Migrationsgeschicht(n) in der Schweiz: ein Perspektivenwechsel/Histoire (s) des migrations en Suisse: un changement de perspective, a cura di Irma Gadient e Damir Skenderovic, “Die Schweizerische Zeitschrift fur Geschichte – Revue Suisse d’Histoire – Rivista Storica Svizzera”, 65, 1 (2015)

Questo numero monografico si propone di inquadrare il fenomeno dell’immigrazione in Svizzera alla luce delle discussioni definite dai curatori più à la page, da quelle sul trans-nazionalismo al riconoscimento che i migranti sono agenti attivi della propria esistenza e non sono soltanto portati di qui e di là dalle grandi correnti della storia, alla rivalutazione del numero e del peso delle migrazioni femminili. Inoltre facendosi forti del caso italiano, esplorato praticamente da tutti gli autori, si cerca di ricostruire una serie di reti migratorie, nutrite da continui scambi fra regioni e sotto-regioni tutto sommato vicine, come il Bergamasco e il Canton Ticino. Infine, è questo è il punto meglio sviluppato, si cerca di capire come e quanto la presenza immigrata abbia cambiato e condizionato la storia stessa della Svizzera: l’immigrazione è parte fondante di tale storia e non una parentesi più o meno breve. Al di là del tentativo di agganciarsi a un gergo (trans-nazionalismo, “agency”, narrativa) che tutto sommato non è più tantissimo à la page, o che quanto meno andava più di modo a cavallo tra XX e XXI secolo, i saggi che compongono il fascicolo sono solidi e interessanti. Sono, però, quasi tutti costruiti sul caso de-gli italiani, molto sfruttato negli ultimi tempi, e quindi lasciano la curiosità di comprendere il ruolo non soltanto delle migrazioni di altre minoranze “visibili”, quanto di quelle invisibili e comunque altrettanto se non maggiormente pesanti, si pensi agli immigrati provenienti dalla Francia o dalla Germania. In ogni caso vi sono alcune aperture di grande interesse: la proposta di studiare le missioni cattoliche in chiave di sociabilità, la ricostruzione di catene migrato-rie nelle quali sindaci e sacerdoti fungono da mediatori o quanto meno da garanzia, l’approfondimento del discorso su radio e televisione come elemento di unione e riconosci-mento degli immigrati, l’analisi dell’impatto del discorso femminista tra le immigrate. Siamo di fronte a un bel tentativo che dovrebbe favorire ulteriori studi.