Italians Then, Mexicans Now

Italians Then, Mexicans Now

Italians Then, Mexicans NowJoel Perlmann, Italians Then, Mexicans Now: Immigrant Origins and Second-Generation Progress, 1890 to 2000 (New York: Russell Sage Foundation, 2005).

La nuova ondata di emigrazione di massa diretta verso gli Stati Uniti dopo l’approvazione della legge Hart-Celler nel 1965 e che ha continuato ad aumentare negli ultimi decenni ha spinto molti Americani a chiedersi se i movimenti migratori siano ormai fuori controllo. Molti americani sono convinti che gli immigrati di oggi siano completamente diversi da quelli che arrivarono negli Stati Uniti tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento.

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L’emigrazione italiana in Sudafrica 1870-1913. Alcune Note.

Con le sue poche migliaia di migranti, il caso sudafricano rappresenta un aspetto minore della storiografia delle migrazioni italiane svoltesi tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale. Proprio la scarsità dei numeri statistici e la poca abbondanza di fonti facilmente rintracciabili ha fatto sì che siano stati pochi gli studiosi ad affrontare questo tema. Fino ad ora, gli articoli e i saggi prodotti sull’emigrazione in Sudafrica hanno avuto come obbiettivo l’elaborazione di “casi studio” di gruppi provenienti da ambiti geografici ben delimitati1. Questo al fine di incorporare i risultati delle indagini all’interno di ricerche più ampie e dedicate alle caratteristiche espresse dal fenomeno migratorio in alcune aree particolari, come il Biellese2.
Al contrario, tentare di analizzare il fenomeno dal punto di vista dell’arrivo, ha significato prima di tutto, individuare i tratti salienti del contesto in cui gli italiani si sarebbero inseriti al proprio arrivo.

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Il fascismo e gli italiani all’estero. Una rassegna storiografica

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I rapporti fra i migranti e le patrie di origine stanno guadagnandosi un posto crescente nel dibattito sulla storia delle migrazioni. Categorie interpretative quali diaspora e transnazionalismo, sebbene molto discusse e non accettate universalmente, vengono sempre più applicate negli studi migratori. Esse fanno del riferimento politico, sociale ed economico alla madrepatria uno degli aspetti fondanti dell’esperienza dei migranti all’estero1. In Italia si registra l’aumento d’attenzione per l’emigrazione italiana: proprio i legami e le forme di lealtà dei migranti italiani alla terra d’origine sono sempre più oggetto di indagine2. In questo ambito l’analisi del diffuso legame fra gli italiani all’estero e il regime ha registrato negli ultimi anni una vera e propria crescita esponenziale nella letteratura3.
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L’emigrazione lucana in età contemporanea

Evoluzione e ricerca storiografica

A differenza di altre regioni in Basilicata l’emigrazione rappresentò sicuramente il fenomeno che, più di ogni altro, ne cambiò il volto, spopolandola ampiamente e privandola delle sue forze più importanti. Secondo Francesco Saverio Nitti questo enorme movimento migratorio, che non ebbe precedenti nella storia italiana, costituì la causa modificatrice più profonda dell’assetto economico, morale e sociale del meridione, all’infuori di ogni influenza del Governo e della borghesia1.

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Per una storia dell’emigrazione italiana in Africa

Cercherò di esporre i caratteri fondamentali dell’emigrazione italiana in Africa dall’inizio dell’Ottocento fino ai giorni nostri, prendendo in considerazione dapprima l’andamento generale del fenomeno e poi alcuni casi geografici specifici (Tunisia, Egitto e Libia).

Innanzitutto guardiamo alla consistenza del fenomeno e tracciando un primo quadro comparativo con l’emigrazione italiana direttaverso il continente americano e verso il resto d’Europa: nel periodo del «grande esodo», tra il 1876 ed il 1915, quando ad espatriare furono in 14 milioni, il 54,5% si diresse in America, il 44% in Europa, e solo l’1,5%, pari a 210 mila persone, in Africa; tra il 1916 ed il 1942, la percentuale di coloro che emigrano nel continente africano raddoppiò, passando al 3%, corrispondente però solo a 120 mila individui a fronte di un numero di espatri di poco superiore ai 4 milioni, mentre il 51,5% si trasferì nel resto d’Europa ed il 44% nelle Americhe; infine, tra il 1946 ed il 1976, quando dalla penisola se ne andarono quasi 7 milioni e mezzo di italiani, il 68,5% si recò in Europa, il 25% in America, e solo l’1%, pari a 75 mila, in Africa.

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Comunità all’estero

Comunità italiana in Australia. Cura pastorale: note storiche, sviluppo e opzioni future

1. Introduzione

Le ricerche sulla comunità italiana, nei vari stati o nel suo insieme, sono aumentate enormemente negli ultimi tre decenni1. Svariati saggi hanno infatti colto e raccontato l’esperienza dei primi insediamenti, l’emigrazione di massa dopo la seconda guerra mondiale e il lento successivo integrarsi. È interessante notare come diversi scritti portano la firma di autori inglesi. La storia e la cultura italiana hanno fatto da traino, per questi “italiani di adozione”, nell’approfondimento dei vari aspetti della collettività immigrata in Australia arricchendola di contenuti.
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