Emigrazione e italianità. Il comitato nizzardo della Società Dante Alighieri (dal 1900 agli anni Trenta)

Quando, nel 1902, viene costituito un comitato della Società Dante Alighieri  a Marsiglia[1], si prevede inizialmente di estenderne l’azione fino a Nizza, città in cui, a Roma si ritiene che “le difficoltà specifiche del contesto rendono forse meno opportuna la creazione di un comitato autonomo”[2]. Due anni dopo, tuttavia, viene fondato il comitato locale di Nizza. Come si legge in un rapporto di attività del comitato alla fine degli anni 1930 “per l’origine storica, la posizione geografica e l’entità della colonia italiana ivi stabilitasi, la regione Alpi Marittime reclama in modo particolare l’attenzione e le cure della Dante”[3]. La particolarità di Nizza risiede in primo luogo in una storia condivisa con l’Italia preunitaria, per la sua appartenenza al regno di Sardegna fino all’annessione alla Francia nel 1860[4]. Nel corso dei successivi decenni, le élite locali diffondono sia nei confronti della Francia che dell’Italia una retorica particolarista, alla quale si trova a far fronte una società come la Dante Alighieri che, fin dalla sua fondazione nel 1889, si è preposta l’obiettivo di diffondere la cultura italiana nel mondo. Questo tipo di affermazione identitaria fondata su un principio di distinzione caratterizza i territori frontalieri[5], i quali, in quanto luoghi della regolazione e del controllo statali delle mobilità, sono inoltre sovraesposti a livello nazionale[6].

Da una parte e dall’altra delle Alpi la circolazione degli uomini, iscritta sulla lunga durata, non è tuttavia ostacolata. Al contrario, il flusso migratorio in provenienza dall’Italia (e più particolarmente dalle vicine province del Nord) non cessa di crescere dalla seconda metà del XIX secolo fino alla metà del secolo successivo, contribuendo a conferire a Nizza un carattere cosmopolita[7]. Nel 1891 si contano 24.367 italiani, il 23% della popolazione cittadina, percentuale che rimane stabile nel periodo fra le due guerre, quando la colonia oscilla fra i 36.000 e i 40.000 individui.

Il fatto che Nizza sia una delle città più italiane di Francia giustifica certamente l’insediamento e lo sviluppo della Dante Alighieri, che si è prefissa l’obiettivo “di esportare l’italianità nelle comunità italiane di tutti i continenti”[8]. Si era preso atto “con dolore che la lingua ed il pensiero italiano nelle Alpi Marittime tendevano sempre più a disparire”[9]. A Nizza come altrove, la Società Dante Alighieri si dà come obiettivo quello di mantenere stretto il legame fra gli emigrati e il paese di origine. Come osserva Beatrice Pisa “È certo però che se il filone irredentista fu quello propulsore e restò per decenni l’interesse prevalente, quelli dell’emigrazione e delle scuole all’estero si aggiunsero assai precocemente”[10]. Questo interesse per la questione dell’emigrazione si rafforza quando Pasquale Villari[11], storico e ministro della Pubblica istruzione del governo di Rudinì, diviene presidente della Società, fra il 1896 e il 1903. Villari esprime la sua preoccupazione rispetto a quei “milioni di italiani che perdono la propria nazionalità e dimenticano quella che è la nostra e la loro lingua”[12] e considera come un “dovere” l’intervento presso gli emigranti[13]. In queste circostanze, i comitati si moltiplicano, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti dove è diretta la Grande Emigrazione, e lavorano per forgiare un’identità culturale concepita come metafora dell’identità nazionale[14].

L’analisi delle identità culturali in generale e, nel caso in questione, della maniera in cui i migranti si sentono italiani, non è semplice.

Non si tratta infatti di “un sistema assoluto, fisso o impermeabile, un modello di purezza che non si riproduce che a partire da se stesso”[15]. Sembra possibile aggirare la difficoltà centrando l’analisi sugli spazi di costruzione, d’espressione, di diffusione delle rappresentazioni fondate sull’appartenenza a una comunità d’origine, spesso designata attraverso la nozione di italianità[16], e che si traduce in forme concrete o simboliche di relazione con l’Italia. Ripercorrendo a grandi linee la storia del comitato nizzardo della Dante Alighieri, a partire da fonti francesi e italiane, è possibile avviare la riflessione su uno spazio istituzionalizzato dell’italianità all’estero in un contesto molto sensibile sotto il profilo identitario, sul piano culturale e politico.

 

 

  1. Un insediamento temuto

In Francia, il primo comitato viene fondato a Parigi nel 1901. L’eco di questa iniziativa arriva fino a Nizza, dove la polizia informa il prefetto, dopo aver aperto la corrispondenza di un individuo “sospetto dal punto di vista nazionale”, dell’esistenza a Parigi di un comitato della Dante Alighieri, la quale viene descritta come una “società ricca e potente, che ha come missione quella di sostenere il partito monarchico in Italia, di combattere i partiti progressisti e di diffondere la lingua italiana nei paesi stranieri, creando scuole nelle città in cui si trovano un certo numero di persone originarie della Penisola”[17]. L’attenta vigilanza della polizia si rafforza con l’insediarsi della Dante Alighieri nelle Alpi Marittime. Dalla polizia questa viene vista come “una lega essenzialmente politica che riceve segretamente le istruzioni del governo diventando un potente strumento di propaganda e di forza per l’azione italiana all’estero”[18]. È vero che il governo italiano sostiene l’azione della Dante a favore dei suoi emigrati[19], della cui sorte inizia a curarsi a partire la legge Luzzati del 1901[20], d’altra parte i rapporti fra la Società e il ministero degli Affari esteri sono nutriti da interessi reciproci[21]. La polizia nizzarda non percepisce granché, però, il sottile rapporto dialettico, e preferisce considerare la Dante Alighieri come uno strumento della politica estera italiana. Così, nella figura di Giovanni Battista Rossi, alla base dell’insediamento della Dante Alighieri nelle Alpi Marittime, si vede un “agente segreto del ministero degli Affari esteri”[22]. L’uomo è dunque oggetto di una stretta sorveglianza e al centro di diversi rapporti. A quanto sostiene la polizia, Giovanni Battista Rossi arriva a Nizza nel 1901 per fondarvi un giornale, “Il corriere di Nizza” che compare per una sola settimana, e forse già prendendo in considerazione la creazione di un comitato nizzardo della Dante Alighieri. La sua presenza, in effetti, è considerata compromettente dal console Simondetti, che “si è sempre opposto, a causa delle condizioni particolari di paese di frontiera e annesso nelle quali si trova il dipartimento delle Alpi Marittime, a qualsiasi intromissione negli affari della colonia di Nizza di tale società politica”[23]. Rossi si reca quindi a Marsiglia dove, in occasione della costituzione della sezione locale della Dante Alighieri, la sua attività è “la più attiva, la più pratica e intelligente”[24]. Dopo aver attraversato la Provenza – e aver tratto da quest’esperienza un opera che contribuisce ad accrescere la consapevolezza in Italia sulla situazione dei compatrioti all’estero[25] – fa ritorno nelle Alpi Marittime con il fine di crearvi un comitato della Dante Alighieri. Nel dipartimento la Società costituisce, per la polizia, “un vero pericolo nazionale”[26]; gli sembra dunque certamente più saggio orientare la sua azione verso il principato di Monaco dove, con la promessa di una decorazione dell’Ordine della Corona d’Italia, convince Oreste Brida, commerciante alla presidenza de comitato italiano di beneficenza, a fondare un comitato della Dante Alighieri. Il comitato è composto da una decina di membri e si pone come obiettivo principale quello di fondare delle scuole italiane a Monaco e nel quartiere Carnier del comune della Turbie [27], detto “Tonkin”, dove risiedono, per la gran parte in baracche, gli operai italiani che lavorano nei cantieri monegaschi[28]. Il giornale “La Patria” rivela lo stato d’animo che informa l’iniziativa: “È fin troppo vero che i figli dei diecimila italiani che abitano nel Principato di Monaco e nei comuni francesi limitrofi non parlano che uno strano miscuglio di dialetti di diversi paesi; non conoscono altra lingua che quella francese quando la conoscono e conoscono l’Italia come noi conosciamo la Cina”[29]. Punto di vista condiviso dalla direzione della Società a Roma che, sostenuta in questo dal governo, fa dell’insegnamento della lingua italiana agli emigrati un obiettivo prioritario[30]. In occasione del congresso di Udine, dal 24 al 26 dicembre 1902, la questione delle scuole italiane in Francia viene lungamente discussa e nel suo intervento il presidente Villari si chiede “come è possibile credere che in un paese liberale e illuminato come la Francia, gli italiani non riescano ad ottenere il permesso di educare i propri figli nella loro lingua?”[31]. Le autorità francesi pongono effettivamente degli ostacoli. A Monaco e a Beausoleil il progetto di Oreste Brida fallisce per questo motivo, prima ancora che per la difficoltà a reperire un finanziamento. A Beausoleil altri tentativi subiscono la stessa sorte fino agli anni 1920, fatto che suscita l’ira del governo italiano il quale, nel 1909, nega una decorazione proposta dall’ambasciatore francese a Roma per il sindaco di Beausoleil, in occasione dell’inaugurazione di un treno di lusso fra Cannes e Roma[32]. Nel 1921, l’ispettore scolastico così spiega: “di fatto queste scuole aperte tolgono alle nostre una clientela interessante (questi bambini si situano generalmente fra gli allievi operosi e intelligenti). Mi sembra che tale apporto continuo alla popolazione francese non vada disdegnato e respinto”[33]. In realtà una legge del 30 ottobre 1886 sull’istruzione primaria, all’articolo 4, e un decreto del 18 gennaio 1887 all’articolo 185, prevedono l’esistenza “di scuole destinate esclusivamente ai bambini stranieri”, ma esigono che i direttori di queste scuole rispettino tre condizioni: che godano dei diritti civili in Francia, che abbiano ottenuto l’equivalenza dei titoli con il diploma di scuola media francese e che infine abbiano ottenuto un autorizzazione all’insegnamento. Tuttavia, come rileva il ministero degli Affari esteri, “le ultime due condizioni non sono mai adempiute, dal momento che le autorizzazioni necessarie, che dipendono dal ministero della pubblica istruzione, vengono sempre da questo negate”[34].

L’affare di Beausoleil, che suscita delle vive tensioni, ha a che fare con una preoccupazione che sembra essere di primaria importanza a livello locale. Come si legge in un rapporto del 1904: “la creazione di una scuola italiana a Beausoleil costituiva un precedente che non avrebbe più permesso al governo francese di opporsi alla tanto desiderata creazione di scuole italiane a Nizza”[35].

 

  1. Una difficile organizzazione

Considerando l’importanza e la consistenza della colonia italiana in città, Nizza si trova al centro di tutte le attenzioni. Lo stato e il comune esprimono le proprie riserve in merito a tutte le iniziative delle associazioni italiane in cui intravedono dei risvolti politici. Così, nel 1903, la domanda di autorizzazione per una società di ginnastica italiana Giuseppe Garibaldi è respinta in quanto costituirebbe “un pericolo dal punto di vista nazionale”[36]. Il console Simondetti, come abbiamo visto, scoraggia in tali circostanze la costituzione di un comitato nizzardo della Dante Alighieri, per non creare tensioni locali che potrebbero pregiudicare a livello diplomatico l’avvicinamento tra Francia e Italia avviato negli anni 1890[37]. D’altronde, il console rileva come l’assenza di una élite colta – solo pochi individui in città esercitano professioni liberali – impedisca lo sviluppo di una colonia strutturata e organizzata a Nizza[38], dato che ostacola indubbiamente anche la creazione di un comitato della Dante Alighieri. Sarà il successore di Simondetti, il conte Vittorio Thaon di Revel, a rompere con un tale atteggiamento di prudenza e a favorire la creazione di un comitato della Dante Alighieri, e il suo profilo aiuta a capirlo. Nato da una vecchia famiglia dell’entroterra nizzardo stabilita a Nizza dal XVI secolo e fedele al regno di Sardegna[39], prima della nomina a Nizza passa per le sedi di Trieste e Salonicco dove favorisce, in un contesto irredentista, lo sviluppo delle attività della Dante Alighieri, e diventa inoltre membro della direzione romana. A Nizza tuttavia “la cosa si è fatta senza chiasso, in silenzio, in maniera da non attirare l’attenzione delle autorità francesi così da procurarsi, sfruttando la sorpresa, le autorizzazioni necessarie”[40]. La discrezione è tale che è difficile stabilire con precisione la data di creazione del comitato. Se infatti alcuni rapporti della polizia locale fanno riferimento alla sua esistenza fin dall’estate del 1904[41], la dichiarazione ufficiale della sua costituzione viene recapitata a Roma solo nel novembre del 1905[42]. Nel corso di questo periodo il comitato nizzardo si struttura grazie alla prospera Società italiana di soccorso, che si compone di più di 300 membri e che viene considerata una “creatura del consolato”[43]. Il comitato della Dante Alighieri vi stabilisce la propria sede, vi recluta tutti i suoi membri e vi trova inoltre il finanziamento necessario in vista della creazione di un ufficio di collocamento per gli operai italiani, di uno sportello di consulenza legale e di uno centro ricreativo infantile. Se l’ufficio di collocamento è visto dalle autorità francesi come “un’idea filantropica e umanitaria”[44], gli altri due progetti non sono visti con la stessa benevolenza. La consulenza legale, in cui gli emigrati italiani troverebbero un sostegno materiale e finanziario per la difesa dei propri diritti e riceverebbero pareri gratuiti in materia di diritto civile, commerciale e penale, viene considerata “una fonte di fastidi e di difficoltà”[45]. Si teme che “qualora ai membri della Dante venisse voglia di disfarsi di un funzionario francese di cui temano lo zelo, potrebbero trascinarlo in tribunale o fargli intorno una tale pubblicità da spingere una delle proprie creature a sporgere denuncia contro questo funzionario”[46]. Il progetto di “ricreatorio infantile” è visto con ancora maggiore sospetto, in quanto pone nuovamente la delicata questione delle scuole italiane. La polizia nizzarda ci tiene a ricordare che a seguito dell’autorizzazione accordata per un’istituzione simile, “con la flessibilità propria degli italiani, i dirigenti della colonia italiana di Marsiglia seppero approfittare della prima occasione per aggirare tutte le difficoltà e raggiungere il proprio scopo, ovvero il funzionamento delle scuole”[47]. Nella Dante Alighieri poi non è riposta alcuna fiducia: anche il presidente del suo comitato locale è considerato sospetto. Il conte Francesco de Orestis di Castelnuovo appartiene a una vecchia famiglia nizzarda; è nipote di François Malaussena, sindaco di Nizza fra il 1886 e il 1896, ed è tuttavia rimasto fedele servitore della monarchia piemontese. Ha fatto parte a lungo della polizia italiana in veste di commissario a Ventimiglia e a Firenze. Nel 1889, quando la tensione fra l’Italia e la Francia è molto alta, è oggetto di una particolare sorveglianza: “le frequenti escursioni lungo la frontiera avevano portato a credere che si prestasse a un servizio di informazione militare a danno della nostra difesa nazionale” [48]. Stabilitosi a Nizza una volta in pensione, il suo nome appare nei rapporti relativi agli ambienti irredentisti.

L’irredentismo costituisce senza dubbio una lente fondamentale nell’analisi dell’attività della Dante Alighieri a Nizza. I rapporti di polizia, quando si tratta di presentare il profilo della Società, vi fanno continuamente riferimento, e a ragione, dal momento che sappiamo che proprio nell’irredentismo questa trova il terreno fertile per il proprio sviluppo[49]. Il discorso irredentista della Dante in questa fase non mette mai realmente in discussione l’attaccamento di Nizza alla Francia. Ciò nonostante, a Nizza, le autorità francesi guardano con sospetto all’eventuale ritorno in forze di un partito italiano. È ancora viva la memoria dei disordini che avevano avuto luogo in occasione delle elezioni legislative del 1871 e che avevano portato alla chiusura de “Il Diritto di Nizza”, giornale filo-italiano, e all’arresto di diversi uomini politici[50]. In seguito, la pubblicazione  de “Il Pensiero di Nizza”, fino alla sua chiusura nel 1895, è segno del permanere di una corrente separatista. La Dante Alighieri a Nizza è dunque sistematicamente percepita come un avamposto dell’irredentismo, il che aiuta a comprendere l’opposizione costante ai progetti per la creazione di scuole italiane nell’area. Per il commissario di polizia di Nizza, non ci sarebbe dubbio sul fatto che “mentre l’insegnamento impartito ai figli di emigrati italiani nelle scuole francesi li lega al nostro paese e fa loro dimenticare la patria italiana, quello che verrebbe loro impartito nelle scuole italiane li crescerebbe nelle idee di odio per la Francia, la quale, a parere degli irredentisti italiani, direttori e ispiratori della Dante, deterrebbe ingiustamente Nizza, la Savoia e addirittura la Corsica”[51].

La questione dell’irredentismo costituisce un ostacolo per lo sviluppo del comitato nizzardo della Dante Alighieri non solo a causa “della scarsa simpatia delle autorità”[52], ma anche delle divergenze che provoca al suo stesso interno. Già nel 1909 il segretario generale del comitato nizzardo, Giovanni Bonfiglio, afferma che il direttorio, che ha preso servizio nel luglio del 1908 sotto la presidenza del conte Giulio Caravadossi d’Aspromonte, non ha potuto accedere ai fascicoli della precedente direzione[53]. All’epoca il comitato è composto di 97 membri e  continua a non avere una sede. Bonfiglio sottolinea poi la difficoltà riscontrata nell’accedere alle sale per le conferenze, a causa degli affitti proibitivi: in effetti, nel 1909 viene organizzata una sola manifestazione letteraria. Il segretario generale osserva quindi che il lavoro fatto è stato “modesto ma efficace, che si è concentrato in modo particolare sulla riorganizzazione interna del comitato”.

Un anno dopo, tale organizzazione è già in crisi. Nel 1910 la polizia francese afferma che “si sono formate due parti ben distinte”, da una parte “gli irredentisti”, “animati da sentimenti di ostilità verso la Francia” e, dall’altra parte, “i neutrali o gli indifferenti, chiamati dai loro avversari con ironia i francofili, che ritengono che la sezione di cui fanno parte debba astenersi dall’intromettersi nelle questioni politiche”[54]. Inizialmente il dibattito è centrato sulla scelta della sede, poi sui criteri per la designazione dei delegati del comitato di Nizza per il congresso della società che si terrà a Perugia nel dicembre 1910. Si crea un gruppo dissidente “Pro legalità” che contesta l’opzione per la nomina da parte del presidente a scapito dell’elezione dei delegati. Questo scontro, nel corso del quale non mancarono minacce violente, porta alle dimissioni del direttorio. L’elezione di un nuovo consiglio non placa però la situazione. Si fa appello, invano, a una mediazione del comitato centrale di Roma[55]; una sessantina di membri rassegnano le dimissioni. Alla fine del 1911, la constatazione di un’italianità che si andava diluendo all’interno della colonia italiana di Nizza risuona come l’ammissione di una sconfitta: “Un piccolo nucleo di gente facoltosa rimasta italiana per sentimento, tradizione ed anche convenienza personale. Un piccolo nucleo di professionisti e industriali e commercianti che malgrado i continui infiniti intoppi allo sviluppo del loro esercizio professionale, conservano, a scapito dei loro interessi, la nazionalità, la lingua, il culto della patria e resistono vittoriosamente. E poi, la gran massa indigena ed emigrata di piccoli commercianti, d’operai di tutte le maestranze dalle più fine alle più rozze. E tal massa di oltre 60 000 connazionali nostri lotta giorno per giorno con le esigenze della vita spesso grama e stentata, , e perciò tanto più attratta verso la naturalizzazione francese che le spiana la via e rende ad ognuno l’esistenza ed il lavoro più facile e più remunerativo. […] Ed il fattore potente dello sfacelo della tradizione e del sentimento italiano qui, si è che la grande massa d’italiani è divisa, dispersa”[56].

L’insegnamento della lingua italiana, una delle grandi priorità della Dante Alighieri a Nizza e nella regione, è in calo per la mancanza di scuole e in un contesto in cui i corsi di italiano, già poco numerosi negli istituti scolastici francesi[57], vengono soppressi nelle scuole comunali di Nizza[58]. Va riconosciuto al comitato di Nizza di aver portato avanti un’azione efficace in favore della creazione dei sotto-comitati a Cannes e a Mentone, che acquisiranno in seguito la propria autonomia[59]. Nel 1911, la cessione da parte della società di mutuo soccorso di una biblioteca di 4000 volumi (per la gran parte ricevuti in dono nel 1904 dalla sezione di Mantova della Dante Alighieri) costituisce anch’essa un risultato rilevante sul quale il comitato nizzardo intende fare leva dopo la Prima Guerra mondiale.

 

  1. Gli effetti della fascistizzazione

Il periodo fra le due guerre è inevitabilmente segnato dall’influenza sempre crescente del fascismo sulla Società Dante Alighieri, al punto da farle perdere progressivamente la propria autonomia, integrandola al sistema di propaganda culturale del regime[60]. L’azione della Società, allo stesso tempo, si inscrive nel quadro della politica fascista sull’emigrazione[61]. Nel 1925, quando la Società non è ancora sotto l’egida del fascismo da un punto di vista istituzionale, la “Pagine della Dante” pubblica una sorta di “decalogo” destinato agli emigrati e redatto dal comitato di Varese, che ben rende l’armonia vigente fra gli obiettivi della Dante e la politica mussoliniana[62]. Gli emigrati sono tenuti a ricordarsi della propria patria e a celebrare le feste nazionali, a rispettare il console e i rappresentanti dello stato e, soprattutto, a rimanere sempre cittadini italiani[63]. L’adeguamento al regime fascista si rivela inoltre nell’evoluzione della rappresentazione dell’emigrato. Come sottolinea Patrizia Salvetti: “All’immagine dell’emigrante miserabile e analfabeta, bruta forza lavoro, si sostituiva gradualmente negli anni ‘20, quando il flusso migratorio vide un suo forte ridimensionamento, nei primi anni successivi all’abbraccio tra regime e Dante, l’immagine di un cittadino orgoglioso della forza demografica del suo paese, portatore di missione civilizzatrice ereditata dalla antica civiltà romana”[64]. Questa nuova rappresentazione modifica l’azione della Dante Alighieri, la quale privilegia, oltre all’insegnamento di base della lingua italiana all’estero, la diffusione dell’alta cultura italiana, non solo fra gli emigranti, ma anche fra gli stranieri[65].

Queste tendenze informano localmente l’evoluzione di un comitato nizzardo che, nel 1929, conta fra i 300 e i 400 membri[66]. La polizia di Nizza riferisce che il comitato “aderisce con entusiasmo al fascismo”[67]. In realtà, il processo di avvicinamento non manca di provocare scontri e opposizioni, come, d’altronde, all’interno della direzione centrale di Roma. Così a Nizza, fra il 1923 e il 1925, il conflitto fra il presidente e il segretario del comitato semina “zizzania”[68]. Il segretario Celestino Roncati, pellettiere della rue Lepante, viene sconfessato dal console ed espulso[69], mentre la direzione romana della Dante dà il suo sostegno al presidente Bontà[70]. Quest’ultimo, nel 1927, è oggetto di una campagna stampa del quotidiano nizzardo “La France de Nice et du Sud-est”, fortemente impegnato nella lotta contro il fascismo[71]. Il console riferisce sulla questione: “il Dott. Bontà quale proprietario di case, fu colto dalla polizia francese ad esigere, contrariamente alle disposizioni di legge, una notevole indennità che valesse a compensarlo della locazione di un appartamento al prezzo di calmiere. Il fatto, che è per altro nelle abitudini della grande maggioranza dei locali proprietari di case, è stato oggetto di ampi ed aspri commenti a carico del Bontà, del quale in quell’occasione detta stampa ha voluto mettere in rilievo la qualità di cittadino italiano nonché le cariche di ex membro del Direttorio fascista e di presidente della Dante Alighieri”[72].

L’attacco è rivelatore di una frequente e diffusa confusione fatta fra Dante Alighieri e fascismo. Le dimissioni di Bontà sembrano d’altra parte accelerare il processo che vede il comitato passare sotto il controllo del consolato, il perno dell’attività fascista locale[73]. Il comitato è quindi bersaglio degli antifascisti i quali, a Nizza, non esitano a ricorrere ad azioni violente[74]. In tali circostanze, al fine di evitare incidenti, le più importanti riunioni del comitato non vengono più svolte nella sua sede, a rue Sainte-Réparate, nella città vecchia, ma al consolato[75]. Ciò nonostante, gli antifascisti talvolta approfittano di conferenze organizzate dal comitato della Dante per agire, come in occasione dell’intervento del senatore Cappa all’Hotel Bristol, che viene disturbato da una ventina di persone[76].

Se il processo di avvicinamento fra il comitato della Dante Alighieri e gli ambienti fascisti non è da mettere in dubbio, questo non avviene però senza intoppi, rivelatori talvolta delle rivalità personali all’interno delle élite italiane a Nizza. Scrive il console nel 1932: “Mi preoccupa poi, in questi giorni, un incidente sorto tra il segretario del Fascio di Nizza e il Presidente della Dante, a causa di un rimprovero mosso dal primo quale gerarca al suo camerata”[77]. Fornisce alcuni dettagli qualche giorno dopo le dimissioni del presidente Paolo Terruzzi, direttore dell’agenzia della Banca commerciale italiana a Nizza: “Le dimissioni sono causate dal rimprovero, in termini alquanto severi, che il Rufo ha mosso al presidente della Dante in una lettera dove gli fa presente la scarsa comprensione che egli addimostra dell’opera svolta dal governo fascista in pro’ dei lavoratori italiani all’estero, in occasione del fatto che il Terruzzi non ha creduto poter concedere ad un giovinetto impiegato quale usciere presso detta banca un congedo supplementare di giorni quindici a quello regolare di due settimane, quando ciò avrebbe permesso al giovanetto di andare alle colonie estive fra gli avanguardisti residenti all’estero”[78]. L’incidente ha luogo proprio quando l’attività del comitato secondo Terruzzi è “appena sufficiente per non morire”[79]. Il momento è inoltre tanto più inappropriato in quanto coincide con la creazione di una Casa degli Italiani che, sotto la tutela del consolato, dovrebbe costituire un polo di aggregazione delle organizzazioni italiane a Nizza, così come negli altri centri dell’emigrazione in Francia[80] e nel mondo. Durante la crisi della presidenza del comitato, i locali della Casa degli Italiani inizialmente destinati alla Dante vengono assegnati ad altre istituzioni[81]. Il comitato della Dante può tuttavia organizzarvi dei corsi serali[82]. All’inizio degli anni Trenta, il comitato di Nizza non dispone ancora di locali adatti ad accogliere la propria biblioteca: la ricerca di un locale appare come una priorità e già all’inizio del 1934 si fa richiesta di uno spazio al secondo piano della Casa degli Italiani in costruzione[83]. Nell’attesa, il comitato può contare sul sostegno di Maurice Mignon, un eminente professore di letteratura italiana all’Università di Aix-en-Provence, fondatore della società di studi danteschi e direttore del Centre universitaire méditerranéen fondato con decreto nel 1933[84]. Mignon propone di mettere due o tre sale gratuitamente a disposizione del comitato nizzardo della Dante, nei locali in via di completamento sulla promenade des anglais, la cui inaugurazione è prevista per la primavera 1934 (avrà luogo in realtà il 1 aprile 1935)[85].

La situazione del comitato nizzardo preoccupa la direzione romana della Dante Alighieri al punto che, a quanto sostiene il commissario di polizia di Nizza “secondo una fonte ben informata”, questa avrebbe dato luogo a una “riunione segreta” a margine del XXXVIII congresso di Vicenza, nel settembre 1933[86]. Il sussistere di un reale interesse per la sorte del comitato nizzardo è certamente riscontrabile nella visita del presidente, Felice Felicioni[87]. Questi, fascista della prima ora e nominato alla guida della società Dante Alighieri da Mussolini stesso, al quale rende conto ogni anno del bilancio di attività, intende vedere risanato il comitato nizzardo. La nomina al comitato direttivo di Carlo Debernardi, della Società di Roma, dimostra l’“l’importanza che viene attribuita al buon funzionamento della sezione di Nizza”[88]. Debernardi è un notabile cittadino decorato con la Legione d’onore, rappresentante della società di alcolici Martini & Rossi a Nizza. Secondo la polizia francese fa parte di tutte le organizzazioni fasciste della zona e “sovvenziona largamente tutte le opere italiane”[89]. Di certo sostiene una delle prime iniziative che attestano una ripresa del comitato nizzardo, il quale, insieme al consolato, propone cinque borse di studio da 3.500 lire ciascuna, da assegnare ogni anno a giovani membri delle organizzazioni fasciste del dipartimento delle Alpi Marittime[90].

Il dottor Targhetta è uno fra gli artefici di questa ripresa di attività: medico ostetrico, è segretario poi tesoriere della società di medicina e climatologia di Nizza. Si tratta di una personalità vicina al consolato dove ha organizzato un ambulatorio per indigenti, ed è inoltre vicepresidente del comitato France-Italie[91]. Il comitato nizzardo della Dante porta avanti in questo periodo una campagna per contrastare l’aumento delle domande di naturalizzazione[92]. Già nel 1932, in una conferenza tenutasi a Nizza il 12 giugno su invito della Dante, la questione della naturalizzazione è evocata dal senatore barone Giovanni Celesia di Vegliasco: “capisco molto bene la necessità, per alcuni dei nostri connazionali all’estero, di prendere la nazionalità nel paese in cui, ormai, sono chiamati a vivere, ma a questi io dico con tutta la franchezza della mia anima, conservate nella vostra famiglia l’amore per la lingua del nostro paese, usatela ogni qual volta scrivete ai vostri familiari e ai vostri amici rimasti in Italia”[93].

L’approccio è pienamente conforme alla politica fascista in materia di emigrazione. La fedeltà al regime di Mussolini è d’altronde resa esplicita da Targhetta quando propone di organizzare una sottoscrizione, nel momento dell’imposizione delle sanzioni da parte della SDN per la questione etiope[94].

Il comitato nizzardo rilancia allo stesso tempo diversi progetti per la creazione delle scuole italiane. La polizia francese vede nella pubblicazione di un articolo di Concetto Pettinati su “La Stampa” del 21 agosto 1933, un’espressione di questo nuovo stato d’animo offensivo. L’ex corrispondente a Parigi, devoto alla causa fascista, afferma che la regione di Nizza è italiana e denuncia l’opposizione all’apertura di scuole italiane nelle Alpi Marittime[95]. Fino all’avvento della guerra, in mancanza di scuole, il comitato riesce a promuovere dei corsi di italiano, fra i quali un corso superiore al Centre universitaire méditerranéen[96].

È ancora Targhetta ad adoperarsi per un’organizzazione più strutturata del comitato, attraverso una riscossione più efficace delle quote e dotandolo di un bollettino bimestrale[97]. Nel dicembre 1933, sotto la presidenza della contessa Mancinelli Scotti di San Vito[98], viene costituito un sottocomitato femminile, il quale sostiene, con il concorso della Direzione degli italiani all’estero, la creazione di una libreria italiana in rue de France, a Nizza. Il programma delle conferenze aumenta in intensità, proponendo contenuti conformi agli orientamenti della Società. Come sottolinea Francesca Cavarocchi: “La proposta culturale della Dante Alighieri si caratterizzò, quindi, nella seconda metà degli anni Trenta per il coinvolgimento di accademici fascisti e di noti italianisants e per una proposta composita che conferiva uno spazio prioritario alla conferenza dotta, ai concerti, alle celebrazioni di grandi artisti del passato, dedicando tuttavia ampia attenzione alle teorie corporative, alle provvidenze sociali, alla politica coloniale e alle aspirazioni internazionali del regime”[99]. I rapporti d’attività danno conto di una decina di conferenze organizzate ogni anno (a volte con la collaborazione del Centre universitaire méditerranéen), oltre ai concerti e alle proiezioni, fino alla fine degli anni 1930. Vengono invitate personalità di primo piano, le quali danno risalto a queste conferenze nei due grandi quotidiani locali “L’Éclaireur de Nice et du Sud-Est” et “Le Petit Niçois”, nonostante quest’ultimo sia contrario al regime[100]. In occasione della venuta a Nizza di Marinetti, “L’Éclaireur de Nice et du Sud-Est”, che dimostra in generale simpatia per l’Italia fascista[101], scrive: “Nei difficili momenti che attraversiamo, in questi giorni di tensione politica e nervosa in cui ci guardiamo come degli estranei dentro la grande famiglia latina, è buono, è necessario che, da una parte e dall’altra della frontiera, si assista a simili operazioni di endosmosi, a queste iniziative di reciproca penetrazione che placano le suscettibilità, dissipano i malintesi e consolidano la pace e le buone relazioni fra popoli fatti per capirsi”[102]. Nel 1935, Targhetta osserva: “Le nostre conferenze furono eclettiche il più possibile. Pensate quanto sia difficile accontentare un pubblico così svariato quale è quello che frequenta nostre manifestazioni culturali: connazionali e stranieri, l’umile operaio e l’uomo dotto”[103].

 

  1. Conclusioni

La questione del richiamo che esercita il comitato nizzardo della Dante Alighieri si pone fin dalla sua creazione. A Nizza, la Dante non è mai stata un’organizzazione di massa: i suoi membri, per quanto si può cogliere attraverso le fonti, appartengono per la gran parte al mondo dei piccoli commercianti, certo importante in seno alla colonia, ma che mal si identifica con la diversità sociale di questa. Seppur disponiamo di ancora meno informazioni sul pubblico delle conferenze o delle attività pedagogiche, è da ritenersi poco probabile che le persone comuni, che compongono l’essenziale delle colonia, vi abbiano trovato spazio. Gli ostacoli frapposti dalle autorità francesi in questa regione di frontiera, l’instabilità ai vertici della direzione o, ancora, la fascistizzazione del comitato, costituiscono altrettanti elementi utili a spiegare il carattere limitato dell’audience. Possiamo allora sottoscrivere l’analisi di Patrizia Salvetti, la quale considera che “nello stesso tempo però la Società Dante Alighieri contribuì indirettamente a presentare tra gli italiani all’estero un’immagine della madrepatria meno “matrigna” in una fase, a cavallo del secolo, di difficile rapporto tra le comunità, che si sentivano dimenticate e abbandonate dalla madrepatria, e lo stato italiano, che mostrava vistose carenze nel sistema di tutela degli italiani all’estero”[104]. L’azione del comitato nizzardo è dunque più simbolica che effettiva nella valorizzazione dell’italianità fra gli emigrati. Per una popolazione molto spesso stigmatizzata[105], questa azione, per quanto simbolica, non è però trascurabile.

[1]           Stéphane Mourlane e Céline Regnard, Empreintes italiennes. Marseille et sa région, Lyon, éditions Lieux-Dits, 2014, p. 74-75.

 

[2]           Archives départementales des Alpes-Maritimes (d’ora in poi ADAM), Nizza, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 8 août 1904.

 

[3]           Società Dante Alighieri, Archivio storico (da ora in avanti ASDA), Roma, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420C, Nizza 28 novembre 1937.

 

[4]           Paul Gonnet, La réunion de Nice à la France, Breil-sur-Roya, Éditions du Cabri, 2003; Le comté de Nice, la France et l’Italie. Regards sur le rattachement de 1860, a cura di Ralph Schor, Henri Courrière, Nice, éditions Serre, 2011.

 

[5]           Yvan Gastaut, Frontières: des espaces décisifs entre passé et présent, “Migrations société”, 140 (2012), pp. 53-59.

 

[6]           Borders, Mobilities and Migrations. Perspectives from the Mediterranean, 19st and 21st Century, a cura di Lisa Anteby-Yemini, Virginie Baby-Collin, Sylvie Mazzella, Stéphane Mourlane, Cédric Parizot, Céline Regnard e Pierre Sintès, Bruxelles, Peter Lang, 2014, pp. 11-16.

 

[7]           Ralph Schor, Stéphane Mourlane e Yvan Gastaut, Nice cosmopolite, 1860-2010, Paris, Autrement, 2010.

 

[8]           Patrizia Salvetti, Immagine nazionale ed emigrazione nella Società “Dante Alighieri”, Roma, Bonacci editore, 1995, p. 9.

 

[9]           ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932, memoria al signore Conte Samminiatelli, vice-presidente del comitato centrale della Società Nazionale “Dante Alighieri”, Nizza, 15 novembre 1911.

 

[10]          Beatrice Pisa, Nazione e politica nella Società “Dante Alighieri”, Roma, Bonacci editore, 1995, p. 43.

 

[11]          Mauro Moretti, Pasquale Villari storico e politico, Napoli, Liguori, 2005.

 

[12]          Franco Caparelli, La “Dante Alighieri”, Roma, Bonnaci editore, 1987, p. 19.

 

[13]          P. Salvetti, Immagine nazionale, cit., p. 31.

 

[14]          Étienne Balibar, Identité culturelle, identité nationale, “Quaderni”, 22 (1994), pp. 53-65.

 

[15]          Jean-Pierre Saez, Identités, cultures et territoires, Paris, Desclée de Bowers, 1995, p. 24.

 

[16]          Paola Corti, Le dinamiche dell’italianità nella storia delle migrazioni nazionali, “Passato e presente”, 84 (2011), pp. 87-100.

 

[17]          ADAM, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 11 juillet 1902.

 

[18]          ADAM, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 8 août 1904.

 

[19]          Franco Caparelli, La “Dante Alighieri”, cit., p. 25. Sui rapporti tra la società e il governo italiano:  vedi B. Pisa, Nazione, cit. pp. 96-107.

 

[20]          La politica migratoria italiana attraverso le fonti governative, “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, a cura di Michele Colucci, 6 (2010).

 

[21]          P. Salvetti, Immagine nazionale, cit., p. 23.

 

[22]          ADAM, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 8 août 1904 e commissaire spécial de Nice, 29 juin 1906.

 

[23]          ADAM, 4 M 1379, commissaire spécial de Nice, 29 juin 1906.

 

[24]          ASDA, serie comitati esteri, busta 260, Fasc. 367A : Marsiglia, 24 marzo 1902.

 

[25]          Gian Battista Rossi, Gli Italiani in Provenza e nelle Alpi Marittime, note ed impressioni, Marsiglia, 1903.

 

[26]          ADAM, 4 M 1379: commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 8 août 1904.

 

[27]          Il comune di Beausoleil, che costituiva originariamente la parte più a sud del comune di La Turbie, quella più vicina a Monaco, viene fondato nel 1907 su iniziativa di Camille Blanc, figlio del fondatore del Casinò di Monte Carlo e della Société de bains de mer de Monaco. Alain Siffre, Un effet du développement de Monaco: la création de la commune de Beausoleil (1904-1914), “Annales monégasque. Revue d’histoire de Monaco”, 5 (1981), pp. 167-189.

 

[28]          Yvan Gastaut, Ligures et Piémontais du Tonkin à Beausoleil (1880-1930), “Cahiers de la Méditerranée », 58, 6 (1999), pp. 119-131, e Monaco, Beausoleil face à l’immigration italienne (1860-1930), “Recherches régionales”, 179 (2005), pp. 82-88.

 

[29]          “La Patria”, 6 agosto 1902.

 

[30]          B. Pisa, Nazione, cit., p. 72 e Patrizia Salvetti, Le scuole italiane all’estero, in Storia dell’emigrazione italiana, II, Arrivi, a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi ed Emilio Franzina, Roma, Donzelli, 2001, pp. 535-549.

 

[31]          XIII congresso della Dante Alighieri (Udine, 1902), Discorso Villari, “Atti della Società Dante Alighieri”, dicembre 1902.

 

[32]          ADAM, 4 M 1379, cabinet du préfet des Alpes-Maritimes, Nice, 9 mars 1909.

 

[33]          ADAM, 4 M 1379, Inspecteur d’académie de Nice, 19 janvier 1921.

 

[34]          Archives du ministère des Affaires étrangères (d’ora in poi AMAE), Parigi, série Z Europe, Italie, vol. 207, services des œuvres françaises à l’étranger, Paris, 20 avril 1928.

 

[35]          ADAM, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 8 août 1904.

 

[36]          ADAM, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 17 décembre 1903.

 

[37]          Pierre Milza, Français et Italiens à la fin du XIXe siècle, Rome, École Française de Rome, 1981.

 

[38]          Emigrazione e colonie, Raccolti di rapporti dei RR agenti diplomatici e consolari, vol. I, Europa – Parte I, Francia, Roma, Ministero degli Affari Esteri, 1903.

 

[39]          Antonio Bellezza-Prinsi, I Thaon di Revel nella storia di Ternavasso, del Piemonte e dell’Italia, Chieri, Bigliardi, 1987.

 

[40]          ADAM, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 8 août 1904.

 

[41]          Ibid.

 

[42]          ASDA, serie comitati esteri, busta 260, Fasc. 367A, lettera di Francesco de Orestis di Castelnuovo, Nizza,1 novembre1905.

 

[43]          Giuseppina Sanna, Il riscatto dei lavoratori. Storia dell’emigrazione italiana nel Sud-Est francese (1880-1914), Roma, Ediesse, 2011, pp. 195-196.

 

[44]          ADAM, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 8 août 1904.

 

[45]          Ibid.

 

[46]          Ibid.

 

[47]          Ibid.

 

[48]          Ibid.

 

[49]          B. Pisa, Nazione, cit.

 

[50]          Henri Courrière, Les troubles de février 1871 à Nice, “Cahiers de la Méditerranée”, 74 (2007), pp. 179-208.

 

[51]          ADAM, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 8 août 1904.

 

[52]          ADAM, 4 M 1379, commissariat spécial de la police des chemins de fer, gare de Nice, 8 août 1904.

 

[53]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), relazione sulla gestione Luglio 1908-Luglio 1909 del comitato di Nizza, 30 Giugno 1909.

 

[54]          ADAM, 4 M 1379, commissaire spécial de Nice, 25 janvier 1910.

 

[55]          ASDA, Archivio storico, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), Nizza, 2 marzo 1911.

 

[56]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), memoria al signore Conte Samminiatelli, vice-presidente del comita centrale della Società Nazionale Dante Alighieri Nizza, 15 novembre 1911.

 

[57]          Jérémie Dubois, La construction disciplinaire d’une langue vivante. L’italien dans l’enseignement secondaire en France (1880-1914), “Histoire de l’Education”, 135 (2012), pp. 5-24.

 

[58]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), memoria al signore Conte Samminiatelli, vice-presidente del comita centrale della Società Nazionale “Dante Alighieri”, Nizza, 15 novembre 1911.

 

[59]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), Nizza, 4 marzo 1913.

 

[60]          Francesca Cavarocchi, Avanguardie delle spirito. Il fascismo e la propaganda culturale all’estero, Roma, Carocci, 2010, p. 201.

 

[61]          Il fascismo e gli emigrati; la parabola dei fasci italiani all’estero, 1920-1943, a cura di Emilio Franzina e Matteo Sanfilippo, Roma-Bari, Laterza, 2003; Benedetta Garzarelli, Parleremo al mondo intero: la propaganda del fascismo all’estero, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2004; Emilio Gentile, La politica estera del partito fascista. Ideologia e organizzazione dei Fasci italiani all’estero (1920-1930), “Storia contemporanea”, XXXVI, 6 (1995), pp. 897-956; Matteo Pretelli, Il fascismo e gli italiani all’estero, Bologna, Clueb, 2010.

 

[62]          P. Salvetti, Immagine nazionale, cit., p. 236.

 

[63]          Per la espansione de la cultura italiana nel mondo, “Pagine della Dante”, suppl. al XXX Congresso della Dante (Torino-Savona, settembre 1925), p. 57.

 

[64]          P. Salvetti, Immagine nazionale, cit., p. 271.

 

[65]          B. Pisa, Nazione, cit. pp. 426-427.

 

[66]          AMAE, série Z Europe, Italie, vol. 207, recensement des Italiens à l’étranger du 30 juin 1927 publié par le ministère italien des Affaires étrangères en 1928; Archives nationales (d’ora in poi AN), Parigi, 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 25 mai 1929.

 

[67]          AN 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 25 mai 1929.

 

[68]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), Nizza, 15 gennaio 1925.

 

[69]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), Nizza, 26 marzo 1925.

 

[70]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), Roma, 8 aprile 1925.

 

[71]          Yvan Gastaut, Les combats de la France de Nice et du Sud-Est”, Nice, Serre, 1995.

 

[72]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), consolato generale di S.M il re d’Italia nelle Alpi-Marittime, Nizza, 16 novembre 1927.

 

[73]          Ralph Schor, Le fascisme italien dans les Alpes-Maritimes, 1922-1939, in Migrazioni attraverso le Alpi occidentali: relazione tra Piemonte, Provenza e delfinato dal medioevo ai nostri giorni, atti del convegno, Cuneo, 1-2-3 giugno 1984, Torino, Regione Piemonte, 1988, pp. 357-393.

 

[74]          R. Schor, S. Mourlane e Y. Gastaut, Nice cosmopolite, cit., pp. 92-97.

 

[75]          AN 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 25 mai 1929.

 

[76]          AN 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 1er décembre 1931.

 

[77]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), consolato generale di S.M il re d’Italia nelle Alpi-Marittime, Nizza, 26 agosto 1932.

 

[78]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), consolato generale di S.M il re d’Italia nelle Alpi Marittime, Nizza, 8 settembre 1932.

 

[79]          ASDA, Archivio storico, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420A (Nizza 1902-1932), 2 luglio 1931.

 

[80]          Caroline Pane, Le Case d’Italia in Francia. Organizzazione, attività e rappresentazione del fascismo all’estero, “Memoria e Ricerca, Rivista di storia contemporanea”, 41 (2012), pp. 161-180.

 

[81]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420B (Nizza 1933-36), 10 marzo 1933.

 

[82]          AN 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 6 décembre 1933.

 

[83]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420B (Nizza 1933-36), Nizza, 4 Gennaio 1934.

 

[84]          Ralph Schor, Centre universitaire méditerranéen, in Dictionnaire historique et biographique du comté de Nice, a cura di Id., Nice, Serre, 2002, pp. 87-88.

 

[85]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420B (Nizza 1933-36), Nizza, 15 Aprile 1933.

 

[86]          AN 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 26 septembre 1933.

 

[87]          F. Cavarocchi, Avanguardie delle spirito, cit., p. 169.

 

[88]          Ibid.

 

[89]          AN 20010216/162, direction de la sûreté générale, Nice, 18 décembre 1933.

 

[90]          AN 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 6 décembre 1933.

 

[91]          Enrico Decleva, Relazioni culturali e propaganda negli anni’30: i comitati “France-Italie” e “Italia-Francia”, in Il vincolo culturale fra Italia e Francia negli anni Trenta e Quaranta, a cura di Jean-Baptiste Duroselle ed Enrico Serra, Milano, Angeli, 1986, pp. 108-157.

 

[92]          AN 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 8 août 1933.

 

[93]          AN 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 13 juin 1932.

 

[94]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420B (Nizza 1933-36), Nizza, 7 novembre 1935.

 

[95]          AN 20010216/162, commissaire spécial de Nice, 26 septembre 1933.

 

[96]          Jérémy Dubois, Le universitaire méditerranéen de Nice et les stratégies d’influence de l’État fasciste. Entre légitimations croisées et suspicions mutuelles, “Relations internationales”, 158 (2014), p. 27-43.

 

[97]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420B (Nizza 1933-36), Nizza, 26 ottobre 1934 e Roma, 16 novembre 1934.

 

[98]          ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420B (Nizza 1933-36), Nizza, 4 Gennaio 1934.

 

[99]          F. Cavarocchi, Avanguardie delle spirito, cit., p. 171.

 

[100]         Yvan Gastaut, Le Petit Niçois, in Dictionnaire historique, cit., pp. 290-291.

 

[101]         Id., L’Éclaireur de Nice et du Sud-Est, ibid., pp. 136-137.

 

[102]         L’apôtre de futurisme à Nice, “L’Éclaireur de Nice et du Sud-Est”, 4 maggio 1933.

 

[103]         ASDA, serie comitati esteri, busta 303, Fasc. 420B (Nizza 1933-36), resoconto morale del presidente Dott. Com. Targhetta, Assemblea generale, 21 marzo 1935.

 

[104]         P. Salvetti, Immagine nazionale, cit., p. 10.

 

[105]         Ralph Schor, Les étrangers dans la ville: le péril italien dans les agglomérations des Alpes-Maritimes, 1919-1939, “Annales de faculté de lettres et sciences humaines” (Nice), 1975, pp. 75-108, e L’image de l’Italien dans la France de l’entre-deux-guerres, in Les Italiens en France de 1914 à 1940, a cura di Pierre Milza, Roma, École française de Rome, 1986, pp. 89-109.