Introduzione a Les Italiens dans le Sud-Est de la France

La storia della presenza degli italiani nel Sud-Est della Francia è tutt’altro che recente. I movimenti pendolari stagionali prendono presto forma da un versante e dall’altro delle Alpi, in particolar modo per quel che riguarda la parte più orientale della Provenza. Nel Medioevo, la recessione demografica incoraggia l’insediamento di una manodopera artigianale e agricola spesso originaria della vicina penisola italiana e, nel corso dei secoli successivi, lo sviluppo di un’attività commerciale e proto-industriale attira nelle città portuali una popolazione cosmopolita di marinai, fra i quali figurano molti genovesi e fiorentini. L’era industriale, poi, insieme alla crisi demografica del XIX secolo, porta a una crescita sostanziale dell’immigrazione di massa[1]. La geografia economica della regione è segnata da una forte urbanizzazione del litorale e determina di fatto le modalità di aggregazione, favorite inoltre dalla strutturazione di reti regionali e familiari, come ha ben mostrato Anne-Marie Faidutti Rudolph, ormai quasi cinquanta anni fa[2].

La regione diviene dunque una delle mete privilegiate per l’immigrazione italiana in Francia[3]. Nel dipartimento delle Alpi Marittime, gli italiani sono quasi 55.000 nel 1901 e arrivano a 100.000 nel periodo fra le due guerre, ovvero i tre quarti della popolazione straniera e quasi un quarto della popolazione locale dell’epoca. Nelle Bouches-du-Rhône gli italiani sono circa 100.000 dal 1911 e la cifra si mantiene stabile fino alla Seconda guerra mondiale; di questi, 9 su 10 risiedono a Marsiglia dove, nel 1911, tenendo conto dei naturalizzati, gli italiani rappresentano pressappoco un quarto della popolazione. Meno numerosi sono gli italiani che risiedono nel dipartimento del Var; nella prima metà del XX secolo si aggirano infatti intorno ai 40.000, ma anche qui rappresentano una percentuale non trascurabile del totale della popolazione: fra il 17 e il 18%.

La storia dell’immigrazione italiana nel Sud-Est della Francia è stata oggetto di numerosi studi ed è ormai ben conosciuta[4]. Le ricerche su scala regionale, in Francia come in Italia, si inseriscono in una dinamica storiografica che dagli anni Ottanta del Novecento non ha smesso di ampliarsi e diversificarsi[5]. I lavori sui dipartimenti delle Bouches-du-Rhône e delle Alpi Marittime occupano una posizione predominante all’interno di una storiografia francese polarizzata e segmentata, e questo a causa dell’importanza del fenomeno migratorio nei due dipartimenti e della presenza dei due grandi poli universitari di Aix-en-Provence e Nizza. Una parte non trascurabile di questi lavori adotta una prospettiva sul lungo periodo, sull’arco di un secolo. La gran parte, tuttavia, è dedicata al periodo fra le due guerre, mentre gli ultimi decenni del XIX secolo sono sorprendente sotto-rappresentati e le due guerre mondiali hanno suscitato finora scarso interesse. Negli ultimi anni, poi, si registra un notevole sviluppo degli studi sulla seconda metà del XX secolo, resi possibili dall’accessibilità di nuove fonti d’archivio e dal ricorso sempre più frequente alle fonti orale.

La storia dell’immigrazione nel Sud-Est della Francia, come a livello nazionale, è per molti versi una storia che assume l’integrazione come paradigma, pur presentando una certa varietà di declinazioni. Alcuni studi approfonditi, come quelli di Ralph Schor[6] e Yvan Gastaut[7] sul dipartimento delle Alpi Marittime[8] o di Laurent Dornel[9] e Céline Regnard[10] per quanto riguarda la città di Marsiglia, hanno messo al centro il rapporto fra opinione pubblica e immigrazione e, più in generale, le rappresentazioni dell’alterità. La questione dell’impegno politico dei migranti, mal visto nella società di arrivo, ha cristallizzato il rapporto con l’opinione pubblica e, pur riguardando una stretta minoranza degli italiani, a causa del legittimo timore delle espulsioni[11], ha finito per ricadere sull’insieme della comunità. L’impegno politico può essere considerato come un fattore di integrazione basato su solidarietà sociali[12]. Nel periodo fra le due guerre, lo scontro tra fascisti e antifascisti contribuisce a dare l’immagine di una comunità italiana instabile nel suo insieme e potenzialmente pericolosa per l’ordine pubblico[13]. Alcuni studi, recentemente aggiornati dai lavori di Xavier Daumalin per il caso di Marsiglia[14], si sono concentrati sulle condizioni di lavoro degli italiani.

Gli articoli raccolti in questo dossier si basano su questa ricca produzione storiografica, che non soltanto completano ma in qualche caso rinnovano. Se vi si legge, come in passato, l’influenza della storia sociale e politica, questi sono impregnati a diversi livelli, dalla storia culturale e dalla storia economica, come mostra l’articolo di Xavier Daumalin. Questi contributi, proposti da ricercatori francesi e italiani – in cui gli uni prendono talvolta in prestito la lingua degli altri[15] – sono anche il riflesso delle evoluzioni recenti della storiografia delle migrazioni verso approcci transnazionali e interdisciplinari[16]. La dimensione monografica non è, però, abbandonata. Gli studi presentati nel dossier sono infatti tutti iscritti nel territorio del Sud-Est della Francia anche se bisogna prendere atto, ancora una volta, dell’assenza di ricerche centrate sul dipartimento del Var. Gli articoli proposti costituiscono inoltre una sorta di “ritorno alle fonti”. Gli archivi istituzionali, gli archivi nazionali e del ministero degli Esteri francesi e italiani in particolare, sono riletti in prospettiva critica. Céline Regnard richiama i limiti e i pregi di una documentazione prodotta ai fini della sorveglianza e del controllo, mentre Linda Guerry mostra che i censimenti possono essere letti in una prospettiva sociale oltre che demografica. Altre fonti sono poi chiamate in causa. La stampa viene spesso citata, in particolare quella dell’immigrazione, mentre gli articoli di Francesca Capece, Francesca Sirna e Anna Baudino rendono conto dell’apporto della storia orale, in cui si combinano storia e sociologia.

Gli articoli, nella loro varietà, mettono l’accento su alcuni temi trasversali di cui è da sottolineare il carattere originale.

Il Sud-Est della Francia emerge come uno spazio di circolazione oltre che di immigrazione e in questo quadro, l’analisi dei censimenti di Marsiglia fa luce sulla grande fluidità della migrazione transalpina (L. Guerry). Mettendosi “alla guida di una rete di sistemi produttivi” con impianti in tutto il bacino del Mediterraneo, l’industria marsigliese partecipa all’elaborazione di un “territorio circolatorio”[17] che non è solamente transalpino (X. Daumalin), mentre il porto fa di Marsiglia un luogo di transito per i migranti italiani diretti oltreoceano (C. Regnard). I ritorni, poi, sono anch’essi parte integrante dei percorsi migratori degli italiani nel Sud-Est della Francia, in particolare nelle circostanze eccezionali della guerra (S. Kronenberger e F. Capece). I frequenti ritorni stagionali e l’analisi della varietà delle pratiche mettono in luce le diverse origini regionali dei migranti (F. Sirna). In tutti i casi, gli autori pongono in risalto gli itinerari sociali oltre che geografici, talvolta su più generazioni (A. Badino). Ancora una volta, inoltre, gli articoli ribadiscono l’importanza del controllo e della sorveglianza esercitati dalle autorità francesi nei riguardi dei migranti. La prossimità della frontiera e l’instabilità politica si sovrappongono alle esigenze assimilazioniste della Repubblica francese e le diverse forme di espressione e di diffusione dell’italianità, soprattutto quando prendono una forma istituzionale (C. Pane, S. Mourlane), sono tenute sotto controllo. Nonostante ciò, questa italianità non svanisce completamente. come spiegare altrimenti il mantenimento di legami, anche su più generazioni, con il paese di origine (F. Sirna) e il riaffiorare nello spazio pubblico della memoria dell’immigrazione italiana, sotto diverse forme? La riflessione sull’italianità e l’insieme delle questioni che sono ad essa legate costituisce una delle piste più feconde per la ricerca storica al confine con le altre scienze sociali. I lettori noteranno che questo dossier, composto di articoli che spesso rendono conto di ricerche in corso, apre nuove prospettive da ampliare e sviluppare in vista di un rinnovamento della storiografia.

[1]           Yvan Gastaut, L’histoire de l’immigration en PACA, XIXe-XXe siècle, “Hommes et Migrations”, 1278 (2009), pp. 48-61.

 

[2]           Anne-Marie Faidutti-Rudolph, L’immigration italienne dans le Sud-Est de la France, Gap, Impr. Louis Jean, 1964.

 

[3]           Pierre Milza, Voyage en Ritalie, Paris, Payot, 1995, pp. 68-82.

 

[4]           Émile Temime, Les Italiens dans le Sud-Est de la France. Bilan de travaux, “La Trace”, 1 (1988), pp. 16-20; Stéphane Mourlane, L’historiographie des migrations à l’époque contemporaine en Provence (1960-2010), “Provence historique”, 246 (2011), pp. 537-550. Una banca dati bibliografica sulle Migrazioni nella regione Provence-Alpes-Côte d’Azur, elaborata in seno alla Maison Méditerranéenne des Science de l’Homme di Aix-en-Provence, censisce gli studi pubblicati a livello internazionale e le tesi di laurea francesi: http://bibmed.mmsh.univ-aix.fr/bibthem.aspx.

 

[5]           Gérard Noiriel, Histoire de l’immigration en France. État des lieux, perspectives d’avenir, “Hommes et migrations” 1255 (2005), pp. 38-48; Philippe Rygiel, Archives et historiographie de l’immigration, “Migrance”, 33 (2009), pp. 52-59; Migranti e migrazioni. Tra storia, storiografia e didattica, a cura di Laura Benedettelli e Fabio Masotti, Grosseto, Tipografia Ombrone, 2006.

 

[6]           Ralph Schor, Les étrangers dans la ville: le péril italien dans les agglomérations des Alpes-Maritimes, 1919-1939, “Annales de la Faculté des Lettres et Sciences Humaines » (1975) e L’image des Italiens dans les Alpes-Maritimes, 1938-1946, in Exils et migration. Italiens et Espagnols en France, 1938-1946, a cura di Pierre Milza, Denis Peschanski, Paris, L’Harmattan, 1994, pp. 299-312.

 

[7]           Yvan Gastaut, Les tendances italophobes dans l’opinion niçoise à la Libération, “Cahiers de la Méditerranée”, 52 (1996), pp. 33-57.

 

[8]           R. Schor, Les étrangers dans la ville, cit., e L’image des Italiens dans les Alpes-Maritimes, 1938-1946, in Exils et migration, cit., pp. 299-312.

 

[9]           Laurent Dornel, La France hostile. Socio-histoire de la xénophobie (1870-1914), Paris, Hachette, 2004; Patrizia Salvetti, Storie di ordinaria xenofobia. Gli italiani nel sud-est della Francia tra Ottocento e Novecento , Milano, Angeli, 2009.

 

[10]          Céline Regnard, Marseille la violente. Criminalité, industrialisation et société (1851-1914), Rennes, Presses universitaires de Rennes, 2009.

 

[11]          Stéphane Mourlane, Migrations transfrontalières et engagement politique: les communistes piémontais et liguriens expulsés des Alpes-Maritimes (1922-1935), “Cahiers de la Méditerranée”, 58 (1999), pp. 201-211.

 

[12]          Pierre Milza, L’intégration des Italiens dans le mouvement ouvrier français à la fin du XIXe et au début du XXe siècle : le cas de la région marseillaise, “Affari sociali internazionali”, 3-4 (1977), p. 171-207; Éric Vial, Organisation de masse, Front populaire et intégration: l’Union populaire italienne (UPI) dans le Sud-Est méditerranéen, in L’intégration italienne en France, a cura di Antonio Bechelloni, Michel Dreyfus e Pierre Milza, Bruxelles, Complexes, 1995, pp. 281-291.

 

[13]          Ralph Schor, Le fascisme italien dans les Alpes-Maritimes, 1922-1939, in Migrazioni attraverso le Alpi Occidentali: relazioni tra Piemonte, Provenza e Delfinato dal Medioevo ai nostri giorni, Atti del convegno, Cuneo, 1-2-3 giugno 1984, Torino, Regione Piemonte, 1988, p. 357-393; La surveillance des Italiens dans les Alpes-Maritimes 1919-1939 in Les Alpes-Maritimes et la frontière 1860 à nos jours. Actes du colloque: La frontière des Alpes-Maritimes de 1860 à nos jours. Nice 11-12 janvier 1990, Nice, Serre, 1992, pp. 87-94; Stéphane Mourlane, De la violence entre fascistes et antifascistes, in Les batailles de Marseille. Immigration, violences et conflits, XIXe-XXe siècles, a cura di Id. e Céline Regnard, Aix-en-Provence, Presses universitaires de Provence, 2013, pp. 85-94.

 

[14]          Xavier Daumalin, Le patronat marseillais et la seconde industrialisation (1880-1930), Aix-en-Provence, Presses universitaires de Provence, 2014.

 

[15]          Ringrazio Francesca Capece per il suo lavoro di traduzione e rilettura in italiano e Céline Regnard per il francese.

 

[16]          Itinera. Paradigmi delle migrazioni italiane, a cura di Maddalena Tirabassi, Torino, Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, 2005; Paola Corti, Temi e problemi di storia delle migrazioni italiane, Viterbo, Edizioni Sette Città, 2013 (Archivio storico dell’emigrazione italiana, Quaderni 08); Migrations et mutations de la société française. L’état des savoirs, a cura di Marie Poinsot e Serge Weber, Paris, La Découverte, 2014.

 

[17]          Gildas Simon, La Planète migratoire dans la mondialisation, Paris, Armand Colin, 2008.