Da figlia di emigranti a prima donna Governatore di uno Stato americano

Marcella Serpa, Ella Tambussi Grasso. Da figlia di emigranti a prima donna Governatore di uno Stato americano, Acqui Terme, Edizioni Impressioni Grafiche, 2007, 173 pp.

Eletta governatrice dello Stato del Connecticut nel 1974, Ella Tambussi Grasso fu la prima italo-americana ad assurgere alla ribalta politica nazionale negli Stati Uniti. La sua vittoria, infatti, precedette di dieci anni il conferimento a Geraldine A. Ferraro della candidatura democratica per la vicepresidenza nel 1984. La sua elezione fu pure il primo caso di una donna che riuscì ad ascendere al vertice di un’amministrazione statale grazie esclusivamente alle proprie forze, cioè senza essere moglie o vedova di un precedente governatore.

Figlia di immigrati italiani (il padre era originario di Perleto, in provincia di Alessandria, la madre era nata a Medassino, presso Voghera), Grasso fece una breve esperienza nella pubblica amministrazione come impiegata della Federal Menpower Commission durante la seconda guerra mondiale per poi entrare nella politica attiva. L’elezione al governatorato rappresentò l’apice di una intensa carriera in ambito statale che aveva in precedenza visto Grasso ricoprire anche le cariche di membro dell’assemblea legislativa del Connecticut dal 1953 al 1958, segretario di Stato dal 1959 al 1970 e rappresentante al Congresso federale dal 1971 al 1974. Tale cursus honorum fu costruito sotto l’influente ala protettrice di un potente politico locale, John Moran Bailey, divenuto presidente del comitato nazionale del partito democratico con l’ingresso di John F. Kennedy alla Casa Bianca nel 1961.

Anche in ragione dei natali in una famiglia della classe operaia, che solo a costo di grandi sacrifici era riuscita a raggiungere un relativo benessere con l’apertura di una panetteria, una costante dell’impegno politico di Grasso fu il tentativo di promuovere misure sociali per difendere i ceti più deboli. Al Congresso, per esempio, sostenne l’espansione dei programmi assistenziali e l’aumento degli stanziamenti federali per stimolare l’economia soprattutto in distretti come il suo collegio dove la disoccupazione era in crescita a causa della recessione causata all’inizio degli anni Settanta dalla perdita di competitività dell’industria statunitense. Però, proprio nel momento in cui arrivò a disporre dei poteri per realizzare i suoi intenti, Grasso fu costretta a ridimensionare i suoi progetti. Il deficit del bilancio statale ereditato dal suo predecessore al governatorato del Connecticut e la promessa elettorale di non introdurre una tassa sul reddito la costrinsero a ridurre la spesa per il welfare e per il personale dell’amministrazione statale. Tali decisioni, però, non penalizzarono alla distanza il seguito di Grasso. Il risanamento del bilancio e l’efficienza dimostrata nell’affrontare le conseguenze di una tormenta di neve abbattutasi sul Connecticut all’inizio del 1978 le fecero recuperare il consenso della popolazione e le assicurarono la rielezione nel novembre dello stesso anno. Ammalatasi di cancro, Grasso fu costretta a dimettersi il 31 dicembre 1980 e morì poche settimane più tardi.

La complessità della figura di Grasso e del contesto politico in cui si trovò a operare avrebbe potuto offrire lo spunto per numerose riflessioni e approfondimenti. Da un lato, i suoi due mandati di governatrice rappresentarono un esempio dei limiti del liberalismo del partito democratico nel periodo della stagnazione economica degli anni Settanta. Dall’altro, il coronamento della carriera di Grasso si realizzò a fronte di un evidente paradosso. La sua ascesa politica maturò nell’ambito della diffusione delle rivendicazioni femministe, tra le quali occupò un posto di rilievo la richiesta di una maggiore e più incisiva rappresentanza nelle istituzioni. Eppure Grasso si dissociò apertamente dal principale obiettivo del movimento femminista del proprio tempo e si oppose fermamente alla campagna per il diritto all’aborto. Quanto su questa posizione avessero pesato le sue convinzioni religiose e quanto vi avesse invece influito la massiccia presenza di cattolici all’interno dell’elettorato del Connecticut è una questione che avrebbe meritato un approfondimento. Allo stesso modo, avrebbe potuto essere valutato in quale misura l’opposizione di Grasso all’integrazione razziale delle scuole pubbliche attraverso il busing fosse il riflesso della crescente convinzione, da parte dei ceti operai bianchi originari dell’Europa orientale e meridionale, di essere stati trasformati in vittime di forme di discriminazione a rovescio a beneficio degli afro-americani.

Invece, Marcella Serpa – collaboratrice del quotidiano La Stampa e operatrice nel campo degli scambi culturali – sorvola su queste problematiche. Per esempio, non viene data attenzione all’atteggiamento di Grasso nei confronti dell’Equal Rights Amendment, l’emendamento costituzionale in discussione negli anni Settanta che, se fosse stato approvato, avrebbe messo al bando qualsiasi forma di sperequazione basata sulle distinzioni di sesso, mentre la questione femminile viene affrontata quasi esclusivamente attraverso l’enfatizzazione degli sforzi di Grasso per conciliare il suo ruolo pubblico con i propri doveri di madre, moglie e figlia.

Sulla base di testimonianze orali dei familiari di Grasso nonché di informazioni ricavate da Wikipedia, l’autrice sviluppa una narrazione biografica che parte da lontano e si allarga alla ricostruzione dell’esperienza migratoria dei genitori di Grasso. Fornisce così ricchi dettagli sulle condizioni economiche della provincia di Alessandria a cavallo dell’inizio del Novecento, sul viaggio degli emigranti verso il Nuovo Mondo e sulle sensazioni derivanti dall’impatto con la realtà della terra d’adozione. La vicenda personale e politica di Grasso – esposta attingendo in larga misura allo studio di Susan Bysiewicz, Ella. A Biography of Governor Ella Grasso (Hartford, Connecticut Consortium for Law and Citizenship Education, 2002) – resta confinata a uno solo dei sei capitoli di cui si compone il volume.

L’intento di Serpa è senza dubbio presentare la storia del successo di un membro della seconda generazione degli immigrati piemontesi negli Stati Uniti. Tale intento celebrativo – compensato solo in parte da un breve introduzione dello storico Pierangelo Castagneto sui caratteri dell’emigrazione piemontese e sulle tappe dell’inserimento politico degli italo-americani – spiega anche la promozione del libro a opera della Regione Piemonte. Da questo punto di vista, il lavoro di Serpa centra l’obiettivo di offrire un testo agile e divulgativo per far conoscere la vicenda personale e politica di Grasso a un pubblico italiano impossibilitato ad accedere agli studi in lingua inglese dedicati alla governatrice del Connecticut.