai italiani emigrati in Europa e nel Levante, trasmessi da Pietro Pisani, al tempo direttore dei missionari (b. 85, ff. 36-117, e b. 210, ff. 614-615)[8]. Anche Maria Saverio Cabrini, fondatrice delle Missionarie del S. Cuore di Gesù, comunica l’andamento delle sue opere negli Stati Uniti, soprattutto dell’orfanotrofio e della scuola industriale di Denver per le figlie degli italiani (b. 13, ff. 209-211), nonché dell’ospedale Colombo di New York. In particolare vorrebbe ampliare quest’ultimo per scongiurare la fondazione di un ospedale da parte della massoneria locale: chiede perciò un contributo che il papa non concede “perché non ha alcun fondo disponibile” (b. 75, ff. 158-162).

Tra le carte personali di Pio X troviamo anche documenti relativi al già menzionato Scalabrini, che si garantisce presto un canale privilegiato con il papa, e ai suoi missionari nelle Americhe[9]. Poco prima di morire, il vescovo piacentino invia al pontefice un memoriale sulla possibile creazione di un ufficio vaticano per soccorrere tutti i migranti cattolici nel Vecchio e nel Nuovo Mondo. In esso argomenta che non si possono aiutare solo gli italiani e che bisogna coordinare le iniziative a favore dei vari gruppi di fedeli[10]. Per rispondere a tale suggerimento la Segreteria di Stato raccoglie un enorme dossier sulla cura dei migranti[11].

L’Ufficio per l’emigrazione della Congregazione Concistoriale (1912)

Sulla base di questa documentazione Pio X crea presso la Congregazione Concistoriale un Ufficio per l’emigrazione, deputato all’assistenza spirituale di tutti gli emigranti di rito latino, la scelta e la nomina dei loro missionari e cappellani di bordo e la disciplina del clero migrato oltreoceano (motu proprio Cum omnes catholicos del 15 agosto 1912)[12]. L’ufficio è inizialmente coordinato, in qualità di “sostituto per l’emigrazione”, dal già menzionato Pisani, che non vi resta, però, a lungo, perché il 15 dicembre 1919 è designato delegato apostolico nelle Indie Orientali. Nel decennio successivo l’ufficio assume il controllo dei Missionari di emigrazione in Europa (l’ex Opera Bonomelli) e dei Missionari di S. Carlo (Scalabriniani), coprendo soprattutto l’assistenza agli italiani all’estero[13].

Le carte di questa serie, conservate in 383 unità archivistiche con i relativi schedari, dopo un lungo deposito negli scantinati del Palazzo di S. Callisto, sono nell’AAV, ma in buona parte ancora in fase di analisi. Una prima sottoserie è intitolata “Nominativi” – mentre secondo la prassi della Concistoriale sarebbe stato più consono definirle “Pratiche personali” – e si riferisce alle richieste di sacerdoti per recarsi o rimanere oltreoceano, in ottemperanza ai decreti Nemini latet del 1911 (che estende ai sacerdoti di tutta Europa l’obbligo del permesso della S. Sede per i chierici italiani che intendevano recarsi in America), Ethnographica studia del 25 marzo 1914 (che ripete, precisa ed estende ai religiosi le norme per l’emigrazione dei chierici in America e nelle Filippine), Magni semper negotii del 20 dicembre 1918 (che adatta le norme esistenti al Codex juris canonici da poco entrato in vigore). A chiusura di questa sottoserie si trovano attualmente molte scatole con documentazione eterogenea e non pertinente al titolo, tra cui i verbali delle sessioni preparatorie sui temi “de cura animarum”, “de emigrantibus”, “de migratione interna” e “de emigrantibus et de opere Apostolatus Maris et Coeli” del Concilio Vaticano II.

Una seconda sottoserie, denominata “Generale”, almeno a livello di schedario organizza la documentazione secondo XII diverse “sezioni”, non esenti da apparenti ridondanze: I – Assistenza spirituale (in diverse nazioni o continenti); II – Relazioni sull’assistenza (di diversi istituti come i Santi Angeli di Germania o il Pontificio collegio per l’emigrazione); III – Situazione generale nelle varie nazioni (raccoglie in realtà materiale eterogeneo e apparentemente non corrispondente al titolo, ad esempio: Biblioteca dell’emigrazione (1913), Rapporti e comunicazioni del Commissariato d’emigrazione (1913-1925), Radiomessaggio natalizio del cardinale segretario per emigrati e i profughi (1951-1953), ecc.); IV – Exsul familia (non ancora esplorata); V – Missioni e parrocchie italiane (in Europa, Australia, America e Africa); VI – Missioni e parrocchie di diverse nazionalità (non ancora esplorata); VII – Congressi e convegni (non ancora esplorata); VIII: Nazioni varie (non è ancora chiara la differenza con la sezione III); IX – Scalabriniane e Scalabriniani (ma molti documenti relativi al governo interno sono stati trasmessi all’istituto maschile nel 1965 e si trovano in AGS); X – Delegato per l’emigrazione (mons. Emilio Rossi); XI – Istruzione [sic[14]] Pastoralis migratorum cura; XII – Costituzione apostolica Exsul familia (non è chiara la differenza con la sezione IV).

Benedetto XV (1914-1922) Il Pontificio collegio per l’emigrazione (1919)

Dopo la guerra sono riprese alcune iniziative discusse nel 1914, in particolare la decisione di creare a Roma un Pontificio collegio per formare i missionari per l’emigrazione (motu proprio di Pio X del 19 marzo 1914). Pisani ha addirittura scritto in proposito al cardinale Gaetano De Lai (1853-1928), segretario della Concistoriale, nel 1909, quindi ben prima di sovrintendere all’Ufficio per l’emigrazione, ma l’iter burocratico, complicato dal conflitto mondiale, prende un decennio[15]. Il collegio è inaugurato nel 1919 e inizia effettivamente a funzionare dal 1921. Il suo rettore è il prelato per l’emigrazione italiana, una Prelatura costituita ad imitazione dell’Ordinariato militare per l’Italia: il rapporto tra i due istituti è comprovato dal fatto che Michele Cerrati (1884-1925), prelato per l’emigrazione dal 1920 alla morte, è anche ordinario militare dal 1923[16].

L’Ufficio del prelato per l’emigrazione (1920)

La nascita della Prelatura per l’emigrazione è notificata da Benedetto XV il 23 ottobre 1920[17]. Nel frattempo la Concistoriale ha ampliato la propria capacità di intervento, inserendosi nella gestione di alcune iniziative private. In particolare, sempre nel 1920, De Lai chiama a Roma il sacerdote pesarese Ferdinando Baldelli e gli affida l’Italica gens, una federazione di istituti laici ed ecclesiastici per aiutare gli emigranti oltre oceano[18]. Due anni dopo il sacerdote passa direttamente all’Ufficio per l’emigrazione della Concistoriale, dove resterà per decenni.

Pio XI (1922-1939)

Durante questo pontificato prosegue l’attività del prelato, che si occupa del Pontificio collegio e delle missioni per i migranti italiani. L’attenzione per gli altri emigrati passa attraverso le delegazioni apostoliche e le nunziature, come sin dai primi del Novecento, e quindi giunge agli uffici della Segreteria di Stato[19]. Si pensi soprattutto a quanto fatto dal papa e dalle congregazioni pontificie per le diaspore russa in Francia e messicana negli Stati Uniti dopo le rispettive rivoluzioni, nonché l’appoggio agli emigrati polacchi in America del Nord e ai cattolici di rito orientale (armeni, maroniti, romeni, ruteni, siri) nel Vecchio e nel Nuovo Continente[20]. Inoltre la Congregazione dei Riti interviene nel processo per la beatificazione di suor Cabrini, insistendo sull’importanza di tale evento per la sorte degli italiani d’oltre oceano, mentre il pontefice ne annuncia la proclamazione con una lettera apostolica, insistendo sull’importanza del sostegno agli emigrati[21].

Negli anni di questo pontificato le discussioni attorno alla questione migratoria coinvolgono dunque molte istituzioni vaticane, tuttavia la Concistoriale prosegue a occuparsene in maniera significativa[22]. Sennonché, dopo aver assorbito i missionari bonomelliani e scalabriniani, si trova coinvolta nel conflitto tra missioni cattoliche e organizzazioni fasciste all’estero. Queste ultime vogliono infatti l’assoluto controllo degli italiani nei vari paesi e premono per ridurre il raggio d’azione missionario, soprattutto dopo la Conciliazione tra Stato e Chiesa del 1929[23]. Il cardinal segretario e il papa decidono di conseguenza di far ricadere sulle chiese locali l’assistenza agli italiani (e in genere a tutti gli emigrati) nelle Americhe.

La Missione cattolica italiana di Parigi (1928)

La Concistoriale decide invece di affidare i missionari per i migranti italiani in Europa alla supervisione di Costantino Babini (1891-1968), dal 1924 attivo fra i connazionali. Nel 1928 Babini è incaricato di seguire la liquidazione dell’Opera Bonomelli, voluta dal regime fascista, e di mettere in piedi un nuovo gruppo di sacerdoti attivi nel Vecchio Mondo[24]. Fonda dunque a Parigi la Missione cattolica italiana di rue de Montreuil e da lì dirige le missioni italiane che sorgono progressivamente in Belgio, Svizzera e Germania. Questo intenso lavoro è documentato dal fondo archivistico a lui intitolato e oggi presso l’Archivio della Fondazione Migrantes, dopo essere stato depositato per un certo periodo nell’AGS: sono 450 unità suddivise in due sezioni, la prima delle quali esclusivamente sulle missioni cattoliche italiane dei vari paesi.

Grazie a tale documentazione è stato studiato l’apporto di Babini all’assistenza religiosa in Francia e la sua collaborazione con il cardinale Raffaello Carlo Rossi (1876-1948), dal 1930 segretario della Concistoriale e principale riorganizzatore dell’assistenza ai migranti italiani[25]. In futuro un’analisi approfondita delle carte Babini permetterà di ricostruire il sostegno vaticano agli italiani nell’Europa occidentale, così come le carte in AGS aiuteranno gli studiosi dell’intervento nelle comunità di origine italiana delle Americhe.

Pio XII (1939-1958)

L’assistenza ai migranti, italiani e non, decolla durante questo pontificato, soprattutto finita la seconda guerra mondiale. In quest’ultimo periodo l’enorme aumento dei profughi obbliga a non occuparsi solo degli italiani e a considerare ogni tipo di migrazione: economica o politica, libera o coatta, individuale o di gruppo.

L’Apostolato del mare (1942)

Già durante la guerra sono prese in carico varie forme di mobilità, per esempio quella di chi lavora sulle navi[26]. La Chiesa si occupa dei marittimi da tempo: il 17 aprile 1922 Pio XI approva infatti la fondazione dell’Apostleship of the Sea International Council (Glasgow, 4 ottobre 1920). Nel 1927 si tiene in Normandia il primo congresso internazionale di tale Apostolato e per il 1942 è previsto un incontro a Roma. L’inizio della guerra ne impedisce lo svolgimento; però, i delegati delle diocesi italiane si incontrano comunque nel mese di settembre. Nel frattempo, il 30 maggio dello stesso anno, Pio XII ha riservato alla Concistoriale la direzione dell’Apostolatus maris “per connessione con le altre de emigratione che la stessa Sacra Congregazione dirige”. Dieci anni dopo, l’art. 8 della Exsul familia istituisce il Segretariato generale internazionale dell’Apostolato del mare, presieduto dall’assessore della Concistoriale pro tempore e affidato al delegato per l’emigrazione, mons. Emilio Rossi (1900-1964), una nuova figura introdotta dalla Exsul familia[27]. Le carte di questo segretariato, oggi in AAV, formano 81 unità archivistiche e coprono gli anni 1926-1970, mentre quelle relative all’ufficio svolto da Rossi sembrano essere quelle presenti nella già menzionata sezione X della serie Generale dell’Ufficio per l’emigrazione della Concistoriale.

La Pontificia Commissione Assistenza, poi Pontificia Opera Assistenza (1944)

Per quanto riguarda il problema dei profughi, bisogna ricordare che tocca direttamente la Santa Sede. Nell’agosto del 1944 Roma ospita quasi 70.000 sfollati, per lo più provenienti da Cassino e dintorni. L’avanzata alleata e lo sbarco di Anzio ingrossa ulteriormente questa presenza. Per assicurarne la sussistenza Pio XII fonda la Pontificia Commissione Assistenza Profughi e la affida a Baldelli, che nel frattempo ha continuato a occuparsi dei migranti italiani nella Penisola, in Europa e nelle Americhe[28]. Il funzionario della Concistoriale si sobbarca del sostegno a tutti i profughi, anche quelli non italiani; inoltre si preoccupa dei connazionali espulsi o comunque rientrati da Marocco, Tunisia, Libia ed Egitto, nonché di quelli che vogliono migrare in Belgio e altri paesi europei.

Le mansioni della commissione, che nel 1945 diviene Pontificia Commissione Assistenza tout court (PCA) e nel 1953 si trasforma in Pontificia Opera Assistenza (POA), crescono nel corso degli anni, grazie anche alle sovvenzioni del Catholic Relief Service statunitense[29]. Sin dai tempi dell’Italica gens Baldelli ha infatti forti legami con le diocesi statunitensi e, nei primi anni della Guerra fredda, se ne serve per i rifugiati e i migranti in tutta Europa[30], un ruolo che gli viene riconosciuto ufficialmente grazie alla presidenza della Caritas Internazionale (1951-1962). L’insieme di enti e associazioni fondate e/o dirette da Baldelli risponde a bisogni sociali assai variati, ma ha spesso a che fare con le migrazioni, volontarie od obbligate. Inoltre il governo italiano ritiene che le creature di Baldelli siano dirette emanazioni della Santa Sede, pur quando hanno sede al di fuori dei Palazzi vaticani[31]. La documentazione relativa ad esse è stata a lungo nell’Archivio della Fondazione Migrantes, dove alcuni studiosi l’hanno analizzata [32], poi è passata nell’AAV, dove tutti i documenti sono oggi raccolti nel fondo POA. Questo notevole archivio, ordinato da Gianfranco Armando, contiene 1.136 unità archivistiche. Poiché i comitati locali della POA, presenti in quasi tutte le diocesi italiane, hanno avuto propri depositi archivistici talvolta passati in seguito ai locali archivi diocesani o pubblici, e le attività della stessa sono pubblicizzate nel mensile “Caritas”, da essa edito, è stato comunque possibile studiarne la vicenda già prima dell’apertura dei fondi conservati oggi in Vaticano[33].

L’attività di Baldelli come presidente della Pontificia Commissione, poi Pontificia Opera, nonché dell’ONARMO e di altre associazioni collegate, potrebbe apparire un doppione di quella dell’Ufficio per l’emigrazione della Concistoriale. Sennonché il prelato prosegue a essere ascritto a quest’ultima, quale aiutante di studio del menzionato ufficio, sino a quando Giovanni XXIII lo designa vescovo titolare di Aperle (22 luglio 1959) e gli affida nuovi incarichi in curia[34]. Dunque Baldelli regge numerose istituzioni in nome della Concistoriale ed è un esecutore della volontà di quest’ultima.

L’Ufficio migrazioni della Segreteria di Stato (1946)

Invece persegue proprie logiche l’Ufficio migrazioni aperto presso la Segreteria di Stato nel 1946. Anche in questo caso il fattore iniziale sembra essere il profugato internazionale. Dopo essersi pronunciato due volte sul rimpatrio delle diverse categorie di prigionieri e profughi e più volte sul problema migratorio in genere[35], il 13 novembre 1946 Pio XII dispone che “la Segreteria di Stato diriga il lavoro dell’emigrazione e coordini le varie iniziative con opportuna intesa anche con la Pontificia Commissione Assistenza”[36].

Nasce così l’Ufficio centrale della migrazione, suddiviso in due sezioni dedicate rispettivamente alla migrazione naturale e alla migrazione profughi e coordinato da mons. Emilio Rossi, che ha già diretto il lavoro dell’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra. Il nuovo ufficio deve collaborare con la Concistoriale e le rappresentanze diplomatiche pontificie, con le associazioni cattoliche già esistenti, la PCA, l’Azione Cattolica, l’ONARMO, la Missione cattolica svizzera, nonché svolgere un’azione sussidiaria a quella degli enti istituiti dai governi nazionali. La documentazione conservata nell’Archivio Apostolico Vaticano assomma a 69 buste relative agli anni 1946-1964, con qualche testimonianza anteriore, e riflette l’attività svolta nei confronti dei vari enti italiani ed internazionali e degli stati maggiormente coinvolti dai processi migratori. Raccoglie anche “elenchi e domande di migranti, pratiche relative ai cappellani di bordo che accompagnavano gli esuli, documentazione della costituzione apostolica Exsul familia del 1° agosto 1952, e carte riguardanti le conferenze ed i congressi organizzati in varie città europee per i problemi inerenti alle emigrazioni”[37].

A titolo esemplificativo si segnalano alcune pratiche riguardanti le disposizioni del Santo Padre per una riunione di persone competenti circa l’emigrazione, 30 maggio 1946 (b. 3); la relazione fra l’Ufficio emigrazione vaticano e la PCA, del 22 novembre 1946, con appunto di mons. Montini sulle competenze della PCA (b. 3); la relazione del lavoro compiuto in Argentina in favore degli emigranti dal salesiano Luigi Pasa, 1947-1950 (b. 15). Come si nota, lo stesso Giovanni Battista Montini (1897-1978), il futuro Paolo VI, allora sostituto della Segreteria di Stato, ha qualche dubbio sul rapporto con la PCA, emanazione di un altro dicastero. In effetti in quegli anni le sovrapposizioni si moltiplicano, anche se poi si cerca di correre ai ripari. Per esempio, nel decennio immediatamente successivo, la PCA mette i suoi comitati diocesani a disposizione della Giunta cattolica italiana per l’emigrazione, che pur non essendo un organismo vaticano si vede demandare dalla Santa Sede alcuni compiti di supervisione dell’assistenza a chi parte.

La Giunta cattolica italiana per l’emigrazione (1952)

Proprio la vicenda di quest’ultima esemplifica la gemmazione sregolata di enti, indipendenti ma comunque legati alla Santa Sede. La giunta nasce ufficialmente nel 1952 per occuparsi della sempre più massiccia diaspora italiana[38], ma ha una preistoria complicata[39]. Dal 1945 al 1951 lo scalabriniano Giovanni Sofia (1911-1993) agisce come consultore della Concistoriale, occupandosi dell’Ufficio per l’emigrazione. Sofia lavora con monsignor Pisani, sempre sulla breccia e sempre interessato ai migranti italiani, e collabora con personaggi del mondo cattolico quali l’avvocato Vittorino Veronese (1910-1986), presidente dell’Azione Cattolica, il conte Dino Secco Suardo (1889-1978), alto funzionario del Ministero degli Esteri, e l’onorevole Giulio Pastore (1902-1969). Insieme fondano il 6 giugno 1946 il Comitato cattolico per l’emigrazione e quest’ultimo deve coordinare gli istituti cattolici che assistono l’emigrazione italiana, in particolare le ACLI, la Confederazione cooperativa italiana, il Centro italiano femminile, l’ONARMO, l’Aiuto cristiano, il Pontificio collegio per l’emigrazione, la Pia società salesiana, l’Associazione nazionale per l’assistenza ai missionari italiani e naturalmente gli Scalabriniani. Dal comitato gemma il 25 maggio 1947 la Giunta cattolica per l’emigrazione, che cinque anni dopo diviene Giunta cattolica italiana per l’emigrazione e si occupa anche dei profughi che arrivano in Italia[40].

Dietro a questo proliferare di sigle e di momenti d’incontro scorgiamo spesso un desolante deficit finanziario, che spiega alcune scelte vaticane. Nel novembre 1946 il card. Rossi e mons. Montini si scrivono a proposito dell’emigrazione italiana e degli enti nati o nascenti. Il primo vorrebbe demandare la faccenda alla Segreteria di Stato, perché il suo dicastero manca di fondi. Inoltre suggerisce di affidare l’assistenza, soprattutto materiale, a “un Ufficio di secolari [cioè di laici], buoni […], fattivi ma prudentissimi, che possono avere libertà di movimento, sussidio di consulenze, un numero congruo di studiosi e di operatori, che non ha e non potrebbe introdurre presso di sé la S.C. Concistoriale”[41]. Nonostante i suggerimenti del card. Rossi, la situazione non si semplifica e i vari enti si sovrappongono e si intralciano tra loro, tanto che soltanto alla fine degli anni Cinquanta sarà possibile quanto meno cartografarli[42]. Inoltre la Concistoriale non riesce a liberarsi dell’assistenza ai migranti.

Il contesto è confuso, come scrive Baldelli nel maggio 1947, facendo il punto sull’attività del Comitato cattolico nazionale per l’emigrazione. Migliaia di italiani chiedono aiuto per emigrare e tantissimi si rivolgono al parroco, al vescovo o addirittura al Vaticano, dove giungono “diverse diecine di persone al giorno”. Il patronato ACLI, continua Baldelli, si è fatto carico di una parte sempre più grande del lavoro, ma comunque il comitato deve interloquire con la Segreteria di Stato e la Concistoriale, con Propaganda Fide, con la Nunziatura in Italia e le nunziature all’estero (Berna, Lima, Parigi, ecc.), con la PCA e altre organizzazioni cattoliche, con il Ministero degli Affari Esteri, con l’Associazione dei profughi giuliani e con analoghe organizzazioni.

Le lamentele di Baldelli non convincono Sofia, che il 2 dicembre 1948 ripete a Montini quanto già scritto dal card. Rossi[43]. Inoltre spiega che la giunta, appena organizzata, è un compromesso fra il precedente Comitato cattolico e la PCA e che soffre della sovrapposizione con quest’ultima. Bisognerebbe far rivivere il Comitato cattolico, valorizzare l’opera delle ACLI in Italia e all’estero e limitare l’invadenza della PCA. Soprattutto ci vorrebbe “un efficiente ufficio della Santa Sede, con ampi poteri” in grado di coordinare il Comitato, le ACLI e la PCA (nonché, ma questo si legge tra le righe, sgravare la Segreteria di Stato e la Concistoriale della questione migratoria).

La situazione resta difficile sin quando Montini, asceso al soglio pontificio nel 1963, chiude la POA dopo la morte di Baldelli e ridistribuisce il carico dell’assistenza ai migranti, affidandola a organismi nazionali gestiti dalle singole Conferenze episcopali[44]. In ogni caso già Pio XII ha cercato di intervenire. Per esempio la costituzione apostolica Exsul familia del 1° agosto 1952 affida tutta la materia migratoria relativa ai cattolici di rito latino alla Concistoriale, pur non cancellando del tutto il ruolo della Segreteria di Stato. Quest’ultima dovrebbe seguire il quadro diplomatico internazionale[45], mentre la prima dovrebbe seguire le strutture nazionali. A tal proposito si inizia inoltre a scindere l’attività della Concistoriale della mera assistenza agli italiani[46], inoltre si cerca di potenziare il ruolo delle Chiese nazionali. In ogni nazione i missionari per un singolo gruppo di emigrati devono essere affidati a un direttore; inoltre i vescovi devono creare un consiglio per i problemi dell’immigrazione.

Per quanto riguarda gli italiani, oltre a quanto ormai devoluto ai vescovi degli altri paesi, gli emigranti sono affidati a un delegato, che sostituisce il prelato per l’emigrazione[47]. Il delegato – assieme all’assessore e al segretario della Concistoriale, nonché ai religiosi regolari e secolari che si occupano della questione, per esempio agli Scalabriniani – fa parte del Consiglio superiore dell’emigrazione. All’estero invece le missioni cattoliche italiane sono sottomesse alla Chiesa locale, pur mantenendo stretti rapporti con le autorità ecclesiastiche italiane e vaticane, nonché con il governo italiano[48].

Continua intanto a funzionare il Collegio per gli emigranti italiani affidato a un rettore appartenente alla congregazione scalabriniana; quest’ultima ormai formalmente indipendente dalla Concistoriale ne innerva, però, il personale nell’Ufficio per l’emigrazione. Tuttavia il caso italiano, per quanto sempre considerato importantissimo, è ormai visto nel contesto planetario e ritenuto meno importante della mobilità provocata da guerre e altre catastrofi.

L’Apostolato dell’aria (1958)

Agli ultimi mesi di vita di Pio XII è da ricondurre l’inizio dell’Apostolatus coeli vel aëris, l’opera per l’assistenza spirituale dei fedeli che hanno specifiche mansioni o svolgono la loro attività a bordo degli aerei, nonché dei passeggeri e del personale impiegato negli aeroporti. Nell’udienza di tabella del 21 maggio 1958 papa Pacelli autorizza la Concistoriale a interessarsi del problema e a promuovere questa nuova forma di assistenza ai viaggianti o itineranti[49]. Non è stato ancora identificato l’archivio di questo ufficio, le cui pratiche potrebbero essere frammiste a quelle dell’Ufficio per l’emigrazione o dell’Apostolato del mare.

Giovanni XXIII (1958-1963)

Data la brevità del pontificato, Giovanni XXIII non può fare molto per le migrazioni. Però, i suoi documenti sono significativi perché sottolineano il ruolo di Pio XII nell’impostare la nuova visione dell’emigrazione come un problema mondiale e, dall’altro, indicano che la mobilità degli italiani non è soltanto una questione di fuoriuscita lavorativa dai confini nazionali. Secondo papa Roncalli sono proprio le migrazioni interne alla Penisola a cambiare il volto di quest’ultima. In ogni caso il 29 giugno 1959 l’enciclica Ad Petri cathedram ricorda ai migranti che la chiesa non dimentica “coloro che, spinti dalla mancanza di mezzi di sostentamento o dalle avverse condizioni politiche o religiose dei loro paesi, hanno dovuto abbandonare la patria”. Sul tema ritorna nelle encicliche Mater et magistra (1961) e Pacem in terris (1963). Inoltre tali indicazioni sono sussunte dal Concilio Vaticano II e ispirano l’idea che si debbano “studiare e perfezionare, sotto la direzione e l’impulso della sacra Congregazione Concistoriale, i metodi più appropriati per l’azione pastorale con i migranti e rifugiati” (allocuzione del 20 ottobre 1961). Inizia la stagione dei Centri studi emigrazione e gli Scalabriniani ne fondano uno nel 1964 all’interno del collegio di via della Scrofa e in diretto rapporto con la Concistoriale, cui gli studiosi trasmettono previsioni e bilanci delle migrazioni del tempo, non solo italiane[50].

L’attenzione pastorale, ma anche di ricerca, sui flussi italiani all’interno della Penisola e verso l’estero si diffonde nelle diocesi, dove sorgono una miriade di comitati e associazioni per il sostegno dei migranti[51]. Come nel caso dei Centri studi non siamo di fronte a organismi della Santa Sede, ma questa se ne serve e li consulta per verificare le dimensioni e le evoluzioni dei fenomeni migratori.

Paolo VI (1963-1978)

Ovviamente la proliferazione di questi centri, comitati e associazioni contribuisce alla sovrapposizione di enti e uffici e non risolve la confusione fra tendenza a seguire comunque il caso italiano e quella a interessarsi delle nuove prospettive mondiali[52]. Inoltre si prosegue ad aumentare il numero delle mobilità prese in esame.

L’Apostolato dei nomadi (1965)

Il 29 ottobre 1965 Paolo VI, approva un progetto sottopostogli dalla Concistoriale al termine del I Pellegrinaggio internazionale degli Zingari a Roma, crea il Segretariato internazionale per la direzione dell’opera dell’Apostolatus nomadum, sempre presso la Concistoriale, per “recare spirituale conforto ad una popolazione che non ha fissa dimora ed anche a quegli uomini che vivono in condizioni analoghe”[53].

Le sue carte, raccolte in 8 unità archivistiche relative agli anni 1963-1971, quindi non ancora consultabili, sono giunte in AAV assieme all’archivio dell’Ufficio per l’emigrazione e si riferiscono all’organizzazione di pellegrinaggi e raduni di nomadi e alla loro assistenza in Europa e Nord America. Inoltre conservano rapporti e studi sul mondo del circo e altri tipi di spettacolo viaggiante.

L’Ufficio per la pastorale del turismo della Congregazione del Concilio (1967)

Nell’ambito dalla riforma curiale dalla Regimini Ecclesiae del 15 agosto 1967 è poi istituito l’Ufficio per la pastorale del turismo presso la Congregazione del Concilio (oggi per il Clero), che si occupa dei movimenti turistici dagli inizi del decennio. Le poco meno di 300 pratiche svolte tra il 1961 e il 1970 sono oggi nell’Archivio generale della Congregazione per il Clero e non ancora consultabili. Oltre a promuovere congressi internazionali e nazionali, l’organismo vaticano pubblica il 30 aprile 1969 il direttorio generale Peregrinans in terra per la pastorale del turismo[54].

La Pontificia Commissione per la pastorale dell’emigrazione e del turismo (1970)

A questo punto Paolo VI opta per riprendere quanto discusso con padre Sofia e il card. Rossi più di venti anni prima e con la lettera apostolica Apostolicae caritatis del 19 marzo 1970 istituisce la Pontificia Commissione per la pastorale dell’emigrazione e del turismo alle dipendenze della Congregazione per i Vescovi, che è succeduta alla Concistoriale[55]. Tutta la questione della mobilità è dunque sottoposta a un solo organismo che genera un nuovo archivio, non ancora ritrovato[56]. Da un progetto per l’impostazione archivistica delle sue pratiche si può tuttavia dedurre che fosse strutturato in sezioni secondo le diverse competenze: oltre a una parte generale, tali sezioni erano relative a migranti, marittimi (Apostolato del mare), aeronaviganti (Apostolato dell’aria), addetti ai trasporti stradali (Apostolato della strada), nomadi (Apostolato dei nomadi), turisti, studenti all’estero e hippies.

Giovanni Paolo II (1978-2006) Il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti (1988)

Nel solco aperto da Paolo VI, la costituzione apostolica Pastor bonus del 28 giugno 1988 eleva la commissione al grado di Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Nel frattempo la Conferenza Episcopale Italiana ha istituito nel 1987 la Fondazione Migrantes con competenza sull’assistenza pastorale a tutti i protagonisti della mobilità umana: emigrati, immigrati e rifugiati; fieranti e circensi; rom e sinti; marittimi e aeroportuali. La Migrantes prende quindi parte delle funzioni della Giunta cattolica italiana per l’emigrazione passate nel 1965 all’Ufficio centrale per l’emigrazione italiana (UCEI) della conferenza episcopale e da questo conservate sino al 1986, prima di essere ricompreso nella nuova fondazione. La continuità di queste iniziative è garantita da quella del personale, in particolare è fondamentale l’opera dell’economista e statistico Giuseppe Lucrezio Monticelli (1911-1995) che dal 1947 alla morte è in successione segretario di ciascuna di queste entità[57].

Le iniziative del Pontificio Consiglio e delle altre entità cattoliche sono oggi documentate dai rispettivi siti web, che spesso offrono la possibilità di consultare le pubblicazioni periodiche da esse edite. La rivista “On the Move. Migrazioni e turismo”, poi “People on the Move”, curata dal Consiglio copre ad esempio le attività vaticane, nonché quelle delle conferenze episcopali dal 1971 al 2016, garantendo una massa enorme di informazioni[58].

Conclusioni

Mentre cresce l’importanza degli interventi delle singole conferenze episcopali, si evolve anche l’organizzazione centrale. Sotto l’attuale pontefice il Pontificio Consiglio è assorbito assieme ad altri consigli e segretariati nel Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, istituito con la lettera apostolica del 17 agosto 2016[59], e quest’ultimo comprende una specifica sezione “Migranti e rifugiati”, affidata al sottosegretario Fabio Baggio, scalabriniano[60]. Viene così confermato il duplice sviluppo, che sembra caratterizzare l’attenzione vaticana al mondo delle mobilità dagli ultimi anni del pontificato di Paolo VI. Da un lato, abbiamo infatti la tendenza a semplificare (finalmente) le strutture che devono seguire i fenomeni migratori e ad affidare l’intervento sul campo alle conferenze episcopali. Dall’altro, continua la collaborazione scalabriniana agli organismi centrali (e centralizzatori), seguendo il modello immaginato dal cardinale Rossi già nel secondo quarto del Novecento.


[1]           Se prendiamo in considerazione il suo solo viaggio in Canada e negli Stati Uniti del 1853-1854, i documenti sono ripartiti tra Archivio Apostolico Vaticano (d’ora in poi AAV) e Archivio Storico di Propaganda (d’ora in poi APF). Nel primo vedi soprattutto Segr. Stato, 1852, 1853 e 1854, rubrica 251, e Segr. Stato, Spogli Curia, card. Gaetano Bedini 5. Nel secondo Congressi, America Settentrionale, vol. 6 (1849-1857), e America Centrale, vol. 16 (1852-1854).

[2]           Nella ricerca di parte della documentazione siamo stati aiutati da Fabio Baggio (Sezione migranti e rifugiati del Dicastero della Santa Sede per il servizio dello sviluppo umano integrale), Silvia Campanari (Fondazione Migrantes), Kathleen Sprows Cummings (Cushwa Center for the Study of American Catholicism presso l’Università di Notre Dame) e Giovanni Terragni (Archivio Generale Scalabriniano, d’ora in poi AGS).

[3]           Quando non indicato differentemente i documenti pontifici relativi alle migrazioni sono riportati in Giovanni Graziano Tassello, Enchiridion della Chiesa per le migrazioni: documenti magisteriali ed ecumenici sulla pastorale della mobilità umana (1887-2000), Bologna, EDB, 2001. Per il ruolo dei singoli pontefici si veda Matteo Sanfilippo, L’emigrazione nei documenti pontifici, Todi, Tau, 2018.

[4]           I materiali relativi alla fondazione del Collegio Americano del Nord sono in APF, Congressi, Collegi varii, vol. 1 (1856-1892). I materiali sull’approvazione pontificia e sul Collegio piacentino sono sempre ivi, vol. 43, Collegi d’Italia, fasc. 5, ff. 1333-1642. Vedi inoltre quanto in AGS e in Giovanni Terragni, Scalabrini e la Congregazione dei Missionari per gli emigrati, Napoli, Autorinediti, 2014.

[5]           Vedi le delibere in APF, Acta, vol. 257 (1887), ff. 186-217. La decisione è presa sulla base dei materiali in APF, SOGC, vol. 1026 (1887, parte I), ff. 826-948 e 1002-1050.

[6]           AAV, Segr. Stato, 1902, rubr. 280, fasc. 10, ff. 1-168: Rapporto sulle condizioni della chiesa Cattolica negli Stati Uniti d’America umiliato alla Santità di Nostro Signore Papa Leone XIII da Monsig. Germano Straniero pontificio ablegato presso sua Em.a Rev.ma il sig. Card. Gibbons Arcivesc.vo di Baltimora, Giugno Novembre 1886. Le istruzioni e la lettera di accompagnamento sono conservate in copia presso l’archivio della University of Notre Dame (Indiana), Germano Straniero Papers, fascicolo senza nome.

[7]           Cfr. Emilio Franzina, Storia dell’emigrazione veneta. Dall’unità al fascismo, Verona, Cierre, 2005, e Gianpaolo Romanato, Pio X. Alle origini del cattolicesimo contemporaneo, Torino, Lindau, 2014.

[8]           Le carte dell’Opera, fondata da Geremia Bonomelli (1831-1914), vescovo di Cremona, sono in parte nel fondo del presule presso la Biblioteca Ambrosiana. Il suo successore alla testa dell’istituto, il vescovo di Vicenza Ferdinando Rodolfi (1866-1943), porta nella sua città il resto della documentazione, ora nel locale Archivio diocesano: Livio Bordin e Livio Zancan, Il Vescovo Ferdinando Rodolfi e l’Opera Bonomelli per gli Emigrati in Europa, Vicenza, Archivio Vescovile, 1997. Il Carteggio Bonomelli Pisani (1900-1914), contenente informazioni sulle relazioni tra il Vaticano e l’Opera, è stato pubblicato a cura di Gianfausto Rosoli e con la revisione di Veronica De Sanctis e Giovanni Terragni, Roma, Istituto Storico Scalabriniano, 2020. Vedi inoltre gli studi di Gian Carlo Perego, in particolare: Opera Bonomelli (1900-1928), in Dizionario enciclopedico delle migrazioni italiane nel mondo, a cura di Tiziana Grassi et al., Roma, SER-ItaliAteneo, 2014, pp. 579-580, e L’Opera Bonomelli e i profughi della grande guerra, “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, 13 (2017), pp. 100-106.

[9]           Il vescovo di Piacenza ottiene per il nipote Attilio Bianchi (1869-1951) un posto nella Segreteria particolare di Pio X. Per i rapporti di questo pontefice con gli scalabriniani dopo la morte del loro fondatore: AAV, Arch. part. Pio X 33 (marzo 1907, f. 692) e 745 (aprile 1909).

[10]          Giovanni Terragni, Un progetto per l’assistenza agli emigrati cattolici di ogni nazionalità. Memoriale di Giovanni Battista Scalabrini alla Santa Sede, “Studi Emigrazione”, 159 (2005), pp. 479-503. La documentazione è nell’AGS a Roma e la genesi del progetto è presentata in Carteggio Scalabrini e Zaboglio (1886-1904), a cura di Veronica De Sanctis e Giovanni Terragni, Roma, Istituto Storico Scalabriniano, 2021.

[11]          AAV, Segr. Stato, 1914, rubr. 18, fascc. 3 e 8-9.

[12]          Già dai primordi della sua attività la Concistoriale si era interessata ai problemi dell’emigrazione, rivendicando una sua competenza: cfr. ad es. AAV, Congr. Concistoriale, Ponenze, 1909, n. 82: Circa gli ecclesiastici della Polonia emigrati negli Stati Uniti dell’America Settentrionale, per discutere in una plenaria del novembre 1909, se, dopo la costituzione Sapienti consiglio, fosse ancora in vigore l’istruzione di Propaganda Fide circa il clero emigrato negli Stati Uniti.

[13]          Acta Apostolicae Sedis (d’ora in poi AAS), IV (1912), pp. 526-527.

[14]          Il documento, del 15 agosto 1969, è in realtà una lettera apostolica in forma di motu proprio.

[15]          I materiali relativi al collegio sono nel fondo Prelato per l’emigrazione, consultabile nell’Archivio della Fondazione Migrantes (Roma). La lettera di Pisani a De Lai, 9 luglio 1909, si trova nella b. 2, fasc. 4: Sua Eccellenza mons. Pietro Pisani di Vercelli, sottofasc. Consulta ecclesiastica Opera Bonomelli (1909-1912).

[16]          Gli succedono Rocco Beltrami (1880-1943) dal 1925 al 1929 ed Erminio Viganò (1878-1953) dal 1931 al 1949. A Viganò non segue nessuno e la prelatura viene cancellata da Pio XII nel 1952, mentre il Collegio è affidato a un semplice direttore. Nel 1923 alla Prelatura sono assegnati anche i cappellani di bordo della Società fondata da Coccolo. L’archivio dell’istituzione, compresi i documenti sul Collegio, costituisce il fondo omonimo nell’Archivio della Migrantes (vedi nota precedente). Il fondo, composto da 1.555 unità archivistiche, era ubicato presso il Collegio in via della Scrofa 70. Alla chiusura di quest’ultimo nel 1972, è preso in carico dagli scalabriniani, alla direzione del Collegio dal 1949. Nel 2014 l’archivio è donato alla Fondazione Migrantes. Molti materiali amministrativi e didattici del Collegio sono, però, rimasti in AGS, serie RF.

[17]          Cfr. AAS, XII (1920), pp. 534-535. Vedi inoltre AAV, Congr. Concistoriale, Ponenze, 1920, n. 67, adunanza del 29 luglio 1920: Italia, Della costituzione di un prelato per l’emigrazione italiana.

[18]          Le informazioni sono in un fascicolo dell’Archivio romano dell’Associazione Nazionale per Soccorrere i Missionari Italiani, 25/E, L’Italica Gens, Ufficio di Roma, 1918-1920. Da notare che in origine la Santa Sede diffida di tale associazione, perché fondata e diretta da laici, ma dopo la Grande guerra cerca di assumerne il controllo tramite l’Italica gens, in accordo con il già menzionato Pisani, appena tornato a Roma: cfr. Ornella Confessore, L’Associazione nazionale per soccorrere i missionari cattolici italiani. Tra spinte “civilizzatrici” e interesse migratorio, in Scalabrini tra vecchio e nuovo mondo, a cura di Gianfausto Rosoli, Roma, CSER, 1989, pp. 519-536. Vedi inoltre Matteo Sanfilippo, Ferdinando Baldelli, Ernesto Schiaparelli e le scuole italiane nel Nord America, in Sistemi educativi e politiche culturali dal mondo antico al contemporaneo, a cura di Maddalena Vallozza e Gian Maria Di Nocera, Viterbo, Sette Città – Università degli Studi della Tuscia, 2019, pp. 15-19, nonché la corrispondenza tra Pisani e Schiaparelli degli anni 1913-1928, in AGS, RP 02 01. Sull’Italica Gens: Gianfausto Rosoli, L’“Italica Gens” per l’assistenza all’emigrazione italiana d’oltreoceano, 1909-1920, “Il Veltro”, XXXIV, 1-2 (1990), pp. 47-60, e Italica Gens, in Migrazioni. Dizionario socio-pastorale, a cura di Graziano Battistella, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2010, pp. 554-559; Silvano Tomasi, Fede e patria: the Italica Gens in the United States and Canada, 1908-1936. Notes for the history of an emigration association, “Studi Emigrazione”, 103 (1991), pp. 319-340.

[19]          Vedi, ad esempio, quanto in Matteo Sanfilippo, La Santa Sede e l’emigrazione dell’Europa centro-orientale negli Stati Uniti tra otto e novecento, Viterbo, Sette Città, 2010.

[20]          Vedi i materiali in Chiesa e mobilità umana. Documenti della Santa Sede dal 1883 al 1983, a cura di Gianfausto Rosoli e Luigi Favero, Roma, Centro Studi Emigrazione, 1985, pp. 167-232.

[21]          Ibid., pp. 223-225 e 225-231. Sull’importanza di tale proclamazione e quindi il suo complesso retroterra: Kathleen Sprows Cummings, Frances Cabrini, American Exceptionalism, and Returning to Rome, “The Catholic Historical Review”, 104, 1 (2018), pp. 1-22.

[22]          Vedi, per esempio, il dossier in AAV, Congr. Concistoriale, Ponenze, 1927, n. 59, adunanza del 5 maggio 1927: Stati Uniti, Circa lo stato anormale del clero emigrato.

[23]          Roberto Morozzo Della Rocca, L’emigrazione contesa: un aspetto della politica ecclesiastica del fascismo, “Storia e politica”, 20, 3 (1981), pp. 556-565; Gianfausto Rosoli, Santa Sede e propaganda fascista all’estero tra i figli degli emigranti italiani, “Storia contemporanea”, 18, 2 (1986), pp. 293-315.

[24]          Cfr. Philip V. Cannistraro e Gianfausto Rosoli, Emigrazione, Chiesa e fascismo: lo scioglimento dell’Opera Bonomelli 1922-1928, Roma, Studium, 1979.

[25          Gianfausto Rosoli, Les missionnaires italiens dans le Sud-Ouest rural français, in Sur les pas des italiens en Aquitaine, a cura di Monique Rouch e Carmela Maltone, Talence, MSHA, 1997, pp. 181-211; Paolo Borruso, Missioni cattoliche ed emigrazione italiana in Francia nel secondo dopoguerra (1946-53), Roma, Studium, 2004; Pietro Pinna, Gli emigranti italiani in Francia durante il fascismo e il ruolo dei missionari cattolici, “Storicamente”, 46 (2019), https://storicamente.org/pinna-immigrati-italiani-francia-missionari-fascismo. Almeno una parte del carteggio fra Babini e il cardinal Rossi relativamente alla Missione di Parigi e alla sua supervisione dell’azione missionaria in Francia e nelle nazioni limitrofe si trova in AAV, Congr. Concistoriale, Ufficio Emigrazione, prot. 176/28 e 547/29 (in corso di riordinamento); si può perciò consultarla in copia presso l’Archivio dell’Istituto Storico Scalabriniano, scatole “Costantino Babini” e “Concistoriale 1913-1937”.

[26]          Giuseppe Ferretto, L’Apostolato del Mare. Precedenti storici e ordinamento giuridico, Pompei, IPSI, 1958; Tappe dell’Apostolato del Mare. Note sintetiche dello sviluppo storico, a cura di Id., Palermo, F.lli. De Magistris, 1961.

[27]         Cfr. Leges Opus Apostolatus Maris, in AAS, L (1958), pp. 375-383; Sacra Congregatio Consistorialis, Normae et facultates pro emigrantium navigantium et maritimorum spirituali cura gerenda, Pompei, IPSI, 1963. Il 5 febbraio 1966 Paolo VI decreta la cessazione del Segretariato e la sostituzione con un Consiglio superiore, composto da rappresentanti delle Congregazioni romane e specialisti nelle questioni marittime.

[28]          Vedi Pontificia Commissione di Assistenza profughi. Organizzazione, a cura dell’Ufficio stampa della stessa, Roma, So.Gra.Ro, 1944.

[29]          Vedi Primo Mazzolari, La carità del Papa: Pio 12. e la ricostruzione dell’Italia (1943-1953), Cinisello Balsamo Edizioni Paoline, [1991], nonché Eileen Egan, Catholic Relief Services. The Beginning Years, New York, CRS, 1988.

[30]          Cfr. Ferdinando Baldelli, La tecnica e lo Spirito nelle organizzazioni caritative cattoliche degli Stati Uniti, Roma, Pontificia Commissione di Assistenza, 1951.

[31]          Cfr. Il servizio sociale della POA e dell’ONARMO in favore degli emigranti, a cura del Servizio Emigranti, [Roma], Servizio Sociale, 1962. Altre informazioni sulle creature di Baldelli si trovano nei volumi annuali L’attività della Santa Sede, editi dalla Tipografia Poliglotta Vaticana, in particolare quelli dal 1945 al 1961. Per l’Opera Nazionale Assistenza Religiosa Morale Operai, fondata nel 1926 sotto il patrocinio della Concistoriale, vedi L’ONARMO. L’idea e l’opera (40 anni di vita), a cura di Ferdinando Baldelli, Roma, [Grafica Artigiana], 1962. Per il rapporto con gli enti statali Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri, Gabinetto del Ministro, 1961-1963, busta 26, fasc. 172, sottofasc. 4: Pontificia Opera di Assistenza. L’Opera ha sede prima a piazza Cairoli e poi all’Ostiense, dunque è fisicamente lontana dal Vaticano.

[32]          Cfr. quanto in Roberto P. Violi, La Pontificia opera di assistenza nel Mezzogiorno degli anni Cinquanta, “Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia”, 48, 1-2 (2013), pp. 133-154.

[33]          Donato Verrastro, Carità, assistenza e solidarietà. L’attività della Pontificia opera di assistenza in un resoconto della rivista Caritas (1944-1963), in Studi di storia contemporanea. Società, istituzioni, territori, a cura di Id. e Ornella De Rosa, Padova, Libreriauniversitaria.it, 2016, pp. 463-478, e Lontani dal focolare domestico. La Pontificia Commissione di Assistenza Profughi nell’Italia del secondo dopoguerra, “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, 14 (2018), pp. 45-57.

[34]          Vedi gli Annuari Pontifici (Città del Vaticano, LEV) dal 1950 al 1962. Dal 1960 Baldelli è ricordato solo come presidente della POA e membro del Segretariato generale internazionale dell’Apostolatus Maris.

[35]          Cfr. l’allocuzione del 25 febbraio 1946 al corpo diplomatico e quella del 1° giugno al Sacro Collegio Cardinalizio.

[36]          AAV, Segr. Stato, Ufficio Migrazioni 3.

[37]          Si veda, in AAV, l’Indice 1275, predisposto da Serena Boscaino nel giugno 2010.

[38]          Cfr. L’Attività della Giunta Cattolica Italiana per l’Emigrazione dal 1952 al 1962, Roma, Giunta Cattolica Italiana per l’Emigrazione, 1962. Gli archivi della Giunta e dell’organismo che l’ha preceduta fanno parte dell’Archivio della Fondazione Migrantes, che d’altronde ne è la diretta discendente.

[39]          La complicazione di questa vicenda è evidenziata anche da quella delle sue pubblicazioni. Dal 1947 al 1961 appare il “Bollettino della Giunta cattolica per l’emigrazione”, prima mensile, poi bimestrale da gennaio 1951, quindi di nuovo mensile da gennaio 1956. Soltanto nel gennaio 1962 il titolo è cambiato in “Bollettino della Giunta cattolica italiana per l’emigrazione”. Nel 1965 la responsabilità diretta dell’assistenza pastorale agli emigrati italiana passa alla Conferenza episcopale italiana e la testata diviene “Bollettino dell’Ufficio Centrale per l’Emigrazione”, per poi trasformarsi, nel dicembre 1969, in “Servizio Migranti”.

[40]          Cfr. Giunta cattolica italiana per l’emigrazione, Il problema dei profughi in Italia, “Social Compass”, 3, 5-6 (1956), pp. 259-261.

[41]          Vedi i documenti in AGS, RG 01 01.

[42]          Gli organismi cattolici italiani per l’assistenza agli emigranti, Roma, Giunta Cattolica italiana per l’emigrazione, 1959.

[43]          AGS, RG 01 02: Istituzioni similari: Giunta cattolica, direzione delle opere, UCEI, Giunta Cattolica Italiana per l’emigrazione 1948/1957.

[44]          La complicazione è ben illustrata dal già citato volumetto su Gli organismi cattolici per l’assistenza agli emigranti, in cui si cerca di riassumere la concatenazione degli enti con uno schema. Proprio da quest’ultimo, però, risalta quanti enti sembrino andare per conto proprio.

[45]          Si consideri che nel 1952 è istituita a Ginevra una Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni, la quale nel 1956 pubblica un doppio volume sui Problemi delle migrazioni intereuropee. Inoltre la stessa organizza quattro convegni internazionali: Barcellona 1952, Breda 1954, Assisi 1957 e Ottawa 1960.

[46]          In teoria ora affidati alla Giunta cattolica italiana per l’emigrazione, affiancata dall’anno successivo da una Direzione nazionale delle Opere di emigrazione in Italia, che si appoggia al Pontificio Collegio di via della Scrofa, con il compito di mantenere i contatti con gli organismi e le associazioni civili, nonché con i comitati diocesani e le associazioni cattoliche, di organizzare la Giornata Nazionale dell’Emigrante e di fare opera di propaganda e sensibilizzazione attraverso stampa, radio e televisione. Il direttore nazionale delle Opere è anche vicepresidente della Giunta e ne coordina le attività in ambito religioso: data l’ospitalità nel Collegio, il duplice compito è affidato allo scalabriniano Francesco Milini, che lo mantiene sino al 1969. Un bilancio dell’attività della Direzione e della Giunta negli anni 1950 è redatto per il periodico scalabriniano “L’emigrato italiano”, XLIX, 3 (1960), pp. 3-5. Vedi inoltre il discorso di Pio XII al I Convegno Nazionale Italiano dei Delegati diocesani per l’emigrazione, 23 luglio 1957, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIX, Città del Vaticano, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1958, pp. 317-325.

[47]          Le carte relative sono quelle nelle quattro buste della sezione X della sotto serie “Generale” dell’Ufficio per l’emigrazione della Concistoriale. Si noti che la costituzione non si rivolge solo agli italiani, ma concerne soprattutto gli altri migranti, in particolare i profughi causati dalla seconda guerra mondiale, dalla nascita del blocco comunista nell’Europa centro-orientale e dal primo conflitto arabo-israeliano del 1948-1949.

[48]          Vedi Archivio storico del Ministero degli Affari Esteri, Gabinetto del Ministro, 1961-1963, busta 45, fasc. 270, sottofasc. 27 e 28: Missioni cattoliche in Germania e in Svizzera. Sulla storia delle missioni cattoliche italiane, in particolare di quelle in Svizzera, cfr. Diversità nella comunione. Spunti per la storia delle Missioni Cattoliche Italiane in Svizzera, a cura di Giovanni Graziano Tassello, Roma-Basilea, Fondazione Migrantes-CSERPE, 2005, e Paolo Barcella, Emigrati italiani e missioni cattoliche in Svizzera, 1945-1975, Genova, ECIG, 2012.

[49]          Cfr. L’attività della Santa Sede nel 1959. Pubblicazione non ufficiale, Città del Vaticano, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1960, pp. 124-125, con un interessante resoconto delle prime direttive suggerite dal dicastero.

[50]          Vedi, ad esempio, Rapporto del Centro Studi Emigrazione al Consiglio Superiore di Emigrazione. Sussidi per una revisione della costituzione apostolica Exsul familia, Roma, CSER, maggio 1966. Diversi rapporti sono disponibili alla voce “Monografie” della Biblioteca digitale del Centro Studi (https://www.cser.it/cataloghi-biblioteca/biblioteca-digitale/).

[51]          Vedine la sintesi in Francesco Milini, I comitati diocesani e i sottocomitati parrocchiali per l’emigrazione. Inchieste diocesane sui movimenti migratori italiani, interni e all’estero, Roma, Giunta cattolica italiana per l’emigrazione, 1961.

[52]          Tuttavia nel 1965 in seno alla Conferenza Episcopale Italiana nasce la Commissione per l’Emigrazione, che istituisce l’Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana (UCEI).

[53]          Circolare ai presidenti delle Commissioni episcopali per l’emigrazione del 13 novembre 1965, in AAV, Congr. Concistoriale, Ufficio Emigrazione, Apostolatus nomadum, prot. 1221/65.

[54]          Cfr. AAS, LXI (1969), pp. 361-384.

[55]          Cfr. AAS, LXII (1970), pp. 193-197. Su questo aspetto si veda anche la raccolta del Magistero pontificio e documenti della Santa Sede sulla Pastorale del Turismo, Città del Vaticano, LEV, 2009.

[56]          Tale archivio, probabilmente ripreso dal successivo Pontificio Consiglio e inventariato negli anni 1994-1996, dovrebbe conservare ancora un certo numero di posizioni della Concistoriale. Vedine una sintesi schematica in Claudio De Dominicis, Archivio del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e Itineranti, “Studi Emigrazione”, 120 (1995), pp. 722-724, e 124 (1996), p. 616. È certo, invece, che l’attuale Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale custodisce le carte del Pontificio Consiglio della pastorali per i migranti e gli itineranti successive al 1980.

[57]          Il mondo delle migrazioni. Giuseppe Lucrezio Monticelli, a cura di Delfina Licata, Roma, IDOS, 2005.

[58]          Quasi tutti i numeri sono disponibili all’indirizzo https://www.humandevelopment.va/it/risorse/archivio/mobilita-umana/rivista-people-on-the-move.html.

[59]          Vedi i documenti nel sito del dicastero: https://www.humandevelopment.va/.

[60]          Vedi quanto a https://migrants-refugees.va/it/.