Per una storia politica dell’emigrazione

Emigrazione italiana e antifascismo in esilio

Agli specialisti è ben noto, sin da quando il tema incominciò ad essere oggetto di indagine storiografica al principio degli anni Cinquanta, che il tratto distintivo dell’emigrazione antifascista italiana, subito evidenziato da un’analisi comparativa delle migrazioni politiche novecentesche, è la rilevanza del nesso tra esilio politico e diaspora economica, determinato da due distinti fattori1.
In primo luogo va ricordata la composizione dei flussi in uscita dall’Italia nei primi anni Venti, caratterizzati dalla nutrita presenza di lavoratori la cui decisione di spostarsi all’estero nasceva non solo da ristrettezze economiche patite in Italia, ma anche, e in molti casi soprattutto, dal bisogno di “cambiare aria”, di abbandonare luoghi di residenza nei quali la vita si era fatta rischiosa ed insostenibile a causa degli attacchi dello squadrismo fascista e la possibilità stessa di conservare o trovare un’occupazione era compromessa dalle intimidazioni, dall’emarginazione sociale e dai veri e propri “bandi” con cui i fascisti, divenuti padroni del territorio, colpivano i militanti più in vista, sul piano locale, della sinistra politica e sindacale.

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Immigrazione italiana, comunismo e antifascismo nell’entre-deux-guerre argentino: l’Ordine Nuovo,

Ricardo Pasolini1
Antifascismo italiano, antifascismo argentino
Las experiencias antifascistas italianas en Argentina estuvieron presentes al menos desde el advenimiento del fascismo en Italia. Dada la importante composición de extranjeros en partidos políticos como el socialista y el comunista argentinos, y el flujo ahora identificable de los exiliados políticos en el componente inmigratorio, desde mediados de la década de 1920 es posible advertir un importante movimiento antifascista de origen italiano, que a partir del asesinato de Matteotti involucra también a los partidos de la izquierda argentina del momento. De este modo, durante ese período inicial se constituyen varias organizaciones activas como la Unione Antifascista Italiana, un organismo al que adherirán el Círcolo Giacomo Matteotti, la Sezione Socialista Italiana, el Gruppo Comunista, el Centro Repubblicano Italiano, la Unione Proletaria Italiana Reduci di Guerra, la Alleanza Antifascista Italiana y los grupos anarquistas.2 También, en junio de 1927, se instala en la sede partidaria de la Casa del Pueblo del Partido Socialista Argentino, un busto de Matteotti esculpido clandestinamente en Italia, y se organiza un acto conjunto de las asociaciones antifascistas, y de las dos líneas del socialismo italiano que habían sido acogidas en el seno del Partido Socialista Argentino: la reformista y la maximalista, más allá de que no se aceptaran grupos idiomáticos, pues la política de integración del socialismo argentino promovía la naturalización de los inmigrantes.3 De allí en más, los lazos entre el socialismo local y el de origen étnico no dejarán de hacerse efectivos, aunque desde el socialismo argentino se criticará la escasa voluntad de sus pares italianos de ayudar a constituir un verdadero movimiento político y sindical en el país.
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Itinerario di un «figlio del 1914». Fernando Schiavetti dalla trincea all’antifascismo

Itinerario di un «figlio del 1914»

Stéfanie Prezioso, Itinerario di un «figlio del 1914». Fernando Schiavetti dalla trincea all’antifascismo, Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita, 2004, XII-390 pp.

Itinerario di un «figlio del 1914». Fernando Schiavetti dalla trincea all’antifascismoRaramente si ha l’occasione di seguire la formazione politica e intellettuale dei responsabili dell’emigrazione antifascista. Sennonché la conservazione dell’archivio di Schiavetti in Svizzera, prima del suo trasferimento a Firenze, permette a Stéfanie Prezioso di studiare proprio il percorso formativo di un rappresentante della sinistra repubblicana, che capeggiò la scissione della Alleanza repubblicana socialista (ARS), poi confluita in Giustizia e Libertà. L’autrice completa così lo studio di Marina Tesoro ed Elisa Signori, imperniato sull’esilio (Il verde e il rosso. Fernando Schiavetti e gli antifascisti nell’esilio, fra repubblicanesimo e socialismo, Firenze, Le Monnier, 1987) e le memorie della figlia Franca Magnani (Una famiglia italiana, Milano, Feltrinelli, 1990). Prezioso ha voluto comprendere le contraddizioni di un personaggio complesso, nato nel 1892, studente della Scuola Normale, repubblicano interventista atipico, in rivolta contro l’ambiente familiare e il padre questore, ma anche intriso di un rivoluzionarismo che privilegia la piccola borghesia e di un umanitarismo paternalista.
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