Per una storia politica dell’emigrazione

Cittadini del mondo? Gli esuli italiani del 1820-1821

1. Premessa

È il 19 maggio del 1843 e nel cimitero fuori dalla porta di Ninove, a Bruxelles, una folla muta compresa di dolore dà l’addio ad un esule italiano che si è suicidato in un canale. La salma è quella di Carlo Bianco, la folla è composta da belgi, italiani, polacchi e esuli di altre nazionalità. Carlo Bianco1 è una figura ben conosciuta del nostro Risorgimento, note sono le sue opere ma sulla sua fine le opinioni sono diverse e le motivazioni del suicidio vengono fatte risalire al malessere per l’ingratitudine della famiglia (e in particolare ad un difficile rapporto con il figlio Alessandro poi ufficiale dell’esercito sabaudo2) o alla difficile situazione economica, al sentirsi sommerso dai debiti3.
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Thomas J. Cesarini e Historical Society of San Diego

Kimber M. Quinney, Thomas J. Cesarini e Historical Society of San Diego, San Diego’s Little Italy, Charleston, SC, Arcadia, 2007, 127 pp.
 
Con oltre 55.000 abitanti di ascendenza italiana secondo i dati del censimento federale del 2000, San Diego costituisce oggi la sesta città più grande degli Stati Uniti per numero di italo-americani se si esclude l’hinterland delle aree metropolitane. La loro presenza cominciò a registrarsi in maniera massiccia a partire dal 1906, quando questa località funse da rifugio per coloro che avevano abbandonato San Francisco dopo il terremoto e il conseguente incendio che l’avevano devastata. Nonostante la loro origine geografica composita in Italia, la maggioranza proveniva o discendeva soprattutto da due località: Porticello in Sicilia e Riva Brigoso in Liguria.
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Radici

 La rivista “Radici” è nata per offrire uno sguardo nuovo sull’attualità e la cultura italiane. È un bimestrale (venduto per abbonamento) pubblicato a Tolosa dalla casa editrice Editalie. È diretto dal giornalista italiano Rocco Femia e la redazione è composta da vecchi emigranti, da discendenti di emigranti appartenenti alla seconda o alla terza generazione, e da semplici appassionati della Penisola.
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I mestieri del mare dall’Arno al Tevere

I mestieri del mare dall’Arno al Tevere:  la Cooperativa di costruzioni navali dell’Idroscalo (1945-1975). Mostra fotografico-documentaria a cura di Nancy Aluigi Nannini, grafica di Federica Pistola e Lino Corti (Biblioteca “Elsa Morante”, Ostia, dal 17 al 26 gennaio 2008)

In occasione del centenario della nascita del fondatore e presidente della cooperativa, ormai scomparso, la mostra illustra il lavoro svolto dalla società nel corso di circa un trentennio di attività attraverso le fotografie tratte dagli archivi privati e i documenti reperiti presso la Camera di Commercio di Roma. Nata nell’immediato dopoguerra, dopo la distruzione dell’idroscalo di Ostia per i bombardamenti bellici, la cooperativa (CNN) si è infatti trasformata alla fine degli anni Settanta quando, per il pensionamento o per la morte di molti soci fondatori, è diventata la Canados(Cantieri navali di Ostia), un cantiere tuttora attivo e operante nella stessa sede con oltre trecento dipendenti e con una notevole proiezione internazionale.

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If the Sidewalks of These Streets Could Talk

Moon Harvest

Giuseppe Cautela, Moon Harvest, prefazione di Thomas Cautela e introduzione di Martino Marazzi, traduzione italiana con testo originale a fronte, Castelluccio dei Sauri (FG), 2007, 383 pp.

Moon HarvestNel nuovo millennio una serie di iniziative sulla dorsale adriatica hanno fatto il punto relativamente all’emigrazione pugliese, molisana ed abruzzese e alle sue espressioni letterarie. È il caso di segnalare rapidamente la riedizioni di alcune opere della diaspora (per esempio, Luigi Donato Ventura, Peppino il lustrascarpe, Milano, Franco Angeli, 2007, e Arturo Giovannitti, Parole e sangue, Isernia, Cosmo Iannone, 2005, entrambe a cura di Martino Marazzi) e di accennare all’attività di centri come il Centro Studi Pascal D’Angelo di Introdacqua (AQ) e ad iniziative come la Fondazione virtuale Giovannitti (http://www.ripamici.it/persone/arturo.html). Si sta ricostruendo così un importante patrimonio e riscoprendo la biografia di autori quali il qui recensito Giuseppe Cautela (Ortonova FG 1883 – 1951), trasferitosi a New York, dove accompagnò l’attività di barbiere con quella, per altro limitatissima, di scrittore e saggista. Come rivela l’imbarazzata, ma puntuale, introduzione di Marazzi tale produzione è difficilmente fruibile dal punto di vista letterario (la traduzione in italiano migliora un testo in inglese di una noia praticamente mortale). Tuttavia offre un documento non trascurabile riguardo alla cultura dell’emigrazione, alla sua peculiare alfabetizzazione e spinta verso la pubblicazione o comunque verso l’espressione pubblica dei propri sentimenti e la reinvenzione letteraria delle proprie esperienze.
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Immagini di migrazioni, di Paola Ducato

Immagini di migrazioni

Paola Ducato, Immagini di migrazioni, Foligno Editoriale Umbra, 90 pp.

Immagini di migrazioni, di Paola DucatoGià alcuni anni fa il Museo Regionale dell’Emigrazione di Gualdo Tadino ha pubblicato un primo volumetto sulla rappresentazione cinematografica delle migrazioni: Luisa Cigognetti e Lorenza Servetti, Migranti in celluloida. Storici, cinema ed emigrazione, Foligno, Editoriale Umbra, 2003. Oggi propone questo quaderno di grande formato, che non soltanto traccia una schematica introduzione alla materia, […]
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Gli immigrati italiani nel cinema canadese. Un’intervista a Bruno Ramirez

Oltre venti anni fa molti studiosi dell’emigrazione italiana in Canada furono folgorati da un’opera a metà strada fra il documentario e la docu-fiction: Caffé Italia, Montréal (Montréal, ACPAV, 1985 ; regia di Paul Tana; scenggiatura di Paul Tana e Bruno Ramirez). In poco meno di un’ora e mezza (ma una delle versioni circolanti raggiungeva appena i 57’) lo spettatore si trovava immerso nella comunità e soprattutto nella quotidianeità “italiana” della metropoli quebecchese.
In particolare spiazzavano i primi minuti. Un cantante atticciato si scatenava sul palco nell’allora tipica atmosfera heavy metal. Alla fine del pezzo rientrava nei camerini, dove chiacchierava in inglese con due bionde groupies, ma veniva interrotto da una televisione locale. E qui scattava la prima sorpresa: l’intervista era in francese, perché aveva luogo a Montréal nel Québec, e il cantante rispondeva con il pesante accento locale.

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