L’epoca della Grande Emigrazione I° Parte

Per  una storia degli italiani in Nord America

Negli ultimi venticinque anni diversi progetti di ricerca canadesi, italiani e statunitensi hanno permesso di catalogare la maggior parte delle carte relative al Nord America negli archivi della Santa Sede e in quelli di alcuni ordini e congregazioni religiose. In particolare tra i primi sono stati schedati: l’Archivio Segreto Vaticano, la sezione manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana, l’archivio storico della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli o “de Propaganda Fide”, l’archivio della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, gli archivi del S. Uffizio e dell’Indice presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, infine, sia pure sommariamente, l’archivio del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti. Tra i secondi sono stati studiati: l’Archivio Romano della Compagnia di Gesù (gesuiti), l’Archivio Generale dell’Ordine dei Predicatori (domenicani), l’Archivio Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, l’Archivio dei Missionari di S. Carlo (scalabriniani), l’Archivio Salesiano Centrale, l’Archivio Generale della Società per l’Apostolato Cattolico (pallottini), l’Archivio Generale dell’Ordine dei Servi di Maria (serviti), l’Archivio delle Maestre Pie Filippini e l’Archivio delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza (1814-1825). Queste ricerche hanno prodotto un numero ragguardevole di saggi e inventari, nei quali si trovano molti riferimenti alla presenza italiana nel Nord America dal Sei al Novecento; inoltre il raccordo tra gli studiosi impegnati in questi progetti ha permesso una decina di anni fa di preparare un catalogo dei documenti d’archivio relativi agli italiani in quel continente, nonché due altri volumi dedicati all’immigrazione in generale negli Stati Uniti e nel Canada1.

Sulla base di questa documentazione assai vasta e ora quasi totalmente analizzata è possibile abbozzare una storia degli italiani in Nord America, particolarmente attenta ai rapporti con la Chiesa cattolica dalla prima colonizzazione alla morte di Benedetto XV nel 1922. Per il periodo ancora successivo molti archivi non sono aperti; altri invece mettono a disposizione del ricercatore soltanto alcuni fondi, oppure non hanno completato l’inventario. Data questa disparità ci limitiamo a considerare il periodo prima del 1922: d’altronde questo anno costituisce una cesura, visto che subito dopo il regime fascista restringe le partenze verso le Americhe e queste ultime si chiudono all’arrivo degli italiani adottando quote e di test di ingresso2.

Per quanto riguarda il periodo coloniale la documentazione sinora schedata segnala soltanto le vicende di singoli individui recatisi nel Nuovo Mondo quali missionari, soldati o mercanti. È il caso del gesuita Francesco Giuseppe Bressani, attivo nella Nuova Francia tra il 1642 e il 16503, del marchese Francesco Albergati Vezza, ufficiale delle truppe francesi di stanza in Canada tra il 1750 e il 17604, e infine dei mercanti livornesi Filippo e Antonio Filicchi che risiedono negli Stati Uniti rispettivamente nel 1785-1794 e nel 1804-18065. I contatti americani dei Filicchi ci fanno tuttavia scorgere gli inizi di una presenza italiana più massiccia e soprattutto le lettere di Filippo Filicchi a Propaganda sollevano la questione dell’assistenza religiosa ai cattolici, italiani o no, migrati in America. È questo il problema che interessa maggiormente i funzionari della Santa Sede nel periodo successivo e che quindi ci permette, sia pure indirettamente, di avere il maggior numero di dati sulla presenza italiana nel Canada e negli Stati Uniti prima della grande emigrazione post-unitaria6.

Dopo il 1815 i rapporti sempre più stretti tra Roma e i vescovi cattolici degli Stati Uniti, del Canada e di Terranova portano la prima a paventare la perdita della fede di chi si trasferisce nel Nuovo Mondo. Tale preoccupazione spinge la Santa Sede non soltanto a facilitare, se non a stimolare, la partenza di sacerdoti alla volta del Nord America7, ma anche a vagliare con attenzione i problemi del cattolicesimo in quel continente. In un primo tempo si provvede a sondare scrupolosamente i vescovi e i sacerdoti americani e canadesi in visita a Roma e a mantenere costante il flusso di corrispondenze con il Nuovo Mondo. In queste lettere, per lo più oggi nell’archivio di Propaganda, noi troviamo dati e riflessioni sull’emigrazione irlandese e tedesca, con qualche notazione sugli italiani. Dopo l’ascesa al soglio pontificio di Pio IX si inizia invece a meditare la possibilità di inviare un prelato romano negli Stati Uniti8.

Nel 1853-1854 Gaetano Bedini, nominato nunzio in Brasile, si ferma per alcuni mesi nel Nord America. Formalmente è in viaggio verso la sua sede sudamericana; in realtà deve analizzare la situazione della Chiesa negli Stati Uniti9. Durante il suo soggiorno il rappresentante della Santa Sede è costantemente braccato dai quarantottardi tedeschi e dagli italiani esuli nel Nuovo Mondo. Si sposta quindi di diocesi in diocesi, in parte secondo un itinerario prestabilito e in parte per sfuggire ai suoi avversari: a tal scopo visita anche il Canada, dove ritiene di non poter essere seguito dai suoi persecutori. Grazie ai suoi spostamenti il nunzio entra in contatto con l’immigrazione in Nord America e ne riassume i tratti essenziali nella corrispondenza con Roma10. In un articolo per “La Civiltà Cattolica” invia, per esempio, informazioni sugli emigranti irlandesi, tedeschi, portoghesi e italiani, ricoverati nell’ospedale di Montréal11. Le sue lettere ad Antonelli, il cardinale segretario di stato, sono inoltre ricche di dati sugli esuli italiani negli Stati Uniti12 e registrano la presenza di religiosi italiani nelle diocesi statunitensi13. Infine una miscellanea di sue carte private, oggi conservate nell’Archivio Segreto Vaticano, offre altre notizie sugli esuli e raccoglie molte lettere di emigrati negli Stati Uniti14.

Il viaggio di Bedini ha rilevanti conseguenze. In particolare comporta una maggiore attenzione per l’assistenza religiosa agli emigrati. Bedini infatti dichiara nel 1853 che ben due terzi di questi ultimi perdono la fede in America, perché non sono seguiti dal clero locale15. A distanza di otto anni la stessa conclusione è ripresa dal cardinale Costantino Patrizi in una ponenza di Propaganda16 e da allora diventa una lamentela costante degli uffici romani. È comunque da notare che a Roma non si sapeva bene come proteggere la fede degli emigrati in America. Lo stesso Bedini rimprovera il clero americano, ma si mostra titubante rispetto all’invio di sacerdoti europei. Scrive infatti al cardinale Giacomo Fransoni, prefetto di Propaganda, che i sacerdoti tedeschi, francesi, irlandesi e italiani hanno fatto miracoli negli Stati Uniti, ma che la loro presenza ha ritardato, se non impedito, l’inserimento dei connazionali nella società d’accoglienza17.

Bedini pone dunque il dilemma delle parrocchie “nazionali”, cioè servite da sacerdoti provenienti dallo stesso paese degli immigrati, e questo problema domina i carteggi degli organismi ecclesiastici romani nei successivi cinquanta anni. Le parrocchie nazionali, più tardi chiamate anche etniche, sembrano infatti garantire una migliore o comunque più rapida salvaguardia della fede cattolica di chi emigra, ma minacciano l’unità e l’omogeneità della Chiesa nel Nord America e soprattutto rischiano di relegare gli immigrati in una perpetua posizione di subalternità rispetto alla popolazione di origine anglo-sassone. Per ovviare a questa e ad altre difficoltà, Bedini suggerisce di inviare un rappresentante pontificio negli Stati Uniti: questi infatti può informare con tempestività la Santa Sede e coordinare le iniziative dei vescovi locali per quanto riguarda l’accoglienza degli immigrati.

Nei decenni successivi le autorità romane sono travolte dai più impellenti problemi italiani e non hanno tempo di approvare il progetto di Bedini. Tuttavia il suo piano non è dimenticato e nel 1877 il cardinale Luigi Bilio torna a discutere a Propaganda dell’invio di un delegato stabile negli Stati Uniti e in Canada18. Questa volta non si tratta di una valutazione puramente teorica. Per vagliare la portata reale dell’apostasia degli emigranti cattolici, è stato appena inviato negli Stati Uniti monsignor Germano Straniero, che è tornato esibendo un corposo rapporto19. In esso si minimizzano le conseguenze della propaganda protestante: si sarebbero infatti persi soltanto quei “Francesi od Italiani, …, che poco o nulla pratichino la religione nel loro paese”. L’emigrazione cattolica in America non è quindi in perdita; anzi ha permesso alla Chiesa romana di divenire la più importante denominazione religiosa degli Stati Uniti. Per gestire tale successo, che trova i vescovi americani impreparati sul piano finanziario, è necessario, secondo Straniero, un delegato che rappresenti la Santa Sede negli Stati Uniti e che coordini l’avanzata cattolica verso l’Ovest.

Il rapporto di Straniero esalta i cattolici di origine irlandese e tedesca. Per contrasto sottolinea lo “stato compassionevole” degli italiani. Al contrario degli irlandesi e dei tedeschi, partiti per restare in America, gli italiani varcano l’Atlantico per raggranellare qualche soldo e poi tornare a casa. Non sono quindi interessati alle sorti locali della Chiesa; inoltre sono affidati a sacerdoti inviati o scappati negli Stati Uniti per far dimenticare precedenti malefatte italiane. Straniero conclude, però, su una nota di speranza e segnala gli sforzi dei vescovi di New York, Baltimora, Filadelfia e Cleveland per mettere in riga gli emigrati italiani. Egli consiglia di coadiuvare tali tentativi, di creare un ufficio italiano per la cura dei migranti e di affidarlo, se possibile, a don Giovanni Bosco.

Nei decenni successivi i suggerimenti di Straniero divengono realtà. Dopo altre missioni esplorative sono fondate le delegazioni apostoliche di Washington (1892) e di Ottawa (1899). In seguito numerosi organismi italiani, dalla congregazione dei Missionari di san Carlo alle associazioni San Raffaele e Italica Gens, cercano di assolvere i compiti che Straniero voleva demandare a don Bosco e dei quali poi i salesiani si fanno comunque carico20. Di conseguenza, tra il 1876, l’anno del rapporto di Straniero, e il 1922 la documentazione sugli italiani aumenta in maniera quasi esponenziale. In particolare l’accettazione, sia pure obtorto collo, del principio delle parrocchie nazionali favorisce l’arrivo a Roma, via Washington ed Ottawa, di numerosi fascicoli sulle parrocchie rette da preti italiani o su comunità che chiedono per sacerdote un loro connazionale21. Quasi tutti i documenti in questione nascono da problemi di carattere religioso, tuttavia non mancano di rivelare squarci di vita quotidiana e talvolta presentano vere e proprie analisi sociali, in particolare quando si tratta dei rapporti firmati da ecclesiastici italiani inviati ad ispezionare le diocesi nordamericane.

Negli ultimi venti anni questa documentazione è stata presa in esame da studiosi italiani, canadesi e statunitensi. Roberto Perin, Giovanni Pizzorusso, Gabriele Scardellato e Matteo Sanfilippo hanno saggiato la consistenza dei fondi relativi alla presenza italiana in Canada, con particolare attenzione al ruolo della la delegazione apostolica ad Ottawa nell’assistenza agli immigrati22. Silvano M. Tomasi, Maria Luisa Vannicelli, Claudio De Dominicis, Stephen M. Di Giovanni, Ferdinando Fasce, Maria Susanna Garroni, Giovanni Pizzorusso e Edward C. Stibili, si sono interessati alle sorti degli italiani negli Stati Uniti23. Gianfausto Rosoli e Silvano M. Tomasi hanno inoltre affrontato il versante dell’assistenza offerta dal clero locale e dalle gerarchie italiane24. Peter D’Agostino e Antonio Paganoni hanno infine firmato le migliori e più recenti panoramiche del periodo25.

Il materiale analizzato dai vari autori e la letteratura specialistica sono ormai abbastanza vasti da aver bisogno di un libro intero per discuterne tutti gli aspetti. In questa terza parte del nostro lavoro possiamo dunque soltanto sintetizzare gli spunti offerti dalle grandi raccolte archivistiche del Vaticano e di Propaganda. Tale scelta è determinata non soltanto dalla mole di questa documentazione, ma pure perché essa fotografa due momenti precisi dell’evoluzione della Chiesa nel Nord America. Propaganda coordina infatti l’assistenza durante l’Ottocento secolo e raccoglie le prime notizie sulla presenza italiana nel Nuovo Mondo. Il successivo spostamento del baricentro archivistico verso il Vaticano contrassegna invece la progressiva trasformazione del Nord America da terra di missioni a territorio di chiese nazionali: una trasformazione che viene definitivamente sancita nel 1908, quando il continente passa dalla giurisdizione di Propaganda a quella della Segreteria di Stato coadiuvata dalla Congregazione Concistoriale.

Note

1Inventario delle fonti vaticane per la storia dell’emigrazione e dei gruppi etnici nel Nord America: il Canada (1878-1922), a cura di Giovanni Pizzorusso e Matteo Sanfilippo, “Studi Emigrazione”, 116 (1994); Fonti ecclesiastiche per la storia dell’emigrazione e dei gruppi etnici nel Nord America: gli Stati Uniti (1893-1922), a cura di M. Sanfilippo, ibid., 120 (1995); Fonti ecclesiastiche romane per lo studio dell’emigrazione italiana in Nord America (1642-1922), a cura di G. Pizzorusso e M. Sanfilippo, ibid., 124 (1996); L’Amérique du Nord française dans les archives religieuses de Rome 1600-1922, a cura di Pierre Hurtubise, Luca Codignola e Fernand Harvey, Québec, Éditions de l’IQRC, 1999; Gli archivi della Santa Sede come fonte per la storia moderna e contemporanea, a cura di M. Sanfilippo e G. Pizzorusso, Viterbo, Sette Città 2001, pp. 237-263; Mediterranean Religiosity in the United States: Migrating Religions and their Encounters with Other Religions and Cultures, a cura di Maria Susanna Garroni ed Elisabetta Vezzosi, in America and the Mediterranean, a cura di Massimo Bacigalupo e Pierangelo Castagneto, Torino, Otto Editore, 2003, pp. 199-275; G. Pizzorusso e M. Sanfilippo, Viaggiatori ed emigranti. Gli italiani in Nord America, Viterbo, Sette Città, 2004; G. Pizzorusso, Le fonti sulle migrazioni nell’archivio storico della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli o “de propaganda fide”, “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, 1 (2005), pp. 159-164.

2 Matteo Sanfilippo, Tipologie dell’emigrazione di massa, in Storia dell’emigrazione italiana, I, Partenze, a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi ed Emilio Franzina, Roma, Donzelli Editore, 2001, pp. 77-94.

3 Per la documentazione negli archivi dei gesuiti e di Propaganda Fide e per la bibliografia relativa, cfr. Francis Catalano, Francesco Giuseppe Bressani e l’“autopsia” della nazione urone, “Il Veltro”, XXXVI, 1-2, (1992), pp. 83-99, e Cristina Pastore, La vita e le lettere di padre Francesco Giuseppe Bressani, tesi di laurea, Università di Genova, Facoltà di Lettere, 2002.

4 Nel 1762 il cardinal segretario di stato scrive al nunzio a Parigi raccomandandogli di appoggiare la richiesta di una pensione militare per Albergati: ASV, Segr. Stato, Francia, 452, ff. 66-67.

5 Sui Filicchi esiste una ricca documentazione, cfr. Luca Codignola, Religione e affari tra Italia e Stati Uniti, 1785-1847: alla ricerca dei Filicchi, “Il Veltro”, XXXVI, 1-2 (1992), pp. 121-133, e Gli imprenditori livornesi Filippo e Antonio Filicchi e il Nord America (1785-1806), in Storia e attualità della presenza degli Stati Uniti a Livorno e in Toscana, a cura di Paolo Castignoli, Luigi Donolo e Algerina Neri, Pisa, Edizioni Plus, 2003, pp. 43-66.

6 Luca Codignola, Unlikely Allegiances. Pre-Italian Relations with Early North America, 1763-1846, Toronto, University of Toronto Press, in corso di stampa.

7 Vedi infra, capitolo primo.

8 Per questo e per quanto segue, cfr. Matteo Sanfilippo, L’affermazione del cattolicesimo nel Nord America. Elite, emigranti e chiesa cattolica negli Stati Uniti e in Canada, 1750-1920, Viterbo, Sette Città, 2003.

9 Per i particolari del viaggio, cfr. Matteo Sanfilippo, Tra antipapismo e cattolicesimo: gli echi della Repubblica romana e i viaggi in Nord America di Gaetano Bedini e Alessandro Gavazzi (1853-1854), in Gli Americani e la Repubblica Romana nel 1849, a cura di Sara Antonelli, Daniele Fiorentino e Giuseppe Monsagrati, Roma, Gangemi, 2001, pp. 159-187, nonché infra, capitolo secondo.

10 Vedi infra, capitolo secondo.

11Canadà – visita fattavi da Monsig. Gaetano Bedini Arcivescovo di Tebe, e Nunzio apostolico, “La Civiltà Cattolica”, n.s., IV (1853), pp. 471-476. Vedi anche APF, Congressi, America settentrionale, vol. 6, f. 592.

12 ASV, Segr. Stato, 1854, rubr. 251, fasc. 2, ff. 28-29v, 86-91v, 112rv, 113, 116, 147-148, 155-156.

13 Per i passionisti italiani a Pittsburgh, ibid., ff. 199-203v.

14 ASV, Segr. Stato, Spogli di Cardinali e Officiali di Curia, Bedini, busta 5, soprattutto il fasc. “Corrispondenze negli Stati Uniti”.

15 ASV, Segr. Stato, 1854, rubr. 251, fasc. 2, ff. 121-128v.

16 APF, Acta, vol. 255 (1861), ff. 1-9, in particolare f. 7.

17 ASV, Segr. Stato, Spogli di Cardinali e Officiali di Curia, Bedini, busta 5, fasc. B, Bedini a Franzoni, 12 luglio 1854

18 APF, Acta, vol. 245 (1877), ff. 39-40.

19 Per il viaggio di Straniero, cfr. Gerald P. Fogarty, The Vatican and the American Hierarchy from 1870 to 1965, Stuttgart, Hierseman, 1982, pp. 38-40 e 116-117. Il rapporto di Straniero è in ASV, Segr. Stato, 1902, rubr. 280, fasc. 10.

20Fonti ecclesiastiche romane per lo studio dell’emigrazione italiana, a cura di G. Pizzorusso e M. Sanfilippo, cit.

21 Vedi APF, Acta, vol. 257 (1887), ff. 186-217. Cfr. Javier García de Cárdenas, Las Parroquias personales (lingüísticas) en la Pastoral de la immigración en los Estados Unidos durante el s. XIX, tesi di dottorato, Roma, Atheneum Romanum Sanctae Crucis, 1991.

22 Roberto Perin, Rome in Canada. The Vatican and Canadian Affairs in the Late Victorian Age, Toronto, University of Toronto Press, 1990, pp. 158-165, e L’Église des immigrants: les allophones au sein du catholicisme canadien, 1880-1920, Ottawa, Canadian Historical Association, 1998; Gabriele Scardellato, Beyond the Frozen Wastes: Italian Sojourners and Settlers in British Columbia, in Arrangiarsi. The Italian Immigration Experience in Canada, a cura di Roberto Perin e Franc Sturino, Montréal, Guernica, 1989, pp. 135-162; Matteo Sanfilippo, Roman Archives as a Source for the History of Canadian Ethnic Groups, in Canadian Catholic History Association, “Historical Studies”, 60 (1993-1994), pp. 83-101, e L’affermazione del cattolicesimo, cit..

23 Silvano M. Tomasi, Piety and Power. The Role of Italian Parishes in the New York Metropolitan Area, New York, Center for Migration Studies, 1975; Maria Luisa Vannicelli, L’opera della Congregazione di Propaganda fide per gli emigrati italiani negli Stati Uniti (1883-1887), in L’emigrazione calabrese dall’Unità d’Italia a oggi, a cura di Piero Borzomati, Roma, CSER, 1982, pp. 135-151; Giovanni Pizzorusso, Le “Lettere di stato”: una fonte documentaria dell’Archivio della Congregazione “de Propaganda Fide” di particolare interesse canadese (1893-1908), “Annali Accademici Canadesi”, 5 (1989), pp. 101-114, e Romani d’intelletto e di cuore: seminaristi canadesi del Collegio Urbano di Propaganda Fide (1829-1908), “Il Veltro”, XXXVIII, 3-4 (1994), pp. 151-162; Ferdinando Fasce, An Italian American Catholic parish in the early Twentieth Century. A View from Waterbury Connecticut, “Studi Emigrazione”, 103 (1991), pp. 343-350; Maria Susanna Garroni, Italian parishes in a burgeoning city: Buffalo 1880-1920, ibid., pp. 469-480; Claudio De Dominicis, Italian Immigrants in the Archives of the Apostolic Delegation of the United States, New York, Center for Migration Studies, 1992; Stephen M. De Giovanni, Archbishop Corrigan and the Italian Immigrants, Huntington, IN, Our Sunday Visitory Publication, 1994; Edward C. Stibili, What Can Be Done to Help Them? The Italian Saint Raphael Society, 1887-1923, New York, Center for Migration Studies, 2003.

24 Silvano M. Tomasi, L’assistenza religiosa agli italiani in USA e il Prelato per l’emigrazione italiana: 1920-1949, “Studi Emigrazione”, 66 (1982), pp. 167-189, e Fede e patria: the “Italica Gens” in the United States and Canada, 1908-1936. Notes for the history of an emigration association, “Studi Emigrazione” 103 (1991), pp. 319-340; Scalabrini tra vecchio e nuovo mondo, a cura di Gianfausto Rosoli, Roma, Centro Studi Emigrazione, 1989, pp. 453-467; Id., La federazione “Italica Gens” e l’emigrazione italiana oltreoceano 1909-1920, “Il Veltro”, XXXIV, 1-2 (1990), pp. 87-99, e Insieme oltre le frontiere. Momenti e figure dell’azione della Chiesa tra gli emigrati italiani nei secoli XIX e XX, Caltanissetta-Roma, Sciascia, 1996; Scalabrini e le migrazioni moderne. Scritti e carteggi, a cura di Silvano M. Tomasi e Gianfausto Rosoli, Torino, SEI, 1997.

25 Anthony (Antonio) Paganoni, Valiant Struggles and Benign Neglect. Italians, Church and Religious Societies in Diaspora. The Australian Experience from 1950 to 2000, New York, Center for Migration Studies, 2003, e Peter R. D’Agostino, Rome in America. Transnational Catholic Ideology from the Risorgimento to Fascism, Chapel Hill and London, The University of North Carolina Press, 2004.